Casa di Produzione: J.C. Staff
Anno (jap): 2008-2009
Anno (ita): 2011
Distribuzione: Dynit/Rai4
Adattamento dialoghi: Luca Privitera, Lisbeth Damas
Direzione doppiaggio: Maurizio Reti
Episodi: 25
Capita ogni tanto che decida
di andar contro la mia naturale antipatia verso gli anime, con tutti quei
cliché conditi di filler e vocette stronze e forzatissime, e di recuperare
qualche titolo di cui sento parlare spesso dagli amichetti appassionati o in giro
per il web. Spesso mi trovo ad accantonare i pregiudizi e a ritrovarmi di
fronte a delle opere di incredibile delicatezza e complessità.
Non è il caso di Toradora.
Toradora è una creazione dello
studio J.C Staff, a cui devo opere a cui sono molto affezionata come Orphen
lo stregone e soprattutto il delirante Excel Saga e segue le
vicissitudini di Ryuji Takasu, uno
studente in procinto di iniziare il secondo anno delle superiori.
Ryuji vive da solo con la
giovane e procace madre che lavora in un Host bar, ha un’indole gentile e una
propensione alla vita domestica (è quasi un fanatico della pulizia al punto di
sclerare per un paio di calzini spaiati e ama molto cucinare) ma il suo sguardo
spietato, ereditato da un padre che non ha mai conosciuto, lo porta a
intimorire le persone.
Affezionatevi ora a questo "sguardo spietato" perché non lo rivedrete mai più dopo i primi 5 minuti, rendendo completamente inutile questo tratto caratteriale |
Per questo ha pochi amici e
pur essendo da tempo perdutamente innamorato della bella, sportiva e
decisamente sopra le righe compagna di classe Minori Kushieda, non si è mai dichiarato e a malapena riesce a
parlarle. Ma la sua vita cambierà totalmente nel momento in cui, camminando per
i corridoi, si scontra per distrazione con la coetanea Taiga Aisaka, famosa nella scuola per essere una bambolina in
formato tascabile dall’indole psicopatica.
Cosa che le è valso il
nomignolo di Tigre Palmare…
Tigre |
Palmare |
Ve lo faccio assaporare per benino, di nuovo…
Tigre... |
... palmare |
“Palmare perché sta in un
palmo”, capito?
Ho rimpianto lo "Stato di Furia".
Ho rimpianto lo "Stato di Furia".
Comunque, Taiga è esattamente
l’opposto di Ryuji, carina e dolciotta nell’aspetto ma letale al punto da
venir mostrata nella sigla di inizio con una katana che, come lo sguardo
omicida di Ryuji, non servirà assolutamente a nulla se non a farci capire
quanto sia pericolosa.
In realtà potremmo definirla
semplicemente la Lolita tsunderina
definitiva.
Ha un'aura loli potentissima, le si intravede il profilo della patonza anche con una gonna alla marinaretta e tiene pure in mano una lunga mazza!! |
Taiga (che significa Tigre, laddove Ryu di Ryuji significa Drago) compensa
il pessimo carattere con la spocchia e l’essere zozza ai livelli di Rei Ayanami:
è di famiglia molto ricca e si è da poco trasferita in un mega appartamento proprio accanto alla catapecchia fatiscente di Ryuji (ma pare non
possa permettersi una donna delle pulizie visto che vive nella
merda).
Caso vuole che sia la migliore
amica di Minori, e sempre caso vuole che sia innamorata del migliore amico di
Ryuji e presidente del consiglio studentesco, Yusaku Kitamura.
Da qui i due formano
un’alleanza per nulla stronza e forzata per conquistare i rispettivi filarini del cuoricino.
Il rapporto tra i due,
vedremo, comincia e termina come il più classico dei clichè stronzi degli
anime scolastici giapponesi, ma dovrei trovarlo originale perché a questo
giro al maschio piace fare le faccende domestiche (diciamo piuttosto che con la
madre che si ritrova non è che potesse fare altrimenti ma la
cosa non salta mai fuori, sembra solo un suo vezzo divertente e utile per il
suo rapporto con Taiga): lei lo tratta con spocchia e sufficienza, facendo
riferimento a lui più volte come al suo cane.
La gentilezza di Taiga verso i pikkoli ancioli pelosi... |
Lui praticamente la adotta.
Le pulisce casa, spesso la
invita a casa sua per godersi una cena in compagnia, e in generale sopporta
ogni abuso senza un lamento, perché è il classico pirla indeciso delle school comedy giapponesi buono come il pane e la vede come una sorellina o una figlia (come insinuerà Ami in maniera abbastanza cringe, ma non sarà l'unico momento all'insegna del disagio in questo anime), bisognoso com’è di
avere una famiglia.
In tutto questo io dovrei
trovare adorabile che a un certo punto lei si riveli per la tsunderina
sensibile che è, che mette i broncetti e mena non appena le cose non vanno come
dice lei perché ha avuto una “vita difficile” e deve “cavarsela da sola”.
“Mi sono emancipata”, dirà pure a più riprese per dimostrare a noi
e agli altri personaggi che al di là delle scenate da bimbaminkia in realtà è
una persona matura, e in effetti più si avanza con
la storia e più la senti questa vita difficile che deve affrontare.
... coi soldi del Papi infame, alle cui chiamate non risponde perché ha un'integrità... |
Ma okaaay, girl, non hai
bisogno del papà al punto da poterti permettere di rifilargli un calcione nei maroni né di studiare, sei grande e matura, una donna arrivata.
Comunque, visto che nemmeno chi
ha creato questa cosa poteva sperare di far andare avanti la storia solo parlando
di Ryuji e la ragazza emancipata, tra i due vengono a inserirsi non soltanto i
due rispettivi filarini del cuore e drammi familiari che arrivano e spariscono
senza nemmeno darti il tempo di assimilarli, come i pasticcini a casa di mia
zia, ma anche Ami Kawashima,
un’amica d’infanzia di Yusaku alta due metri e con due pere gigantesche che fa la modella e che si è temporaneamente
trasferita nella loro scuola, la quale ben presto comincerà a provare
inspiegabilmente qualcosa per Ryuji.
Sul serio, quasi non
interagiscono e Ryuji (altrettanto inspiegabilmente) non se la caca, a che punto si può considerare una rivale lo sanno solo gli autori di questo anime/manga.
Ami, come possiamo vedere, è
la figlia illegittima di Yukino Miyazaki di Karekano (per il carattere poco
accomodante che nasconde dietro una maschera di gentilezza e perfezione, una
maschera che come accadrà sempre con le sottotrame secondarie di questo
anime cadrà ogni tanto a caso e ogni tanto no, a seconda di cosa necessiti la
trama in quel momento) e Kaname Chidori di Full Metal Panic! per l’aspetto
fisico.
Ma alla fine l’amore troverà
la via e, sorpresa sorpresa, Ryuji e la ragazza emancipata scopriranno di
amarsi perdutamente, scatenando un dramma da telenovela argentina come non se ne vedevano dai tempi del "probabilmente sono tuo fratello ma ti amo lo stesso" di Marmalade Boy.
*
IMPRESSIONI SPARSE
► Se questo fosse stato un anime ironico come
Excel Saga, Toradora sarebbe stato una genialata
Invece si prende così sul serio, caricandosi di talmente tanto drama che non sanno
dove infilare tra una gag e l’altra, da sfociare nel CRINGE.
Toradora nasce quasi (e dico
QUASI, attenzione) come un ribaltamento del cliché della commedia scolastica
classica, con il protagonista che è “la ragazza” della coppia (sensibile,
amante dell’ordine e della cucina), gli amici che in qualche modo non sono
quello che sembrano, e la ragazza pericolosa, ma tempo 10 minuti e ci casca
dentro con tutte le scarpe. Ryuji è il classico giovane giapponese
sentimentalmente stupido pressato dalla figa nella totale e beata
inconsapevolezza, Taiga lo stereotipo della lolita tsunderina che fa
battere il cuoricino ai nerd: la donna-bambina barely legal che ti mena e mette
il broncio ma arrossisce appena ti avvicini troppo, potenzialmente letale ma in
fondo tanto sensibile e col passato tristanzuolo che aspetta solo di aprirsi
all’amore e di guardarti dal basso verso l’alto con gli occhi lucidi e l’aria
da porcona timida, mentre ti chiede se per via delle tue labbra screpolate un
bacio “le farà male”.
... Ma seri? |
Il livello di cringe supera i livelli
di guardia nell’immancabile puntata
natalizia, durante la quale a casa di una ragazzina che non sembra avere nemmeno 10 anni che vive da sola
spunta dalla finestra 'sto gigantesco Pedobear che chiede di entrare, a cui lei
risponde serafica “Sei babbo Natale?”
Ok che è chiaramente Ryuji travestito,
ma…
... Ma seri 2? |
► Taiga è un dito nel culo
Personalmente maltollero a
pelle lo stereotipo dell’ingrata col bel faccino.
Taiga è una bambolina e forse
per questo la si perdona e la si trova simpatica in linea generale, e non voglio negare che al di
là del fatto di essere una parassita coi soldi di un padre che (giustamente)
disprezza, la vita non è stata carina e si capisca perché non riesca a fidarsi
della gente, sia profondamente insicura e tenda a reagire con una fottuta rabbia da mettere sotto contratto, ma queste stronze che di fronte a un
gesto disinteressato e gentile come un pranzo fatto in casa o un moto di sincera preoccupazione non sanno rispondere grazie mi hanno rotto.
Non solo: Taiga è maleducata, violenta, lagnosa,
viziata, egocentrica, arrogante e che venga immancabilmente scelta lei, che
dà in continuazione a Ryuji del cane pretendendo totale obbedienza pena
violenza fisica, a Ami della “chiwawa scema”
(??? Ma se è alta il doppio di lei), e che non sa letteralmente interagire con
qualcuno senza minacciarlo non appena qualcosa non va come vuole, quando a due
passi c’è una persona forte, indipendente e folle come Minori è la classica
stronzata da anime giapponese.
Ora, io ci ho provato a non
farmi vincere dai pregiudizi a questo giro.
A capire il punto di vista di
Taiga, il suo dolore, e sarebbe stato anche interessante. Peccato che tutte le parti che vogliono distanziarsi dalla trama
romantica per far credere che Toradora non sia il classico prodotto per
ragazzine amanti dell’amore e nerd amanti delle loli siano gestite in maniera
sbrigativa, e restino sempre sullo sfondo di modo tale che manca una vera e
propria empatia a riguardo dei genitori assenti, a riguardo della sua
solitudine autoinflitta, del suo passato tristanzuolo che l’ha portata a
soffrire di sindrome da abbandono. Ma anche fosse stato reso alla perfezione
resta il problema che riscontro anche con personaggi come Piton di Harry
Potter: il fatto di avere un passato lacrima
strappastorie non giustifica a comportarsi da pezzo di merda con chi non
c’entra niente e ti mostra gentilezza. Poi però mi si deve stringere il
cuoricino perché prendi a calci un lampione gridando che a scuola a parte i
tuoi amichetti nessuno ti capisce?
Ma mi pare anche il minimo visto
come ti comporti, sei scema?
►
Se si fosse lasciata sullo sfondo la
parte romantica concentrandosi solo su quella psicologica sarebbe venuto fuori
qualcosa di molto fine, che avrei apprezzato molto di più di questa sequela di
cringiate romance con la loli: Taiga ha un padre che non le fa
mancare nulla dal punto di vista economico ma che pretende in cambio affetto e
devozione alle sue condizioni. Chiama quando pare a lui, si ripresenta per
ricucire un rapporto logoro affermando di essere cambiato (ma prima le toglie i
soldi per costringerla a rispondere al telefono, cosa che dovrebbe far suonare un campanello d'allarme in qualsiasi persona intelligente, infatti Ryuji non ci arriva) per poi sparire di nuovo non
appena la figlia ricomincia a provare un poco di fiducia nei suoi confronti.
Il tutto risolto nel giro di 3
episodi.
La madre invece è maniaca del
controllo e preoccupata delle apparenze.
Dopo il divorzio ha una nuova
vita, un nuovo compagno (di cui non sappiamo nulla) e aspetta un nuovo bambino (come sopra). Per Taiga non c’è spazio, ma la gente
mormora, quindi bisogna che questa ragazza la smetta di fare i
cavoli suoi in un appartamento lontano, torni a casa e segua un percorso
stabilito per le ragazze di famiglia bene. Taiga dal canto suo odia i suoi genitori e vorrebbe emanciparsi, ma
si guarda bene dal cercare un lavoro e rendersi davvero indipendente anche nel momento di maggior bisogno.
Giusto un po' in pasticceria, per diletto.
Ryuji apparentemente se
la passa meglio, ma solo a una visione superficiale: non credo che un qualunque
ragazzo di 16 anni (maschio o femmina che sia) diventi un maniaco dell’ordine e
della cucina perché la sua vita va a gonfie vele e sua madre non gli fa mancare
niente. Credo piuttosto che Ryuji abbia un disperato bisogno di ordine nella
sua vita.
Da qui, la pessima idea di legarsi
a qualcuno incasinato quanto lui.
La madre di Ryuji non gli fa
mancare nulla dal punto di vista economico ed è chiaro che gli vuole bene, ma
non è una madre: è infantile e irresponsabile, totalmente dipendente da suo
figlio (arriva al punto da voler cenare insieme tutte le sere nonostante il suo
lavoro), sul quale al tempo stesso desidera esercitare un controllo totale, al
punto da non volere che si trovi un lavoro part time per concentrarsi solo
sullo studio, andare all’università e avere la vita piena e felice che lei non
ha avuto (a causa sua, è l’accusa che
rimane in sospeso). Ma di nuovo, nulla di tutto questo viene analizzato: Ryuji
alla fine si reca dai suoi nonni materni e nonostante siano passati 20 anni e la
figlia affermi di averli pure rapinati quando, di fronte all’imposizione
dell’aborto, preferisce fuggire di casa e crescere suo figlio, finisce tutto a tarallucci e vino,
come se non fosse passato un giorno. Io boh…
Idem per i personaggi
secondari: tutti indossano una maschera e hanno qualcosa da nascondere, si
sentono soli o hanno dei momenti in cui semplicemente hanno bisogno di sfogarsi, o staccare la spina. Vediamo a più riprese Ami
che si accuccia dietro ai distributori automatici di merendine, di cui è
ghiotta (pur vivendo con la zia, segno che nemmeno a casa sue le cose siano
così idilliache); Yusaku che viene picchiato dal padre per aver avuto una crisi
(un pelo drammatica, ma diamogliela buona essendo un adolescente) nel momento
in cui la ragazza che ama decide di lasciare il paese per inseguire il suo
sogno, essersi tinto i capelli di biondo e aver deciso di lasciare la carica di
presidente del corpo studentesco (cose che giustificano la violenza su un
figlo, d’altronde se la protagonista vince l’amore a suon di schiaffi e calcioni…);
e sarebbe stato interessante vedere cosa abbia significato davvero per Minori
dare a Ryuji e Taiga il suo libretto di risparmio, i soldi che le servivano a
realizzare il suo sogno dati al ragazzo a cui vuole bene, per permettere a lui e alla sua squinzia mignon di fuggire insieme.
Ma è molto più importante menarci la fava con “Ryuji sceglierà
Taiga, Ami o Minori?”, chiaramente, e mostrarci ogni cosa dal punto di vista
del personaggio più noioso, salvo poi glissare quando anche la sua storia
personale si fa interessante.
►
Il doppiaggio ma soprattutto
l’adattamento dei dialoghi, sono qualcosa di incredibilmente imbarazzante, visto
che parliamo apparentemente di un’opera a cui Cannarsi non ha lavorato (poi
non si può mai dire, quell’uomo è ovunque e questa fantomatica Lisbeth Damas non so chi sia).
Pur avendo Dynit i diritti di Toradora, ed essendo generalmente Dynit
abbastanza seria, pare che sia stata Rai4 di fatto ad occuparsi di adattare e
doppiare i dialoghi di Toradora e il risultato è, di nuovo, incredibilmente
cringe.
Tra adattamenti bestiali zeppi
di cannarsate degne di Evangelion e alcuni doppiatori apparentemente pescati alla stazione centrale che
recitano in maniera forzata con quel falsetto stronzo destinato ai programmi a
target prescolare, fin dai primi secondi dell’anime i brividi cominciano a
correre lungo la schiena:
“Esiste in questo mondo qualcosa che nessuno ha mai visto. Si tratta di qualcosa di gentile, ed estremamente dolce. Presumo
che se fosse possibile vederlo, tutti finirebbero per desiderarlo. Ed è per
TALE motivo che il mondo l’ha nascosto, per assicurarsi che non potesse essere
ottenuto con facilità.
Ma prima o poi qualcuno lo troverà: l’unica persona destinata a
ottenere quel qualcosa, l’otterrà SENZA
MENO. E’ così che ha stabilito il destino.”
Al di là della supercazzola,
tutti i 25 episodi di Toradora sono pieni di queste perle:
- “PIUTTOSTO fatti gli
affari tuoi.”
- “Devo RECARMI
all’ufficio postale.”
(Gergo tipico di
una normale 16enne degli anni 2000 che manco brilla negli studi)
- “Se Minori ti ha
scaricato non è carino SGRAVARE la tensione su di me"
(La tensione
di scarica, non si sgrava. E in questo caso forse si parla più di frustrazioni che di tensioni)
- "Devi scusarti PER BENE”
- “A continuare così
non se ne viene fuori…”
(E INFATTI dell'ordine invertito delle proposizioni nei prodotti giapponesi non ci si stufa mai...)
E potrei continuare ancora per
molto, ma voglio giusto rendere l’idea di come si siano resi forzati,
farraginosi e pure scorretti dialoghi di normalissimi sedicenni del nostro
tempo, perché qualche stronzo ha detto che i giapponesi parlano così e gli
altri gli vanno dietro.
► Che problemi ha questo cazzo di uccello e
perché nessuno gli spara mettendo fine alle sue sofferenze?
Parlando di scene cringe,
impossibile non ricordare quella in cui questo coso (Inko-chan, da me ribattezzato
Rinco-chan) ciuccia golosamente il dito a Yusaku con tanto di lingua in fuori.
Eeeeeeh, va bene.
*
In conclusione, Toradora è la
solita cacca romantica ambientata nelle scuole giapponesi come ne esistono
altre mille, che però vorrebbe darsi arie da prodotto profondo, visto che non ti puoi permettere troppa
superficialità se dai vita a una Loli tsunderina così sfacciata.
Bisogna aspettare la fine
della serie, 25 episodi che sembrano 250, perché qualcosa si smuova dalla melma
torbida del romance adolescenziale trasgryno, ma ancora una volta pur
essendoci del buon potenziale non si approfondisce nulla delle tematiche più interessanti
che sedimentano sul fondo come il rapporto con i genitori o le ansie per il
futuro che hanno questi ragazzi (anche il fatto che l'università non sembri essere l'opzione obbligata per tutti poteva essere molto interessante in una società ultracompetitiva come quella giapponese, ma figurarsi...).
Personalmente nonostante
qualcosa nel background sia riuscito a tenermi sveglia, Toradora è talmente stupido,
cringe e pieno di sottotesti sessuali come il pappagallo erotomane e il
pedobear su cui Taiga si struscia a Natale che non so se il target volesse essere effettivamente rivolto ai ragazzini, ma data la trama per sé non mi sentirei di
consigliarlo a qualcuno che abbia più di 15 anni.
Giudizio Finale:
C'è della trama in questo cringe... |
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