lunedì 4 maggio 2020

[Recensione] DISNEY - DARKENBLOT #1

copertina disney topolino darkenblot macchia nera
Testi: Casty
Disegni: Lorenzo Pastrovicchio
Ed. Italiana: Disney Panini, collana Definitive collection #2, 115 pagine
Anno: 2014
Euro: 3,90

Sono una ragazza semplice, cresciuta con gli Zio Paperone di papà ma soprattutto con PKna – Paperinik New Adventures, una testata che a metà degli anni ‘90 ha sbalzato il nostro papero mascherato da una vita fatta di stivali a molla e caramelle che provocano amnesia alla serie A dei supereroi, tra alieni succhiaemozioni, intelligenze artificiali, avventure internazionali, viaggi nel tempo, belle papere papericolose.
Leggevo Topolino, era una lettura indispensabile per noi giovani virgulti dell’epoca, ma non mi ha mai appassionata come le due testate di cui sopra, specie la seconda, che riusciva a toccare il mio cuore di bimba strana con le sue tematiche più adulte e commoventi, trame più solide, pestaggi e battute sassy con contorno di fantascienza vera e insulti ai lettori da parte della redazione (indimenticabile la caustica PK mail e il suo tormentone: PRDQP? – Poche ragazze da quelle parti?). Topolino mi sembrava troppo da bambini, non reggeva il confronto.

I lettori di Topolino di aprile 2012 però si sono ritrovati per tre settimane di fila una storia divisa in tre puntate che ritengo, alla fine della lettura di questo primo volume Collection, all’altezza di quelle belle operazioni commerciali con cui la Disney ha provato, con una buona (ma non eccezionale) risposta di pubblico, ad approcciarsi ad un target più adolescenziale.
Questa Definitive Collection panini riunisce nel dicembre 2014 i primi tre episodi di Darkenblot, saga sci-fi dai toni abbastanza cupi scritta da Casty con l’apporto artistico di un sempre ispirato Lorenzo Pastrovicchio, ovvero il trittico autoconclusivo composto da:

- Le meraviglie di Avangard City
- Qualcosa sotto la città
- L’ora più buia

*

Qui si lasciano da parte le atmosfere di sonnacchiosa periferia di Topolinia per abbracciare uno stile decisamente futuristico: Topolino, di ritorno da un viaggio in Europa, a causa di un piccolo problema all’aereo è costretto a fare scalo nella citta di Avanguard. Come suggerisce il nome si tratta di una città che sembra uscita dai sogni più sfrenati di uno scrittore di sci-fi: qui isono all’ordine del giorno leggerissimi jet pack, attillatissime tute da combattimento, e tutta una serie di dispositivi hi-tech che noi possiamo solo sognare, tra cui i robot che si occupano di mantenere l’ordine.
Anche questi solerti robot-poliziotti però devono sottostare alle tre leggi della robotica di Asimov, vale a dire (
spiegone per chi si fosse sintonizzato con noi solo in questo momento):


- Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Viene da sé che un robot che non può nuocere a un umano difficilmente potrà fermare un criminale in fuga. Sarà quindi Topolino ad atterrare malamente un delinquente che aveva cercato di rubargli il borsello, guadagnandosi in questo modo una bella gita al comando di polizia dove dovrà semplicemente chiarire l’equivoco (una bella trovata poco forzata per rendere Topolino partecipe delle indagini in terra straniera). Qui viene a scoprire per caso che diverse persone hanno denunciato dei crimini perpetrati proprio da dei robot e, desideroso di impicciarsi dare una mano e incuriosito come al solito da un bel mistero, affiancherà la polizia in indagini dai risvolti sempre più cupi mentre la città si prepara a una grande celebrazione:
Avanguard City di lì a breve verrà ribattezzata Robopolis.

*

Due parole doverose sugli autori.
Chi dice Casty dice Topolino. Insieme a Faraci è l’autore che più rende giustizia al personaggio, togliendogli quella patina antipatica e perfettina e rendendo il nostro topo detective più umano che mani.
Se Faraci spinge a tavoletta il piede sull’acceleratore dell’umorismo facendone un personaggio che a volte arriva a perdere persino la dignità ma con classe, il Topolino di Casty deve molto a quello di Scarpa, e si nota anche senza leggere le interviste dell’autore. Il suo Topolino è più serio, più posato, ma anche serafico e divertito al pensiero di tuffarsi a pesce in “un nuovo caso, un nuovo mistero”.


Pastrovicchio invece riesce come sempre a imbrigliare la dinamicità dei comics supereroistici con il mecha-design del cupo urban fantasy giapponese e la plasticosità dei disegni disney. Il risultato è sempre quel mix di cupa tensione e colori vivissimi, tavole curate e ricche di particolari ma mai pesanti. Riesce forse a esprimersi davvero liberamente nelle scene d’azione, dove la tavola regolarissima figlia dei certosini storyboard di Casty lasciano il posto alla fantasia dell’artista e a una suddivisione della pagina più libera.
Anche la città sotto le sue mani diventa un personaggio della storia.

La metropoli di Avanguard City aka Robopolis è infatti parte integrante di questo mistero: in superficie infatti è una città ideale in cui esseri umani e macchine vivono in perfetta armonia, dove accanto al freddo acciaio non mancano rassicuranti forme ricurve e zone di verde a svettare dai tetti. Ma sotto, lontano dalla luce del sole e dalla patina perfetta, nei condotti fognari e nelle condutture e nelle fabbriche, tutto è ombre cupe e corridoi labirintici, enormi cisterne piene di materiale incandescente, ripide scale e vapore bollente.
Qui il pericolo è in agguato.
Pericolo rappresentato da Macchia Nera, come il titolo del fumetto farà intuire ai più attenti. Macchia Nera, un uomo dall’intelligenza straordinaria e dall’innegabile eleganza, è da poco fuggito dal carcere e vuole conquistare questa città ipertecnologica rivoltandole contro proprio la tecnologia su cui fa tanto affidamento.
Perché questa è solo uno strumento in mano a chi lo usa: può portare grande ricchezza e benessere o al contrario diventare un mezzo di sopraffazione e violenza. E anche se questo Macchia Nera non raggiungerà mai i livelli di esplicita perfidia che troviamo ad esempio in Gottfredson, anche se non impugnerà mai fisicamente una pistola con l’esplicito intento di uccidere Topolino, è comunque cattivo quanto serve ai fini della storia, un signore del crimine dall’acume smisurato (e col piglio elegante alla Lex Luthor, o alla Rattigan per restare in casa Disney) che costruisce un esoscheletro in grado di abbattere un elicottero con un pugno e non ha paura di usarlo contro un sorcio alto mezzo metro, anche se poi per amore del target più basso le esplosioni non feriscono mai nessuno e ci si premura di fargli dire che non ha fatto alcun male ad un prigioniero catturato giorni prima.
Ma al Macchianera di Pastrovicchio e Casty si perdona tutto perché è un figo.


Darkenblot è una saga dall’ambientazione fantascientifica che deve molto ai padri della fantascienza (si veda il succitato Asimov) e ai comics supereroistici, specie quelli più cupi di casa DC (naturalmente non è che ci si debba aspettare il Batman di Miller, non perdiamo la testa quando dico che le atmosfere di questa saga sono più adulte), ma anche e soprattutto un giallo, come ogni buona storia con Topolino protagonista dovrebbe essere.
Un giallo tra l’altro intelligente, interessante, in grado di sorprendere il giusto.

*

In breve, un bel volume dal prezzo contenuto contornato di interviste ai due autori e diversi bozzetti e storyboard preparatori di cui consiglio l’acquisto a tutti gli amanti Disney, e forse a qualcuno che non prende in mano le avventure di Topolino da un po’ e vuole riprovare a sentirsi bambino ma non troppo.



Giudizio finale:
Cupo mistery fantascientifico in salsa disneyana

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