Anno: 1958
Regia: Vincente Minnelli
Soggetto: Colette
Sceneggiatura: Alan Jay Lerner
Musiche: Frederick Loewe
Cast: Leslie Caron, Louis Jourdan, Maurice Chevalier, Hermione Gingold, Eva Gabor
"Non è un classico e non è un b-movie: Gigi sa soltanto quello che non è."
Mentre il musical di My Fair Lady, la storia di una giovane affascinante e piena di vita che da bambina sboccerà in una giovane donna sotto gli occhi del suo ricco Pigmalione, mieteva consensi a Broadway il duo Lerner-Loewe si metteva al lavoro su un'opera nuova, Gigi, la storia di una giovane affascinante e piena di vita che da bambina sboccerà in giovane donna sotto gli occhi del suo ricco Pigmalione.
Ehm...
Il film è tratto da una novella di Colette, al secolo Sidonie-Gabrielle Colette, eccentrica e scandalosa personalità artistica e letteraria del primo Novecento francese, e prodotto dalla MGM con i consueti tagli, livellamenti e limature che costituivano l'ossatura del cinema ipocrita e borghese incarnato dal Codice Hays: sarà un successo di pubblico e critica straordinario che l'anno successivo gli farà sbancare l'Oscar con ben 9 premi su 9 nominations (l'anno in cui Vertigo non ha preso nemmeno una nomination, scandaloso...).
Sfiga vuole che questo record straordinario duri solo un anno: già nel 1961 Ben-Hur se ne porterà a casa ben 11, un record battuto solo nel 2003 da Il signore degli Anelli - Il ritorno del Re che se ne becca sempre 11 ma su 11 nomination. Forse anche per questo precoce allontanamento dalle luci della ribalta (oltre che il non poter vantare una star del calibro di Audrey Hepburn come protagonista) Gigi è una pellicola che ad oggi ha a mio avviso molti meno estimatori di quelli che dovrebbe avere. E questo non perché la pellicola mi sia piaciuta particolarmente, ma perché in media i cinefili si entusiasmino per cose molto peggiori di Gigi.
E' un anziano e sornione Maurice Chevalier, che qui interpreta l'arzillo dongiovanni Honoré Lachaille, ad accoglierci invitandoci ad ammirare le bellezze della Parigi del primo Novecento. Nello specifico le dolci, giovane e fresche bellezze femminili in boccio.
Ne approfitta per ringraziare dio per le ragazzine.
Dopodiché ci indica una di queste ragazzine dallo spirito vivace, i dolci occhi scuri e dal sorriso ingenuo che gioca nel parco con delle coetanee compagne di scuola: si tratta di Gigi (Leslie Caron), la protagonista della nostra storia, la cui vita presto cambierà al sopraggiungere dell'età adulta, quando non sarà più bambina ma donna; quando in lei nascerà, e farà nascere anche nei nei cuori più refrattari, l'amore.
Gigi è una ragazza divertente, piena di entusiasmo e un po' maschiaccio: vive con la nonna, Madame Alvarez (Hermione Gingold) e una madre che non vedremo mai e mai si cura del benessere o dell'educazione di Gigi. Passa tutto il tempo a gorgheggiare in modo atroce: da Madame Alvarez veniamo a sapere che in passato ha rifiutato degli ottimi partiti e ora si è ridotta a cantare in misere particine a teatro.
Non volendo quel destino anche per la nipote, Madame Alvarez è ben intenzionata a non commettere gli stessi errori con Gigi: con l'aiuto della sorella Alicia (Isabel Jeans) è sua intenzione educarla a diventare una cortigiana fascinosa maestra dell'arte dell'amore, cosa indispensabile affinché sia notata da uomini danarosi di buon cuore che possano comprare i suoi favori farle condurre la vita agiata che merita. Gigi però non è proprio una studentessa modello: è infantile, alla mano, buffa, e più che mangiare uccelletti con tutte le ossa preferisce giocare al parco; non capisce il senso della vita senza amore che le si prospetta.
Non capisce neppure i parigini.
Madame Alvarez, chiamata affettuosamente Mamita, e la sua giovane e vivace parente sono anche le uniche persone la cui compagnia distrae il giovane nipote di Honoré, questo avvenente e gigantesco dito in culo di nome Gaston (Louis Jourdan), da quel continuo tedio che è la vita.
La sua canzone d'esordio (It's a bore!) mostra bene il un contrasto di vedute tra lui e lo zio (che la vita invece se la gode pure troppo) e riflette la sua profonda joie de vivre.
Gigi non pensa affatto all'amore e per Gaston lei è solo una bambina. Alicia però ha l'occhio più lungo di Mamita: Gigi sta crescendo anche se ancora non se ne sono accorti, si sta facendo donna, e Gaston è comunque uno dei seduttori più attivi e chiacchierati di Parigi (città che segue ogni sua mossa e spettegola a ritmo di musica con la divertente The Gossip), uno che ha persino condotto sull'orlo del suicidio (deve essere la quinta o la sesta volta commenterà malignamente Alicia) la sua ultima fiamma, Liane d'Exelmans (Eva Gabor), nientemeno!
Bisogna che ora la nonna in qualità di tutrice vigili sul buon nome di Gigi regolamentando con più severità i loro incontri perché la nipote diventi una gran dama in grado di tenersi stretto per lugo tempo un così ottimo partito, che non passi da ennesima amante di poco conto del giovane Lachaille e finisca come sua madre.
Bisogna che Gigi impari a comportarsi ammodo in presenza di un uomo del rango e con la reputazione di Gaston, a smorzare gli entusiasmi e la vivacità e a parlargli in modo più rispettoso. Mentre Gaston si trova a Montecarlo per affari quindi le lezioni per la povera Gigi diventano più frequenti e severe che mai: c'è poco tempo e tanto da fare.
Quando Gaston dopo qualche tempo torna a casa di Mamita, la trasformazione è completa: dopo tanto lavoro Gigi ha smesso i completi da scolaretta per sfoggiare un abito e un'acconciatura da gran signora, che è entusiasta di mostrare al suo amico.
Sembra seccato dal fatto che la sua Gigi abbia smesso le gonne scozzesi, e da gentiluomo qual è la definisce con molto garbo una scimmia ammaestrata e una giraffa con il gozzo. Lei la prende bene e gli risponde giustamente che ha un gusto di merda in fatto di vestiti, accusa che per un giovane parigino sembra un crimine di lesa maestà visto quanto si incazza.
Ma il litigio è presto risolto.
Gaston per riappacificarsi vorrebbe portare questa nuova Gigi a prendere un tè al Reservoir, ma Mamita è categorica, non può: "Se non ci fossimo che noi vi direi 'Portate Gigi dove volete, a voi l'affido ad occhi chiusi! ... Ma ci sono gli altri, Gaston, e voi siete molto conosciuto... Una donna che esce sola con voi, specie ora che tutta Parigi vi guarda, beh..."
"Volete forse darmi a intendere che Gigi uscendo con me sarebbe compromessa?"
"Diciamo che sarebbe classificata. Una ragazza che esce con voi non è più una ragazza qualsiasi, ma non è più neanche rispettabile"
Gaston trova ridicolo il concetto stesso di rispettabilità (e graziarcazzo verrebbe da dirgli, è un uomo, per lui è motivo di vanto farsi vedere in giro con tutta quella figa al seguito, non deve avvelenarsi a ogni scandalo), trova ridicolo tutto il discorso di Mamita, trova ridicolo persino il fatto che Gigi possa essere considerata una donna, ed esce come una furia.
Rimasto solo comincerà però a farsi assalire dai dubbi (Gigi):
Risolta la situazione col suo cervello (Gigi è grande abbastanza da poter essere l'amante di qualcuno, quindi perché non la mia se significa poter marcare il territorio come i cani e portarla in giro senza problemi?) Gaston torna a casa di Mamita, dove decide di fare le cose per bene e regolarizzare la situazione tra lei e la nipote, con tanto di contratto legale: le verranno garantite attenzioni in quantità, una bella villetta, una rendita, servitù, forse anche l'auto con autista. Madame Alvarez e Alicia sono in brodo di giuggiole.
Gigi un po' meno.
"Tutti dicono che sono indietro per la mia età, ma so cosa significa tutto questo... Avere cura di me in modo splendido vuol dire che dovrò vivere con voi e che dormirò nel vostro letto."
"Ti prego Gigi, fammi il favore, mi metti in imbarazzo."
"Non eravate imbarazzato parlandone a nonna, e nemmeno nonna lo era quando poi me lo ha detto... Ma io so pure quello che lei non mi ha detto: so che aver cura di me vuol dire che ci sarà la mia fotografia su tutti i giornali, che dovrò andare in riviera, alle corse di Deauville, che quando litigheremo scriveranno subito un bell'articolo... E così sarà anche quando mi lascerete per sempre come avete fatto con madame d'Exelmans..."
Lei vuole amare alla luce del sole la persona giusta, non essere buttata via per capriccio e passare da un letto all'altro. Cionondimeno accetta di intraprendere una relazione come amante di Gaston, una persona a cui vuole sinceramente bene, preferendo essere infelice insieme a lui che felice perdendo la sua amicizia.
Al loro primo appuntamento ufficiale i due si recano al ristorante Maxim, dove tutti gli occhi sono puntati su di loro, studiando malignamente ogni loro mossa mentre Gigi è bellissima e si comporta da perfetta cortigiana; serve il caffè, sceglie il sigaro per lui, spettegola malignamente delle presenti. Ma ha perso la freschezza, la vivacità, e tutto ciò che la rendeva Gigi.
Non è la vita che Gaston vuole per lei.
Portatala via in fretta e furia dalla calca e dalle malelingue la riporterà a casa (dove lei, equivocando completamente il suo gesto, scoppierà in lacime tra le braccia della nonna temendo il peggio), dove chiederà a Madame Alvarez il permesso di sposarla. La pellicola si chiude con Maurice Chevalier che ringrazia di nuovo il cielo per le giovani e fresche fanciulle mentre Gaston e una Gigi vestita da piumino per la polvere gli passano accanto in carrozza.IMPRESSIONI SPARSE
Canto del cigno della MGM nel settore musical, Gigi risulta una pellicola di secondo piano nel contesto cinematografico forse per via della sua anima profondamente retrò e controversa.
Siamo a Parigi nel primo Novecento: regno di uomini ricchi e annoiati dalla vita moralmente obbligati da una società sempre affamata di scandali e pettegolezzi a passare impunemente di fiore in fiore e delle soavi fanciulle che a questo sistema che le vede prede graziose e fugaci come farfalle non solo si adeguano, ma ne fanno un mestiere.
Gigi infatti appartiene a una famiglia di cortigiane, anche se la parola non sarà mai riportata esplicitamente in corso di pellicola: siamo pur sempre nella Hollywood tenuta a freno dalle ipocrisie del codice Hays, che non mostrava le coppie di sposi condividere il giaciglio nuziale, figurarsi donne che vendevano le proprie "simpatie" in cambio di vil pecunia. Sia Madame Alvarez che Alicia sono state a loro tempo oggetto dell'amore e dell'ammirazione di uomini facoltosi: Alicia si è conquistata una vecchiaia agiata; Mamita, forse scottata in gioventù da un amore malriposto, non è stata altrettanto accorta nella scelta dei protettori e vive con la figlia (che ha preferito una carriera mediocre nel belcanto agli uomini e alle responsablità materne) e la nipote in un appartamentino molto più modesto e desidera per Gigi quanto di meglio possano ambire donne di estrazione modesta come loro: protezione di uomini potenti, denaro, divertimento.
Quello che per Alicia è lusso, viaggi e amore, per Mamita è una necessità.
Difficile empatizzare con donne del genere dal punto di vista morale: più facile forse capire il loro bisogno di vivere, e non sopravvivere, in una società che non offre molte strade che concedano a una donna denaro, potere e indipendenza, a patto di lavorare sodo e saper giocare bene le proprie carte.
Gigi però non sembra interessata a seguire la carriera di famiglia, e neppure all'amore sebbene si possa considerare fondamentalmente una romantica, specie una volta diventata "donna" e scoperti i suoi sentimenti verso Gaston: imparare a divertire gli altri è fonte di noia, una sequela di nozioni sterili e gesti meccanici; cercare di crearsi una cerchia di amicizie "giuste" le porta solo solitudine perché non può mai accettare inviti dalle compagne di scuola o attardarsi a giocare nel parco o a passeggiare; diventare una donna in grado di generare negli altri sentimenti d'amore le ha insegnato prima a ripudiare l'amore e poi ad averne paura.
Gigi dell'amore ha visto solo la parte negativa.
Il freddo calcolo, le mosse studiate per sedurre, l'avidità, poi quando la passione inevitabilmente scema e una nuova pulzella entra in gioco l'abbandono, l'umiliazione, i pettegolezzi crudeli, magari un suicidio o due tanto per gradire. Non stupisce, con queste premesse, che la corte di Gaston la sgomenti tanto.
Anche perché Gigi è giovane.
Nel romanzo la protagonista ha 15 anni: qui non è ben chiaro, anche perché Leslie Caron, star di Un americano a Parigi, all'epoca aveva 27 anni, contro i 37 di Louis Jourdan (una differenza d'età più che accettabile rispetto al distinto uomo di mezza età del libro), ma i suoi vestiti scozzesi da scolaretta e i semplici cappellini di paglia non fanno pensare di avere davanti una donna fatta. Questo, insieme alla scena iniziale in cui il distinto signor Honoré Lachaille se ne sta al parco a fissar sottane e a cantare quanto siano fresche, sode e saporite le fanciulline, può portare qualcuno a storcere il naso e a sentire un vago effluvio di pedofilia e sessualizzazione di minore.
Comprensibile, ma non condivido.
Al di là del bisogno di contestualizzare giocoforza un film americano degli anni '50 ambientato nella Francia del primo Novecento (entrambe epoche in cui le ragazze erano considerate adulte molto presto e per le adolescenti non era insolito che fosse già o sistemata o perlomeno fidanzata con "quello giusto" - nel 1963 Betty Friedan ne parlerà in un libro, La mistica della femminilità), Gigi è un film che parla non tanto di fanciullezza quanto di crescita.
Il messaggio arriva chiaro fin dai primi minuti di film, e proprio dall'incriminata "Thanks Heaven for little girls": andando oltre il titolo infatti si nota che il testo non si riferisce a un vecchio zozzone che vuole farsi le bambine del parco ma che non vede l'ora che crescano e diventino giovani donne pronte ad aprirsi all'amore.
Chevalier canta: "Thank heaven for little girls / for little girls get bigger every day / Thank heaven for little girls / they grow up in the most delightful way."
Quindi non "grazie per le ragazzine" ma "grazie per le ragazzine che al momento giusto diventeranno bellissime donne da corteggiare". Poi intendiamoci, è un film degli anni '50 creato da uomini degli anni '50 e non un manifesto femminista, ma neanche la commedia di Satana: se la pellicola parla principalmente di cortigiane è ovvio che l'occhio debba scivolare lascivamente su giovani e graziosi corpi femminili, e in più in sua difesa Honoré Lachaille occhieggerà pure delle ragazze molto giovani dall'alto della sua veneranda età ma non rivolgerà mai loro un gesto o una parola sconveniente.
Nonostante il musical porti il suo nome, Gigi risulta il personaggio meno coerente e approfondito della pellicola: come fa, una volta conquistato il cuore di Gaston, ad aver sviluppato un lato improvvisamente tanto romantico (a dispetto della refrattarietà iniziale) nonostante affermi lei stessa di aver visto sempre e solo il lato arido, opportunistico e crudele dell'amore? Come fa ad essere tanto contraria all'idea di vivere e amare da cortigiana quando ha davanti l'esempio di due donne che l'hanno rinnegata finendo in miseria, la sua sciagurata madre che neanche si prende la briga di entrare in scena, e la sua povera nonna? Cosa la rende speciale a parte sembrare allegra e vivace come una qualsiasi delle compagne con cui si rincorreva nel parco a inizio film?
Perché dovremmo amarla?
Perché Gaston arriva a cambiare vita per lei?
Il film dovrebbe parlare della sua crescita, del suo passare da bimba ingenua a giovane donna pronta ad aprire il suo cuore all'amore vero e non all'idea deviata che le hanno inculcato, ma l'idea è piuttosto che la storia ci parli del profondo cambiamento avvenuto in Gaston.
Il giovane Lachaille a inizio pellicola è un discreto dito in culo: un povero ragazzo ricco ⓒ annoiato dalla vita, intrappolato in una routine soffocante di feste, scandali e amori, come la società, in primis suo zio Honoré che ancora va a correre dietro alle giovani gonnelle si aspetta da lui (ironicamente, l'eccessivo libertinaggio e l'eccessiva bigotteria finiscono col diventare due lati della stessa gabbia).
Capiamo da subito perché Gigi e Mamita siano presenze così importanti nella sua vita: Mamita non è una delle sue conquiste, non lo lusinga e non lo tratta con reverenza ma con sincero affetto materno, forse anche a causa dei trascorsi con lo zio (non ha delle mire riguardo lui e Gigi, sarà Alicia a metterle la pulce nell'orecchio e a suggerirle che qualcosa bolle in pentola); la piccola Gigi invece porta allegria e colore, regala l'imprevisto e il divertimento a un uomo che deve saltare da una donna all'altra, deve presenziare a balli e ricevimenti, deve far sfoggio di sé e delle sue donne nei locali più alla moda.
Tutto è scandito da regole ferree, compreso il divertimento e il suicidio di Liane d'Exelmans: regole che si fanno man mano così soffocanti che per continuare a vedere Gigi in modo rispettabile lui e le anziane custodi della virtù della ragazza dovranno coinvolgere gli avvocati e redigere un contratto in cui tutto del loro rapporto sarà messo nero su bianco.
Honoré queste regole le ha sempre seguite pedissequamente, al punto da farci venire il dubbio che ormai vada avanti col pilota automatico: in un dialogo delizioso tra lui e Mamita scopriamo che tra i due in gioventù c'è stato del tenero, ma quando le cose stavano cominciando a farsi troppo serie per i suoi gusti e già sentiva in lontananza rintoccare le campane nuziali ha deciso di tradirla in maniera plateale, per rimettere le cose a posto e comportarsi da bravo uomo di mondo. Ma invece di lottare per riconquistarlo come avrebbe fatto qualsiasi brava cortigiana, Madame Alvarez lo ha lasciato. Tra i due traspare grande tenerezza e intimità, un affetto mai davvero sopito: è l'unico momento in cui Honoré sembra smettere la maschera di viveur, l'unico in cui possiamo quasi empatizzare con lui.
Perché, davvero, la sua filosofia di vita fa un po' schifo.
Tornando al ruolo centrale del protagonista, Gaston ha molto spazio all'interno del film e lunghi numeri canori in cui è possibile comprendere meglio i suoi dissidi interiori, la sua profonda insoddisfazione, i suoi sentimenti nei confronti di Gigi che fino a quel momento ha sempre visto come una bambina ma che ora, sotto ai suoi occhi, sta diventando una donna.
Una donna che lui può compromettere col suo atteggiamento dissoluto.
Nella canzone Gigi Gaston cammina a lungo per le strade di Parigi nella più totale confusione: Gigi è una bambina sciocca, buona giusto per sedersi sulle ginocchia e giocare a carte ma al tempo stesso è una persona che lo fa sentire felice e appagato, con cui può essere se stesso, che lo stimola e lo diverte, diversa da quei manichini impostati con cui la società Parigina vuole che lui si mostri (e in cui Gigi si trasformerà, al momento opportuno): è una canzone molto lunga, con diversi momenti di stacco e cambi di registro che rendono alla perfezione l'idea di un lungo rimuginamento, e plausibile la sua confusione.
Si deve scontrare però coi timori di Gigi, che ha paura di quello che viene dopo la passione romantica e vorrebbe semplicemente tornare ad essere amici come prima (timori che lui, in quanto uomo, proprio non riesce a capire). Incolperà la nonna del rifiuto della ragazza:
"Le avete spiegato troppo! Le avete fatto conoscere solo il lato volgare della vita! Ma c'è pure la dolcezza! La gentilezza, la benevolenza senza poi dire di un cuore che freme di generosità. Queste cose esistono Madame, o sono forse a voi sconosciute?" Non capendo che buona parte del problema, di questo lato volgare della vita, è proprio la gente come lui. Ci arriverà vedendo il modo in cui quel mondo riesce a trasformare in peggio persino quell'unico barlume di gioia ed entusiasmo della sua vita.
A questo proposito bisogna spendere due parole doverose su Mamita.
In questo gioco delle maschere inizialmente Madame Alvarez passa per una vecchia incartapecorita col cuore di pietra, la perfida nonna che non si cura dell'innocenza della figlia e vuole solo che Gigi non si perda in sciocchezze, impari al più presto le vie della seduzione e diventi una cortigiana di gran classe a differenza di quella grossa delusione di sua figlia. Poi la pellicola va avanti e qualche cosina che stona con questo quadretto da Lady Tremaine di Cenerentola la notiamo:
► La figlia sarà pure una sciagurata che perde il suo tempo a cantare quattro note in croce e pure stonate in particine del cazzo a teatro ma è lì, a casa loro, a seguire le sue aspirazioni;
► Gigi sarà pure una monella pasticciona incapace di comportarsi da vera signora eppure, proprio come fatto con la madre, non ha mai cercato di smorzarne lo spirito.
► Nonostante da giovane sia stata molto richiesta e corteggiata (lo vediamo a sapere dalla sua conversazione con Honoré) non è ricca come la sorella Alicia, non ha viaggiato quanto lei e non si è divertita quanto lei: anche per il modo in cui è lei a difendere e rispettare la scelta di Gigi di non legarsi a Gaston se non per amore viene da pensare se forse la sua carriera non sia proprio stata sfavillante a causa del tradimento subito, e che in realtà sia una persona che ha subito molte batoste dalla vita ma che non ha mai smesso di amare.
Gigi è un film che onestamente non saprei come prendere.
Alla fine mi è piaciuto o non mi è piaciuto?
Non è facile tirare le somme.
E' visivamente una delizia: non c'è un particolare che sia uno fuori posto, un colore usato a sproposito (dal rosso passionale del salotto della ex cortigiana Madame Alvarez al bianco virginale dell'abito con cui Gigi fa la sua prima comparsa in società nel ruolo di amante di Gaston), un'inquadratura che non sia armoniosa. Le ambientazioni parigine (per la maggior parte dal vivo) sono sfruttate al meglio, con numeri canori che abbracciano lo spazio in interezza, e persino io che raramente mi curo del lato visivo sono rimasta a bocca aperta a più riprese.
C'è però dall'altro lato quel che di artificiale e quasi caricaturale nel dipingere il vecchio continente, tipico di qualsiasi cosa non riguardi gli States quando la storia la raccontano degli americani moderni e paXXerelli (però visto il periodo un po' di rigidi stronzi tutti in tiro ci stanno bene), con quel po' di bigotteria borghese di fondo che non guasta mai.
A parte che all'inizio e alla fine della pellicola poi le strade di Parigi sembrano quasi deserte e prive di vita nonostante il film dovrebbe parlare proprio della movida, del divertimento scriteriato e del libertinaggio come se piovesse.
Le canzoni sono deliziose anche se sentir cantare in inglese con l'accento francese dopo un po' mi ha data, la recitazione buona anche se è la protagonista a non farmi scattare la scintilla risultando alla fine la classica Cenerentola di buoni sentimenti destinata al lieto fine, e in generale la pellicola non è invecchiata bene con tutti quei riferimenti alla carne fresca delle giovani donne: magari insistere un po' di più con una ritrovata passione tra Honoré e Madame Alvarez avrebbe resto il personaggio meno macchiettistico e avrebbe mostrato al pubblico che la bellezza non è solo il viso di un'adolescente fresca e soda.
Ma non ci arrivano adesso, figurarsi negli anni '50...
Più che la storia d'amore in sé tra un'attrice che per i miei gusti fa troppo il verso alla Hepburn e troppe smorfiette per risultarmi simpatica e un tizio che per tutto il tempo ha nel culo lo stesso tipo di bastone su cui poggia il cilindro) è tutto quello che è costruito intorno alla commedia romantica ad affascinarmi: l'estetica eccessiva ed opulenta che nasconde la decadenza e l'amarezza di fondo della società della perenne movida, i suoi rimpianti, la vacuità e la profonda solitudine.
Con un po' meno moralismo spicciolo, l'avrei adorato.
E concludiamo in merda col momento-Milord di Gaston... |
Giudizio finale:
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