Autore: Leigh Bardugo
Traduzione: F. Paracchini, L. Pellegri
Ed. Italiana: Mondadori, copertina rigida, 404 pagine,Anno: 2019
Euro: 17,00
Parlavano tutti bene di questo Sei di Corvi, la prima parte di una dualogia scritta da Leigh Bardugo, e mi ci sono avvicinata anche io con molta circospezione: non essendo la prima volta che un'opera che genera grande entusiasmo tra gli amanti degli young adult mi lascia a dir poco freddina, ero sì curiosa di affrontare questo titolo, ma principalmente intimorita. Il timore si è tramutato in sudore freddo quando nel leggere i ringraziamenti vedo che Leigh Bardugo doveva molto, per l’aiuto ricevuto in corso di stesura della storia, a notorie produttrici di perle della letteratura quali Holly Black, Cassandra Clare, altre tipe che non conosco ma che saranno sulla stessa falsariga, e a una certa nomina pure la serie Teen Wolf.
L’aria teen drama che dopo i 16 anni dovrebbe far rifuggire il lettore medio in effetti non manca, per non dire che è praticamente tutto un'enorme ship in cui sembra che venga reclutato un numero pari di persone solo per farli accoppiare con precisione chirurgica, ma visto che comunque mi sono ritrovata ad amare follemente questa storia qualcosa vorrà dire.
Si cominci con le mie impressioni, ma fate attenzione agli spoilerini in corso di riflessione.
*
TRAMA
La storia è ambienta a Ketterdam, città che dal punto di vista visivo deve molto alla nostra Amsterdam, coi suoi vicoli, i suoi canali e il suo essere un crogiolo di etnie e vivaci scambi commerciali. Ma dove circola il denaro si insinua il crimine, si sa, e non sorprende quindi che ospiti non solo la gente “perbene”, l’elite commerciale, ma anche la feccia più nera.
Questa prospera nel Barile, il luogo in cui i poveri e i disperati cercano di sopravvivere, e dove quelli più scaltri cercano fortuna e potere. Tra questi ultimi troviamo il nostro protagonista, Kaz Brekker, il figlio perduto di Percival Graves di Fantastic Beasts.
Kaz, o come dicevan tutti Manisporche per via dei guanti di pelle che indossa, è giovane ma pieno di talento e ambizione. Un figlio di cagna dall’immancabile lacrima strappa storie “nato dalle fogne e strisciato fuori dai canali” con una naturale propensione all’imbroglio e al furto per cui tutti nutrono grande rispetto e timore, e che nonostante sia zoppo a causa di una brutta caduta subita qualche anno prima non è tipo da prendere sottogamba.
*Ba-dum tssss*
Proprio per la sua fama e le sue capacità Kaz viene avvicinato da uno dei mercanti più ricchi e influenti della città, che a nome del consiglio cittadino gli proporrà una Mission impossible che potrebbe renderlo schifosamente ricco: penetrare nella Corte di Ghiaccio, una fortezza-prigione apparentemente inespugnabile situata nel regno di Fjerda, per liberare un uomo di etnia Shu, Bo Yul-Bayur, uno scienziato che è riuscito a sintetizzare un composto che fortifica all’inverosimile i poteri dei Grisha, gli X men del mondo della Bardugo, ma causa loro anche un’assuefazione istantanea e distruttiva.
Ma nulla ci deve fregare dei risvolti morali, qua si parla di una ricompensa favolosa. E visto che Kaz è bravo, mica Superman, per portare a termine questa missione gli toccherà assoldare la X-Force, un gruppo di persone spinte da ideali personali e dall’avidità che dovrà invece imparare a combattere fianco a fianco e fidarsi dei propri compagni di squadra per non soccombere alle avversità della vita.
Pronti all'azione |
Da sinistra a destra:
- Inej, lo Spettro: Nadia della Pietra azzurra di estrazione gitana. Rapita dagli schiavisti e venduta come prostituta esotica, sarà riscattata da Kaz non per bontà d'animo ma per le sue doti stealth.
- Wylan, borghese ribellino ripudiato dalla famiglia che si diletta in esplosivi.
- Nina, Grisha Spaccacuore dalle forme abbondanti e una gran voglia di godersi la vita
- Mathias, un marcantonio nordico con un palo su per il culo lungo un chilometro raccattato dalle patrie galere. E' un ex Druskelle, fanatici cacciatori di Grisha (e sembrerebbe proprio impossibile intuire con quale personaggio sarà accoppiato in questo volume ricco di coppie che scoppiano)
- Jesper, pistolero infallibile con il vizio del gioco d’azzardo. Probabilmente impegolato nella quota yaoi.
*
Ironia a parte, questo libro è stato una piacevole scoperta. Una delle cose che personalmente ho molto apprezzato, e che ho notato invece far storcere il naso a molti di quelli che non apprezzano eccessivamente lo stile dell’autrice, è che alla Bardugo piace prendersi i suoi tempi per parlare dei personaggi e lasciare in disparte l’ambientazione, dando vita a una narrazione più fluida.
Il mondo in cui si muovono i Sei di Corvi è si descritto con dovizia di particolari, con i suoi vicoli, la sua sporcizia, le sue grandi distese di ghiaccio, ma non è che ci voglia tutto questo sforzo di immaginazione per visualizzarlo o questa fiumana di parole per descriverlo.
E quindi Ketterdam è Amsterdam.
Il popolo di Inej deve molto alla cultura gitana.
E la Corte di Ghiaccio è il castello di Elsa di Frozen.
Grisha uccideroooooo'... |
Alla Bardugo, diceva interessa raccontarci principalmente dei suoi personaggi (che sono giovani, è vero, ma vivono anche in un ambiente in cui o cresci in fretta o soccombi), ma lo fa un po’ per volta, con delicatezza, saltando da un punto di vista all’altro come un capriolo, senza sciorinarceli in fila come una lezioncina di scuola.
Naturalmente il mio preferito tra i sei è Kaz.
Mi faceva un po’ sangue anche Percival Graves al tempo, comunque.
Kaz è il personaggio il cui passato ci viene rivelato per ultimo, ed è una scelta perfetta: è una persona calma e controllata ma anche incredibilmente schiva, molto chiusa, per nulla empatica e calcolatrice, un ragazzo che si nega il contatto umano al punto da indossare una barriera tra le sue mani e il mondo. E’ zoppo e si muove con l’aiuto di un elegante bastone che funge anche da arma letale (l’autrice stessa soffre di Osteonecrosi e anche lei deve usare un bastone per camminare).
Compensa inoltre la quota crudeltà di tutto il gruppo, essendo l’unico che ha davvero il coraggio di compiere azioni criminali violente, come strappare un occhio a un avversario a mani nude (anzi, guantate) per poi scaraventarlo dal parapetto della nave nonostante gli avesse promesso aiuto medico. Avrei preferito qualche gesto di questa falsariga un po’ in tutto il resto del gruppo, che invece sembrano un gruppo di suorine in gita.
Kaz ha una sorta di vicinanza/repulsione per Inej: Inej è un bel personaggio, dal passato tragico, che si lega a Kaz in maniera per nulla forzata. Kaz l’ha salvata da un destino peggiore della morte, le ha ridato uno scopo, le ha restituito la vita e la speranza, ed è ovvio che lei cominci a provare per lui qualcosa in senso romantico.
Dal canto suo, forse Kaz vede in lei non solo una valida alleata ma anche una persona in grado di farlo restare umano: ci sta, ma la resa è un po' psicopatica visto che stiamo parlando di un paranoico con seri problemi di interazione sociale.
Non si può passare dal “io ti voglio Inej” al “non ti toccherei nemmeno col mio bastone Inej” in così breve tempo (nello spazio degli ultimi capitoli del libro poi), per poi tornare al livello “Io ti salverò luce della mia vita Inej”. Secondo me si aveva bisogno di far crescere questi sentimenti in maniera più graduale, magari tramite flashback.
Magari facendo così ci si poteva risparmiare il cliché della donzella in difficoltà ad opera del cattivo stereotipato.
Dal canto suo, forse Kaz vede in lei non solo una valida alleata ma anche una persona in grado di farlo restare umano: ci sta, ma la resa è un po' psicopatica visto che stiamo parlando di un paranoico con seri problemi di interazione sociale.
Non si può passare dal “io ti voglio Inej” al “non ti toccherei nemmeno col mio bastone Inej” in così breve tempo (nello spazio degli ultimi capitoli del libro poi), per poi tornare al livello “Io ti salverò luce della mia vita Inej”. Secondo me si aveva bisogno di far crescere questi sentimenti in maniera più graduale, magari tramite flashback.
Magari facendo così ci si poteva risparmiare il cliché della donzella in difficoltà ad opera del cattivo stereotipato.
Di Nina e Mathias ho meno da dire. Di lei mi piace che non abbia il solito fisico da fanciulla efebica ma sia piena di curve, di umorismo, di voglia di vivere e godersi tutti i piaceri che questa offra. Mi piace anche che abbia dei difetti, come essere stonata come una campana, o che i suoi poteri Grisha non siano super uber fighissimi ma abbiano limiti dovuti a un addestramento sbrigativo, e a sacrosante attitudini personali. Ovviamente deve ficcarsi in un’altra ship-stereotipo con quella scopa in culo di Mathias. Mathias è il classico fissato religioso a cui sono state inculcate idee di odio verso il diverso, in questo caso i Grisha, pregiudizi che i Grisha gentilmente ricambiano: un caso fortuito rubato al film La Sirenetta farà incrociare il loro cammino e scioglierà come neve al sole i pregiudizi di entrambi.
Se da un lato mi piace la critica alla cecità di convinzioni religiose erronee (in quanto votate alla violenza e all’odio), dall’altro come al solito ci ritroviamo con un autore che si guarda bene dal criticare una religione di stampo monoteista.
I Druskelle hanno una fede fortemente pagana, nordica. E far passare i politeisti pagani per barbari accecati da credenze ridicole va sempre bene e non offende nessuno.
Gli altri due mi hanno onestamente perplessa.
Tra battutine ambigue e non detti, non compaiono molto e di loro si sa poco se non che puzzano di quota yaoi lontano un chilometro, ma presumo che il secondo libro svelerà molti di questi arcani visto che la Bardugo ci tiene molto ai suoi personaggi, quindi quindi per il momento mi limito a tacere.
*
Leigh Bardugo è una donna (cui viene concesso di avere il proprio nome per esteso in copertina giusto perché Leigh è un nome usano prevalentemente dagli uomini) ma non lesina scene abbastanza crude: che sia un occhio strappato a mani nude, o un gruppo di corpi che brucia su una pira che nonostante la pelle sciolta ancora grida disperata, o basse insinuazioni sessuali tra le righe, o la magrezza consunta di corpi devastati dalla droga, la Bardugo ce lo descrive e non gliene frega niente se fa schifo. La vita di questi ragazzi fa schifo, la loro missione fa schifo, e la guerra e l’odio (da cui nessuno è esente, protagonisti inclusi) fanno schifo.
Un gioiello della letteratura Young Adult che ha colpito positivamente anche una signorina fuori target come la vostra Riza.
Giudizio della Divorastorie: 4/5
Giudizio della Divorastorie: 4/5
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