lunedì 24 agosto 2020

[Sentieri di cinema] ELENA DI TROIA

Benvenuti ad una nuova (e prima) puntata dei Sentieri: aneddoti, curiosità, classifiche e vattelappesca sul mondo dell'intrattenimento. A questo giro, mentre visionavo l'ennesimo petto di pollo unto protagonista di peplum di nome Maciste insieme alla genitrice (avida divoratrice del genere) e cercavo di condurre la mente verso lidi che non ledessero le capacità neurali, un'idea mi è balenata in mente:
E le donne?
Non vogliamo parlarne un po'?
Accantoniamo per una volta gli Ercole, gli Achille e i Maciste, parliamo di personaggi femminili ricorrenti, come questi vengano trasporti dalla settima arte nella sua "breve" vita e se venga o meno conferita al personaggio la dignità che merita. E a questo giro parliamo di Elena.

*

Chi non conosce Elena di Troia?
Per i meno attenti a scuola, un ripassino.
[Bach Suite n.3 - Aria sulla quarta corda] Elena di Troia era principessa di Sparta: la versione del mito più famosa la vede come figlia di Leda, moglie di Tindaro, e di Zeus, che ingravidò la donna assumendo le sembianze di un cigno, ma c'è anche chi la ritiene concepita da Oceano, Nemesi o da Afrodite.
E' protagonista di diversi rapimenti nel corso della sua vita: ancora ragazzina viene ghermita da Teseo e Piritoo mentre si trovava al tempio di Afrodite a compiere una danza rituale in onore della dea ed è salvata dai suoi fratelli, i gemelli Castore e Polluce.
A causa della sua bellezza (o più probabilmente del suo status visto che è la figlia di un re che vanta origini divine e non di un guarda-capre del Peloponneso, ma puntare il dito contro la bellezza femminile che porta gli uomini alla pazzia e alla violenza, pikkoli ancioli, va di moda in ogni epoca) è oggetto di contesa tra i principi più potenti della Grecia. Tindaro però è restio a fare una scelta in quanto concedere la figlia a uno di quei principi potrebbe scontentare tutti gli altri e portare a una guerra. Sotto consiglio di Odisseo lascia che sia Elena a decidere quale sarà il suo sposo  e lei sceglie Menelao, principe di Micene, che alla morte di Tindaro erediterà il trono di Sparta (ma se la litigavano tutti perché era bella, oookay...), e al tempo stesso fa compiere a tutti un patto di solidarietà: i pretendenti avrebbero dovuto accorrere in soccorso del prescelto qualora Elena fosse stata rapita.
Come a dire che si era già capita l'antifona.
Troy (2004)
Il rapimento da parte del principe troiano Paride (un amore nato dall'intervento di Afrodite che aveva promesso al giovane la donna più bella del mondo se avesse donato a lei la mela d'oro. Come a dire che di fatto Elena non c'entra niente ma riescono comunque a dare a lei la colpa di tutto, siamo sorpresi?), come raccontato nell'Iliade, causa la guerra di Troia, un conflitto decennale che termina, come ben si sa, con la disfatta dei troiani.

E' importante notare che nell'Iliade Elena non è l'eroina tragica passiva invischiata in un amore infelice e liberata da un bel giovane straniero, né la maliarda innamorata della seduzione e contrapposta al modello di stampo cattolico di "vera donna" fedele e paziente come Penelope che vedremo uscire anche in epoca contemporanea dalla penna di scrittrici considerate "femministe" come la Atwood (e pensa se era della People of Praise che partoriva), ma un personaggio tragico e umanissimo a dispetto di tutto.
Obbligata da una dea a venir meno ai suoi doveri di moglie per finire in sposa a un pusillanime che fa combattere al posto suo il fratello (Ettore, l'unico che la tratta col rispetto dovuto a una principessa greca e non come la rovina della città), spedita da un lato all'altro dell'Egeo come un pacco Amazon, odiata e disprezzata da entrambe le fazioni. La sua unica vera colpa, per cui nel corso della Storia viene colpevolizzata o di contro totalmente liberata dalle sue responsabilità, è la bellezza (strumento supremo di potere erotico femminile)che però non dipende tanto da lei quanto dalla genetica e dal fatto di avere una vagina.
Ma il cinema?
Come ha affrontato questa icona di femminilità, bellezza ed erotismo la settima arteScopriamolo insieme.

1) LA CADUTA DI TROIA (1911)
    Interprete: Madame Davesnes
Film italiano muto diretto da 
Giovanni Pastrone e Luigi Romano Borgnetto che in costumi, regia e ambientazioni deve ancora molto al gusto teatrale ottocentesco "classico".
Quindi camera fissa, background zeppo di oggetti a cazzo, pose esagerate  e sbracciate da ausiliario del traffico, tutto sembra fatto di tovaglie della nonna e cartone.
Questa Elena è ben lungi dall'essere una tentatrice; è una donna rimasta sola perché il marito Menelao è partito a far cose, veder gente, che accoglie da brava padrona di casa un ospite giunto in visita, il principe troiano Paride. Dopo un'iniziale ferma resistenza di fronte a una corte serrata ma galante tra il ghiaino e le fontane coi puttini di lui, viene spinta tra le braccia del giovane dalla Dea Afrodite.
Un'Elena innocente già questa del 1911, incolpevole vittima degli eventi.
Divertente come anche nella maggior parte della letteratura quando Elena viene sgravata dalle colpe ci si premuri sempre di dimostrare l'innocenza di lei e mai di Paride, che ha preso il principio sacro dell'ospitalità e ci ha defecato poco signorilmente sopra.

2) LA VITA PRIVATA DI ELENA DI TROIA (1927)
    Interprete: Maria Corda
Si può fare della storia di Elena e Paride una commedia?
Verrebbe da rispondere che se Vanzina ci ha regalato un cinepanettone sul lockdown non c'è limite al cattivo gusto, ma in questo caso lo scrittore John Erskine, che scrive il romanzo omonimo nel 1925, e Alexander Korda che due anni dopo traspone la storia su pellicola, riescono nell'intento di esser dissacranti nei confronti del mito senza farti venir voglia di cavarti gli occhi (come accadrà più avanti con un film vergognosamente nostrano del 1973, Elena sì... ma di Troia, che riesce a risultare volgare e sciatto anche per chi notoriamente questi film li divora con una golosità che riservo al Lemonissimo Algida).
Certo, qualsiasi verosimiglianza storica va a farsi benedire (rimane un certo gusto teatrale per le ambientazioni con la roba messa ad mentula sullo sfondo, la protagonista sembra pronta più a gettarsi sulla pista da ballo per un charleston che a patire per un lungo assedio), manca il pathos, la fame d'amore e divertimento di Elena rompe le biglie dopo dieci minuti, ma il film è esteticamente graziosissimo, i costumi della protagonista una gioia per gli occhi. Poi fa certe faccette che niente, io ho riso.
Adoro anche che a questo giro si segua la strada della maliarda, senza interventi divini di sorta a giustificare la fuga con Paride, perché non c'è alcun intento moralizzante o di giudizio nei confronti della protagonista: Elena è una donna trascurata e annoiata in cerca di amore e divertimento, che sa di essere piacente e di avere ancora molte frecce al proprio arco (al punto che al suo ritorno a Sparta, dove si fa perdonare dal marito per una sciocchezzuola come le corna e 10 anni di guerra con qualche moina e un paio di vezzi graziosi, quando la noia tornerà a farsi sentire si farà avanti pure con un giovanissimo Telemaco, che sembra apprezzare.
Lieto fine, insomma!
3) ELENA DI TROIA (1956)
    Interprete: Rossana Podestà
Sontuoso Peplum targato Warner Bros e girato negli studi di Cinecittà, come da titolo questa pellicola si incentra sulla figura di Elena e sul suo tragico amore con Paride.
Anche qui nessun intervento divino ma solo umane debolezze.
Paride, recatosi a Sparta in cerca di alleanze militari nonostante i moniti della sorella Cassandra, fa naufragio vicino alla sua destinazione e viene salvato e medicato da una giovane donna. Nei giorni che seguono tra i due nasce una simpatia, ma il dramma è in agguato quando si viene a scoprire che quella che si è spacciata come una semplice serva è in realtà la potente regina di Sparta. 
Anche qui costretta a un amore infelice con un marito geloso, prepotente e con l'hobby di scatenare incontri di boxe tra i principi della Grecia nel salotto di casa (a questo giro persino un Paride in stato di grazia prenderà a schiaffoni Aiace per non farsi reputare meno maschio dalle altre scimmie), troverà nel bel troiano il grande amore.
Un'Elena nella media dei film spada e sandali dell'epoca quella interpretata dalla Podestà, che sa incantare con la bellezza infantile e i languidi riccioli biondi, ma è con la dolcezza e la pietà che conquista davvero i cuori più duri, compresi quelli della suocera ma soprattutto di Cassandra, che pur prevedendo i lutti e i massacri che subirà Troia (a causa dell'avidità dei Greci e non di un sincero interesse verso Elena, bontà loro che lo dicono) addosserà tutta la colpa del conflitto ad Atena. Va anche detto che se la rappresenti così per forza quella si incazza, più che la dea della guerra sembra tua madre che ti strilla di togliere le mutande zozze dal pavimento.
E tutto io devo fare qua, questo palazzo non è un albergo!
Menzione di merito alla barbetta alla Gendo di Achille, ci ho riso tutte e due le ore del film. Ha proprio la faccia da schiaffi di uno che mentre ti scarrozza il cadavere-pupazzo di Ettore per tutto lo spiazzo adiacente le mura di Troia si diverte.
E' una cosa buona.
Ulteriore nota aggiuntiva: segnalo la presenza non accreditata di un giovane Sergio Leone come direttore della seconda unità di regia. Se guardando questo film certe scene di battaglia vi sembrano avere un'aria inspiegabilmente western è perché c'è il suo zampotto paciarotto.

4) LA GUERRA DI TROIA (1961)
    Interprete: Edy Vessel
Un peplum di base neanche malvagio che lascia in secondo piano le trame romantiche e con un buon cast (menzione di merito a John Drew Barrimore nel ruolo di Odisseo), ma che fa in fretta a diventare una svergognata sagra della salsiccia nonché lo one-man show di Steve Reeves, più impegnato a farci vedere quanto Enea sia "bello intelligente affascinante simpatico" che ad offrirci un ritratto complesso o interessante dell'oggetto della nostra analisi, spendiamo solo due parole sulla Elena interpretata dalla nostra splendida triestina Edy Vessel.
Il trucco da circense e l'ampia scollatura ci indicano da subito la femme fatale impegnata più a tessere intrighi contro Enea, l'eroe del popolo e rivale di Paride, e a sedurre il cameraman che a mostrarsi come una creatura complessa, tragica e affascinante.
Sostanzialmente è la classica cattiva dei peplum.
E' lei a indurre Paride a fare le scelte moralmente più discutibili, lei a instillare in lui la voglia di prendere le redini del comando una volta morto Ettore (si ha quasi il dubbio che nella sua dipartita ci abbia messo un po' lo zampino); lei che, prima di riservare un'ultima inspiegabilmente affettuosa carezza d'addio a un Paride morente, mentre Troia brucia si presenterà al marito Menelao vestita di un abito attillatissimo nero e scarlatto, con la verve riservata all'esaurimento del cavolo riccio dal banco verdura alla Conad.

5) IL LEONE DI TEBE (1964)
    Interprete: Yvonne Furneaux
La risposta del cinema italofrancese a una domanda che nessun lettore di Omero ha mai posto (giacché lo sa benissimo), ovvero, cosa è successo a Elena dopo la caduta di Troia
Risposta giusta: è tornata a Sparta col marito.
Risposta del film: mentre tornava a Sparta la sua nave ha fatto naufragio al largo delle coste egiziane, dove viene salvata dalla fedele guardia del corpo Aryan (interpretato dal petto di pollo Mark Foster): giunta a Tebe desterà l'interesse del faraone Ramses, e questo darà vita a una serie di intrighi a caso, e a una tenera storia d'amore proibita tra la principessa e il succitato petto di pollo.
Ironia a parte penso che l'ambientazione egiziana del film sia dovuta a una ripresa molto labile della versione del mito come raccontata da Euripide, in cui di Elena non è mai stata rapita: Ermes ha condotto Elena al sicuro in Egitto per volere di Era che voleva vendicarsi di Paride per la questione della Mela, lasciando al suo posto un simulacro di fumo (eidolon). L'Elena del film è stata effettivamente rapita da Paride ma in villeggiatura in Egitto ci va lo stesso, e la sua natura di eidolon ci viene rivelata dal fatto che pur essendo appena scampata a un naufragio a inizio film ha i capelli perfettamente asciutti e trucco in ordine. In più dopo ore nel deserto manco suda.
Spendiamo due parole su questa Elena, che a dispetto della natura leggerina del film ci offre qualche spunto di riflessione, dovuto al fatto che questa donna si è lasciata alle spalle Troia e non ha più sulla spalle lo spettro della guerra e della disfatta, una passione bruciante né il timore di rappresaglie da parte di un marito vendicativo (che cionondimeno non la ama più, se mai la ha amata, e la vede solo come un bottino di guerra).
Questa Elena è bella ma non è seducente.
Respinge con ferma educazione le avances di un faraone.
Invece di fare a gara a chi piscia più lontano con la femme fatale della situa (la cugina e promessa sposa di Ramses, Anais, gelosa delle attenzioni riservate dal suo amato alla bella straniera) cerca la sua amicizia e la sua alleanza, assicurandole quanto non sia una minaccia per lei quindi non c'è bisogno di essere così un palo nel culo. 
Questa Elena anela solo una cosa, la pace.
Vuole tornare a Sparta e dimenticare il lutto e la guerra a spese della propria felicità, anche a costo di diventare la moglie trofeo di un Menelao (Alberto Lupo) che non solo non prova più nulla per lei, ma non si cura nemmeno più se la sua regina vive o muore in quel di Tebe. Questo ovviamente le offrirà la scusa morale per una seconda platonica liason con il petto di pollo ancora prima che il marito spiri assumendo pose comiche mentre si coccola con un mucchio di denari.
Addio Alberto, insegna agli angeli a rapire galline dai pollai
in barba al cane Mosé.

Carino, tra parentesi, che a una certa Elena giuri e spergiuri di aver chiuso il suo cuore all'amore dalla sua disavventura a Sparta; sarebbe ancora più carino se tipo due minuti dopo non si sfiorasse il limone languido con Aryan.

6) IL DOTTOR FAUSTUS (1967)
    Interprete: Liz Taylor
Registrazione trasformata in film (pare con tagli abbastanza osceni a detta della critica contemporanea) di un lavoro teatrale che Richard Burton portò sulle scene della Oxford University Dramatic Society l'anno prima insieme a Nevil Coghill tratto dall'opera "The tragical story of Doctor Faustus" di Christopher Marlowe (1588).
La storia narra di un saggio talmente avido di sapere da peccare di hybris e non accontentarsi più dello scibile umano: avvertendo l'inesorabile scorrere del tempo si avvicina alle arti oscure in cerca dell'immortalità: evocherà Mefistofele, il quale gli concederà una nuova giovinezza e 24 anni di servitù, durante i quali Faustus si darà ai bagordi, alla blasfemia e alla figa in cambio della sua anima immortale. Invece di pentirsi ipocritamente in punto di morte come i bravi cattolici, Faustus adempie alla sua parte del patto, nonostante abbia avuto per tutto il tempo la possibilità di pentirsi e salvare se stesso dalla dannazione eterna. 
In punto di morte evoca la donna più bella mai esistita, Elena per essere confortato nel momento in cui il dubbio e il terrore prendono il sopravvento ma Elena, un'ombra del passato, dannata quanto lui, non ha vera consolazione da offrirgli.
A questo giro Elena smette di farsi donna, principessa e personaggio del mito pagano per diventare Evasimbolo cristiano della seduzione del male: la natura evanescente, metaforica e non umana è accentuata dal fatto che la Taylor, il cui fantasma evanescente compare a più riprese in corso di pellicola senza spiccicare una parola, non mantenga mai le stesse sembianze.
Si mostra ora bionda ed efebica e vestita d'oro e bianco, quasi sacrale nelle fattezze (a mostrare quale incredibile inganno possa rappresentare il male), poi mora e florida; ora completamente coperta d'argento coi capelli che sembrano i tubi flessibili del doccino e in chiusa col makeup rubato a Poison Ivy, nel ruolo del demone infernale (Lucifero in persona?) che accoglie un riottoso Faustus a braccia aperte e lo stringe a sé mentre lo conduce tra le anime dannate. 
Insomma Burton l'ha toccata pianissimo, alla Taylor mancava solo il cartello al collo con su scritto: 
"Occhio che la figa porta all'inferno".

7) LE TROIANE (1971)
    Interprete: Irene Papas
Trasposizione dal taglio sporco e quasi documentaristico dell'omonima tragedia di Euripide (414 a.C) ambientato alla fine del conflitto, nel momento in cui le fiere donne troiane sono in balia dei Greci, in procinto di conoscere il loro destino.
C'è Ecuba, regina di Troia privata del marito e dei figli Ettore e Paride ma non della dignità di regina; Cassandra, qui lucida come non mai e più di tutte consapevole di ciò che le aspetta (la servitù-concubinato tra le braccia di chi ha ucciso i loro cari), e per questo la più pronta ad opporvisi con la morte; Andromaca, moglie di Ettore, che di contro cede a un destino che sembra ineluttabile e si dona ad Astianatte nonostante questo non cambi quello che i Greci hanno riservato a suo figlio Astianatte (la morte, perché la linea di sangue troiana venga estinta.
Poi c'è Elena.
Elena, che attende il suo destino in una prigione di fango e sterpaglie da cui non si vedono che gli occhi e le forme sensuali. A sottolineare il suo profondo distacco dalle donne troiane e accentuare l'aura di mistero e meraviglia (parliamo comunque di una donna così bella da causare una guerra durata 10 anni) ci viene celata alla vista fino all'arrivo di Menelao, il quale dovrà decidere della sua sorte: farla tornare a Sparta al suo fianco da regina, o la morte.
Ma questa Elena non ha intenzione di subire passivamente il fato senza provare a perorare la sua causa ed eccola uscire dal suo rifugio con capelli raccolti in una crocchia elegante, i gioielli a ricoprirla da capo a piedi, lo sguardo vibrante, pronta a discolparsi da tutte le accuse con un'astuzia che ci fa capire in cosa risieda il suo vero fascino.
Non nella vuota seduzione.
Non nella perfezione divina dei lineamenti.
E nemmeno nel suo essere innocente vittima dei capricci divini.
Il fascino di questa Elena umanissima, ed è quello che la rende la mia preferita anche se paradossalmente è quella con cui è più difficile empatizzare, sta nella forza e la passione con cui si aggrappa alla sopravvivenza a ogni costo (laddove Cassandra vede nella morte un atto di suprema libertà e Andromaca e Ecuba subiscono con rassegnazione) e nella scaltrezza.
Non appena le viene dato modo di parlare, non spreca l'occasione: supplica, si infuria, minaccia, incolpa chiunque non sia lei stessa di quanto accaduto (Paride che l'ha portata via, Menelao che l'ha lasciata sola, Afrodite che l'ha stregata, i troiani che non le hanno permesso di raggiungere i Greci alla morte del suo rapitore), e in ultimo, quando tutto questo sembra non bastare, seduce il marito che ancora non è indifferente al suo fascino per aver salva la vita.
Menzione di merito al fatto che una volta tanto la donna più bella della Grecia sia interpretata da una bella donna greca, bontà loro.

8) ETTORE LO FUSTO/IL DRITTONE (1972)
    Interprete: Rosanna Schiaffino
Commedia scollacciata all'italiana che riprende in modo canzonatorio e boccaccesco la vicenda della guerra di Troia trasferendola in quel della Capitale: Ettore è il gestore di La Troika, una maison di lusso frequentata dalle più alte cariche politiche e clericali, che rifiuta di vedersi espropriare la proprietà dal cardinale Giove (Vittorio De Sica).
Insieme al conte Mercurio si tramerà nell'ombra per spingere la bella Elena, sexy moglie del gelosissimo e violento proprietario di bar per camionisti Menelao, tra le braccia di del fratello di Ettore, e scatenare in questo modo una guerra tra i due contendenti che permetterà alla "giustizia" di trionfare.
Sostanzialmente qui Elena è la classica avvenente porcona di questo genere di film, se ne apprezza la simpatia ma risulta poco memorabile nel contesto di un'analisi sul personaggio.
Mero pretesto per scene pruriginose.
Se non altro nessuno ne giudica la libertà sessuale o la sminuisce perché la dà via a chiunque voglia come se non fosse sua. Ignoro volutamente il successivo Elena sì, ma di troia (1973) per i motivi di cui sopra. Ma tanto è solo oggi che l'italia produce filmacci mentre invece prima erano tutti capolavori della settima arte. Guardatevi 'sti film e ringrazierete il cielo per l'esistenza di capolavori di critica sociale borghese come Vacanze di Natale.

9) XENA - PRINCIPESSA GUERRIERA (serie tv - 1996)
    Interpretere: Galyn Görg
"Al tempo degli dèi dell'Olimpo, dei signori della guerra e dei re che spadroneggiavano su una terra in tumulto, il genere umano invocava il soccorso di un eroe per riconquistare la libertà. 
Finalmente arrivò Xena, l'invincibile principessa guerriera forgiata dal fuoco di mille battaglie. La lotta per il potere, le sfrenate passioni, gli intrighi, i tradimenti furono affrontati con indomito coraggio da colei che, sola, poteva cambiare il mondo."
PARA PA PA'!
Finito il momento nostalgia verso la nostra dea della violenza, parliamo dell'episodio in cui compare Elena, Beware Greeks bearing gifts (1996): qui come da copione la donna, moglie (per matrimonio combinato) del re Menelao, si è innamorata del principe Paride, è fuggita con lui  e ciò ha causato la guerra di Troia.
L'episodio si apre a conflitto inoltrato, dandoci modo di vedere non più una fanciulla nel pieno della passione amorosa ma una donna adulta e disillusa: Elena non prova più per Paride quello che sentiva all'inizio. Il tempo è passato, il conflitto logorante li ha separati, e le rassicurazioni del principe troiano sul fatto che la fine del conflitto sia vicina non placa i suoi timori.
Manda un uomo fedele in cerca di Xena, sua amica di gioventù, perché la aiuti a tornare di nascosto da Menelao, convinta che questo porrà fine al conflitto (Xena in seguito le dirà che restituirla non cambierà assolutamente nulla visto che la guerra riguarda solo l'orgoglio di uomini lesi nell'onore, e personalmente apprezzo sempre quando si fa capire che non ruota tutto intorno a un bel faccino)
La scena si sposta sulle due protagoniste che per motivi di sceneggiatura si trovano poco distanti, ed è interessante vedere per una volta un punto di vista esterno al conflitto, cosa che ci permette di riflettere su qualcosa che non siano le gesta dei grandi eroi e degli dei. Olimpia/Gabrielle infatti vorrebbe recarsi nella vicina città di Troia in cerca di ospitalità e provviste (e per vedere la bellezza leggendaria di Elena, furbina) ma Xena la dissuade. C'è un conflitto in corso, le dice, la città è pericolosa, e dubita che dopo 10 anni di assedio sia rimasto molto cibo da condividere con i viaggiatori. Nel corso dell'episodio si vedrà addirittura un ex fidanzato di Olimpia, un tempo pacifico contadino, reinventatosi come guerriero per difendere la sua città.
Questa Elena non è una ragazzina innamorata né una vittima passiva del volere divino: è una donna adulta che ha smesso da tempo di credere nel vero amore, combattuta tra il senso del dovere (tornare con un uomo che non ama per porre fine alla guerra) e la propria felicità.
La fine a questo giro è lieta, per lei.
Perderà Paride ad opera del traditore Deifobo ma sarà salvata da Xena mentre Troia è data alle fiamme dai soldati greci: si allontanerà con i pochi troiani sopravvissuti al massacro, pronta a cominciare una nuova vita.
Nota di merito finale: anche a questo giro Elena non è la solita fighina nordica fresca di centro estetico pescata dal cesto delle modelle prestatesi alla recitazione ma una donna matura, mediterranea, con un'esplosione di riccioli scomposti in testa.

10) HERCULES (serie tv animazione - 1998)
    Interprete (voce): Jodi Benson
Nella serie d'animazione Hercules tratta dall'omonimo film Disney del 1997 Elena è un personaggio secondario ricorrente, queen del liceo Prometeo e ragazza più popolare della scuola.
Rappresenta il prototipo della ragazza bella e svampita,  che a scuola non brilla quanto nei rapporti sociali ma lungi dall'essere la Regina George della casa del topo è anche una ragazza estroversa ed entusiasta e una buona amica a cui importa sinceramente degli altri, siano essi popolari come Adone (cerca di fare in modo, spesso senza successo, che non dica o faccia stupidate) o meno popolari come Hercules e Cassandra (coinvolgendoli nelle attività più cool). E' principessa ma non c'è alcun legame di parentela con Hercules come nel mito.
Curiosità: Nell'episodio Hercules e il figlio di Poseidone Elena si traveste da sirena: una strizzata d'occhi al fatto che la sua doppiatrice Jodi Benson nel 1989 ha doppiato Ariel.

11) HELEN OF TROY - IL DESTINO DI UN AMORE (2003)
      Interprete: Sienna Guillory
Film televisivo in tre parti di quasi 3 ore complessive che nonostante si chiami Elena di Troia nei titoli di testa ci schiaffa il faccino di Paride.
Quindi già ci possiamo aspettare che Elena sarà fondamentale come lo zafferano nel caffè, il solito bel faccino in cerca d'amore con intorno la solita sagra della salsiccia tagliata con l'accetta, uno scontro tra i malvagi, ottusi, violenti principi Greci versus i buoni troiani amici della libertà e difensori dell'amore.
I soldoni, una buona occasione sprecata, ma avere a disposizione un intero film incentrato su Elena per  partorire la solita cacata Harmony denota comunque un certo talento.
Si riesce solo a sapere qualcosa di più sulla giovinezza di Elena, che alla fine risulta la parte più interessante essendo quella meno affrontata sia dalla letteratura classica che dalle precedenti pellicole, dove la fantasia dello sceneggiatore può volare libera.
La vediamo "ragazzina" (l'attrice è sempre la splendida Guillory, che i nerd ricorderanno per aver interpretato Jill Valentine in Resident Evil) un po' maschiaccia: monta a cavallo con disinvoltura, risponde a tono ai fratelli, contravviene sistematicamente agli ordini di un padre anaffettivo e non si fa intimorire neanche da Teseo, l'uomo che la rapisce col proposito di farne la sua sposa una volta raggiunta l'età giusta (di cui poi inspiegabilmente lei pare innamorarsi. Deve essere tipo imprinting delle papere, mi rapiscono e ZANG, sono tua).
Costumisti ubriachi e dove trovarli
Dopo circa mezz'ora questa ragazzina sparisce dai radar per lasciar posto a un'incudine appesa ai testicoli utile come il due di coppe quando la briscola è spade col broncetto perenne in volto e lo spettatore arriva a pensare che la versione più sbarazzina potevano anche fare a meno di mettercela. 
Resta la solita damina tristanzuola costretta a unirsi a un uomo che non ama scelto dal caso (nel mito è lei a sceglierlo, qui si vuole continuamente amplificare l'effetto drama con espedienti da romanzo rosa) e che il giorno delle nozze la fa girare nuda a sollevare vassoi invisibili nella sala del trono in mezzo a decine di altri uomini perché boh.
E che farà il bagno nuda con Paride mentre fuori infuria la morte perché boh. E che durante l'incendio di Troia, quando Paride è già spirato, verrà stuprata da Agamennone-cattivo-perché-sì davanti a Menelao che a questo giro prende le corna più che sportivamente perché, ancora una volta, boh.
C'è sempre una valida scusa per mettere la Guillory a chiappe di fuori.

12) TROY (2004)
      Interprete: Diane Kruger
Non ho mai nascosto di avere un serio problema con Troy, pur non essendo una di quelle persone che pretende la trasposizione esatta del mito: un film che grida America dal cuore del mondoⓒ, una pellicola talmente scema da aver inventato dal nulla una tenera storia d'amore etero tra Achille e la schiava Briseide perché al John Smith mangia-hotdog medio con il grilletto facile non venisse il sospetto che tra Brad Pitt e Patroclo potesse esserci qualcosa di vagamente ambiguo.
Anche se la scena con Priamo (Peter O'Toole) che va a reclamare da Achille il cadavere di Ettore (Eric Bana) ci regala momenti di una delicatezza straziante che mi hanno fatto scappare una lacrimuccia, quindi non tutto è da buttare.
... Compresa Elena?
Diciamo che Elena si adegua a questa sagra dei tamarri quindi, semplicemente, è bellina bellina e se ne sta in disparte a interpretare il ruolo della fanciulla innamorata e infelice che si attira odii e invidie però è buona e vuole solo seguire il suo cuore: a livello caratteriale è un fermaporte e a livello di trama è totalmente inutile
Sostanzialmente rubare a Menelao il Golden Retriever sarebbe stato lo stesso.
Qua la vestono direttamente da lampadario
così l'oggettificazione è completa.

Non a caso all'inizio il regista Wolfgang Peterson non reputava vitale trovare un'attrice che la interpretasse, ed è stato praticamente tirato per i capelli dai produttori incapaci di rinunciare alla quota-figa: la scusa che nessuna avesse il viso adatto a interpretare la quintessenza della bellezza lascia il tempo che trova, visto che se un personaggio serve alla tua storia va bene mettere davanti all'obiettivo pure una zucchina con una parrucca. E forse la zucchina con la parrucca avrebbe fatto un lavoro migliore: non tanto per colpa della Kruger, che pure non è che brilli con la faccia di chi sta pensando al conto in banca e quell'accento teutonico che non le riesce di eliminare, quanto per l'inconsistenza della sua Elena, che è né più né meno la solita impotente damina in difficoltà che tanto piace agli Americani del 2000 che i loro eroi greci li vogliono etero e violenti e le femmine languide e mute.

Nota finale per rimarcare quanto è scemo questo film: Nella director's cut c'è la scena del ritorno a Troia con Elena al fianco in cui non si capisce perché all'arrivo di Paride e Ettore tra il popolo scoppino grida di giubilo e si lancino coriandoli di carta (... e le vuvuzela no?): ok che è bello veder tornare sani e salvi i principi della tua città, che qualsiasi scusa è buona per mollare il lavoro, ma questi due imbecilli si erano recati a Sparta in cerca di accordi di pace e sono tornati con la moglie del loro re, che probabilmente sta già salpando in direzione Asia Minore per sderenarvi tutti.
La missione è un fallimento, che cazzo applaudi?
In tutto questo dovrei provare empatia verso la povera e timida Elena che distoglie lo sguardo da un gruppo di comari che le sparlano dietro e la guardano con aria ostile da un balcone in lontananza? Mi pare il minimo vista la situazione, dovrebbero lanciare addosso cacca di cavallo a tutti invece dei coriandoli.
"Le donne sono le peggiori nemiche delle donne" e altri cliché...
Non manca proprio nulla a questo film.
13) TROY: FALL OF A CITY (2018)
      Interprete: Bella Dayne
Achille nero
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E ci siamo tolti il dente.
No, anzi, voglio dire un paio di cose in proposito: non mi interessa riaprire la questione su se sia storicamente giusto o meno la presenza di un principe greco o una divinità di colore dal momento che se è vero che Omero descrive Achille di un biondo ramato è anche vero che descrive lo scaltro Odisseo come un uomo dalla pelle scura e i capelli lanosi mentre qui lo interpreta un inglese; non mi interessa disquisire se la divisione così netta tra neri e bianchi sia un costrutto europeo di età moderna nato con la schiavitù o se già in epoca antica ci fosse una netta distinzione tra ceppi dominanti provenienti dal nord e gli autoctoni, né se il biancore della pelle fosse o meno segno di divinità quindi non potessero esistere nella Grecia di quei secoli principi di etnia etiope.
Ma una riflessione vorrei farla.
Praticamente ogni volta che si ficcano neri a caso in un'opera che mira non tanto a includere le minoranze per sincero interesse quanto a triggerare gli haters per questioni di marketing, la scelta non ricade mai sulla quota-passera.
Perché se su carta nero è bello, al botteghino la figa bianca è ancora la più gettonata: ecco quindi che se Atena, a cui non si richiede di essere bella ma forte e intelligente, può sfoggiare la pelle d'ebano di suo padre Zeus, la dea dell'amore e della bellezza Afrodite (Lex King, sudafricana britannica) e Elena (Bella Dayne, tedesca) sono, che caso, bianche. Almeno, bontà loro, Elena è mora. Questo solo per sottolineare l'ipocrisia di fondo della nuova Hollywood, la chiudo qui.
Essendo la trama spalmata su 8 episodi di un'ora l'uno c'è tempo di raccontare anche l'infanzia di Elena e Paride proprio come la miniserie televisiva del 2003 ma con qualche scena di sesso pruriginosetto in più perchè se funziona per Game of Thrones noi chi siamo, i figli della serva? Di contro a questo giro si spinge un po' meno sul pedale del drama Harmony: Priamo non ha cercato di uccidere Paride perché Cassandra ha predetto la rovina di Troia a causa sua, ma è stato portato via dai lupi e nessuno se n'è accorto (ti fanno già capire che menti geniali siano i Troiani); la vita di Elena a Sparta non è la sagra del melodramma e non gira nuda davanti a tutti i suoi ospiti, ma è "semplicemente" una donna un tempo libera e selvaggia e che ora sfoggia l'espressività di un parafango che il marito arretrato come tutti i greci ha domato, e così via.
Anche qui abbiamo l'ennesima riproposizione di una donna infelice ma buona e generosa che sceglie di seguire il cuore piuttosto che pensare ai suoi doveri di regina e a questo giro anche di madre, ma a livello recitativo la Dayne riesce a raggiungere le alte vette di Corinna Negri. Insomma, sembra che al mondo non esistano attrici belle e brave disposte a partecipare a questi film.
"Io ho... gli anni che ho."
Viene da pensare che con questo sguardo vacuo e il tono monocorde volessero dare l'idea di una donna spenta e disillusa, soggiogata dalla vita di palazzo e da un Menelao che la tratta come un soprammobile, oltre ad avere l'incazzo facile (arriverà addirittura ad aggredire Achille, che invece di smontarlo come un autoradio abbozza. Ma lo vedi che è l'ultimo dei problemi che sia nero, 'sto mastro lindo con l'elmo da stronzo?)... Il problema è che nemmeno quando si dovrebbe accedere di passione per Paride fa una piega. 
Meno espressivo di lei c'è solo il cavallo di legno, e pur essendo una bella donna nemmeno fisicamente riesce a spiccare sul resto del cast (paradossalmente resta più impressa Andromaca, che le somiglia pure parecchio). Caratterialmente è il solito fighino sciapito, da cui non ci si riesce a scostare nemmeno nel 2018: Elena deve diventare una santa per renderla un personaggio verso cui il pubblico possa provare empatia.

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CONCLUSIONI...
Ci sono state offerte molte interpretazioni sia caratteriali che fisiche di Elena di Troia (dal momento che, come affermò al tempo il regista Wolfgang Peterson, è impossibile trovare un'attrice che rispecchi oggettivamente la bellezza perfetta, quindi ognuno ha seguito la propria idea estetica. A patto che fosse caucasica), ma in linea generale a trionfare anche nel cinema è la versione che la vede povera vittima degli eventi.
La santa, insomma, vince sulla puttana.
In pratica la si incatena sull'altare votato alla Santa Madre, lasciandola piatta, inconsistente, poco interessante e in disparte a meno che non ci accenda d'amore, mentre in primo piano gli uomini combattono, soffrono, si incazzano e muoiono per lei, o in alternativa la si trasforma nel cliché di una zozzona malvagia con l'approfondimento caratteriale di una pigna. Questo nonostante Elena sia il perno attorno a cui si muovono gli eventi della guerra di Troia.
Solo una volta Elena risulta meravigliosamente consapevole del suo potere, libera complessa e affascinantissima: l'Elena della Papas che è sensuale, forte e domina la scena mostrandoci esattamente COME sia riuscita a far assediare una città per dieci anni e al tempo stesso ci mette di fronte alla fragilità della sua condizione di donna greca, che deve la vita e la morte ai capricci dell'uomo che la reclama. Era il 1971, e non si è più replicato quel miracolo.
Ma se siamo diventati talmente paXXerelli da arrivare a concepire un Achille di colore, possibile che nemmeno alle soglie del 2021 si riesca a dar vita a un personaggio femminile complesso che domini la scena invece di ricorrere sempre ai soliti pigri cliché del piffero?
Eh de', sarebbe ora...

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