mercoledì 2 settembre 2020

[Recensione] 12 METRI D'AMORE

Titolo originale
: The long, long Trailer
Paese: USA
Anno: 1954
Regia: Vincent Minnelli
Sceneggiatura
Albert Hackett, Frances Goodrich 
Cast: Lucille Ball, Desi Arnaz

Premesse:
Non avendo mai visto in vita mia un episodio di I love Lucy (in Italia Lucy e Io, serie tv degli anni '50 con protagonisti gli stessi Desi Arnaz e Lucille Ball) per ragioni principalmente anagrafiche non ho guardato questo film con il cuoricino da fan che batteva all'impazzata al pensiero di reincontrare i miei idoli sul grande schermo in technicolor, il che forse ha contribuito a fine visione a non farmi trovare davanti quel dono di dio alla commedia slapstick che credevo. 
Il che non significa che abbia odiato questo film, anche se magari il titolista italiano poteva dare al titolo un'aria che richiamasse meno ai capolavori di Rocco Siffredi.

*

DUE RIGHE DI TRAMA
Nicholas Collini (Desi Arnaz) ottiene un tanto agognato lavoro come ingegnere civile: è un impiego di prestigio e ben pagato che gli permetterebbe in poco tempo di metter su casa e sistemarsi con la novella sposa Tacy (Lucille Ball), ma lo costringerebbe anche a viaggiare per il paese per molte settimane all'anno, tenendoli separati. 
Lucy, che non vuole fare da subito la sposina solitaria, ha un'idea: invece di risparmiare soldi in vista dell'acquisto di un immobile perché non investire subito una somma di denaro nell'acquisto di un camper accessoriato? In questo modo lui non dovrebbe rinunciare al lavoro né lei alla vita coniugale: insieme potrebbero visitare il paese e arrivare in Colorado, dove di trova la sede del nuovo posto di lavoro di Nicky, dove fermerebbero il camper fino al successivo viaggio di lavoro/romantica gitarella.
L'idea sembra la soluzione perfetta a tutti i loro problemi, ma ecco arrivare i problemi che trasformano l'idillio in un disastro.
Una volta arrivati al concessionario Tacy si innamora del camper più arrogante dello stato, una bestia di dimensioni abnormi: il marito, nella smania di renderla felice, andrà molto oltre il budget previsto inizialmente dal momento che una bestia così grossa e pesante on solo costa un occhio della testa ma necessita anche di un'automobile più potente di quella che possiede.
Come se non bastasse la guida con un camper a rimorchio si rivela più difficoltosa di quanto previsto, i disagi snervanti.
Rimarranno impantanati nel fango, vittime di vicini di parcheggio di buone intenzioni ma decisamente invadenti, causeranno danni a staccionate e rose da gran premio, rischieranno di finire in un precipizio, e tutti i tentativi di Tacy di trasformare quel camper in una vera casa dolce casa (comprare frutta di stagione lungo la strada per fare delle confetture, collezionare sassi con cui decorare il patio una volta raggiunto il Colorado o provare a cucinare una buona cenetta casalinga in un camper in movimento) finiscono in un disastro.
Il matrimonio, poco a poco, si logora.
Nicky vorrebbe vendere il camper e cercare una casa normale ma Tacy si rifiuta perché non vuole rinunciare così facilmente alla loro casa dei sogni né ai suoi sassi-ricordo, i quali però stanno appesantendo troppo il camper col rischio di rompere i freni dell'auto e farli precipitare entrambi in qualche fosso alla prima salita ripida. La frustazione monta finché Nicky, in preda alla collera, non getta da una scarpata tutto quello che Tacy ha collezionato con amore lungo la strada. E' l'ultima goccia di un matrimonio ormai a pezzi.

Nella scena finale (che fa anche da cornice narrativa al film) vediamo Tracy e Nicky in procinto di vendere il camper a una coppia di anziani acquirenti e prendere ognuno la propria strada, ma mentre Nicky sta uscendo dal vialetto Tacy lo insegue.
I due finalmente si riconciliano, sia l'uno con l'altra che con il loro camper.
IMPRESSIONI SPARSE
12 metri d'amore è la prima e unica fatica di genere slapstick di Minnelli (padre di Liza), un regista che non è abituato a una comicità così fisica e purtroppo qui e lì si vede.
A certe gag mancano proprio i tempi comici o di contro viene dato loro troppo spazio, risultando a conti fatti più forzate e fastidiose che divertenti. Si pensi ad esempio al disastro culinario fatto da Tacy nella sua cucina mobile a causa dei sobbalzi del camper: in sé la scena è anche divertente grazie soprattutto alle doti autoironiche della Ball (che fa delle faccette adorabili) ma a una certa era così improbabile e forzatamente comica, con le ante degli armadi di un camper che si aprivano al primo sobbalzo e lei che palesemente lanciava in aria apposta la lattuga, che invece di farmi ridere mi ha stufata.
Altra menzione di (de)merito a una scena che forse nelle intenzioni avrebbe dovuto essere comica, ma no. 
Nicky torna a casa subito dopo aver acquistato il camper e trova Tacy e le sue amiche indaffarate con il trasloco. 
Mentre viene sballottato qui e lì da donne che ridacchiano, strillano e spostano scatoloni pieni di suppellettili di botto ha un flashback delle traumatiche lezioni di guida, e più che una cosa buffa tra la sua faccia sconvolta, zoom sugli occhi strabuzzati, gli strilli e i rimbombi sembra una reminiscenza della guerra di Corea.

CAST
L'alchimia tra i due attori è perfetta, il che non stupisce dal momento che Arnaz e la Ball oltre ad aver lavorato a lungo insieme in una serie televisiva erano sposati anche nella vita vera, il che dà ai dialoghi, ai litigi e alle riappacificazioni un che di intimo e genuino.
Lucille Ball in particolare spicca per il fascino, la simpatia e per la capacità di essere un'attrice molto ironica che non ha paura di inzaccherarsi di fango o di farsi filmare con un grosso cerotto sul naso, frutto delle sue peripezie nella cucina ballerina (caratteristica che a livello attoriale apprezzo molto nelle belle donne, la capacità di far ridere e prendersi in giro).
In generale ho sempre apprezzato molto le donne che sapessero muoversi nel genere comico, e la Ball in particolare qui dimostra di avere talento davendere nella comicità di stile slapstick, quella più prettamente fisica da sempre appannaggio dei colleghi uomini: si pensi a talenti del calibro di Charlie Chaplin, Buster Keaton, Jim Carrey o Rowan Atkinson. 
Quanti corrispettivi donne vi vengono in mente?

Bella anche l'interazione tra i due coniugi: la zuccherosità iniziale, così tipically Anni '50, è giustificata dal fatto di essere sposini novelli. C'è ancora quel desiderio di conoscersi e stare sempre insieme, al punto da farsi casa su ruote per viaggiare insieme, quella voglia di comprare frutta di stagione per fare la marmellata in casa, di cucinare pranzetti luculliani per soddisfare il coniuge e conservare ogni piccolo ricordo, anche stupido, come prezioso.
Desiderio che poi va a scontrarsi con la dura realtà: come accade nella vita vera infatti, nel corso della loro luna di miele per Nicky e Tacy si accumuleranno le problematiche e gli imprevisti, i conti da pagare e i bisticci.
Si litiga, si piange, si tiene il muso.
Insomma, come vediamo pure le coppie più benintenzionate sguazzano nella stessa cacca di tutte le altre, ma come ci dimostra 12 metri d'amore la differenza sta nel fatto di riuscire a stare comunque a galla venendosi incontro e perdonandosi, ricordando cosa in primo luogo li ha uniti.

BACKGROUND E PAESAGGI
Non c'è niente da fare, sarò banale come il cappuccino con brioche ma porto nel cuore le ambientazioni vintage d'oltreoceano, quindi non posso fare a meno di apprezzare questa commedia road-movie anche solo per il fatto di essere un road-movie che ci guida (letteralmente) attraverso il paese, fino al Colorado.
Adoro tutto in questo film: le ampie gonne con cinta e i riccioli cotonati, il camper che sembra fatto di latta, le case dei sobborghi ipocritamente borghesi col prato rasato al millimetro e i cespugli di rose da gran premio; le immense montagne innevate, i boschi di pini che si riflettono sui laghi, le strade che si perdono all'orizzonte e le rocce aride e polverose.

*

IN CONCLUSIONE...
12 metri d'amore è un film che nonostante mi abbia fatto trascorrere un'ora e mezza in allegria e spensieratezza e mi abbia fatto scoprire un'attrice molto simpatica non mi è entrato nel cuore.
Apprezzo la satira di fondo che attraverso le disavventure di Nicky e Tacy smaschera le ipocrisie, i vizi e le incoerenze dei "moderni" Anni '50 e in generale l'umorismo è divertente, tranne in quei momenti in cui le gag si fanno forzatamente lunghe o sono mal gestite da un regista che non è a proprio agio col genere. A questo giro apprezzo anche il lieto fine accantonando il mio cinismo una volta tanto: una coppia così carina non poteva scoppiare per colpa di un camper e un paio di sassi.

Giudizio finale:
Commedia slapstick priva di grandi colpi di scena ma retta tutta dalle doti comiche della protagonista femminile.
E' una cosa buona.

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