martedì 30 giugno 2020

[Recensione] SAKURAGARI - ALL'OMBRA DEL CILIEGIO

Sakuragari - All'ombra del ciliegio (vol. 1 Planet Manga)
Testi e Disegni: Yuu Watase
Tankobon: 3 (completo)
Edizione it.: Planet Manga
Anno 1° edizione it: 2012

Sakuragari, ovvero: perché sarebbe utile controllare gli avvertimenti e almeno una breve sinossi pur se dotati di una ferrea politica anti spoiler PRIMA di approntarsi a leggere qualcosa proveniente dal Sol Levante, anche se l’autrice la conosci già e pensavi di trovarti davanti un manga storico o al limite uno shojo.

La premessa doverosa che occorre fare è che non sono questa grandissima amante del genere yaoi, e non perché sia contro l’amore omosessuale o che: gran parte delle ship per cui mi esalto durante la visione o la lettura di programmi a cui mi appassiono particolarmente sono di stampo yaoi (e spesso e volentieri nemmeno legali, *coff coff*), dal momento che sono i personaggi di sesso maschile a risultare immancabilmente i più interessanti. Ma nel momento in cui la storia diventa esplicitamente a sfondo omosessuale per qualche strana magia giapponese i personaggi 9 volte su 10 smettono di essere interessanti e diventano cliché eterosessuali stile America Anni ‘50, la cui caratterizzazione inizia e finisce con la soap opera in cui sono coinvolti.
Questo manga non fa eccezione solo perché ci sono gli stupri e i suicidi.


DUE RIGHE DI TRAMA
La storia è ambientata a Tokyo, negli anni ’20, nono anno del periodo Taisho.
Un giovane e brillante studente di nome Tagami Masataka si trasferisce in città dalla campagna ed è in cerca di lavoro per potersi mantenere agli studi durante l’ultimo anno di scuola superiore e iscriversi poi all’università. Nonostante la profonda crisi economica in cui vessa il paese, riesce a prestar servizio nella sontuosa villa della nobile famiglia Saiki. Arrivato dai Saiki però nessuno gli spiega dell’esistenza del campanello, quindi il nostro intelligente e studioso protagonista decide giustamente di scavalcare il cancello in cerca di qualcuno che lo accolga.
Pensa se era stronzo...
Stranamente viene scambiato per un ladro.
Masataka, che è intelligente, fugge invece di spiegare la situazione.
Mentre arranca alla cieca sperando che nessuno gli sguinzagli addosso dei cani o gli spari come sarebbe logico fare in quella situazione (ma a quel punto la storia finirebbe in 30 pagine), arriva di fronte a un enorme albero di ciliegio in fiore, dove troverà l’altro protagonista: un misterioso e affascinante giovane omino mezzo inglese dai lunghi capelli castani e dalle fattezze androgine, ovvero il marchese Souma, erede dei Saiki, che dopo lo scambio dei soliti convenevoli gli chiede di porre fine alla sua vita. Masataka, che è intelligente, invece di fuggire da quella che già si prefigura come gabbia di matti (e ancora non sai quanto), si limita a rifiutare educatamente, come se Souma gli avesse proposto di cambiare operatore telefonico.
"Ciao giovane studente povero, ti va di porre fine alla mia vita?"
"Guarda, come accettato."
Masataka a questo punto dovrà fare i conti non solo con i fantasmi del proprio passato di bimbo povero, ma soprattutto con un’escalation di drammi e disgrazie che vedono come protagonisti i membri di questa antica e nobile famiglia, di cui ormai sopravvivono solo Souma, suo padre e la misteriosa sorella minore Sakurako, una normalissima ragazza giapponese di nobile famiglia dai capelli bianchi e gli occhi scarlatti che vive da 10 anni in completo isolamento, ha come hobby il vouyerismo e quando qualcuno soffre o si fa male ride come Light Yagami.


"Lei è una giovinotta a modo, mi ispira fiducia questa magione"
Tra il giovane e ingenuo Masataka e l’altero ed efebico Souma viene a crearsi una sorta di istintiva simpatia: Masataka vede in Souma una sorta di fratello maggiore gentile, qualcuno di successo da ammirare e di cui seguire le orme; Souma vede in Masataka un giovane puro, sincero, e trova rinfrancante il suo affetto disinteressato.
Per ringraziarlo di tutto ciò lo stupra.
Masataka deve affrontare non solo il trauma e la vergogna di una simile violenza ma anche la gente che tutto intorno a lui ignora ipocritamente quanto accade dietro le mura di casa Saiki quando non cerca direttamente di fargli del male. E dopo diversi attentati alla sua vita, lutti personali e una scoperta sconvolgente dietro l’altra, Masataka scoprirà inevitabilmente di provare anch’egli dolce amore verso Souma (che sì, lo stuprava per amore ovviamente).

"Ti amo perché sei crudele ma hai sofferto da piccolo."
"Regolare"
IMPRESSIONI SPARSE
L’impressione generale è quella di avere davanti una (fortunatamente breve) telenovela argentina coi kimono e i fiori di ciliegio, dove il drama abbonda e tutto diventa così sofferto e pieno di colponi di scena lacrima strappastorie da fare il giro e diventare comico. Cioè, sarebbe comico se non si prendesse così maledettamente sul serio.
A una certa è pure un'incudine appesa ai maroni.
Non c’è un personaggio che non abbia vissuto traumi e tragedie tali da portarlo a stuprare, uccidere, mutilare, infilzare, travestirsi, avvelenare, tradire, mentire, picchiare, ustionare, impazzire, tentare il suicidio, e tutto questo è normale a quanto pare visto che alla fine della situa Masataka comincia a sviluppare un affetto “sano” (in quanto sessuale e fisico invece di quel disgustoso e finto affetto fraterno che provava all'inizio, cosa lo specifichiamo a fare) nei confronti del suo aguzzino, una volta scoperto del suo passato pieno di traGGedia.
La G extra sta per Godo perché abbusi di me.
"E la b extra di abbusi?"
"Errore di battitura"

50 sfumature di rosa ciliegio lo dovevano chiamare...
Sul lato romance infatti siamo di fronte alla solita storia stronza in cui l’amore nasce dalla violenza e dalla sopraffazione, e il fatto che Souma sia stato a propria volta vittima di violenze orribili dovrebbe giustificare ogni porcata perpetrata ai danni di questo ragazzino, il quale non solo viene picchiato, violentato, umiliato, ma addirittura isolato, persino quando il rapporto tra i due comincia a farsi più disteso.
(Per quanto si possa considerare disteso un rapporto in cui la persona stuprata si fa venire i moti di compassione e poi i tuffi al cuoricino dal momento in cui viene a sapere che il suo aguzzino ha avuto il passato tristanzuolo, e il suddetto aguzzino mette pezze peggiori del buco nel momento in cui si rende conto che forse ha esagerato).
Vediamo Souma emarginare Masataka dai suoi compagni di classe andandolo a prendere a scuola (punendolo se Masataka mostra fastidio e disgusto nel ritrovarselo tra i maroni anche lì), e dalla sua famiglia nel momento in cui non gli fa arrivare cartoline e lettere spedite nel corso dei mesi dal fratello minore e non lo avvisa se non dopo giorni della morte del fratello maggiore. A coronare questa serie di cliché Harmony non potevano mancare i personaggi di contorno i quali, ossessionati dal bel culetto mezzoinglese di Souma, si sfogano contro Masataka non riuscendo a vincere il suo algido cuore.
Masataka per tutta risposta si sente in dovere di proteggere Souma dalle loro mire sessuali, "perché c’hai l’infanzia tristanzuola e io ti amo, pikkolo anciolo mezzosangue".

Si tratta della classica cazzata drama dal finale dolceamaro scritta per ragazzine trasgry e casalinghe annoiate totalmente a digiuno di educazione sentimentale che non hanno idea di cosa comporti davvero un rapporto violento di tale portata, lo romanticizzano, magari lo vagheggiano pure.
Almeno finché non finiscono ad amore criminale.
'ccoddue, non può finire con una storia d'amore una roba cominciata così, mai che l'uke chiami la polizia o ci sia un percorso di redenzione serio che coinvolga uno psichiatra...
E’ il primo manga yaoi di Yuu Watase, e la cosa, ci si creda o no, si nota visto che togliendogli di dosso la patina trasgry Sakuragari è la fiera del cliché di genere: Masataka è l’uke puro che nemmeno si masturba prima di incontrare il pene magico di Souma, votato al martirio e alla sofferenza al pari di tutte le mogli giapponesi abusate e sottomesse presenti in questa storia.
Masataka è una donna etero col pisello, come da manuale.
C’è questo insopprimibile bisogno di far nascere l’amore vero dallo stupro, e intorno a Souma ci sono addirittura le bitches gelosille che si rivalgono con crudeltà sul rivale in amore invece di risolverla cominciando a intrallazzarsi tra loro, visto che ogni tanto già lo fanno.
C’è poi questa voglia di melodramma continuo ed eccessivo, che ricorda più gli espedienti acchiappa-pubblico dei reality che una storia adulta dalle tinte fosche, cruda, amara e violenta che lasci dentro un vuoto in chi legge. Ho sperato fino all’ultimo che a questo giro non sarebbe saltato fuori il romance e che Masataka, semplicemente, sarebbe maturato nella sofferenza interrompendo un circolo vizioso di violenza e lasciando Souma al proprio destino da lagnoso androgino mentecatto, ma non me ne va mai bene una.

I protagonisti sono talmente stereotipati da rendere impossibile provare empatia per loro, per quanto la storia voglia nelle intenzioni dell’autrice ammantarsi di profondità e concentrarsi proprio sulla loro complessità, sulla loro crescita, sul reciproco perdono e l’accettazione del passato:

- Masataka è un’enorme occasione sprecata.
E’ il classico uke puro come un giglio che scalcia un po’, magari si incazza pure a sprazzi ma in fondo in fondo quello che subisce gli piace.
Ha un background interessante e sarebbe stato bello vedere più spazio dedicato al suo rapporto con la famiglia e coi fratelli (certe parti dedicate in special modo al fratello maggiore invischiato prima nella Yakuza e poi nei gruppi antigovernativi arrivano ad essere incomprensibili, perché c'è poco tempo per narrare la storia e bisogna concentrarsi sulle scene pruriginose), anche per fare un parallelismo con la famiglia di Souma, apparentemente più privilegiata della sua ma altrettanto incasinata.
Ma era meglio la soap opera.

Dovrebbe essere un ragazzo intelligente e giudizioso, che ha come unica ambizione nella vita quella di lavorare sodo e diventare una persona rispettabile, che all’amore fisico non ci pensa al punto da non masturbarsi nemmeno (vedi sopra), e finisce per farsi risucchiare in drammi che non lo riguardano e da cui dovrebbe scappare a gambe levate visto che lo distraggono dal suo obiettivo. Non solo, risulta inspiegabile persino la lealtà che mostra nei confronti di Souma e dei suoi psicodrammi.
Il punto è che Masataka è lì temporaneamente.
Non è un servo della casa, la sua ambizione non è lavorarci a vita.
Non ha senso quindi essere tanto leale a una famiglia che lo tratta così da schifo. Però, chiaro, siamo in uno yaoi, dove lo sperma ha poteri magici, una penetrazione violenta fa male “solo la prima volta” (se non altro in tutto sto fiorire di sangue e ustioni la Watase ci risparmia il sangue dall’orifizio dell’uke sverginato) e il passato tristanzuolo dello stupratore basta a perdonare ogni nefandezza.

- Souma è così egocentrico, schizofrenico e inutilmente cattivo con Masataka che onestamente del suo passato triste finisce col fottermi sega, e io adoro i personaggi anche gratuitamente spregevoli che fanno cose orribili (purchè poi la vittima non finisca per innamorarsi di lui). Si pensi ad esempio ad Ade di Hercules della Disney che non ha nulla contro Hercules di per sé, è solo che Megafusto è d’intralcio ai suoi piani, o a Bill Cipher di Graviy Falls che vuole semplicemente portare “caos e divertimento” (dal suo punto di vista) nel mondo e somiglia più a un bambino stronzo che gioca con un formicaio che a un signore del male, e nonostante quello che pensa il fandom me compresa nessuno finisce per limonarselo.
Souma fa schifo e basta per come abusa di Masataka.
Non solo lo ferisce nel corpo (salvo poi dargli i bacini e le carezzine quando altri fanno la stessa cosa, per far vedere alle lettrici che lui è diverso, anche se ti tronca un palo nel sedere a secco, ti tocca in maniera non consensuale, ti nasconde le cose e ti stalkera ovunque lo fa perché ti ama) ma lo fa sentire un deviato per i suoi sentimenti platonicamente affettuosi, gli nasconde informazioni sulla sua famiglia, arriva a presentarsi anche a scuola (rendendogli difficoltoso lo studio, che sarebbe la sua ragione di vita, e spingendolo quasi al suicidio). E per quanto Souma sappia di aver fatto cose orribili, per quanto il suo passato sia davvero triste e non sappia obiettivamente come fare ammenda in modo sani non è giustificabile che Masataka non solo lo perdoni (cosa plausibile) ma addirittura sviluppi per lui dei sentimenti d’amore che non vanno in porto solo perché è Souma ad allontanarlo.


Mo' perché un altro cane ti ha pisciato sull'albero fai il tenero?
Una cosa positiva da dire su tutti i personaggi di Sakura-Gama però è che nessuno è un santo, nemmeno Masataka: la Watase fa attenzione che ognuno dei suoi personaggi, persino quello che dovrebbe essere il tenero dolce Uke ficcato suo malgrado in una situazione più grande e perversa di lui, abbia dei lati oscuri, raggiunga discrete vette di meschinità, e pensieri crudeli persino nei confronti dei propri fratelli. Masataka prova risentimento verso la sua famiglia, cerca la fuga spesso e volentieri (anche lo studio diventa un modo di fuggire e di trovare la sua rivalsa), e ha tanto con cui fare i conti.
Di nuovo, sarebbe stato più interessante vedere meglio sviluppato questo rispetto allo stupro romanticizzato.

Dal punto di vista artistico, Yuu Watase è maturata dai tempi di Fushigi Yuugi: le linee sono molto pulite, le tavole curate, i personaggi espressivi al punto che spesso accantona i dialoghi per lasciare che siano i volti a parlare, in tavole mute molto belle, e nessuno come lei poteva portare su carta i tratti delicati di Souma e rendere onore al suo soprannome, “Bambola occidentale”. Peccato che tutti i suoi personaggi tendano ad essere morbidi e delicati quindi non è che la sua stratosferica bellezza straniera spicchi in particolare in mezzo agli altri giovani uomini del manga. Ha solo i capelli zebrati anziché neri, a sottolinearne la non purezza di sangue.

Ho particolarmente apprezzato il lato storico e il background, al punto che avrei preferito che la storia deragliasse in fretta dal drama amoroso di questi due cretini per concentrarsi su tutto quello che c’era intorno, spesso lasciato in secondo piano causa il poco tempo a disposizione o affidato a degli spiegoni ad uso e consumo del pubblico vecchio (Stanis docet): gli ambienti, i costumi, certe usanze che lasciano decisamente l’amaro in bocca (la compravendita di minorenni, la prostituzione, il rapporto ipocrita con l’omosessualità), è tutto intrigante, anche se tutto narrato in maniera troppo sbrigativa, e fa capire  che l'autrice ha fatto i compiti.
Peccato per tutto il resto, davvero.

*

Insomma, in conclusione a chi consigliare questo Sakuragari?
A chi ama Beautiful e gli Harmony, principalmente, e a chi si vuole sentire trasgressivo e superiore alle ragazzine che leggono solo shojo scolastici e altre “cose per bambini”. 
Voi no, voi siete adulti che leggete di stupry.
A chi ritiene che lo stupro non sia niente di che e possa finire tutto a tarallucci e vino. A chi sente dei pruritini e vuole vedere un po’ di azione sotto le lenzuola ma senza esagerare troppo dal momento che le scene di sesso disegnate dalla Watase sono sì poco romantiche e anche forti rispetto agli standard degli shojo, ma decisamente poco esplicite.
Il che non è nemmeno da biasimare.
Andare oltre col lato sessuale sarebbe stato semplice vouyerismo malato da fanfiction, mentre probabilmente la Watase ha voluto glissare signorilmente, dal momento che bastava già tutta la violenza di contorno a far provare empatia nei confronti di Masataka.
Infine, è decisamente consigliato a chi ama lo yaoi con tutti i suoi irritanti cliché.


Giudizio finale:
Harmony trasgrino ma coi maschi, da libreria della nonna moderna.

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