Traduzione: A. B. Testasecca
Ed. Italiana: E/O, copertina flessibile, 512 pagine,Anno (Italia): 2018
Euro: 16,00
Mi tocca andare controcorrente riguardo a quello che è stato il primo volume di una saga molto amata non solo in madrepatria ma anche da noi lettori italiani: avvicinatami a questo Fidanzati dell’inverno con fiducia, mi sono ritrovata a fine lettura non solo annoiata da morire ma anche confusa in modo molto spiacevole.
Perché creare una storia formata da una sequela di intrighi avvolti da misteri e foderati da vaiacapire senza andare mai a fondo delle cose non vuol dire creare un mondo complesso (quello lo fa gente di ben altra levatura), ma scegliere la via più facile per far credere un lettore di trovarsi davanti qualcosa di molto profondo, filosofico e diverso e non l'equivalente fantastico di una telenovela argentina.
La fuffa torna sempre a galla.
Ma andiamo con ordine.Perché creare una storia formata da una sequela di intrighi avvolti da misteri e foderati da vaiacapire senza andare mai a fondo delle cose non vuol dire creare un mondo complesso (quello lo fa gente di ben altra levatura), ma scegliere la via più facile per far credere un lettore di trovarsi davanti qualcosa di molto profondo, filosofico e diverso e non l'equivalente fantastico di una telenovela argentina.
La fuffa torna sempre a galla.
Le premesse non erano malvagie.
Un tragico evento di non meglio precisata natura ha completamente trasformato il mondo, e al posto della Terra abbiamo un pugno di Arche (sorta di complesse strutture autonome che gravitano al posto di quello che era il nostro pianeta), rette ciascuna da uno spirito familiare che ha dato i natali a una dinastia dotata di peculiari poteri. La nostra protagonista Ofelia viene da Anima, ed è una lettrice: è in grado cioè di leggere il passato degli oggetti (e dei loro proprietari) toccandoli, cosa che la costringe a girare perennemente con un paio di guanti speciali che le impediscono di essere troppo indiscreta o di farsi sopraffare dai sentimenti altrui, e che in più ha la rara capacità di attraversare gli specchi per teletrasportarsi da una superficie riflettente all’altra (a patto che questa sia abbastanza grande da accoglierla e che il riflesso non sia deformato in qualche modo).
Un tragico evento di non meglio precisata natura ha completamente trasformato il mondo, e al posto della Terra abbiamo un pugno di Arche (sorta di complesse strutture autonome che gravitano al posto di quello che era il nostro pianeta), rette ciascuna da uno spirito familiare che ha dato i natali a una dinastia dotata di peculiari poteri. La nostra protagonista Ofelia viene da Anima, ed è una lettrice: è in grado cioè di leggere il passato degli oggetti (e dei loro proprietari) toccandoli, cosa che la costringe a girare perennemente con un paio di guanti speciali che le impediscono di essere troppo indiscreta o di farsi sopraffare dai sentimenti altrui, e che in più ha la rara capacità di attraversare gli specchi per teletrasportarsi da una superficie riflettente all’altra (a patto che questa sia abbastanza grande da accoglierla e che il riflesso non sia deformato in qualche modo).
Fin qui tutto bellissimo, ma ecco cominciare i problemi.
Ofelia non ha interesse per l’amore ma solo per la preservazione della cultura e della storia, si occupa insieme al prozio del museo-archivio di famiglia grazie alle sue doti di lettrice (un dono raro visto che la maggior parte delle persone lo perde entro i pochi anni di vita se non lo allena), eppure viene promessa in sposa a un misterioso cicisbeo proveniente dall’arca Polo, Thorn, che la porterà via dalla sua famiglia e dal suo lavoro.
Ora, fermiamoci un attimo ad analizzare la situazione.
Ofelia vive su Anima, che ha tutte le caratteristiche di un’arca retta da un potere matriarcale. Lo spirito di famiglia è una donna (Artemide); le decane sono donne; all’interno della famiglia di Ofelia sorella e madre sembrano fare il bello e il cattivo tempo e il padre di Ofelia e il prozio sembrano contare come il due di bastoni quando la briscola è coppe.
Eppure qualcosa già non torna: la sorella, la zia, la madre di Ofelia (ma in generale tutti i personaggi femminili di questo libro a parte Ofelia che è specialissima) sono vanerelle e sciocche e usano l’arma della seduzione o del capriccio per far fare ai loro uomini tutto quello che vogliono, quando notoriamente a una donna tocca ricorrere all’artificio della seduzione quando deve destreggiarsi in una società patriarcale in cui la sua sopravvivenza è determinata dai favori maschili.
Era una prerogativa delle donne dell’Ancient regime (tutt’altro che matriarcale), e se la Debos si fosse presa la briga di leggersi almeno la Dichiarazione dei diritti della Donna e della Cittadina di Olympe de Gouges, che è corta e che lei dovrebbe conoscere essendo francese, forse le sarebbe suonato un campanello e avrebbe evitato di farmi sorbire 500 pagine di donne che sanno solo usare la seduzione e rotolarsi con gli amanti in qualsiasi cespuglio, sia quando sono al potere sia quando non lo sono, dando a intendere che a parte Ofelia che è specialissima (e la meccanica Gaela, che però compare davvero poco ed è solo una persona sboccata) tutte le altre donne sono manipolatrici invidiose e maligne senza ritegno che si sentono realizzate solo come donne e come madri. Ma io davvero devo continuare a sorbirmi queste cagate sessiste nel 2018 dove pure nel fantasy una donna o deve essere un mignottone incipriato o una Beddamadre santissima e casta?
In più, c'è una altro grosso problema di fondo a livello di trama che rende questo matrimonio combinato, che sarebbe l'espediente da cui prendono il via gli eventi, una cavolata: questo matrimonio non ha motivo d'essere, o per meglio dire non ha motivo di essere così entusiasticamente accolto dalla sua famiglia che sogna solo di vederla sfornare bebè.
Ofelia ha già rifiutato la corte di due cugini e nessuno le ha imposto nulla, segno che evidentemente la sposa ha una qualche voce in capitolo e che per quanto sia una brutta cosa per una donna restare single non ci siano poi questi enormi problemi di fondo a dire no a un pretendente (tra l'altro, Ofelia ha un dono speciale e lei col suo lavoro rende un servizio importante alla sua casata, che quindi è davvero stupida a privarsi di lei per spedirla a battere i denti nel regno di Frozen assieme a uno scimmione albino).
Ora, possiamo immaginare che le Decane molto probabilmente nascondono qualcosa e lì Ofelia non ce la vogliono, ma perché la famiglia non solo non trova per nulla strana questa decisione ma nemmeno si oppone al fatto che Ofelia vada lontano a sfornare bambini (cioè, si opporrà ma solo a cose fatte e perché infastidita dall'atteggiamento poco accomodante del promesso sposo) quando fino a quel momento poteva rifiutare pretendenti?
Perché una figlia dovrebbe avere ambizioni?
Molto meglio prendere una persona con poteri straordinari che è utile per la cura e la tutela del tuo patrimonio storico e culturale e spedirla in culo ai lupi, addirittura minacciando di esiliarla se dovesse rifiutare nonostante i genitori, lo ribadisco, non abbiano alcun motivo di spingere a tal punto questo matrimonio visto che:
a) La madre e il padre di Ofelia hanno una nidiata di pargoli
b) La sorella di Ofelia è già moglie e madre
Non c'è il rischio di una scomparsa della dinastia, tutta questa fretta di accasare improvvisamente Ofelia non ha motivo di essere.
Non c'è il rischio di una scomparsa della dinastia, tutta questa fretta di accasare improvvisamente Ofelia non ha motivo di essere.
c) Thorn si rivela uno stronzo e un maleducato visto che spera che siano loro ad annullare il fidanzamento (del resto funziona proprio così tra le unioni politiche combinate, fai i capricci e le annullano).
d) Nessuno di loro sa dei grandi piani che ha in serbo per Ofelia il futuro marito.
L'unico scopo che ha questo matrimonio forzato è fracassarci i testicoli tutto il tempo su quanto Ofelia non ami questo tizio, perché lei è libera come il vento e splendida come l'alba, non vuole figli da lui né scaldargli il letto (tutte cose che in un matrimonio combinato con un buzzurro sono fattibilissime, dire di no al tuo marito-padrone se da te vuole un erede).
Nonché farci capire quanto sia indipendente, moderna e pawah!
Facciamo ora la conoscenza dei nostri due PROTAGONISTI.
Nonché farci capire quanto sia indipendente, moderna e pawah!
Facciamo ora la conoscenza dei nostri due PROTAGONISTI.
Ofelia fa in fretta ad annoiare e irritare.
Già parte come la solita ragazza timida goffa e impacciata che è la sola alternativa possibile alla women pawah-salvatrice-del-mondo degli YA (riesce a far cadere qualsiasi cosa le passi per le mani, e lavora in un museo zeppo id antichi oggetti fragili e preziosi), non attraente (ma solo perché indossa grandi occhiali e vestiti sformati) con l’unico punto di simpatia che è rappresentato dalla sciarpa che grazie al suo potere animista ha vita propria e un carattere piuttosto scostante.
Sciarpa che spesso e volentieri le ruba pure la scena.
Ofelia non fa che starnutire, soffiarsi il naso, inciampare e tirarsi su gli occhiali. E quelli che dovrebbero essere semplici tic caratteristici diventano le UNICHE cose che sappiamo della protagonista, complice l'assoluta incapacità dell'autrice di trovare dei sinonimi per descrivere i suoi personaggi, togliendo loro qualsiasi traccia di tridimensionalità e complessità.
Sono macchiette di loro stessi.
Ho perso infatti il conto di quante volte la gente solleva le sopracciglia per esprimere tutta una gamma di sentimenti che va dallo stupore alla stipsi, di quante volte la Dabos parli dei denti cavallini della zia Rosaline, degli starnuti di Ofelia (la quale non parla, mormora o sussurra), degli occhi metallici/ taglienti di Thorn, di cui viene perennemente descritta la magrezza e la statura gigantesca, tanto che Ofelia per tutto il libro non riesce nemmeno a sollevare il collo per guardarlo negli occhi senza sentirsi incriccata e dolorante.
Già parte come la solita ragazza timida goffa e impacciata che è la sola alternativa possibile alla women pawah-salvatrice-del-mondo degli YA (riesce a far cadere qualsiasi cosa le passi per le mani, e lavora in un museo zeppo id antichi oggetti fragili e preziosi), non attraente (ma solo perché indossa grandi occhiali e vestiti sformati) con l’unico punto di simpatia che è rappresentato dalla sciarpa che grazie al suo potere animista ha vita propria e un carattere piuttosto scostante.
Sciarpa che spesso e volentieri le ruba pure la scena.
Ofelia non fa che starnutire, soffiarsi il naso, inciampare e tirarsi su gli occhiali. E quelli che dovrebbero essere semplici tic caratteristici diventano le UNICHE cose che sappiamo della protagonista, complice l'assoluta incapacità dell'autrice di trovare dei sinonimi per descrivere i suoi personaggi, togliendo loro qualsiasi traccia di tridimensionalità e complessità.
Sono macchiette di loro stessi.
Ho perso infatti il conto di quante volte la gente solleva le sopracciglia per esprimere tutta una gamma di sentimenti che va dallo stupore alla stipsi, di quante volte la Dabos parli dei denti cavallini della zia Rosaline, degli starnuti di Ofelia (la quale non parla, mormora o sussurra), degli occhi metallici/ taglienti di Thorn, di cui viene perennemente descritta la magrezza e la statura gigantesca, tanto che Ofelia per tutto il libro non riesce nemmeno a sollevare il collo per guardarlo negli occhi senza sentirsi incriccata e dolorante.
Signori, costui non è un uomo, è uno degli Argonath.
Thorn nonostante sia il protagonista maschile avrà con Ofelia interazioni a dir poco brusche e monosillabiche perché l'abuso romanticizzato fa sempre battere il cuoricino alle giovinette.
Compare poco e quando compare è una presenza che la angoscia.
Si impone su di lei, la tiene a distanza, è brusco, non solo non cerca di comunicare mai con lei (cosa che potrebbe essere anche plausibile vista la natura politica del loro rapporto) ma pretende di essere obbedito sulla fiducia, salvo poi stupirsi quando Ofelia verso la fine del romanzo ammetterà con un candore comico di non amarlo (e ci mancherebbe pure).
"E' per qualcosa che ho detto o che non ho detto?", replicherà lui cadendo dal proverbiale pero."Strano, eppure ho seguito alla lettera il manuale della perfetta Scimmia Alfa degli Young Adult..." |
Quando non è inquietante e minaccioso è solo freddo e scostante, e tra loro non c’è la minima intesa, con solo sporadici sprazzi di educazione forzatissimi e che servono giusto a farci capire per l'ennesima volta che uno stronzo può anche amare.
E nel 2018, con il mondo costellato dalla piaga del femminicidio, vogliamo davvero far passare per l'ennesima volta il messaggio che se uno si comporta in modo brusco, inquietante e mette in soggezione ma ha un passato triste allora va tollerato e, alla fine, amato?
Intorno a lui è raro che Ofelia provi qualcosa di diverso dall’inquietudine o dal fastidio. Fortuna che lei è un’ameba che sopporta ogni angheria senza lagnarsi e lui ha il passato triste da cucciolotto ferito e sono quindi destinati a un futuro felice.
Già in questo romanzo iniziale possiamo vedere i primi teneri germogli di questo grande e folle amore:
Di conseguenza lei si turba e passa pagine e pagine a farsi infinite pippe mentali sul fatto che lei invece non lo ama.
Qualcuno può spiegare a questa donna che abituarsi a qualcuno è diverso dal provare qualcosa per lei? Anche se visto che l'interazione media di Ofelia con qualunque altro personaggio del libro è subire meschinità, schiaffi e calci nel culo a confronto quella di Thorn può essere davvero considerata una tenera dichiarazione d'amore.
Ofelia infatti verrà sottoposta a ogni genere di sopruso sia fisico che verbale da chiunque: familiari, familiari acquisiti, servi, amici, nemici. Non va bene come si veste, come si pettina, come si comporta, le sue idee e i suoi pareri anche quando sensati non vengono mai presi in considerazione e viene continuamente umiliata e derisa come non vedevo accadere dai tempi di Cenerentola.
Come quest'ultima Ofelia non reagisce, non si lagna.
Se la insulti ti sorride e dice grazie.
Può capitare che all'ennesimo abuso anche il cane bastonato mostri i denti al padrone, e Ofelia un pochino cominci a irritarsi e a tirar fuori una scintilla di orgoglio e dignità, ma basta piangere un po' ed essere sinceri con lei perché perdoni tutto, come accade con la zia di Thorn, Berenilde. “E’ capricciosa, narcisista e calcolatrice. Perché non posso fare a meno di preoccuparmi per lei?”.
Perché sei scema.
L'unico con cui a fine romanzo sbrocca totalmente a caso è Faruk, lo spirito rincoglionito dell'Arca Polo, che poi è l'unico che finora non l'ha mai insultata né picchiata.
Ma che potrebbe fare di peggio.
Perché Ofelia è stupida orgogliosa e coraggiosa.
Oltre che, dicono, molto intelligente, ma da cosa si dovrebbe capire non si sa visto che non solo compie scelte decisamente discutibili (“Mi stanno dicendo che tutti odiano il mio futuro marito, lo vorrebbero morto e potrebbero rivalersi anche su di me? Impossibile, esagerazioni paranoiche, andiamo in giro a controllare di persona e a fare amicizia”) in una corte zeppa di gente che pugnalerebbe alle spalle la madre, ma diffida proprio delle uniche persone che avrebbero interesse a tenerla in vita a dispetto del loro atteggiamento sprezzante nei suoi confronti, vale a dire Thorn e zia Berenilde.
In più essendo lettrice, ovvero riesce a sentire il passato degli oggetti che tocca, indaga sui misteri che la circondano senza un vero e proprio lavoro di deduzione alle spalle ma tramite continui spiegoni, ad opera di altri personaggi e di oggetti inanimati.
Riuscendo comunque a non capire un'emerita la maggior parte del tempo.
Riguardo l'AMBIENTAZIONE la situazione non migliora.
L'autrice non solo non riesce a rendere memorabili o affascinanti nessuno dei suoi personaggi, ma nemmeno vivido il suo mondo: mondo che su carta dovrebbe appartenere al genere Steampunk, ma forse in Francia steampunk significa un'altra cosa.
Lo Steampunk infatti è un enorme, affascinante anacronismo, il futuro nel passato: macchinari ipertecnologici alimentati a vapore, città ottocentesche sormontate da avveniristiche macchine volanti, vestiti dal gusto retro ma moderni dove le donne non si fanno remore di indossare corpetti soffocanti insieme a pantaloni attillati.
Si pensi a Fullmetal Alchemist, o alla trilogia Leviathan di Scott Westerfeld: in Fidanzati dell'inverno tutto ricorda al massimo la corte decadente di Lady Oscar nei mesi che precedono alla rivoluzione, dove ogni tanto viene infilata per sbaglio una meccanica donna con un monocolo nero in grado di vedere cose e un lungo e onestamente risparmiabile spiegone su un sistema di pagamento delle prestazioni lavorative fatto con sfere colorate.
Si noti la differenza con le opere succitate:
Un altro punto di forza delle due opere succitate è l'amore e la cura che Westerfeld e Hiromu Arakawa mettono nel background, di modo tale che sia un piacere per chi legge immergersi non solo nella trama ma anche in ogni anfratto di questo meraviglioso passato futuristico.
In fidanzati dell'inverno invece ti fai solo due palle perché tutto sembra uguale a se stesso. Se non fosse che su Polo fa freddo e si vestono di pellame quando escono, faticherei a distinguerla da Anima: tornando alla metafora di Lady Oscar (che mi piace e rende bene), se Polo è Parigi e Chiardiluna è Versailles, Anima è la casa del generale Jarjayes. Siamo sempre nella Parigi del tardo 1700 ma ovviamente le due ambientazioni ci risultano un pelo diverse giusto perché la villa di un generale dell’esercito reale non può essere identica alla residenza di un monarca di Francia.
Giudizio finale:
Un romanzo che cerca di nascondere il vuoto più totale dietro storia e ambientazione caotiche. Si spera che in futuro decolli. |
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