Autore: Victoria Schwab
Traduzione: R. Serrai
Ed. Italiana: Giunti, copertina
flessibile, 448 pagine,
Anno (Italia): 2020
Euro: 14,00
Visto l’entusiasmo provato alla fine del primo romanzo, e visto quanto è raro per me trovare una saga YA che possa davvero
apprezzare, se avessi un cuore ora mi si spezzerebbe per la delusione. Victoria
Schwab infatti con questo secondo e ultimo episodio della saga de I mostri di Verity a mio avviso non
mantiene le aspettative e non riesce a tener testa al mondo da lei creato,
dando vita a una storia raffazzonata dai toni a dir poco sbrigativi e dai
contorni poco netti.
Ci sono tanti problemi in questo romanzo, e
sono seri.
DUE RIGHE DI TRAMA
Sono passati sei mesi da quando le strade di
August e Kate si sono separate: Kate si è
trasferita a Prosperity dove arranca con lavori di fortuna che perde a un ritmo
ridicolo causa comprensibilissimi problemi nella sopportazione dei clienti (5
lavori in 6 mesi, come le scuole nel primo libro...), ma ha trovato un gruppo
di smanettoni con l’hobby di dare chance ai giovani casi umani che prendendola
inspiegabilmente in simpatia la aiuteranno non solo ad avere interazione umana,
nuovi lavori di merda e un tetto sulla testa ma soprattutto a raccogliere
informazioni sui mostri che da qualche tempo stanno infestando la città.
Kate è spacciatrice di caffè
di giorno e Xena di notte.
Bello a questo proposito che per mettere in
buona luce la protagonista e dare un senso alla sua presenza nella storia si
voglia rendere plausibile che una diciassettenne autodidatta sia l'unica
speranza di una città sull’orlo della tragedia quando fondamentalmente fa meno
di quanto potrebbe fare un normalissimo poliziotto: lo dice lei stessa nelle
prime pagine: “aveva affrontato il suo primo mostro la sera
prima, e non era andata bene. Dal momento che, a parte i corsi di autodifesa a
scuola, la sua esperienza complessiva consisteva nell’aver giustiziato un
Malchai legato nel seminterrato del padre e nell’essere stata quasi sbudellata
da un Corsai in metropolitana”.
Che dire, bel curriculum.
Non a caso il suo ruolo in questo romanzo sarà uccidere un paio di mostri, farsi malissimo, diventare una linea telepatica diretta con la nuova specialissima minaccia,
distrarre e picchiare membri della FTF e provare a fare l’esca, fallendo
miseramente anche in quello.
Nel frattempo August continua il
suo lavoro a Verity: entrato ufficialmente nelle truppe FTF per fare la
differenza come desiderava e affiancato da Soro, un nuovo Sunai
simpatico come un furetto nel culo, cerca di diventare un leader, una guida e
il mostro di cui Verity ha bisogno per sconfiggere Sloan che morto
Callum continua a stringere Verity nella sua morsa letale.
I loro cammini si incroceranno di nuovo e
l’amore troverà come sempre la via quando Kate, sulle tracce di una nuova stronzissima oscura
minaccia, il Divoratore di Caos, tornerà a Verity,
e ne approfitterà anche per mettere la parola fine ai mostri del suo passato.
*
I problemi di questo libro si potrebbero
riassumere col fatto che Questo oscuro duetto sia più il preambolo di una seconda serie con cui non
si vede l’ora di incassare che una degna conclusione.
Fin dalle prime pagine tutto grida: “Sequeeeeel”.
Primo: l’inutilissima gang del bosco di Prosperity, giovani che, come tutti i giovani scritti da gente che giovane non lo è più da qualche annetto, si muovono in branco ma per comunicare davvero prediligono gli ambienti di messaggistica virtuale anni ‘90. Accompagnano Kate nelle sue scorribande notturne tramite auricolare (una bella mossa considerando che da un orecchio Kate è sorda, quindi se sente le loro cazzate di certo non sente i rumori dell’ambiente circostante), e vorrebbero cacciare i mostri insieme a lei convinti forse che si tratti di una sessione VR-compatibile di Doom.
Kate non ci pensa proprio a farli partecipare.
In effetti già fa schifo lei…
L’autrice ci tiene a descriverceli nel modo più riconoscibile, sympa e g-g-giovane che riesce a concepire, con capelli particolari tinti di strani colori, etnie e preferenze sessuali variegate di modo da irretire una vasta gamma di potenziali lettori a cui tutti quei caucasici del primo romanzo potrebbero stancare, ma tutti si confondono nella memoria di chi legge in un’inutile nebbia indistinta.
Quando Kate arriva a Verity e già ce li siamo
dimenticati, o così accadrebbe se non fosse per il fatto che l’autrice proprio
non vuole che ciò accada e ci martella in continuazione le gonadi con Kate (la
dura Kate, la tosta Kate, la Kate “Ehi,
tu, fuori dal mio attico!”) che rivolge sempre loro dei cari pensieri, che
cerca di contattarli, che scrive loro messaggi toccanti con un recap delle
puntate precedenti perché, e la manovra non è per nulla smaccata o
scorreggiona, autrice, quasi certamente possano prenderne il
testimone e caricarsi
del suo fardello di cacciamostri in quel di Prosperity, dove l’invasione dei
mostri è appena cominciata.
Secondo: vengono introdotti nuovi mostri che agiscono in via esclusiva a Prosperity (dove c’è meno violenza ma un’economia corrotta), esseri che si nutrono di cuori, divoratori di caos, che puzzano lontano un miglio di “tornerò nella parte due”, visto che a nessuno di questi, compreso quello che in questo volume dovrebbe ricoprire un ruolo fondamentale essendo il motore dell’azione, viene concesso spazio, spessore, o una coerenza di fondo.
Tra le cose che proprio non vanno di questa
creatura, il DdC (Divoratore di
Caos) sarebbe un essere incorporeo che però può farsi rinchiudere in un tessuto d’oro in cui,
spiegano, dormiva Callum per proteggersi dai mostri.
I casi sono due, o Callum ci dormiva con una
bombola d’ossigeno sotto a questo lenzuolo dorato o questa è una cazzata,
perché se non ci voleva soffocare dentro o tener fuori la testa per farsi
decapitare come uno stronzo questo tessuto speciale doveva traspirare, e dai
buchi il fumo, posso assicurarlo, esce.
Quindi non dovrebbe essere possibile catturare
il DdC.
E già così mezza trama va ai maiali.
Terzo, non ci si prende la briga di spiegare in cosa consista la connessione tra Kate e il DdC, cosa che fa pensare che probabilmente lo ritroveremo in futuro e l’autrice non vuole bruciarsi tutto subito, oppure che non sa spiegare in modo coerente una cosa resa inutilmente complicata da lei.
Nonostante praticamente si assista a questa
possessione dall’interno l’unico modo in cui questo legame viene reso sono
Inutili
e incomprensibili
ammucchi di
parole
emo
che fanno
volume.
E il senso di questo legame è solo quello di
dare una scusa alla protagonista per tornare a Verity a interagire con
August dando un senso al titolo e facendo la gioia di chi vive per le ship con
una mezza scena porno soft.
Per tutto il libro Kate infatti scopre che il
mostro sta seminando morte e distruzione tra i membri della FTF mentre questo è
già in azione, quindi quando arrivano i soccorsi sono già tutti morti, o quasi.
E’ sempre Kate a scoprire che il mostro è in mano a Sloan ma di nuovo saperlo non
serve a nulla perché sono tutti talmente impegnati a dubitare di lei e a
perdere tempo dietro alle cazzate che Sloan ha tutto il tempo di portarglielo
dritto in braccio con un piano alla Yosemite Sam.
Di questo legame si sa solo che il mostro ti entra dentro e questo fa salire in superficie i tuoi demoni interiori al punto da portarti in uno stato di lucida follia e spingerti ad attaccare qualsiasi essere umano nelle vicinanze al fine di portare quella che personalmente definisco “la pace di Thanos".
In teoria quindi una persona già di suo
violenta e poco incline alla vita sociale, che lotta tutti i giorni con dei
demoni interiori decisamente sopra la media tra cui il senso di colpa per
essere responsabile della morte di sua madre come Kate dovrebbe
sbroccare prima degli altri e farci detonare un’atomica su Prosperity. Invece no,
perché lei è anche dotata di granitica forza di volontà.
Quindi, siamo portati a pensare, se una
diciassettenne riesce a controllare questa cosa di certo un gruppo di soldati
adulti e addestrati a combattere i mostri quale è la FTF dovrebbero poter fare
altrettanto, o addirittura meglio, senza problemi…
Spoiler: no, non ci riescono.
La diciassettenne sì, i soldati della FTF no.
Ma a loro difesa nessuno sembra prendersi
nemmeno la briga di spiegarglielo.
Quarto punto che puzza di “ormai ho la testa in vacanza a Prosperity” è la chiusa raffazzonata e sbrigativa delle trame precedenti.
La Schwab ha creato una situazione troppo
complessa per sbrogliarla in due volumi, almeno uno in più sarebbe servito:
perché lo stallo messicano in cui sono incastrati da mesi la parte sud e la
parte nord di Verity anche a causa delle tensioni all’interno dell’FTF, la
riflessione sul potere, sulla natura dei mostri, su quanto un ideale possa
sopravvivere a un uomo e su cosa renda davvero umani (e se l’umanità sia o meno
una debolezza) non sono cose da sbrogliarsi in 20 pagine.
In più occasioni la Schwab sembra solo aver fretta di chiudere la storia di Kate e August per passare oltre, a raccontare le avventure della Gang di Prosperity e continuare all’infinito questo gioco della caccia al mostro, cosa che non è rara nei prodotti americani. Si strizza la rapa finchè persino la terra in cui si trovava la rapa non diventa sterile.
Il risultato a livello narrativo è quasi
disastroso.
Non puoi tenermi capitoli interi su Kate che
stronzeggia a Prosperity sentendosi il Batman di Miller e litiga coi clienti
maleducati di un bar e poi raccontarmi in 50 pagine scarse (SPOILER)
la guerra definitiva che porta alla
fine del dominio di Sloan sulla città (e far andare via buona parte dei mostri
per trovare il campo sgombro perché non sai descrivere una scena di lotta che
preveda più di tre personaggi non è una grande soluzione narrativa).
Così
come non puoi crearmi a inizio romanzo quella tensione praticamente sessuale, quasi edipica, tra Sloan che brucia
dal desiderio (di vendicarsi di Kate) al punto da uccidere sistematicamente e
brutalmente giovani che le somigliano, per poi buttarla tutta in merda con un “Bleah, il suo sangue ha un brutto sapore,
prenditela te Alice!” (FINE SPOILER)
Rivedi seriamente le tue priorità narrative,
sorella.
Poco chiaro addirittura il processo di creazione dei mostri e il ruolo dei Sunai, che dovrebbero essere il fulcro di questa saga: sappiamo infatti che il mostro nasce da un peccato di tipo violento (“semplice” aggressione, omicidio, omicidio di massa), e che l’anima del peccatore si tinge di rosso a seguito di questo accadimento, cosa che permette a un Sunai di riconoscerli e giudicarli.
Si darebbe per scontato che, visto il forte
legame che esiste tra peccatore e mostro (Sloan è una copia “vampiresca” di
Callum, Alice, una nuova Malchai
che calca le scene per chiudere in modo stupido la sottotrama della
protagonista, è la copia “sbagliata” di Kate), e visto il ruolo chiave che
sembrano ricoprire i Sunai, recidere l’anima del peccatore porti alla
distruzione o perlomeno all’indebolimento del mostro.
Callum però è stato giustiziato da August, ma
Sloan è ancora lì.
Quindi eliminare il peccatore non elimina il mostro.
E allora il Sunai a che minchia serve?
Non si sa, infatti a ogni romanzo ne inventano
una: a questo giro August con la sua musica calma i feriti e i malati,
ma nonostante sembrasse aver imparato grazie a Kate che si può avere l’anima
rossa ma non meritare di morire, a questo giro la lezione sembra essersi resettata
per amor di drama nonostante
eliminare dalle file della FTF i peccatori voglia dire nel pratico indebolire
le proprie file di elementi che potrebbero rivelarsi preziosi. Alla prossima
indosserà un mantello e si farà chiamare Capitan Verity o resusciterà i morti
come Gesù.
Infine, nonostante ci sia stato detto molto chiaramente e a più riprese che I Malchai nascono da un omicidio e i Sunai da omicidi di massa, ora improvvisamente per giustificare la sua cattiveria e il suo ruolo di dominio, o perché all’autrice pesava il culo inventarsi un nuovo cattivo, Sloan diventa il frutto di un massacro operato da Callum.
Con le inutili complicazioni e le incoerenze di
questa trama ci si può scrivere un altro romanzo n’altro po’.
*
Quello che era il vero punto di forza del primo romanzo, i personaggi, qui restano comunque quello che spinge a dispetto di tutto di arrivare alla fine di questo libro, ma sono ben lungi dal raggiungere le vette del precedente capitolo (o forse queste vette non le hanno mai raggiunge e io ero accecata dall’amore).
Kate aveva il potenziale per essere una delle poche tipe toste giustificate ad esserlo: aveva passato la vita a lottare per diventare degna figlia di suo padre, aveva conosciuto solo violenza, voleva essere pronta a tornare in quella Verity dove la protezione di Callum Harker non bastava ad essere al sicuro dai mostri.
Nulla di tutto questo sembra contare.
In questo romanzo Kate diventa una che s’è
allenata a combattere contro i mostri quanto me, però è PAWAH, però si abbandona
brevemente all’amore, però è fragile, però spacca il culo a un mostro che mette
in difficoltà persino soldati armati di tutto punto e dei Sunai. Nulla di nuovo
sotto il sole dello YA.
August sembra direttamente bipolare: gli bastano sei mesi lontani da Kate per dimenticare tutto quello per cui ha lottato una vita, per ricacciare dentro di sé la sua parte più umana, quella che soffre nel comportarsi da Sunai, e questo nonostante abbia ancora accanto la sua famiglia, che nel primo romanzo rappresentavano la sua vera forza, uniti a dispetto del non essere legati dal sangue, e ora sembrano un gruppo di estranei.
Solo la presenza di Kate riesce a far riaffiorare la sua umanità, i sentimenti esondano secondo il vecchio adagio molto popolare negli YA secondo cui che tu sia mostro o umano tira più un pelo di fregna che un Saturn V.
Il bello del percorso di August era che non soffrisse tanto perchè in fondo voleva solo trovare la squinzia del cuore, ma perché studiando e ragionando per una vita su tutto lo scibile umano per comprendere il senso della sua nascita per lui l’umanità era diventata qualcosa da perseguire, non su cui ergersi come una divinità. Si avvicina a Kate perché lei lotta in senso opposto, perché è umana ma non vuole esserlo, e non c’era nulla di romantico in tutto questo.
Qua ovviamente essendo un uomo e una donna
tutto può sfociare solo in quella direzione con Kate che gli rivela che: “Nella vita si soffre e sta a
noi dare un senso a questa sofferenza” e lui talmente rapito da questa grande rivelazione da
limonarsela duro sul suo letto.
Tutta una vita a studiare Platone e
Schopenhauer quando bastavano le massime di Osho.
Sui cattivi non c’è da dire alcunchè visto che il più sfaccettato di tutti è l’informe massa di fumo. Qualsiasi collegamento perverso ci fosse tra Sloan e Alice con Kate viene mandato in vacca dall’impietoso meccanismo della letteratura per ragazzi che impone di non andare mai troppo oltre quando si descrive qualcosa di malvagio. Da sadica deliziosamente infame Alice si fa macchietta, da re di una stirpe mostruosa Sloan si fa Elmer Fudd a caccia di Bugs Bunny.
*
Una nota di (de)merito particolare infine per la casa editrice Giunti, che fa pagare un ebook 9 euro (14 il cartaceo, e se non erro la prima edizione costava 18 ma non ho il cuore di controllare) e poi non si vergogna di far comparire nel testo frasi strane all'orecchio, tempi verbali completamente cannati nel contesto ed errori di traduzione giustificabili solo alle medie.
Le più memoriabili sono una doppietta beccata a
metà libro:
- “Una volta ti ho odiato”
Qui Kate sta spiegando ad August quanto prima lo odiasse per il
suo desiderio di essere umano, che lei proprio non comprendeva. Sarebbe stato
più corretto scrivere “una volta ti odiavo” o “c’è stato un tempo in cui ti ho
odiato” visto che è stato un sentimento continuativo nel tempo. Perché “una
volta ti ho odiato” sembra che lei lo abbia odiato quella volta in cui lui le
ha rubato il posto al parcheggio.
- "Non dovrebbe stare qui."
"ORA, ORA..." iniziò
Ani. "La FTF accoglie tutti..."
Per i non pratici della lingua anglofona,
sarebbe la traduzione alla lettera dell'inglese "Now now", da tradurre "Su, su..."
Al di là di errori umani da parte di un traduttore che non mi sento di demonizzare, sono cose che specie nella letteratura YA avvengono davvero troppo spesso e sarebbe il caso di smetterla, come lettori dotati di sensibilità e intelligenza, di chiudere entrambi gli occhi e accontentarsi.
Comincio a pensare che queste traduzioni
vergognose a fronte di un costo importante per le nostre tasche non siano solo
colpa delle case editrici che giocano al risparmio usando per i libri che
reputano di minor valore (ma che fanno pagare come una Divina Commedia
illustrata dal Doré), traduttori che o non hanno le capacità di fare questi
lavori o non hanno il tempo di farlo bene e vengono pagati troppo poco per
impegnarcisi, ma anche nostra come
consumatori.
Comprando comunque questi libri privi di un
controllo editoriale serio li incoraggiamo a perseguire questa strada e continuiamo
a permettere loro di non rispettarci come lettori, ma a farci trattare solo
come mucche da mungere.
Poi naturalmente è colpa degli sconti del 15%
di Amazon se in Italia si legge poco...
Giudizio finale:
Potenziale buttato ai maiali, come il mio cuore |
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