Anno: 1936
Regia: Gregory La Cava
Soggetto: Eric Hatch
Sceneggiatura: Morrie Ryskind
Cast: Carole Lombard, William Powell
Premesse:
A questo giro è necessario farci un po' due palline sul contesto storico che fa da cornice alla pellicola. L'America degli Anni '30 è un paese stremato da una crisi economica che ha colpito, e duro, dal famoso crollo della Borsa del 1929 che ha ridotto sul lastrico milioni di famiglie.
Dopo anni di manovre non sufficienti ad arginare la povertà, la mancanza di lavoro, il crollo dei consumi e della produzione industriale, la deflazione economica, nel 1932 viene eletto presidente Franklin D.Roosevelt, che attua le sue famose manovre economiche che prendono il nome di New Deal.
Durante la prima fase (1932-1933) non solo viene emanata una legge di emergenza che assoggetta le banche allo Stato perché vengano evitati investimenti scellerati, la fine del proibizionismo e attuato un taglio drastico alle spese pubbliche, ma al tempo stesso vengono stanziati 500 milioni di dollari (al cambio attuale all'incirca 7 miliardi e mezzo) per impiegare i disoccupati in una serie di giganteschi programmi di lavori pubblici (costruzione e manutenzione di strade, scuole, rimboschimento dei parchi...) e date forti sovvenzioni all'agricoltura per ridurre la sovrapproduzione alla base del forte calo dei prezzi. Nel 1934-1935 e 1936 segue una riforma fiscale che aumenta le aliquote sui redditi più elevati fino al 79%.
La delicatissima propaganda anti New-Deal |
Col passare del tempo e l'allontanarsi della crisi democratici conservatori, i repubblicani e i rappresentanti dell'élite finanziaria fanno la voce grossa e smettono di prendere sportivamente il fatto che qualcuno stia usando il loro denaro per aiutare i poveri pigri, e nel 1936 la Corte Suprema (composta in larga parte da conservatori nominati dalle precedenti amministrazioni repubblicane) smantella in larga parte le manovre del New Deal, ma la successiva nomina di giudici più vicini alle sue posizioni permette una più tiepida marcia indietro.
Sarà un punto centrale del film: il lavoro rende uomini |
I risultati di queste manovre sono altalenanti e tutt'altro che miracolosi: già nel 1937, appena ritirate buona parte delle manovre interventiste nella convinzione che il peggio fosse ormai lasciato alle spalle, una nuova depressione appare all'orizzonte provocando una nuova ondata di disoccupati che sarà assorbita solo qualche anno dopo grazie alla Guerra in Europa.
Il New Deal e la politica di Roosevelt in soldoni non rappresentano tanto un programma coerente, omogeneo ed efficace di provvedimenti economici e di welfare, ma insieme alla politica "del caminetto" del presidente Roosevelt e al contributo di Hollywood contribuirono alla rinascita di un sentimento di fiducia nel futuro e ottimismo nell'americano medio. Il film in questione segue i binari dell'entusiasmo del periodo regalandoci un sofisticato e divertentissimo film d'amore e riscatto sociale, la storia di un'eccentrica ereditiera di Park Avenue che salva dalla strada un derelitto incontrato per caso offrendogli un posto di maggiordomo a casa della sua pazzesca famiglia, e poi se ne innamora.
*
DUE RIGHE DI TRAMA
Tocca incominciare a fare le pulci al film fin dagli splendidi titoli di testa, davvero d'impatto: un tripudio di luci che si accendono e spengono nella notte mentre la camera scorre lungo la facciata di lussuosi palazzi e cartelloni pubblicitari stagliati su uno specchio d'acqua, e una musica vivace a far da sfondo al tutto.
E' come se un'intera città si stesse risvegliando, come se il cuore pulsante del paese che vive, si diverte e produce fosse tornato improvvisamente in vita davanti agli occhi dello spettatore del 1936.
Ma l'incanto fa presto a svanire.
I primi minuti di film ci portano dalle luci della ribalta alla discarica cittadina, dove un mucchio di disperati sporchi e curvi ma onesti e lavoratori rovista tra i rifiuti in cerca di cibo o oggetti da rivendere (poliziotti e speculatori permettendo), o si riunisce davanti alle baracche alla fine di una lunga giornata a scambiare due parole attorno a un fuoco. Conosciamo Duke, alias Godfrey (William Powell), che rivolge al suo compagno di sventura parole ottimistiche riguardo al futuro: "Io non mi preoccupo, la fortuna è sempre dietro l'angolo."
La risposta che riceve è carica di cinismo: "... Già, è là che ci aspetta, ma chissà qual è l'angolo..."
"... E speriamo che mentre l'aspettiamo non ci pisci sopra un cane." |
"Li vuoi cinque dollari, derelitto maleodorante?" "Signorina non mi freghi le battute..." |
Ci basta un secondo e prima ancora che parlino abbiamo già capito che Cornelia è una stronza classista che umilia Godfrey offrendogli denaro per portarlo a una festa in cui ricchi annoiati si presentano accompagnati da "rifiuti" mentre Irene è l'angelo ingenuo e dolciotto che ha avuto l'idea di andare a recuperare un povero cristo alla discarica, ma poi vedendo il modo in cui Godfrey ha risposto per le rime a sua sorella ci ha pensato un attimo e ha capito che portare uno straccione a una gara di scarti è una cosa poco rispettosa.
L'importante è arrivarci, dai.
"Scusi, può seguire un discorso quasi serio per un momento?" "Proverò, sono bionda e quindi buona, mica intelligente!" |
1) Irene è la sorella minore di Cornelia
2) Tra le due c'è una rivalità e antipatia di lungo corso
3) Vincere la gara degli scarti umilierebbe e farebbe adirare molto Cornelia
Godfrey allora propone a Irene di portarlo di corsa alla festa come "premio" e di vincere una coppetta di latta di merda, per dispetto alla comune nemica: Irene accetta solo se è sicura di non offenderlo e i due corrono alla volta del Waldorf-Ritz hotel, dove a differenza di quanto accadeva nella discarica abitata da uomini dignitosi e pronti ad aiutarsi l'un l'altro al minimo problema regna il caos più sovrano: donne e uomini ben vestiti strillano come animali e si spintonano l'un l'altro agitando spazzatura di vario tipo per vincere una coppa di latta di merda. Appost.
"Non sono deliziose? Le ho trovate proprio io nel bosco, guarda!" "... Delizioso l'odore" "Ma profumerai tu." |
Anche qui i dialoghi sono una delizia, veloci, comici e irresistibili.
Irene porta Godfrey al Comitato e dopo un breve interrogatorio da parte del giudice per assicurarsi che egli sia un vero straccione Irene può ritirare il suo agognato inutile premio e Godfrey può arringare le folle con un discorso di sicuro impatto: "Sono venuto qui stasera con due scopi: primo, aiutare questa signorina, poi vedere quello che sapeva fare una compagnia di cretini sfaccendati. Mi dichiaro soddisfatto. Vi assicuro che sarà un piacere per me ritornare tra gente seria e dignitosa."
Irene, colpita dalle sue parole, molla il premio e gli corre dietro per scusarsi di averlo umiliato a quel modo e per chiedergli se c'è modo di sdebitarsi per l'aiuto nel battere Cornelia: dal momento che Godfrey è in cerca d'impiego eccolo diventare a tempo record il maggiordomo dei Bullock, senza colloqui né referenze di sorta.
"Beh, che dire, ci ha inquadrati subito" |
Il mattino dopo, ben sbarbato, lavato e con un abito nuovo di pacca Godfrey si presenta all'abitazione dei Bullock dove è la cameriera Molly (Jean Dixon), veterana di casa, ad accoglierlo e a metterlo in guardia sulle stranezze di quella famiglia, da cui i domestici hanno l'abitudine di fuggire in giornata: veniamo a sapere mentre Godfrey porta la colazione alle tre signore di casa come prova di rodaggio che la "svaporata", la signora Bullock, ha bevuto troppo e ora vede i folletti; che Irene ha rubato il cavallo a un vetturino e lo ha chiuso nella biblioteca di casa; e che Cornelia in un impeto di collera per la sconfitta ha spaccato le finestre di un negozio sulla 5th Avenue.
"Che bella gente e che buon vino!"
Anche dopo aver incontrato le tre fiere e aver subito le angherie della vendicativa Cornelia Godfrey non ha alcuna intenzione di lasciare il posto di lavoro (anche perché a differenza di quanto accadrebbe a un maggiordomo ammodino con referenze, l'alternativa è la discarica e non un'altra casa piena di gente normale), ma nessuno si è premurato di avvertire Mr. Bullock dell'arrivo del nuovo domestico, il che ci dà l'idea di quanto poco conti in quella gabbia di matti nonostante il povero capofamiglia non solo sia oberato di conti da pagare e citazioni a causa del comportamento scellerato della sua famiglia di viziati ma abbia anche dei discreti problemi economici a causa delle imposte gravose (il 60% dei guadagni) da pagare al fisco e di investimenti poco accorti.
"Ma quel pirla crocifisso lì dietro?" "Niente, è Carlo il pianista, il mio protetto: conosce solo una canzone stronza, mangia per otto e quando parliamo di soldi si deprime" "Ah ok, tutto normale." |
A questo punto è il momento del colpone di scena, il "mamma mia chi se lo sarebbe mai aspettato" time, quando rimasti soli Irene d'impulso prende e bacia Godfrey, facendoci capire nel caso in cui tutti quegli sguardi adoranti lanciatigli in corso di pellicola e le insinuazioni di Cornelia non fossero bastati che la ragazza è innamorata del suo maggiordomo. Il quale dal canto suo vorrebbe solo fare il suo lavoro in pace e in linea generale fatica a credere che una persona tanto infantile e devota al drama (al punto da fidanzarsi con un povero cristo a caso sperando che lui si ingelosisca) ami davvero lui e non l'idea pruriginosa di allacciare una liason con un servo.
Che poi tanto servo in realtà non è, come era d'uso a quel tempo in cui la mescolanza tra ceti non era ancora considerato happy ending a differenza di quanto accadrà nel remake del 1957, in cui Godfrey (David Niven) è davvero un povero esule polacco arrivato dall'Austria dopo la guerra e non ha un passato di studente a Oxford o amicizie eccellenti del calibro di Tommy Gray (Alan Mowbray) da nascondere.
A un pranzo organizzato nel suo giorno libero in una sala da pranzo bianca in perfetto stile art déco neoclassico che puzza di Anni '30 lontano un chilometro, Godfrey e Tommy si incontrano lontani da occhi indiscreti: si viene a sapere che Godfrey, il cui vero nome è Godfrey Parke, è un esponente della ricca famiglia Parke di Boston e che a quanto dice la sua famiglia dovrebbe trovarsi in Europa (in Sud America nella versione originale).
A un pranzo organizzato nel suo giorno libero in una sala da pranzo bianca in perfetto stile art déco neoclassico che puzza di Anni '30 lontano un chilometro, Godfrey e Tommy si incontrano lontani da occhi indiscreti: si viene a sapere che Godfrey, il cui vero nome è Godfrey Parke, è un esponente della ricca famiglia Parke di Boston e che a quanto dice la sua famiglia dovrebbe trovarsi in Europa (in Sud America nella versione originale).
Godfrey racconta all'amico della sua sfortunata storia d'amore che lo ha lasciato povero e disperato, del suo tentativo di gettarsi nel fiume nei pressi della discarica e di come l'aver toccato con mano la dignità, il coraggio e l'umanità del proletariato urbano lo ha spinto a resistere e a credere in un futuro migliore.
Prega Tommy di mantenere il segreto e l'amico accetta.
Tranquillizzato in tal senso, e dopo aver detto a Cornelia (che si trovava per caso nello stesso locale ma non è riuscita ad ascoltare la conversazione per sua fortuna) quello che pensava di lei con la libertà consentitagli fuori dal lavoro, Godfrey può rilassarsi e darsi ai bargordi, tornando a casa sbronzo come una zucchina: qui trova Molly e Irene che piangono l'una tra le braccia dell'altra per il loro amore infelice.
Anche Molly improvvisamente e un po' a caso ora sembra provare qualcosa nei confronti del collega. D'altronde a loro difesa in quella casa le alternative maschili sono il capofamiglia e quel cretino di Carlo (Carol, un russo, in italiano), la linea comica del film.
Cornelia intanto non se ne è avuta per nulla a male nell'essere definita "una delle peggiori categorie del mondo: quella delle ragazze adulate, viziate, cresciute negli agi e nel lusso che fanno sempre a loro modo e che hanno un contegno tanto puerile che non merita neppure i commenti di un cameriere in libertà" (che poi è una descrizione che calzerebbe a pennello anche a Irene, ma Cornelia è cattiva perché è altera e ben curata, veste di nero e fuma il sigaro!).
Qui Carlo in uno dei suoi momenti più alti. |
Tornata a casa cerca di accusare Godfrey, l'ultimo arrivato e quello senza referenze che chissà da dove arriva, del furto di una collana di perle molto preziosa, ma il suo piano va in fumo perché in camera di Godfrey la collana non si trova nemmeno sotto al materasso, il punto in cui lei l'ha nascosta. La collana è sparita, e lo sguardo che Godfrey le rivolge mentre Cornelia, sconfitta, lascia la stanza la dice lunga.
Ma non è come sembra è il nostro eroe ovviamente non è un ladro: ha preso la collana che Cornelia gli aveva ficcato sotto al materasso per farlo licenziare, è vero, ma temporaneamente, per impegnarla in un suo progettino (di cui ancora non ci fornirà i dettagli) che coinvolge Tommy e il destino degli uomini che abitano la discarica (tra cui scopriamo esserci non solo poveracci ma anche banchieri che durante la crisi hanno dato i loro risparmi personali ai correntisti andando in rovina), gli uomini migliori che Godfrey abbia mai conosciuto, uomini che non vogliono altro che un lavoro onesto, l'unica cosa che "distingue un uomo da un derelitto".
Passano diversi mesi.
Il fidanzamento tra Irene e il tizio a caso, stranamente, si è rotto e le voci del suo amore verso il cameriere Godfrey ormai sono di dominio pubblico: lei continua ad amare perdutamente Godfrey (pur non vendicandosi di lui o forzandolo in alcun modo anche se non la ricambia, ed è questo a distinguerla davvero dalla volitiva sorella), che gentilmente ma fermamente continua a rifiutarla dal momento che, come le spiegherà, sono servitore e padrona, e poi non sono adatti l'uno all'altra né possono ritenersi "materiale da matrimonio". In più, le dirà, è arrivato il momento per lui di lasciare la famiglia Bullock.
La conversazione "d'addio" tra i due risulta particolarmente interessante perché Carole Lombard e William Powell sono stati davvero sposati nella vita vera fino al 1933, anno in cui lei lo ha lasciato per Clark Gable (conosciuto sul set di Nessun Uomo le appartiene nel 1932), il quale diventerà suo marito nel 1939. I due si sono lasciati in amicizia e lo stesso Powell ha preteso che fosse la Lombard a interpretare Irene o non avrebbe preso parte alla pellicola, ma viene da domandarsi se dover interpretare questa scena di separazione in qualche modo abbia risvegliato nei due qualche flashback stile Vietnam.
Mentre Godfrey sta per rassegnare le dimissioni Mr. Bullock ha una brutta notizia per la famiglia: sono in bancarotta, ha perso tutte le azioni della sua compagnia per opera degli speculatori e potrebbe anche finire in galera, ma Godfrey risolve la situa a tempo di record, senza darci nemmeno il tempo di metabolizzare la cosa e dispiacerci per questi poveri ragazzi ricchi.
Grazie al denaro preso impegnando la collana di perle di Cornelia (ora restituita alla legittima proprietaria) ha potuto non solo investire nel suo progetto misterioso ma anche comprare le azioni del signor Bullock a un prezzo stracciato, ovviamente a suo nome per potergliele restituire e ricambiare quanto ha fatto per lui quella famiglia nel momento del bisogno.
Come facesse una ragazza alla moda come lei o come sua sorella a non conoscerlo resta un mistero: anche se sono rimaste lontane per settimane è impossibile che nessuno dei loro amici abbia parlato loro di un locale frequentato addirittura dal sindaco... Ma perché fare noiose riflessioni quando finalmente la giovane Irene può coronare il suo sogno d'amore e sposare un Godfrey ormai vinto sul divano del suo ufficio in presenza del sindaco in un'ultima scena simpatica e divertente?
CURIOSITA' E RIFLESSIONI SPARSE...
L'impareggiabile Godfrey fu un grande successo del tempo, candidato a sei premi Oscar (Miglior attore protagonista, Miglior attrice protagonista, Miglior attore non protagonista a Misha Auer e Miglior attrice non protagonista a Alice Brady, Miglior regista e Miglior colonna sonora ma abbastanza curiosamente non come Miglior film): non ne vinse nessuno.
Basato su un racconto del 1935 scritto da Eric S. Hatch, è il primo film prodotto alla Universal Pictures dopo il drammatico periodo di gestione di "Carl Laemmie Jr" che ha quasi provocato la bancarotta dell'azienda. Figlio di Carl Lemmie Sr., capo della Universal, ne eredita la gestione a soli 21 anni, nel 1928: bersaglio di battute e bieca condiscendenza fu in realtà un giovane coraggioso e ambizioso che tentò senza successo di smarcare la casa di produzione da western e comiche da tv per renderla una casa di produzione di prestigio.
Alla gestione Laemmie si devono, tra le altre, una serie di famose pellicole dedicate ai mostri che hanno impresso a fuoco nell'immaginario occidentale l'iconografia delle creature dell'incubo (Il Dracula con Bela Lugosi, Frankenstein e La Mummia con Boris Karloff, L'Uomo invisibile con Claude Rains) e capolavori di antimilitarismo bellico come "All'ovest nulla di nuovo" (All quiet on the Western Front, 1930), ma i costi eccessivi di questi progetti portarono ben presto la Universal in braccio ai creditori e Carl Laemmie Jr alla fine della sua carriera.
► Dati i problemi di budget in cui imperversava la Universal, per il CAST non potevano contare su grandi star interne e dovettero prenderle in prestito altrove: Carole Lombard arrivò dalla Paramount, William Powell (fortemente voluto dal regista) dalla MGM: nonostante i due avessero divorziato nel 1933, tra i due non ci furono dissapori e la chimica tra i due attori è perfetta.
ll ruolo dell'adorabile e svampita Irene consacrò la giovane Carole (fortemente voluta da Powell, a cui il personaggio della protagonista ricordava molto la ex moglie) nell'olimpo delle attrici comiche del periodo, e i suoi cachet raggiunsero cifre da capogiro: se nel 1936 venne pagata 45.600 dollari per lavorare in L'impareggiabile Godfrey (Powell ne prese all'incirca il doppio), nel 1937 divenne una delle attrici più pagate di Hollywood, e stipulò un contratto di 450.000 cucuzze con la Paramount.
► Il film vuole essere una ventata di ottimismo in un periodo nero per l'America, una favola a lieto fine che non è solo una romantica storia d'amore ma anche una storia di riscatto e di critica sociale, a misura di americano s'intende: Godfrey è un uomo nato in una famiglia benestante che subisce un rovescio di fortuna.
Abbandonato dai suoi pari e ridotto alla disperazione, grazie all'esempio di uomini che hanno toccato il fondo ma continuano a vivere una vita povera ma dignitosa sperando con fiducia in un domani migliore Godfrey può alzare la testa e andare avanti.
Inguaribile ottimista come ogni figlio del New Deal che si rispetti, saprà cogliere l'occasione che gli offre la ricca e svampita Irene per cambiare la vita non solo a se stesso ma a tutti coloro che lo hanno sostenuto e incoraggiato.
Al di là del commovente altruismo la morale del film puzza di liberismo americano lontano un chilometro: Godfrey rappresenta il self-made man che dopo una spintarella da parte di una generosa famiglia privata (che molto meno generosamente a una certa coglie l'occasione per lamentarsi delle tasse troppo alte) genera ricchezza grazie all'intraprendenza personale, senza bisogno della manina opprimente dello Stato ladro di guadagni onesti.
► Il film non è esente da ingenuità e forzature, complice la natura leggera di questa commedia romantica che vuole divertire e non fare due palle così con le tematiche sociali neorealiste.
Il disfattismo deprimente lasciamolo ai comunisti agli Europei.
Tutto è bianco o nero e incredibilmente retorico: le masse povere sono dignitose e coraggiose (ma ad avere più spazio all'interno della pellicola non sono i poveracci proletari zeppi di figli, i buzzurri e i violenti, ma il rampollo di una nobile famiglia di Boston e un banchiere che si è rovinato per rimborsare i suoi correntisti. In pratica la persona più povera che vedi in questo film è borghese), e una ragazza giovane e carina che indossa gioielli e un vestito che da solo costerebbe più di quanto la maggior parte di quei poveri cristi vedrà in tutta la vita può girare da sola nella discarica e farsi due chiacchiere con un perfetto estraneo senza rischiare la ghirba o lo stupro. I ricchi dall'altro lato sono una massa di ridicole scimmie che non sa come impiegare il tempo, inutili pupazzi senza approfondimento psicologico che si accodano alla sorella della protagonista per indole o con cui ci si fidanza così a caso, o persone che come Cornelia si divertono a rovinare la vita agli altri per vendetta.
Ma solo finché non li si conosce bene.
Tutto finisce a tarallucci e vino, con una discarica che scompare nel nulla per lasciare il posto a un night club per quegli stessi ricchi snob che a inizio film si ridicolizzavano; i poveri sono magicamente spariti al pari della monnezza, come se in tutta la città ci fossero stati solo quei quattro stronzi vicini di Godfrey in quelle condizioni disperate. A coronare il tutto un matrimonio a caso.
Ma stiamo parlando comunque di una pellicola de 1936 e resta lodevole il fatto di aver mostrato in una commedia, pur sullo sfondo e in maniera abbastanza ripulita e idealizzata, la povertà delle masse del tempo.
Si parla di gente ridotta sul lastrico dall'oggi al domani per buon cuore, poveracci che accettano di salire sulle auto di sconosciuti ingioiellati e farsi umiliare da una folla di stronzi per 5 dollari; che vivono in baracche mobili per evitare di venir sommersi da rifiuti solidi o liquami del fiume; che passano le giornate a rovistare nell'immondizia.
Gente che è trattata di merda perché manca loro un lavoro, altra tipica morale americana che non contempla l'assistenzialismo: è il lavoro, nello specifico un lavoro be fatto, a renderti un uomo e a dare un senso alla vita, e se non puoi rimboccarti le maniche perché magari a causa degli stenti ti sei giocato i polmoni o un paio di arti ti attacchi al cazzo.
W l'ammerica!
► Altro tema invecchiato male, al solito, è la storia d'amore tra Godfrey e Irene: il loro rapporto manca di parità, anche se a questo giro le parti sono invertite ed è lei ad avere il coltello dalla parte del manico fino a un certo punto. Per quanto Irene non sia come la sua vendicativa sorella bruna e fumatrice di sigari e non si rivalga su Godfrey a seguito dei suoi numerosi rifiuti (ad approcci che sembrano quelli di una bambina a cui il fratello ha proibito di giocare con la consolle più che di una donna innamorata, come da usanza del tempo), è comunque il datore di lavoro di Godfrey e la persona dai cui capricci dipende la sua presenza lì.
"Laverò per sempre i piatti insieme a te..." "Pfff, non ci contare, femmina." |
Il fatto che a questo giro sia la protagonista a tenere l'uomo per le parti basse deve aver rappresentato un problema anche all'epoca in quanto prima di convolare a nozze Godfrey deve licenziarsi, smettere di essere un umile maggiordomo e diventare proprietario di un'attività di successo, ripristinando in questo modo la naturale gerarchia tra sessi.
Altro problema è il fatto che gli approcci di Irene sono insistenti e fastidiosi, e il fatto che sia una bella donna o che pur di stare con lui lo aiuti ad asciugare i piatti non vuol dire che Godfrey non abbia il diritto di dirle di no e pretendere che la sua volontà venga rispettata: considerando anche che Godfrey in passato a causa di una donna è finito in rovina ci sta che sia guardingo nei confronti dell'altro sesso e sarebbe stato bello vederlo affrontare seriamente questo problema prima di cedere a caso al grande sì solo perché c'era il sindaco che li sposava e pareva brutto rimandarlo indietro come una pizza troppo cotta.
► Abbondano per l'occhio attento i cenni storici: non solo la depressione che ogni tanto fa capolino e ci mostra poveri cristi costretti a rovistare nella spazzatura per tirare avanti ma gli abiti alla moda, l'arredamento tipicamente art déco, il fumo e gli alcolici che dopo il proibizionismo tornano a riempire la tavola e i salotti delle classi agiate, e il cenno alle tasse onerose che il signor Bullock deve pagare al fisco.
Il 70% dei guadagni.
Considerando che ad oggi negli States i multimiliardari pagano un'aliquota non solo risibile (il 22%) ma addirittura inferiore a quella dei loro dipendenti e delle classi meno abbienti del paese (25%), non male.
IN CONCLUSIONE...
L'impareggiabile Godfrey è un film che soffre degli inevitabili acciacchi dovuti all'età ma che rimane divertente e godibilissimo, tutto personaggi sopra le righe come la svampita signora Bullock e il suo improbabile protetto e dialoghi ironici e scoppiettanti, oltre che una finestra (anche se un po' idealizzata) sulla vita in America negli anni della depressione pre-seconda Guerra Mondiale. Non è roba da poco inserire i poveri, la fame e la disperazione in una commedia leggera leggera: c'è chi l'ha fatto meglio (si pensi a Chaplin), ma il risultato è incredibilmente carino e merita un'occhiata anche in questo pazzo 2020.
Non si vuole più deprimere l'America coi poveri nelle discariche, la povertà non esiste più in America e i poveri li devono importare da fuori. Ecco quindi che Godfrey diventa non più un membro dell'élite di Boston decaduto per amore ma un immigrato austriaco-polacco sopravvissuto alla guerra giunto nel paese illegalmente e che sposando Irene potrebbe ottenere la cittadinanza americana. Ma l'orgoglio e l'amore che prova per la ragazza gli impediscono di cedere alle insistenti avances di lei.
Si porta su schermo, anche se sempre sullo sfondo, edulcorata e a questo giro anche poco sentita dal pubblico americano "autoctono", non solo la tematica dell'immigrazione (ponendo l'accento in maniera sorprendentemente critica sulla cieca burocrazia che per una mera questione di numeri e quote di immigrazione impediva a un uomo onesto e lavoratore come Godfrey di restare nel paese) ma anche del superamento delle barriere tra ceti, che nella pellicola precedente mancava dal momento che Powell interpretava comunque un uomo di famiglia nobile anche se rimasto senza un soldo, mentre questo Godfrey è davvero un poveraccio straniero qualunque di cui Irene si innamora (in maniera un po' meno improvvisa e un po' meno molesta a questo giro, al posto di Tommy hanno anche inserito una vecchia amica di scorribande, per far sì che la protagonista soffra per quella che crede una bella ed elegante rivale). Personalmente ho apprezzato entrambe le pellicole anche se per motivi diversi, si capisce.
Grazie per aver sopportato il solito lungo pippone, grazie a chi ha apprezzato, grazie a chi vorrà lasciare un segno della sua presenza e fare due chiacchiere in merito.
Non mordo e non ficco collane di perle sotto ai materassi come Cornelia.
Giudizio finale:
Nessun commento:
Posta un commento
La tua opinione è importante anche se non sei d'accordo con quello che ho scritto e mi fa sempre piacere scambiare due parole con chi si prende la briga di leggere quello che scrivo.