giovedì 5 novembre 2020

[Recensione] IL PRINCIPE DEI FULMINI

Recensione del libro "Il principe dei fulmini" di Mark Lawrence
Titolo originale:
 Prince of Thorns (The Broken Empire #1)
Autore: Mark Lawrence
Traduzione: L. Leonardi
Ed. Italiana: Newton Compton, copertina flessibile, 347 pagine,
Anno (Italia): 2012
Euro: 9,90

Premesse:
Non mi sono mai ritenuta una persona particolarmente sensibile alle tematiche forti: ho letto la mia prima fanfiction a rating alto all'età di 12 anni e col tempo mi sono avvicinata con curiosità a tutta una serie di cose luride, e tra sesso e violenza fine a se stessa non c'è nulla che mi sconvolga particolarmente, tranne quando fanno del male ai pikkoli ancioli
Non mi dispiace nemmeno se un autore mi fa fare un giretto nella mente del "mostro" (Lolita di Nabokov, giusto per citare il più fesso), o mi rende sensato al punto da trovarlo condivisibile il pensiero deviato di un malvagio, semmai è un punto a favore della bravura dell'autore. 
Ho quindi pensato di avvicinarmi con fiducia a questo romanzo grimdark di Mark Lawrence, dato il gran numero di recensioni positive e i continui riferimenti di recensori entusiasti al fatto di trovarsi di fronte a un antieroe davvero spregevole: giovanissimo e senza scrupoli, totalmente amorale, guidato dall'odio e dalla vendetta...
Che dire? Ho pensato male.

*

DUE RIGHE DI TRAMA
La storia è raccontata dal punto di vista di Jorg, quattordicenne superpawah a capo di un gruppo di mercenari incazzati e violenti: Mark Lawrence ci tiene fin dal primo momento a farci sapere quanto è antieroe e spregevole il suo protagonista e quanto è dark maledetto il suo romanzo, quindi partiamo in bellezza, con i nostri amici che tanto per gradire massacrano tutti gli abitanti di un villaggio di contadini e stuprano due ragazze (una delle quali è una grassona, ci tengono a specificare, ma si sa che in tempo di carestia...) prima di dar loro fuoco con tutta la casa. La tipa più remissiva viene anche presa per il culo dal protagonista-e-voce-narrante perché starsene buona mentre abusava di lei non è servito a nulla. Protagonista che però tipo due pagine dopo tratta un volume di Plutarco con reverenza, quindi ok.
Jorg però non è un qualunque capo mercenario di 14 anni superpawah imbattibile e amante della cultura con antichi tomi medievali nascosti nella bisaccia bensì il principe e legittimo erede di Ancrath. 
Da una serie di flashback veniamo a sapere che appena 4 anni prima, mentre si trovava in viaggio insieme alla dolce madre e al suo pacioccoso fratellino William (perché sono personaggi a cui vengono dedicate due righe scarse, ma se è tutto tenerello soffri di più), la loro carrozza viene presa d'assalto da un gruppo di balordi che poi scopriremo essere uomini al servizio dello zio di Jorg, Renar, che decide di farli fuori per non meglio precisate ragioni di ordine dinastico. Il padre, re Olidan, la prende sportivamente accettando da Renar un modesto compenso in denaro per il fastidio arrecato.
Jorg si salva per puro caso, perché Big Jan, capitano della sua guardia, prima di venir massacrato riesce a scaraventarlo fuori dalla carrozza e a lanciarlo con precisione millimetrica in un cespuglio di rovi che lo nasconde alla vista degli assalitori mentre la madre (quando te sbagli?) viene stuprata a morte e il fratellino scraniato contro una roccia come fa la lontra con una vongola.
Le profonde ferite causate dalle spine di rovo sono talmente profonde che Jorg è a un passo dalla morte quando gli uomini del re riescono a trovarlo: tornerà al Castello e sarà affidato alla cura dei Preti. Un giorno in cui si trovava nelle segrete del castello vede un Nubano, colpevole del crimine di essere nero (serio, non spiegano perché il padre ce l'abbia con la sua gente), e la cosa più logica da fare secondo il nostro protagonista e il nostro autore che ha inventato la scena sarà una sola: liberare questo mandingo di 2 metri aizzandolo a mostrargli quello che sa fare, già che c'è liberare pure tutti gli altri prigionieri e diventare il capo di quella scalmanata banda di fratelli di strada al fine di vendicarsi del perfido Renar al posto di suo padre, e per tenersi in allenamento vanno in giro a stuprare le contadine.
Questo fa di Jorg un capo mercenario di 14 anni superpawah imbattibile e amante della cultura vera principe in disguise e dal passato traumatico.
Tornato al castello paterno dopo 4 anni di scorribande, allenamenti e stupri per reclamare il suo titolo di erede trova un'amara sorpresa: suo padre si è risposato, e la nuova moglie è incinta (sembra) di un maschio. Ma ha guadagnato una zia giovane e sexy, Katherine, quindi le cose non vanno poi troppo male per gli standard di Jorg, che dopo averci rotto i coglioni per interi capitoli su quanto odiava il padre, e quanto fosse spregevole il padre, e quanto il padre fosse una merda meritevole solo della morte, fa un po' il grosso e poi gli chiede gentilmente se può rientrare nella linea di successione.
"Certo, non c'è problema", risponde il padre. "Ma solo se vai al Castello Rosso e ammazzi il re di Gelleth che è protetto da un esercito di 900 uomini ben addestrati con solo 200 soldati che io caritatevolmente ho intenzione di concederti".
Ora, una mente semplice penserebbe che forse forse Olidan non ha tutta questa voglia di reinserire il primogenito nell'asse ereditario, ma noi non abbiamo letto Sun-Tzu, Platone e Aristotele come il nostro brillante stratega di 14 anni, che parte alla volta del castello rosso e lo fa deflagrare con una bomba atomica. Cioè questo sa far saltare in aria un fottuto castello protetto da 900 fottute guardie e non sa ficcare un coltello in gola al padre.
Costui non è un re ma Thanos.
Olidan come ringraziamento lo accoltella e lo butta a rantolare nelle segrete, dove sarà assistito dalla bella Katherine (che lo odia perché è cattivo ma non vuole porre fine a una vita prima del tempo): come i cattivi di James Bond che non è che lo ammazzano subito, gli danno il tempo di scappare e fargli un buco di culo tanto... Anzi no, perché a questo punto, alla buon ora, Jorg si è ricordato che il suo obiettivo sarebbe lo zio Renar: insieme ai suoi fedelissimi si reca travestito a un torneo indetto dall'infame e lo massacra brutalmente, si autonomina re e prende il controllo delle sue terre. Ma se era così semplice acquisire un trono con la violenza anche se non se ne aveva diritto (in quanto diseredato) perché non lo ha fatto anche col padre, che lo ha avuto a 2 centimetri dal naso per mezzo libro?
Insomma nel corso dei due volumi rimanenti al nostro capo mercenario di 14 anni superpawah imbattibile e amante della cultura vera principe in disguise e dal passato traumatico toccherà, presumo, sconfiggere tutti i sovrani del circondario e regnare incontrastato su tutto il territorio circostante come un novello Carlo Magno. 
Si presume anche che il padre di Jorg diventerà probabilmente il boss finale di questo videogiocone cartaceo, portandomi a chiedere: ma se quest'uomo era così potente perché il Castello Rosso non se lo distruggeva lui e invece di accettare l'elemosina del fratello non prendeva e lo sderenava a inizio storia?

IMPRESSIONI SPARSE
Il principe del fulmini è un libro che emana forti vibrazioni maschili, ma quelle vibrazioni maschili di merda tipiche dei gruppi incel e redpill. L'intera storia infatti si può ridurre a una gigantesca gara a chi ha lo spadone più lungo e duro: una gara tra uomini grossi e pelosi temprati dalle privazioni e dalle battaglie vinta dal quattordicenne che si allena da 4 anni ed è, quando te sbagli, pure un Prescelto guidato da una profezia
Cose nuove e interessanti sotto il sole.

Il nostro punto di vista è un protagonista di un'antipatia e inconsistenza rara, roba da insufficienza a un corso di scrittura creativa. Lo sviluppo caratteriale di Jorg non ha un verso: inizialmente è un giovane e arrogante malato di mente che stupra donne a caso (manco gli piace o sembra essere una cosa fatta per dimostrare qualcosa ai suoi uomini) e tiene testa a degli armadi a due ante con decenni di esperienza sulle spalle, poi un giovane e arrogante malato di mente che tiene testa a degli armadi a due ante però col passato tristanzuolo e che legge sottobanco antichi tomi medievali (ma sì, scomodiamo anche i grandi pensatori classici per 'sta cacata).
Questo dovrebbe renderlo in qualche modo diverso dagli altri violenti stupratori contro cui si scaglia nel corso del romanzo, presumo. Dovrebbe farci capire che sotto tutta la scorza da duro c'è un ragazzo che ha delle motivazioni valide per comportarsi da mostro, a differenza del padre che è stronzo e basta visto che la sua ex moglie era tanto buona e il suo fratellino William tanto innocente, biondo e boccoluto. Mancava solo che le contadine stuprate l'avessero provocato.
Dopo qualche capitolo diventa un giovane arrogante malato di mente che ha un sogno nel cuore: uccidere suo padre e prendere il suo posto come re di Ancrath, mettendo fine a tutte le guerre che insanguinano il paese da prima ancora che nascesse.
Uno psicopatico pacifista, mi mancava.
All'arrivo al castello di Olidan improvvisamente, dopo averci piallato lo scroto per mezz'ora sul fatto che la zia acquisita convenientemente coetanea lo arrapa non poco, scopre di avere dei traumi irrisolti e complessi paterni mai sopiti (di cui fino a quel momento non si è mai nemmeno accennato), quindi diventa improvvisamente bramoso della considerazione di papino al punto di farsi invischiare in una missione dichiaratamente suicida contro un uomo che a lui personalmente non ha fatto nulla, quando potrebbe decapitare il padre con un fendente, buttare la nuova moglie dalle mura più alte e risolvere a tempo record la situa. 
Ma perché imporre a questo libro l'arida logica?
Alla fine di questa agonia, risolta la suddetta missione suicida in un pugno di pagine confuse, il nostro eroe si ricorda di vendicare mamma e fratellino.
Sulla questione stupro, due parole:
Molta gente a cui il libro non ha fatto proprio gridare al capolavoro letterario si è detta particolarmente disgustata dal fatto che il nostro giovane protagonista stupri e picchi sistematicamente qualsiasi personaggio femminile incontri sulla sua strada, compresa l'adorata Katherine, che si piglia pure lei la sua bella dose di papagni sul muso quando osa mettersi sul suo maschio sentiero fatto di guerra, vendetta e conquista.
In una scena Jorg va con una prostituta e ci tiene a metterci al corrente del fatto che una donna consenziente per lui è una novità (e fatti due domande magari se riesci a tucciare solo con gente a cui la prendi senza permesso o a pagamento): non pago di ciò ci terrà tipo tutto un capitolo a farci sapere che l'ha tenuta su tutta la notte grazie alla sua inesauribile libido giovanile e che lei poveretta è talmente spompata che non sta in piedi.
In risposta a queste critiche i molti che il romanzo invece lo hanno adorato ritengono invece che scene di questo tipo siano un punto di forza della narrazione perché caratterizzano il genere grimdark: un genere da cui chi ha una certa sensibilità dovrebbe tenersi alla larga, in cui si parla di luoghi e tempi di violenza e sopraffazione in cui non si può andare troppo per il sottile sul tema del femminismo.
Ecco, io una certa sensibilità in merito non ce l'ho, ma lo stupro in questo romanzo mi ha fatto cagare lo stesso per com'è banalizzato, borghesotto e scritto con il culo: è freddo e meccanico quindi non inorridisce il lettore, né fa entrare nella mente di chi lo stupro lo compie rendendolo pruriginoso quanto basta. E' pure uno stupro all'acqua di rose, a misura di maschio etero borghese, rivolto esclusivamente alle donne: perché in Il principe dei fulmini la civiltà è finita, non ci sono leggi se non quella del più forte ma se il nostro protagonista si mettesse a giocare a inculatella coi bambini o coi suoi uomini parrebbe brutto.
Tra l'altro passi questo sistema di dominio maschilista se fossimo effettivamente in un passato medievale, ma il romanzo è ambientato in un futuro post-apocalittico: devo veramente credere che dalle rovine di un mondo in cui le donne erano ministre, atlete, scienziate, soldatesse non esistano clan di guerriere, regine, mercenarie e sia tutto una sagra della salsiccia dove gli unici ruoli concessi alle donne sono contadina stuprabile, madre-moglie fantoccio e puttana?
Lo stupro per Mark Lawrence diventa nient'altro che l'ennesima tacca da spuntare su un elenco nel manuale del bravo antieroe, cosa che invece di rendere Jorg affascinante, complesso e moralmente spregevole lo fa diventare un ridicolo cliché redpill. E il fatto che l'autore non senta il bisogno di approfondire nessun altro personaggio del romanzo (in special modo le donne, che sono poco più che pupazzi) completa il quadro.
La trama è in generale una sequela di missioni da videogioco
, complice anche uno stile decisamente didascalico: da un quattordicenne che afferma di aver letto autori del calibro di Sun-Tzu, Shakespeare, Platone, Dumas mi aspettavo qualche riflessione in più sulle responsabilità di un leader, o qualche piano d'azione leggermente più complesso di "stupriamo le contadine e mettiamo una bomba sotto a un castello"
Il background del mondo post-apocalittico futurista ripiombato nel medioevo potrebbe anche risultare interessante (anche se onestamente avrebbe più senso una cosa alla Fallout rispetto al ricreare il MEDIOEVO coi sovrani e i vassalli, i barbari, i profeti e l'antica scienza trasformata in magia) se fosse approfondita bene invece di inserire un riferimento alla religione cattolica qui e una bomba atomica là mentre il protagonista salta come un canguro da un castello all'altro e da uno stupro a una puttana, senza che nessun elemento originale attecchisca per davvero nel cuore di chi legge: i personaggi si muovono come galline senza testa in un ambiente che sembra in tutto e per tutto un normale medioevo alla George Martin finché non salta fuori un riferimento a Shakespeare o all'energia atomica. In soldoni, ambientare la storia di Jorg in un normale mondo fantasy pseudo medievale con creature mutanti, polveri esplosive e poteri magici non avrebbe cambiato assolutamente nulla.
Ma forse a qualche fan di GoT sarebbero girati i coglioni.
A questo giro possono prendersela solo i fan di Shannara e di Fallout con tutto questo parlare di rifiuti radioattivi che generano mutanti e magia che si rivela null'altro che ciò che resta di un'antica civiltà, ma quelli sono forse meno propensi all'indinniazione.
C'è chi ha unito tecnologia e passato in modo un po' più efficace, segno che si può fare in modo intelligente, e che l'idea in sé non è peregrina...
Horizon Zero Dawn,
dove tra parentesi la tribù della protagonista è retta da anziane matriarche, ma esistono anche paesi governati da uomini
Un sacco di cose nella trama poi puzzano di forzatura lontano un chilometro.
 Perché lo zio avrebbe dovuto uccidere lui e la sua famiglia?
Logica vorrebbe che se il problema fosse stato di semplice natura dinastica (se mio fratello resta senza eredi alla sua morte il re sarò io) sarebbe stato più logico liberarsi PRIMA dell'attuale sovrano e poi rivalersi senza problemi sui membri più deboli (o sposare la madre di Jorg, avere da lei un erede e spodestare i principi del defunto re, o ammazzarli direttamente con qualche tragico incidente di palazzo): Il re leone non vi ha insegnato proprio un cazzo.
Tra l'altro in questo mondo sembra che anche chi non ha diritti dinastici (Jorg è stato spodestato, ricordiamolo) possa accampare diritti sulla corona uccidendo un sovrano, un po' come succede nel Wakanda di Black Panther, quindi a maggior ragione a Renar sarebbe bastato uccidere Olidan per diventare legittimamente sovrano di entrambi i regni senza tutta questa confusa manfrina da soap opera sudamericana. 

 Perché il Nubiano e gli altri prigionieri seguono Jorg?
Questa la situa: un bambino di 10-11 anni si fa una passeggiata nelle patrie galere, dove vede un grosso marcantonio nero che sta per essere seviziato e marchiato a fuoco per non meglio precisate ragioni (se non che il padre deve nascondere un berrettino Make America Great Again sotto all'elmo): il bambino in questione gli si pianta davanti con un'arroganza rara e gli chiede se questo Nubiano sia pericoloso.
Il Nubiano gli risponde sì.
Sta in galera, qualcosa avrà combinato.
Jorg lo stratega lo libera dalle catene e gli intima di "fargli vedere".
A questo punto logica vorrebbe che il grosso omone nero prenda la testolina del protagonista tra le sue forti manone e gli frantumi il cranio come una noce ponendo fine alle sue scempiaggini, ma si sa che il mandingo di colore è sempre pronto a servire fedelmente l'uomo bianco (che per quanto in gamba è comunque un ragazzino di 14 anni che dovrebbe primeggiare su omoni che combattono da una vita) fino al momento della sua inevitabile dipartita. Catturato da un infame e trafitto da una freccia dell'eroe che non ha una mira proprio invidiabile, mentre "lo perdona" di ciò che sta per fare, tipo Gesù...

 Perché Olidan non uccide Jorg?
A una certa, di ritorno dal Castello Rosso, Jorg pretende di ritornare ad essere principe ereditario di Ancrath: Olidan, che oltre alla sua serie di altre qualità è anche un uomo di parola, pugnala a morte Jorg e lo butta in qualche segreta aspettando che muoia da solo.
Ma ammazzalo, imbecille: hai paura delle indagini della procura?
Anche Katherine in effetti potrebbe ammazzarlo invece di sprimacciargli i cuscini, mettergli addosso le copertine e venire a vedere come sta: non è che tra i due ci si sia scambiati più di due parole, lui è un arrogante puzzolente buzzurro che le ha pure ammazzato nonsochi. Invece no, visto che mostra di avere tanto attaccamento alla vita è giusto che muoia con calma e dolorosamente. Non fa una piega. Si decapita la gente per ogni minchiata ma il protagonista merita respect.

 Perché i sovrani e le loro forze armate diventano incredibilmente forti e imbattibili o incredibilmente deboli a caso?
Perché Mark Lawrence non sa scrivere.

*

IN CONCLUSIONE...
Il principe dei fulmini è un libro che manca totalmente di finezza, cura dei dettagli e costruzione caratteriale dei personaggi a cominciare dal suo protagonista, un cattivo senza spessore le cui nefandezze (che non riescono nemmeno a varcare la soglia del pudore borghese) vengono sistematicamente giustificate dal passato tristanzuolo e dal sogno di porre fine a tutte le guerre che porta nel cuoricino.

Un libro a più riprese gratuitamente misogino e razzista in un contesto in cui questo non è accettabile perché inserito in un preciso contesto storico: non siamo nel medioevo autentico ma in un futuro post-apocalittico di stampo presumibilmente europeo a giudicare dalla mappa che vediamo a inizio libro: qualcosa di questa società dovrebbe essere sopravvissuta anche alla guerra atomica. Che per tutto il tempo non si veda in giro un nero di potere o una donna guerriera ma sia tutto incentrato attorno a un gruppo di gente bianca e stronza che fa a gara a chi ce l'ha più lungo fa ridere i polli. 
... Ah no, scusate, a una certa abbiamo pure il saggio maestro asiatico.
Se poi la cosa più turpe che ti viene in mente di far compiere al protagonista è lo stupro sistematico ai danni di giovani donne (e UNO sbudellamento di un contadino) non è il libro ad essere troppo forte per gli stomaci delicatini ma semmai è l'autore incapace ad aver dato vita a un libro troppo delicatino e solo fintamente trasgry.
E cosa c'è di più finto-trasgry alla moda dello stupro?
I riferimenti a Sun-Tzu per mostrare le capacità belliche di Jorg, probabilmente.

Infine, dopo tutta la noia subita in corso di lettura, rimarrò per sempre con un grande dubbio legato al mistero dei misteri di questo romanzo: quale droga si calino alla Newton Compton per aver tradotto Prince of Thorns (tradotto: principe delle spine) come Principe dei fulmini quando nei primi capitoli apprendiamo che il protagonista riesce ad aver salva la vita durante un agguato finendo in un cespuglio di rovi e a un certo punto nel testo comparirà proprio l'appellativo "principe dei rovi".

Giudizio Finale:
E mi reputo generosa.

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