Autore: Rick
Riordan
Traduzione: L.
Melosi, L. Baldinucci
Ed. italiana: Mondadori, copertina flessibile, 473 pagine
Anno (Italia):
2018
Euro: 13,00
Una musulmana e un ateo si incontrano al Valhalla…
Sembrerebbe l’inizio di una
barzelletta, invece è solo la sensazione da barzelletta che dà leggere questa
seconda avventura letteraria di Riordan dedicata a quei lobotomizzati degli dei
di Asgard. Mi mette in seria difficoltà dare un voto finale a questo libro,
perché molto altalenante e schizofrenico nella resa: ci sono parti
incredibilmente graziose, addirittura commoventi, intrecciate a parti che
meriterebbero solo la pace delle fiamme.
E questa cosa mi irrita a morte.
DUE RIGHE DI TRAMA
COME SEMPRE
Sono trascorse 6 settimane
dalla fine di La spada del guerriero, dalla scoperta dei perfidi piani di Loki
e dall’incontro di Magnus con il divino padre Freyr. Magnus entra in un caffè con Samirah al-Abbas e la capra di Thor, Otis:
SPLASH.
*pausa per permettere a chi
legge di smettere di ridere*
Otis informa i due semidei che
il martello di Thor è ancora non pervenuto, cosa che sta cominciando a creare
scompiglio: i giganti (jotnar) infatti stanno cominciando a subodorare che Thor
non sia al massimo della potenza e questo li sta rendendo inquieti. Si stanno
cominciando ad ammassare ai confini di Midgard e presto potrebbero attaccare.
Perché nessuno tranne loro può
sapere della scomparsa del martello?
Perché se la notizia
trapelasse sarebbe un disastro: tutti finirebbero per sapere della scomparsa
del martello, e pare che le divinità
guerriere norrene non possano allearsi per andare a recuperarlo e fare un
mazzo così a qualunque anima sfortunata e incosciente che abbia deciso di
prenderlo al legittimo proprietario.
E perché
devono andarci per forza il figlio di un Dio dell’abbondanza, una figlia di
Loki, un nano modaiolo e un elfo sordomuto? Presumo perché da libro uno sono
gli unici a sapere della scomparsa del martello e Thor non si fida a far
trapelare la notizia per non creare scompiglio. Ma rimando alla domanda
precedente, perché diamine delle divinità guerriere che passano il tempo a
picchiarsi non dovrebbero vedere l’ora di picchiare dei giganti, alleandosi per
un bene superiore?
Lascia pure
che Thor sia un cretino che il martello lo perde sempre, direi che ci
sono in gioco cose più importanti del perculare Thor perché perde la roba, no?
No.
Un misterioso figuro
incappucciato, come da tradizione noir che si rispetti anche se nulla di questa
saga è solo vagamente noir, uccide la capra Otis proprio mentre li sta
aggiornando sul caso e gli sta suggerendo di recarsi al tumulo norreno di Provincetown, creando giustamente un po’ di
scompiglio all’interno del bar, ma non tanto quanto si penserebbe visto che
Magnus può comunque correre via alla ricerca del misterioso capricida. Facendoselo scappare perché Magnus in battaglia è inutile.
Nel frattempo qualcosa sembra
rodere Samirah, ma devono volare maiali prima che Riordan si decida ad
accantonare tutta questa inutile suspense.
Samirah, ve lo anticipo io perché se aspettiamo loro si fa Ragnarok, ha reclamato l’anima di un altro figlio di Loki,
Alex, con cui non è che ci sia proprio questa sintonia, e il suo divino padre
le ha intimato di sposare il gigante Thrym. Ma visto che non ama questo
gigante da quando aveva 12 anni questo
specifico matrimonio combinato da suo padre la riempie di furiosissimo sdegno.
"Sono una valchiria, ma sono anche una donna!" |
Ritornato al Valhalla Magnus
conosce Alex Fierro, un argr (termine spregiativo che va a
indicare un uomo effeminato, ma come al solito la suspense ci uccide e non ce
lo diranno prima di molte, troppe pagine) che al momento afferma di essere una
ragazza. Alex è infatti genderfluid e transgender, e in quanto figlia di Loki è
anche capace di mutare aspetto a piacere, cosa che la rende letteralmente di genere fluido. E’ anche
decisamente sopra le righe: veste da ribellina, spacca la sua stanza appena
arrivata e non si pone il problema di decapitare Magnus con una garrota
d’acciaio per impedirgli di diventare un pericoloso tramite mentale per Loki, il quale nel
bel mezzo di una battaglia contro un drago decide di metterlo al corrente del
suo machiavellico piano grazie alla connessione di sangue con suo zio Randoph.
Magnus dovrà portargli “il dono della sposa” entro 5 giorni.
Cosa che ovviamente non ha intenzione
di fare ma che immancabilmente farà, perché non ha ancora capito come lavora
Loki. E’ figlio del dio dell’abbondanza, mica del dio della gente sveglia, del
resto.
Recuperati i suoi amici di
sempre Blitzen e Hearthstone, perché
sembra che in tutto il Valhalla non ci sia altra gente competente, comincia
l’epica ricerca di Magnus per impedire questo matrimonio combinato non
approvato da Samirah a differenza dell’altro, e già che ci sono la liberazione
di Loki. Un viaggio che li porterà ad affrontare non-morti, elfi, futuri mariti
islamici che rischiano la pazzia quando la promessa sposa ti racconta che Odino
esiste, divinità ubriacone e scoreggione, e tutto per recuperare la spada e la pietra Skofnung e il martello di Thor,
impedire il matrimonio di Samirah e ritardare il Ragnarok: intanto Magnus
comincia a provare teneri sentimenti d’amore per Alex…
*
RECENSIONE
Questo libro è dimenticabile.
In senso letterale, perché
arrivato alla fine non ricordi buona parte di quanto accaduto per quasi 500
pagine: sembra un videogioco, un gruppo
di gente che fa cose e supera vari livelli di difficoltà fino al boss finale,
ma quando il tuo protagonista è figlio di una divinità pacifica dell’estate fai
fatica a vedere un po’ d’azione, anche se ogni tanto per tenerti sveglio
Riordan fa lanciare un’ascia a Samirah.
Continuo poi a non capire
molte scelte di Riordan:
► Questa voglia di mantenere una
costruzione narrativa alla Percy Jackson, con eroi semidivini che vengono inviati dagli dei a fare delle missioni
in loro vece perché loro per qualche motivo non le possono compiere pur essendo
divinità.
Perché se uno vuole essere
proprio fiscale questo tipo di semidei nella mitologia norrena non esiste:
esistono umani con una forza spropositata, tipo i berserker, esistono
figli di divinità appena appena un po’ speciali che vanno a generare dinastie
di sovrani norreni, esistono addirittura figli di divinità pieni di forza e
coraggio come Sigfrido, ma non esiste l’equivalente vichingo di Ercole.
Essere un semidio non ti dà
automaticamente dei superpoteri o ti autorizza a compiere missioni divine. A
questo proposito continuare a mandare avanti una persona che è diventato
Einerji da poche settimane e che a questo giro non ha nemmeno una profezia ad
eleggerlo come prescelto è una stronzata, quando nel Valhalla hai persone che
si allenano da millenni e lui riesce a fare le figure più da mentecatto a ogni
combattimento. Infatti poi al momento di entrare in azione si fa fregare come
un coglione e non serve a nulla.
► Il cattivo bidimensionale, tagliato con l’accetta peggio di un villain
disneyano.
Loki dovrebbe essere il dio degli inganni e delle
manipolazioni e sembra uno scherziere e manco bravo, riesce a stare
sul cazzo a entrambi i suoi figli perché lui è fatto così, potrebbe avere dei
validi alleati interni e blandirli con ogni sorta di promessa ma ehi, sono il
cattivo, è un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo. Riesce a fregare giusto
Magnus, ma con dei piani assurdi e cervellotici da cattivo di James Bond più
che da divinità delle menzogne.
Persino sua moglie Sigyn (il cui nome significa fedele, ed
è guarda un po’ simbolo della fedeltà coniugale visto che passa i millenni che
la separano dal Ragnarock a raccogliere il veleno del serpente in una coppa per
non farlo colare sul viso del marito) a giudicare dal suo atteggiamento da consorte vittima
di abusi e da come sembra aiutare Magnus e compagnia un po’ sembra avercelo sul cazzo.
Ci ho sperato fino all’ultimo
che a questo giro almeno Alex si rivelasse un/una doppiogiochista, ma quando
mai? Rendere malvagio il personaggio transgender dopo aver fatto tanta fatica a
mettercelo per fare degli immancabili pistolotti sulla necessità di non
discriminare? Cosa folle! Ma ci voglio tornare su questa cosa prima che
qualcuno decida di mandarmi a casa la tessera onoraria del KKK.
► La componente religiosa, inserita a forza a martellate, che va solo a
complicare inutilmente le cose in un contesto in cui già il mondo occidentale,
nello specifico gli Stati Uniti, è affollato da divinità romane, greche,
norrene ed egiziane. Ma sì, colpiamo un po’ il cerchio e un po’ la botte per
non passare da amici del maligno e farsi censurare i libri come Harry Potter.
Samirah è musulmana, e già
questo mi creava delle difficoltà.
Riordan ha pensato alla
difficoltà nel concepire una valchiria emissaria di Odino che crede in Allah
e ha cercato di metterci una pezza: a questo giro infatti Magnus e Samirah
hanno occasione di parlare, e l’occasione di affrontare l’argomento gliela
offre indirettamente Alex, che a quel giro è diventata maschio per fare da
chaperon alla sorellastra e permetterle di vedere il promesso sposo Amir per
chiarirsi, riguardo al suo matrimonio imminente.
“Alex fierro ti… Turba? Voglio dire, il fatto che sia transgender?
Cioè, considerando che sei religiosa, eccetera?”
“Considerato che sono religiosa eccetera ci sono un sacco di cose che mi turbano in
questo posto.”
Che è un bel modo di eludere
una domanda che non era così stronza.
Quindi Alex alla fine dei
giochi la turba o no, visto che afferma che ci sono un sacco di cose che la
turbano della sua situazione di valchiria musulmana? Si potrà mai secondo la
concezione dorata e volemosebbene di Riordan avere una donna di fede monoteista
che affronta in modo esplicito e sincero, mostrando eventualmente anche un suo
limite poi superato con una crescita interiore, quello che per la sua religione
sarebbe un tabù?
Chiaro che no, ipocritamente
si glissa.
Ma i pagani possono dare ad
Alex dell’effeminato.
Nonostante poi a conti fatti
pure Magnus sembri Ken California e col suo potere faccia crescere i
fiorellini, assurdo che la faccenda degli argr sia saltata fuori solo adesso
con Alex…
Si afferma poi che secondo
Samirah gli dei di Asgard altro non sono che potenti emanazioni divine ma comunque subordinate a un unico dio, ed è una cosa che da atea proprio non
riesco a concepire visto che a differenza del suo dio gli dei Norreni sono visibili.
Ti marchiano anche a fuoco lo
zio come una vacca.
PERO’, ed è un grosso però,
una persona molto religiosa giustifica le proprie credenze nel modo che ritiene
più opportuno e non sta a me giudicare i
ragionamenti contorti che portano una ragazza musulmana devota a concepire
Odino come inferiore ad Allah (anche se Odino potrebbe giudicarli benissimo
e decidere di fulminarla o qualsiasi cosa odinica faccia Odino). Anche se
giustificare l’esistenza del suo dio col fatto che non si fa vedere e non
interviene nelle umane vicende, cosa che a Samirah “sembra un comportamento molto più divino e misericordioso”,
pare la solita paraculata religiosa per sbolognare a chi non crede l’onere
della prova.
Amir le darà man forte dopo aver conosciuto Heimdall:
“Capisco cosa intendi dire
sulle divinità norrene. Non sono dei. Chiunque si faccia così tanti selfie con
una spada e un corno d’ariete… Allah avrà anche novantanove nomi, ma di sicuro
Heimdall non è uno di questi.”
“Francamente, neanch'io
considero noi Asi delle divinità. Cioè, dopo che hai visto Thor svenuto per
terra, oppure Odino in accappatoio che urla contro Frigg perché ha usato il suo
spazzolino da denti… è difficile scorger molta divinità nella mia famiglia.”
Ma vaffanculo, Riodan...
Ma Samirah valchiria musulmana
continua ad avere molto più senso di Magnus figlio di Freyr ateo.
Come minchia fa Magnus ad essere ateo?
Per definizione un ateo non crede a nessuna forma di
divinità. Nel momento in cui sei certo di non essere impazzito o
morto mentre battevi le strade con i tuoi amici clochard stile piccola
fiammiferaia se incontri un dio norreno, ci parli, lo abbracci e ci litighi per
la salvezza del mondo, almeno un dubbio ti dovrebbe venire. Non dico che ti dovresti vestire di
pelli animali per andare a ballare nudo sotto la luna ma almeno una regressione nel girone degli agnostici dovresti subirla.
Non per Riordan, pare.
Magnus continua a definirsi a
più riprese ateo e nessuno gli dà del fesso.
Grazia e delicatezza |
► La quota LGBTQ+ a questo giro è forse quella che mi fa più incazzare perché il personaggio di Alex mi piace, e pure parecchio. Anche se il fatto che
abbia una passione per creare vasi di creta è una cosa un po’ pezzotta (posso
creare quello che voglio dalla creta e io sono creta malleabile, che metafora ardita...), ma alla fine
uno sceglie l’hobby che gli pare e la scena in cui ne parla è molto carina…
Che sia genderfluid è
fighissimo, in quanto progenie di Loki, maestro della metamorfosi, che non si fa scrupoli di mostrarsi agli umani e giacere come una
donna, né di partorire.
Il suo potere le/gli permette di assecondare ciò che
sente di essere in quel momento senza, sostanzialmente, modificare ciò che è:
quando è donna non le spuntano due meloni e dei capelli lunghi fino al sedere,
quando è uomo non fa sfoggio di una barba da Patriarca ortodosso. Si veste sempre allo
stesso modo, con un gilet a rombi rosa e verdi, porta i capelli corti con le
punte colorate allo stesso modo, si comporta allo stesso modo.
E’ sempre Alex, in ogni
momento, ma il suo corpo la segue nelle sue transizioni fluide in modo così
sottile che è lei/lui a dover suggerire a tutti (tranne che a Magnus, che per
qualche motivo percepisce il cambiamento nel suo corpo in modo istintivo) che
pronome personale usare.
E’ una persona forte e molto
poco incline ad aprirsi, dal passato costellato da abusi, da un padre che non
riusciva proprio ad accettare quello che era, una matrigna che la guardava con
disprezzo e una madre divina per cui
non prova altro che disprezzo.
Aridaje.
Io ho sperato che a questo
giro Alex non si rivelasse il solito personaggio tsunderino che in fondo
vuole solo l’amore ma un voltagabbana: un figlio di Loki (il cattivo cattivo
tagliato con l’accetta di questa serie di Magnus Chase), astuto maestro dell’inganno che dopo aver rubato il cuore al
protagonista glielo calpesta crudelmente per schierarsi al fianco del divino
genitore. Voglio dire, Loki che cappero li ha fatti a fare sti figli se poi si
fa odiare da tutti? Che cazzo di dio della menzogna sei?
Ma con tutta la fatica fatta
da Riordan per mettere il personaggio genderfluid e pure latino vuoi rovinare
tutto e renderlo cattivo? Non si sa che i personaggi genderfuid possono essere
solo tsunderini buoni come il pane?
Purtroppo a Riordan scatta di
prepotenza il momento pippone inclusivo.
Non fa in tempo a introdurci
il personaggio, non lo sa ancora esattamente che tipo di vita e di eventuali
disagi abbia avuto la persona che ha davanti, che Magnus parte in quarta per
rivelarci che discriminare le persone come Alex è sbagliato.
“Niente esprime di più questo concetto come cacciare il proprio
figlio non eteronormativo di casa e lasciare
che sperimenti abusi, droghe, alte percentuali di suicidio e una condizione di
pericolo fisico costante.”
Ora, intendiamoci, non sono
qui per negare che persone come Alex nella vita vera subiscano tutta una serie
di abusi psicologici e fisici dalla società e dalla loro stessa famiglia, che
vengano abbandonati e lasciati per strada a subire una sorte che non si
augurerebbe al peggior nemico, ed è bello che Riordan ci apra una finestra su
queste problematiche… Il problema è che stai scrivendo un romanzo per
ragazzi, non il saggio di studi sociali del liceo.
Non puoi bloccare la
narrazione di botto per far indossare a Magnus gli occhiali da maestrino
inclusivo e fargli usare parole come non
eternormativo mentre ci rifila un cazzzo di pistolotto moralista: lascia
che la storia di Alex parli per lui/lei, lascia che quello che ha passato
fluisca tra le pagine.
Le parti migliori infatti sono
proprio quelle in cui è Alex a farci capire quanto ha fatto schifo la sua vita.
*
Intendiamoci, i messaggi che
Riordan vuole veicolare sono anche giusti ma a questo giro esagera a premere il
pedale della giustizia sociale, e il risultato è passare dall’essere democratico e inclusivo all’essere facilone e
superficiale:
► Tutti i ricchi sono stronzi, tutti i
clochard sono buoni.
A questo giro a un certo punto
arriveremo a Alfheim, il regno degli elfi, per recuperare la pietra Skofnung e
fare la conoscenza del padre di Hearthstone, il signor Alderman, ricco e influente signore elfico della zona. Alderman è
un vecchio avido e stronzo che incolpa Hearth di tutti i suoi problemi: di aver
lasciato che suo fratello minore morisse divorato da un mostro quando aveva 10
anni, di essere sordo ed essere una vergogna per gli elfi, che sua madre sia
stata messa sotto da un veicolo mentre era distratta dalle offese subite al
country club elfico a causa sua…
Tratta male la servitù (praticamente
schiavi magici).
Pretende che Hearth ripaghi il debito
in denaro per la morte del figlio bravo.
Sfrutta Magnus in quanto figlio di
Freyr, la loro divinità creatrice, pretendendo che partecipi a una festa per
fare una porca figura, se ne sbatte del Ragnarok o del destino dei mondi e
infine si lascia tentare da un anello maledetto
legato al tesoro del nano Andvari. E di nuovo, non a caso a questo giro
Riordan ringrazia Tolkien, ma lungi da me dare a Rick Riordan del plagiaro di
Tolkien.
Qualsiasi paragone sarebbe fuori
luogo.
Insomma, Alderman le ha tutte mentre qualunque
personaggio abbia fatto vita di strada è sempre buono e coraggioso (altro
motivo per cui speravo che almeno Alex si rivelasse una voltagabbana, invece
no, quando te sbagli?), perché nella vita
ha patito, e se patisci sei automaticamente bravo. Potrei passare la
prossima mezz’ora a spiegare quanto essere povero a volte ti incattivisca ogni
oltre umana previsione, come ti spinga a prevaricare contro chi sta solo un
pelo peggio di te, e come non necessariamente un privilegiato sia pezzo di
merda a questi livelli parodistici.
Potrei anche far notare quanto sia
ipocrita da parte di Riordan fare l’amico del popolo, ma mi limiterò a far
notare la cosa.
► Tutta la polizia è classista
e violenta.
Con quello che sta accadendo
negli States di Trump al momento non mi sento davvero di dissentire…
Comunque, tralasciando
l’attualità statunitense, sempre a Elfheim Magnus e Hearth fanno la conoscenza
di due solerti poliziotti elfici che cominciano a trattarli da delinquenti e a
fare i gradassi per il solo fatto di essere in un quartiere un po’ troppo
borghese mentre loro sono vestiti da poveri. Il loro atteggiamento cambia
immediatamente quando scoprono di chi è figlio Hearth ma soprattutto di chi è
figlio Magnus.
Atteggiamento ipocrita e
classista che sembra accomunare tutti gli elfi (mentre di nuovo tutti i giganti
a questo giro sono brutti, grossi, stupidi, imbroglioni e cattivi), tranne
Hearth perché è stato per strada e ha patito a causa di un handicap fisico,
ovviamente. Altra regola, se hai un handicap sei bravo.
► Tutti gli dei asgardiani sono
stupidi.
Se in Percy Jackson gli dei greci
mantenevano una quota-ridicolaggine abbastanza alta, dall’altro lato erano
comuque potenti entità detentrici di saggezza ancestrale e fenomenali poteri
cosmici. Per quanto fosse stupido con la sua tenuta da motociclista, nessuno si
sarebbe mai sognato di far incazzare Ares; per quanto fosse vanesia e
superficiale Afrodite era una dea molto arguta su certe questioni relazionali.
Ritrovarmi a questo giro Thor che rutta e scoreggia con la moglie Sif che si
vanta di essere un trofeo (e che in dirittura d’arrivo ci fa la moraletta
femminista sul fatto di non giudicare dalle apparenze perché regala ad Alex una
garrota elegante), Heimdall ubriaco rincoglionito che si fa i selfie, Loki
descritto a più riprese come un pirla nudo in mutande è un po’ troppo.
Manco a farlo apposta gli unici dei normali sono sordomuti,
Vidar e Sigyn.
Per
un libro che fa appello a una mitologia basata sull’equilibrio precario come
quella norrena, in generale è tutto un po’ troppo bianco o nero.
*
Sul fronte PERSONAGGI nonostante tutti i tentativi di Riordan i due protagonisti risultano di
un’antipatia e stupidità mai viste.
Magnus è il
protagonista che, come Alex, aveva delle premesse interessanti nel libro
precedente, e ogni tanto ci ricorda della sua particolarità, un semidio che sta
in disparte, che spesso può solo “curare le ferite” dei suoi
amici invece di combattere le loro battaglie. Che può solo “rinunciare e piangere come se fossero morti” nel momento
in cui si trova di fronte qualcuno che non vuole essere salvato, ancorato com’è al passato.
Ma qui, dove si gratta un po’ più la
superficie, si rivela a conti fatti il personaggio più inconsistente dell’arsenale di
Riordan: è chiaramente la voce dell’autore ficcata a forza nella storia,
un diciassettenne che spara battute pop degne del Percy dodicenne ma quando si
tratta di farci la lezioncina di fronte a ogni ingiustizia sociale che
sperimenta dall’alto del suo essere un ricco romanziere un povero ex
clochard con amici provenienti da uno spot Benetton che ha sofferto nella vita
usa parole come non eteronormativo.
Un tizio che un secondo prima dà tutti i suoi soldi ai clochard e quello dopo
ti mangia la faccia per averlo guardato male. Alex prova a mettere una pezza
all’incoerenza del personaggio dicendo a fine romanzo che Magnus è un tenerone che gioca a fare il duro.
Del resto ha vissuto per strada.
Ha senso che sia guardingo verso l’autorità,
che abbia pregiudizi, che tenga la guardia alta e che possa instaurare un
rapporto di istintiva simpatia verso persone che hanno avuto una vita di merda
da minoranza bullizzata quanto lui. Ma questo dissidio interiore non si nota mai. Magnus è solo una scusa per dimostrare
che Rick Riordan è g-g-giovane, moderno e inclusivo.
Salve, sono Magnus Chase, il vostro figlio di Freyr prediletto, e ora vi insegnerò che essere razzisti e omofobi è brutto... |
Samirah se
possibile è peggio.
Tutto il suo dissidio religioso
monoteista è davvero il meno, anzi è la cosa più sensata all’interno di questo
ignobile pastrocchio, ma anche lei pecca di continua e sistematica
incoerenza perché altalena senza soluzione di continuità tra una musulmana
devota e tradizionalista e una moderna donna pawah che oggigiorno vende sempre.
Anche se superficiale come in questo caso.
Un secondo prima prega a Est e
quello dopo ammazza un (finto, ovviamente) bambino gigante. Un secondo prima vuole
essere libera e meravigliosa come il vento, volare, spaccare le teste ai
giganti, essere l’agente speciale di Odino (lui le dà la possibilità di
rinunciare all’incarico in modo permanente alla fine del primo libro, voglio
ricordare), ora dice a Magnus che alla fine di questo pasticcio vuole chiudere
con la vita da valchiria, fare il college, fare la pilota e ovviamente sposarsi.
Un secondo prima si gasa per il suo matrimonio combinato con un suo lontano
cugino, poi si ribella con ogni fibra del suo essere a un altro matrimonio
combinato. Ciccia, che Amir ti piaccia e Thrym no non rende il matrimonio combinato a 18 anni una cosa
buona e un vezzo culturale innocuo ed esotico.
Parentesi
doverosa, visto che voglio far capire dove voglio andare a parare: ai tempi di Percy Jackson fu chiesto a Rick Riordan se Percy e Annabeth
si sarebbero sposati e Riordan ha detto che per il momento questo non sarebbe accaduto. Sarebbe stato strano dal momento che erano molto giovani.
Ora, perché
improvvisamente che Samirah sappia di amare perdutamente il cugino da quando
aveva 12 anni, che abbia concordato coi nonni di sposarlo anni addietro e sia convinta di sposare fisicamente Amir a 18 anni non sembra presentare nessun problema? Cos’è mai che differenzia Annabeth e Percy da Samirah e Amir?
Vi lascio qualche secondo per
rifletterci con l’ausilio di qualche fanart che non è assolutamente fatta da me e immagine dal film…
Percy e Annabeth |
Samirah e Amir |
Di nuovo, nel caso in cui non siate stati attenti:
Percy e Annabeth nel film "Percy Jackson e il mare dei mostri", dove si sono ricordati che lei era bionda... |
Samirah e il suo vezzoso copricapo esotico... |
Non so, è di cattivo gusto supporre
che il problema è che Samirah è una musulmana quindi deve far per forza parte
della sua cultura sposarsi a 18 anni (e non, per dire, una volta terminato il
college se ancora si piaceranno, hanno il timer incorporato) con un marito illuminato che mentre
prepara i suoi falafel la fa studiare e prendere lezioni di volo invece di
ancorarla all'attività di famiglia mentre Annabeth è una sofisticata donna
caucasica americana che invece può aspettare e fare cose?
Tralasciando poi il problema culturale,
caratterialmente Samirah si comporta da stronza egoista incosciente con Amir.
A inizio film Loki si presenta a casa
dei suoi nonni per combinare il matrimonio con Thrym e annullare quello con
Amir, a che pro non si capisce visto che a dire della stessa Samirah dopo 5
minuti i suoi nonni e i genitori di Amir sanno solo che i due hanno litigato ma
non ricordano nulla di sposalizi con giganti e dei norreni.
Dov’è il pathos?
Dov’è il senso?
Perché Loki è un dio totalmente rincoglionito?
Perché Magnus è ancora più
rincoglionito visto che si fa fregare da lui?
Comunque, Amir è ancora giovane e la
sua mente è più plasmabile a concepire l’esistenza di questi dei: con una mossa di empatia e gentilezza degna della
gente che confida le corna al partner per mettersi la coscienza a posto
anche se sa che la cosa li farà stare malissimo Samirah decide di raccontare tutto ad
Amir.
E intendo proprio tutto.
“Amir,
sono una Valchiria, lavoro per Odino, gli dei norreni esistono. Volo a
raccattare anime di guerrieri morti valorosamente in attesa del Ragnarok e Loki,
dio degli inganni, è mio padre. Loki mi ha appena ordinato di sposare un gigante ma tranquillo, io amo solo te”
“…
Ok. Puoi darmi una dimostrazione di ciò?”
“No,
scusa, se provo a volare a comando davanti a dei mortali non mi riesce, è un
meccanismo di difesa, tocca fidarti. Però posso portarti al ponte dell’arcobaleno
a vedere il dio Heimdall”
“Sensato.
Fai strada, però portati un parente uomo che ci faccia da chaperon, poiché siamo musulmani molto ancorati alle tradizioni.”
La logica ormai ci ha totalmente
abbandonati.
Tralasciando tutto ciò, quello che Samirah
voglio sperare non sapesse ma poteva anche immaginarlo visto che è una cazzo di
valchiria e lavora per il cazzo di Odino, è che forse vedersi apparire davanti
la visione di un dio pagano potrebbe essere troppo da sopportare per una mente
mortale. Verrà detto esplicitamente, infatti, che se Magnus non lo avesse
toccato per caso e guarito la mente con i suoi poteri guaritori sarebbe
letteralmente impazzito.
E a questa imbecille non è passato
nemmeno per l’anticamera del cervello.
Così come non le è passato per il
cervello nemmeno di dire tutto del suo matrimonio imposto col gigante Thrym fin
dall’inizio a Magnus per farsi aiutare invece di fare la misteriosa per la
solita suspense a caso.
I compagni
del 19esimo piano ancora una volta sono un inutile deus ex machina finale che salta fuori a fine storia quando si
tratta di menare un po’ le mani contro un gruppo di energumeni visto che
abbiamo già appurato che Magnus non è il tipo di semidio norreno che picchia.
Jack talmente
fuori luogo e irritante da far bestemmiare.
E Loki è un
cretino, ma avendo a che fare con dei e semidei più cretini di lui deve venire
per forza liberato a fine storia, anche perché forse sembrerebbe stupido
continuare a battersi contro uno stronzo legato a una roccia in perizoma.
Neanche la dignità di un paio di
boxer, Rick…
Alla fine dei giochi il martello viene
restituito a Thor, il Ragnarok si fa sempre più imminente, il dio dei
rincoglioniti è libero e si è recato a completare la nave Naglfar (la nave
composta dalle unghie dei morti su cui radunerà la sua armata il giorno del Ragnarok: anche se viene da chiedersi perché cacchio voglia far partire comunque il Ragnarok, se è destinato a perire per mano di Heimdall, ora che è libero) e alla nostra Gang del Valhalla aspetta un
lungo viaggio in mare da cominciare non appena, tra qualche mese, i ghiacci del
nord cominceranno a sciogliersi. Come faranno a solcare i mari visto che l’unica
divinità marina norrena vista finora è un’accumulatrice totalmente rincoglionita?
Vi lascio qualche secondo per pensarci
con l’ausilio di qualche screenshot.
A Bar bar bar bar Barbara Ann...♫ |
... Oh Barbara Ann Oh take my hand, Barbara Ann♫♪ |
♫You got me rockin’ and a rollin’ rockin’ and a reelin’ Barbara Ann Bar Bar Bar Barbara Ann♪♬ |
Domanda: perché Magnus si è confidato con Annabeth alla fine del romanzo precedente?
Esatto, per permetterle di chiamare in soccorso il maschio, ovvero il
fidanzato Percy, figlio di Poseidone.
Avete vinto un premio di Sif fatto di caccole.
Avete vinto un premio di Sif fatto di caccole.
*
Insomma, in conclusione non posso
che dirmi molto delusa di questo romanzo, anche se non me la sento di bocciarlo
in toto. Nelle scene in cui Riordan non cerca di fare il simpatico e non cerca
di farmi la lezioncina morale riesce anche a toccarmi un po’ il cuore con delle
scene molto carine (che puntualmente manda in merda due secondi dopo).
E’ comunque una storia che
intrattiene il suo target.
Una storia che sono curiosa di
continuare per vedere in che modo la sbroglierà nel terzo e ultimo volume di questa saga, anche se a questo punto non è che ci conti molto in un salvataggio dignitoso in extremis per il povero Magnus.
RICK RIORDAN - Magnus Chase e Gli dei di Asgard:
Giudizio finale:
Inclusività e umorismo forzati vanno a rovinare una storia educativa e divertente |
RICK RIORDAN - Magnus Chase e Gli dei di Asgard:
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La tua opinione è importante anche se non sei d'accordo con quello che ho scritto e mi fa sempre piacere scambiare due parole con chi si prende la briga di leggere quello che scrivo.