venerdì 27 marzo 2020

[Recensione] IL REGNO CORROTTO

Autore: Leigh Bardugo
Traduzione: F. Paracchini, L. Pellegri
Ed. Italiana: Mondadori, copertina rigida, 476 pagine,
Anno: 2019
Euro: 19,90


Secondo e ultimo appuntamento con la saga di Sei di Corvi creato da Leigh Bardugo (QUI la recensione al precedente capitolo), e devo ammettere che non mi sentivo tanto orfana di uno YA dalla fine della trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud. Ho centellinato le pagine sperando che non finissero mai, al tempo stesso con la voglia logorante di andare avanti e sapere come si sarebbero concluse le vicende di questi sei ragazzi che avevamo lasciato in una situazione a dir poco disperata: privati del loro status e della loro ricompensa (oltre che di uno dei loro membri, rapito da Van Eck), esuli e ricercarti, ingannati da una persona di cui, nei limiti, si fidavano, o che comunque pensavano di tenere in scacco.
Una situazione che avrebbe messo in difficoltà chiunque, ma non Kaz Brekker e nemmeno la Bardugo.

Ora, diciamola tutta, gestire le trame complesse non è esattamente uno scherzo: riuscire a gestire un gruppo di adolescenti invischiati in una trama complessa e macchinosa senza uscirsene con delle vaccate è impresa improba, ma la Bardugo ci riesce.
Per quanto Kaz preveda tante di quelle cose da riportarmi con la mente agli astrusi giochi deduttivi tra L e Light (dove tu per tutto il tempo recitavi la parte del povero stronzo che non capiva mai niente)…
Per quanto a volte la spiegazione dei piani (in cui qualcosa poi immancabilmente va storto, e quando te sbagli?) abbia bisogno di essere lunga e scendere sul tecnico (in special modo il lettore ha bisogno di arrovellarsi un po’ sulle tattiche commerciali adoperate da Kaz per rovinare la reputazione del loro antagonista, perché del resto Ketterdam è città di commercio e il nemico è un commerciante, va battuto anche e soprattutto nel suo campo) non c’è mai nulla di forzato o ridicolo. E’ tutto studiato al millesimo, in un grande piano di cui, grazie al solito punto di vista multiplo (ogni capitolo, come nel precedente episodio della saga, è dedicato a un personaggio diverso), noi seguiamo ogni dettaglio.

E proprio attraverso questo punto di vista multiplo arriviamo a conoscere nuovi particolari del passato di PERSONAGGI lasciati indietro (Jesper, Wylan), o di altri di cui pensavamo di sapere tutto quello che ci serviva sapere (Inej, Kaz, Mathias), perché alla Bardugo non interessa soltanto mettere insieme un gruppo di personaggi diversificati per fare la famiglia Benetton e unirli a coppiette adatte a fare impazzire le fangirl (anche se temo che lo scopo della prossima fatica Netflix sarà esattamente questo, con buona pace di tutto il resto), ma vuole farteli conoscere e amare, creare con il lettore quello stesso senso di unità familiare che prova questo improbabile gruppo di reietti dei bassifondi messi insieme quasi per caso da una persona che giura e spergiura a ogni pagina di essere unito a loro solo da freddi calcoli di convenienza.

Ci credo come credevo alla Harley Quinn di Suicide Squad quando ripeteva ogni 10 minuti, perché non ce e dimenticassimo, quanto fossero tutti cattivi.
description
Yeah, sure...
KAZ
Ha il percorso di crescita più delicato tra i sei.
A inizio romanzo mi sarei aspettata (anche se avrei preferito di no) di vederlo lacerato e distrutto dalla perdita di Inej, pronto a lasciare da parte le trame e la vendetta per riaverla di nuovo con sé a qualsiasi costo… E invece no, è più che mai propenso a cospirare, rimuginare e prendersi il suo tempo, ben lungi dal sacrificare se stesso o quanto costruito fino a quel momento per lei, che è comunque una persona che da sola sa cavarsela benissimo.
Nulla sembra mai distrarre Kaz dalla vendetta (e quanto è toccante che il suo primo e disinteressato gesto di sacrificio non sarà per l’amata ma per il bene della squadra), nulla sembra scalfire mai quella sua corazza, e in questo volume capiamo il perché un po’ di più. E in ogni piccolo gesto che prova a compiere per togliersi quella scopa dal culo e riuscire anche solo a sfiorare la pelle della ragazza che ama si avverte tutto lo sforzo deve costargli fare quel benedetto passettino verso Inej, che dal canto suo dopo tutto quello che ha passato non è disposta a vivere e amare a metà.

 INEJ
Inej condivide con Kaz una paura profonda del contatto fisico, una paura che visto il suo passato sarebbe stato sciocco non avesse (infatti ho molto apprezzato che la Bardugo qui ne parlasse, anche se per ovvi motivi non scende nei dettagli), ma a differenza di Kaz lei la controlla, la tiene a bada, lotta giorno dopo giorno per sconfiggerla.
Perché Inej non è come Kaz, che fa delle sue debolezze la sua corazza, ma lotta giorno dopo giorno per tornare ad essere la persona che era prima di quel fatale giorno in cui venne trovata dagli schiavisti.
SPOILER
Con Kaz condivide un passato oscuro da lasciarsi alle spalle, un’ombra che torna continuamente a tormentarli, sono due anime affini che non riescono, letteralmente a toccarsi, che lottano perché ciò avvenga. Due persone che vogliono riportare la loro idea di ordine nel mondo, spinti dalla rabbia, e dal desiderio di un cambiamento.
“Sarei venuto a prenderti. E se non fossi stato in grado di camminare sarei arrivato da te strisciando, e non importa se ci avrebbero ridotti a pezzi, noi ne saremmo usciti vivi battendoci insieme con i pugnali sguainati e le pistole fumanti. Perché è così che funziona per quelli come noi. Noi non smettiamo mai di combattere.”
E le loro strade si dividono ma mai davvero.
FINE SPOILER
 NINA
Nina, come Kaz e Inej ma in generale come tutti i personaggi della saga, muore e risorge a nuova vita, ma del suo percorso di angosciosa trasformazione siamo partecipi: l’abbiamo lasciata in preda alla crisi d’astinenza da Jurda parem e qui ne vediamo gli effetti devastanti.
Nina è l’ombra di quella ragazza piena di gioia di vivere che avevamo conosciuto nel primo romanzo: non ha più fame, non dorme, è sciupata e piena di rabbia e dolore; non riesce più a usare il suo potere Grisha, non sente più nulla dopo quel picco di completezza e potenza assuefacente causato dalla droga. Arriva al punto da infilarsi nel letto di Matthias, che crede custodisca la parem, pur di averne un’altra dose.
Al tempo stesso è la solita orgogliosa ragazza di sempre.
Che attraversa il periodo più brutto della sua vita ma non vuole la pietà di nessuno, né diventare un peso morto. La situazione non migliora quando, superato il periodo più oscuro, si ritrova di nuovo se stessa eppure al tempo stesso diversa in un modo che l'angoscia. Dovrà fare i conti con il cambiamento, comprenderlo, farlo suo, in un percorso tutt’altro che semplice.

 MATTHIAS
Di Matthias sapevamo praticamente tutto quello che si è lasciato alle spalle, tutto tranne il rapporto di intima fratellanza che unisce ogni druskelle al suo lupo, lupo che viene abbandonato se accade qualcosa al suo padrone, e che vivrà a dir bene in solitudine ma disprezzato dal branco di lupi liberi, o si lascerà morire nella più cupa disperazione.
Il suo si chiamava TRASSEL, e come sempre mi accade quando si parla anche solo per sbaglio di un canide, la sua storia me la sono pianta tutta come una povera stronza.
In generale di Matthias scaviamo un po’ più a fondo, e il palo nel culo lascia il posto a un ragazzo pieno di ideali e votato non solo all’onore e a una fede similpagana in cui si corre nudi nella neve e si parla agli alberi ma anche e soprattutto al perdono. E’ Matthias che chiede a Nina di non uccidere nessun Druskelle, è Matthias che ha rimesso in discussione il suo mondo e ha deciso di amare senza riserve una donna che avrebbe dovuto odiare senza rinnegare la sua fede, a dimostrazione che questa non debba essere per forza un veicolo di morte e violenza.
Le sue goffe interazioni con Nina sono di una tenerezza straziante.
SPOILER

La morte di Matthias è stata una cosa telefonata: tutto nella coppia ha richiamato alla morte fin dalle prime pagine. La storia di Trassel, un legame intimo e profondo che si spezza in maniera violenta era a dir poco profetico.
Il potere di Nina poi è legato proprio alla morte, e grazie a Matthias farà quell’ultimo passo imparando non solo ad accettare il fatto che la morte è parte della vita (e che quindi in lei non c’è nulla di spaventoso o disprezzabile), che in lei c’è "qualcosa di divino", ma anche e soprattutto la pietà verso il nemico. 
FINE SPOILER
 WYLAN
Wylan ci permette di parlare di una delle tematiche che caratterizzano questa saga, vale a dire l’abuso: è straziante e molto realistico il modo in cui Wylan, nonostante abbia visto quello che è in grado di fare il proprio padre (vivendolo sulla propria pelle nella maniera più dolorosa possibile), continui a giustificarlo e a ritenersi il primo responsabile di tutto per delle mancanze di cui non ha alcuna responsabilità.
Wylan non sa leggere.
Fa il paio con Kaz che non cammina.
Ma se Kaz usa le proprie debolezze come un’arma, Wylan se ne vergogna (come Nina si vergogna del suo potere, ed entrambi dovranno fare di quello che li rende speciali un punto di forza).

 JESPER
Il personaggio che mi ha dato inizialmente più problemi, perché ho un odio viscerale per i sollievi comici: quei personaggi che niente, non ce la fanno a non sparare battute a cazzo nei momenti meno adatti. All’inizio lo avrei strangolato ogni volta che apriva bocca e nessuno gli tirava addosso un soprammobile di marmo, ma fortunatamente poi le cose si sono sistemate. La Bardugo ha anche risolto un dubbio che mi portavo dietro dal primo romanzo, vale a dire come facesse un contadino arrivato a Ketterdam per studiare all’università ad essere così abile con le pistole.
SPOILER
La loro ship è la cosa che mi ha più infastidito, anche se trovo fortemente sensato che riescano a fare quel passetto che manca loro per dargli giù di lingua nel momento in cui pensano che all’indomani potrebbero anche essere morti.
E’ una coppia omosessuale, e fin qui nulla di sconvolgente, anzi.
Ma presumo che la preferenza di Wylan verso il genere maschile non sia un’altra cosa di cui andar fieri in una classe mercantile molto chiusa e competitiva che mira a conservare il patrimonio in famiglia sfornando degni eredi. Questo è un punto debole del romanzo della Bardugo, lo confesso: avrei preferito sapere qualcosa di più sul modo in cui è vista l’omosessualità a Ketterdam, invece di farla prendere a tutti fastidiosamente sottogamba. Posso capire la reazione disinteressata di gente che vive tra mignotte e biscazzieri, ma mi sarei aspettata un atteggiamento diverso dalle classi benestanti o da un vecchio contadino di provincia.
 
FINE SPOILER
*

Questa saga del Grishaverse è un romanzo che porta in sé molti messaggi interessanti: ci mostra la profonda ingiustizia della vita, e l’atteggiamento di sdegno ipocrita che i ceti abbienti (e in generale chi riesce a salire un infimo gradino della scala sociale) hanno nei confronti di chi sta in basso: Van Eck, uomo profondamente devoto e rispettato a Ketterdam, disprezza la gente del Barile eppure se ne usa per i suoi scopi. La gilda dei Mercanti e la Chiesa disprezzano avidità e dissolutezza, deprecano lo schiavismo, ma le tasse che pagano coi ricavati di prostituzione e gioco d'azzardo fanno comodo.

Si fa anche in modo da non permettere a chi sta in basso di risalire la china, salvo poi dolersene, con la consueta ipocrisia del ricco che per stare dov’è ha avuto tutte le possibilità del mondo ma è convinto sia tutto frutto del merito personale:
“Confesso di ritrovarmi offeso da Kaz Brekker. Vile, spietato, immorale. Nutre la corruzione con la corruzione. Una mente così straordinaria dovrebbe essere impiegata per grandi cose. Avrebbe potuto governare questa città.”
Ci mostra che ogni azione che compiamo, per quanto piccola e dettata dalla buonafede, ha sempre delle ripercussioni, buone o cattive che siano: uccidere ed essere la spia di Kaz Brekker per riguadagnarsi la libertà e combattere lo schiavismo metterà sulla strada di Inej Dunjasha, una feroce assassina che gode nel togliere la vita a chi fa strage di innocenti; nascondere il proprio potere Grisha per paura può logorarti al punto di non ritorno; nemmeno Jordie è esente da colpe, perché è stato distrutto dalla sua stessa avidità, dalla voglia che aveva di bruciare le tappe e arricchirsi con poca fatica. Lo ribadirà anche Kaz più volte, lasciandosi metaforicamente alle spalle l’ingombrante cadavere del fratello, gli onesti non li puoi prendere per il naso.

Ma è anche un libro che parla di fiducia, nel mondo e negli altri: puoi trovare la luce nell’oscurità più nera, puoi trovare la vita nella morte, e puoi affidare la vita persino in un gruppo di scappati di casa dei bassifondi. Il mondo non è perfetto ma non bisogna smettere di credere in esso, ma non cambierà se non si è disposti a sporcarsi le mani.

Purchè lo si faccia per i motivi giusti.
Una morale un po’ da fine giustifica i mezzi che si può non condividere ma è affascinante.

*

Non possono mancare i refusi Mondadori e altre cazzate in un libro che costa la bellezza di 20 euro: Mondadori non è famosa per le traduzioni eccellenti per quanto riguarda il settore young adult, e quindi qualche scivolone si perdona sempre, ma se mi ritrovo nel testo perle come
 [Jesper] STRIZZO’ DI NUOVO L’OCCHIOLINOallora, o strizzi l’occhio o fai l’occhiolino, non si strizza l’occhiolino
 “Ora di domani mattina non avremmo un posto dove nasconderci se fossimo là”… Cannarsi, sei tu?
 poi non ci lamentiamo che è colpa di Amazon cattivo se vado a comprarmi le edizioni inglesi che costano meno della metà.

Giudizio finale:
Leigh Bardugo, continua così e regalaci altri personaggi come Kaz

2 commenti:

  1. bella recensione, mi ci ritrovo nei tuoi giudizi. Ho letto l'ultimo libro della Bardugo, la NONa casa, è bellissimo e te lo consiglio perchè secondo me è questa autrice continua a migliorarsi!

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    1. Grazie per il feedback positivo, fa sempre piacere. :)
      In verità La Nona casa è già in lista, me ne stan parlando tutti benissimo (e in molti confermano la tua idea che la Bardugo migliori di romanzo in romanzo. Adoro questa cosa), ma la lista dei libri non letti mi ostacola! T_T

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