lunedì 6 luglio 2020

[Recensione] LA DIVISA SCOLASTICA DI AKEBI

Titolo originale: Akebi-chan no Sailor Fuku
Testi e Disegni: Hiro
Tankobon: 7 (in corso)
Edizione it.: JPop
Anno: 2016

Una doverosa premessa:
Parlare di questo manga in una maniera che vuole essere poco poco obiettiva non sarà affatto semplice, vuoi perché solitamente non avrei nulla da dire un manga in cui un gruppo di giovani fanciulle fa cose e sostanzialmente nulla accade, vuoi perché la trama di quest'opera non esiste, o vuoi perché non sono a mio agio con certo velatissimo fanservice mostrachiappa e sessualizzante, specie quando questo riguarda delle pre-adolescenti (a difesa di questo manga però, quest'ultimo punto risulta talmente sottile che accusarlo di mostrare i culi di bambine di prima media in pose ammiccanti farebbe sembrare me una pervertita che “ha già il cervello tarato in quella direzione” e non lui uno schifoso).
Voglio spenderci comunque due parole perché, nel bene o nel male, questo manga portato in Italia da JPop rappresenta un'interessante novità nel panorama editoriale e, sempre nel bene o nel male, è impossibile non parlarne. In seguito, trarrete voi le conclusioni.
Essendo io troppo pigra e poco desiderosa di stuprare il volume acquistato per fare delle scan mi affiderò all'internet e all'amico Paint per recuperare le tavole che mi aiuteranno in questa recensione, operazione che in questo caso si rende particolarmente necessaria, poi andremo a vedere il perché.


*

LA TRAMA:
Akebi-chan è una ragazza di campagna piena di energia e positività e un po' maschiaccio. Nelle prime tavole di questo manga corre a perdifiato tra i campi,  saluta con impeto i vicini, e non paga si concede anche una serie di capriole gioiose degne della Comăneci.
Veniamo a conoscere molto presto il motivo di tutto questo entusiasmo. A breve infatti Akebi comincerà le scuole medie, e non delle scuole medie qualunque ma un istituto femminile privato che ha frequentato anche sua madre da ragazza, l'accademia Roubai.
In questa nuova scuola Akebi conta di farsi tantissimi amici, ma soprattutto di possedere una divisa alla marinaretta come quella che indossava sua madre e la sua eroina, la idol Miki Fukumoto.

Qui scopriamo che la povera Akebi non solo non poteva frequentare una scuola vera con classi e divise, ma a casa non ha nemmeno lo specchio, visto che come al solito pur essendo una cosetta graziosissima si crede una persona comune, che solo una divisa alla marinara può rendere bella.
La sorella minore, giustamente, la compatisce.
Dopo non averci risparmiato una scena fondamentale in cui due minorenni sono nude nella stanza da bagno, la madre di Akebi porta le due bambine in un negozio di stoffe per comprare quanto le occorre per confezionare una divisa graziosissima, proprio come quella che indossava lei alla sua età.
Akebi è felicissima, finalmente vede coronato il suo sogno, e Hiro sensei corona un po' il suo mostrandoci un po' di cosce, mutande e rossori virginali.



Al di là del fatto che nelle pagine in bianco e nero quasi tutto è affidato alla china, con pochissimi retini e relegati allo sfondo (non so se ci rendiamo conto dello sforzo suo o dei suoi assistenti-schiavi ad ogni inquadratura di quella gonna alla marinaretta), voglio porre l'accento su queste splendide tavole a colori torneranno spesso nel mezzo della storia e non stanno a scandire l'inizio di un nuovo capitolo, un nuovo volume o un'illustrazione da magazine.
Vanno semplicemente a incorniciare i momenti più importanti per Akebi.
Basterebbe questa sequela di immagini per farci capire di trovarci di fronte a un manga che non vuole tanto raccontare una storia quanto piuttosto  mostrarci Akebi (e non sto parlando solo delle sue mutande, che hanno già fatto la loro comparsata almeno una decina di volte) in tutta la sua dolcezza e innocenza, senza tralasciare nulla: La divisa di Akebi-chan è un'opera fatta di silenzi, piccoli gesti, tenerezza e amore.  Scordatevi i drammi fatti per tenere svegli i lettori, perché la famiglia di Akebi, nonostante il padre stia parecchio fuori per lavoro, è affiatata e tenera.
La scuola un ambiente sereno.
Se non fosse per un problemino che s'affaccia all'orizzonte...
Sembra che sia passato un po' di tempo da quando la madre di Akebi frequentava l'istituto Roubai e che l'uniforme sia cambiata: oggi le studentesse indossano un blazer e non una divisa alla marinaretta. In qualsiasi altro manga a sfondo scolastico questo avrebbe causato drammi senza fine, laddove non addirittura bullismo da parte di compagne che maltollerano il pensiero individuale di una campagnola, ma come al solito qui dei drammi nulla ci importa.
La preside accetta di buon grado che Akebi indossi la sua divisa alla marinaretta vecchio stile se questo la rende così felice, e le compagne di classe troveranno affascinante e divertente questa sua mania, diventando subito sue amiche e dando inizio alla sua splendida vita scolastica fatta ad uso e consumo di vecchio porco: festival sportivi in cui si suda molto e ci si deterge in pose ammiccanti, gare a chi ha le gambe più belle, gara a chi riempie meglio il reggipoppe di un bikini lasciato incustodito in piscina (spoiler: la ragazza più in carne che al primo anno delle medie è già sviluppata), scambi di divise bagnate sotto la pioggia, ragazzine che si annusano i piedi e foto ammiccanti inviate tramite cellulare.



Su questa io proprio boh...
E ritorniamo alle premesse.
Questo manga non è pornografico e non me la sentirei di definirlo così nemmeno se fossi la più bigotta delle zitelle. Queste ragazze agiscono nella più totale innocenza, imparano a conoscere il proprio corpo, sono incoraggianti con le compagne e mai giudicanti.
Ognuna di queste ragazze è speciale e bellissima.
C'è un po' dappertutto un fanservice da seghe che pornhub scansate, ma l'autore è sempre molto bravo a non superare mai la linea del volgare e a non rendere i momenti pruriginosetti il fulcro del racconto, che è e rimane sempre l'esperienza scolastica della giovane Akebi e delle sue amiche. E forse proprio questo sottile e mai volgare fan-service è l'elemento che contribuisce a dare un fascino e una personalità tutti suoi al manga.
Quella che dovrebbe essere la Ayumi Himekawa di Akebi visto che è bionda e ricca, se questo fosse un manga normale.
Si chiama Erika, è dolcissima e sta sempre a controllare che Akebi non mostri le mutande a chiunque lo chieda. In un episodio si veste anche da Sampei pur non avendo mai preso in mano una canna per andare a pesca con la protagonista, le voglio un po' bene.
La suddetta Erika, ma in generale tutte le compagne di classe di Akebi sarebbero a una prima occhiata un'antologia di stereotipi da shojo: c'è l'altera principessa straniera, la tsunderina, quella con gli occhiali che ama leggere, la secchiona, la brava ragazza timidina, la sportiva, e così via. La maschera crolla subito e si rivelano tutte per quello che sono davvero: preadolescenti timide e gentili, alle prese con le prime amicizie "adulte" e con un corpo che cambia e che non sempre le mette a proprio agio (non parlo solo del prevedibile disagio della ragazza più in carne, ma anche del modo in cui ad esempio Erika vede come un difetto i suoi capelli biondi, perché bullizzata alle elementari a causa dei suoi tratti poco giapponesi).

Dall'altro lato abbiamo Akebi, che fa da collante a questo gruppo di persone smarrite che alla fine dei giochi cercano solo affetto e complicità: Akebi, che ce la mette tutta per farsi delle amiche proprio come ce l'ha messa tutta per essere ammessa alla scuola che voleva e indossare l'agognata divisa alla marinaretta; che arriva a studiare tutti i nomi delle altre ragazze dal primo giorno, perché desidera conoscerle e aiutarle prima ancora di scambiare una parola con la maggior parte di loro; che si impegna al massimo per incoraggiare le altre e per coinvolgere chi per timidezza sarebbe più portato a isolarsi; che anche senza essere pawah salvatrice del mondo è forte sia fisicamente che mentalmente (a differenza di quanto accade in molti altri manga, nonostante la timidezza e la paura è raro che qualcosa la blocchi per davvero ed è sempre pronta a uscire di casa con un bel sorriso e tanto ottimismo) e non poco tontarella ma anche incredibilmente empatica.
Si finisce per trovarla decisamente adorabile e si capisce perché tutti le vogliano così bene.

IN CONCLUSIONE...
La divisa scolastica di Akebi è un manga a cui vale la pena dare un'occhiata se si vuole leggere qualcosa di diverso. E' una gioia per gli occhi, un balsamo per il cuore, una storia tenera che non ha bisogno di tenere il lettore avvinto alle pagine con drammi crescenti stile telenovela argentina, con una trama cervellotica o con personaggi macchiettistici.
Una ventata di dolcezza e ottimismo.
E mutande.


Giudizio finale:
Non succede niente, ma è un *bel* niente...

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