Autore: Naomi Novik
Ed. US: Random House US, 356 pagine,
Anno: 2006
Euro: 7,00
Mi ritrovo nella situazione imbarazzante per una lettrice di ritrovarmi di fronte a un libro davvero ben scritto, ben ragionato (forse troppo, ma è una peculiarità dello stile della Novik), con personaggi davvero ben analizzati e che, bontà dell'autrice, non sentono il bisogno di metter su nemmeno una romance (anche se viene il dubbio che tra i due protagonisti qualcosa di contro-natura possa bollire in pentola visti i loro numerosi momenti simil-pucciosi!) senza che sia scattata in me quella scintilla che mi spingerebbe a continuare fino alla fine di una saga che conta la bellezza di 9 volumi a dispetto della mia leggendaria pigrizia (che dovrebbe scontrarsi anche con il fatto che solo 4 di questi romanzi sono stati tradotti in italiano, tanto per cambiare).
UNA volta ogni 100 capita di avere davanti un romanzo scritto da una donna che sia intelligente e non un cacatone romance e non lo apprezzo.
Sciagura a me.
*
DUE RIGHE DI TRAMA
La storia è ambientata nel 1804, nel corso di una versione decisamente alternativa delle guerre napoleoniche, in un mondo in cui non solo esistono i draghi ma questi sono parte integrante dell'aviazione europea e asiatica: nello specifico la storia in questo primo volume si concentra sul rapporto d'amicizia che viene a crearsi tra il capitano di marina Will Laurence e il suo drago Temeraire, trovato a bordo della nave francese Amitie in fase di schiusa, e sul duro addestramento a cui entrambi dovranno sottoporsi per entrare a far parte delle forze aeree britanniche.
Quello che potrebbe sembrare una figata in un qualsiasi altro romanzo fantasy, diventare amico di un drago e cavalcarlo per fare un mazzo così alle navi francesi, è un palo nel culo di dimensioni gargantuesche per Laurence, che vede crollare il suo mondo tutto in una volta.
Si vedrà infatti costretto a lasciare la sua nave, uomini fidati con cui ha costruito un rapporto di cameratismo e fiducia e la Marina in favore dell'Aviazione, un reparto che nel mondo della Novik ha ispirato il detto: "Meglio un morto in casa che un aviatore all'uscio"; di conseguenza deve lasciarsi alle spalle anche una fidanzata e la sua famiglia, i quali già avevano dovuto farsi andar bene che il figlio volesse andarsene a zonzo per mare invece di fare il prelato a terra come desideravano, figurarsi diventare il fantino di una lucertola volante.
Lo stesso Laurence sarebbe il primo a voler sbolognare Temeraire al primo aviatore che passa (Dayes, che ovviamente è il cliché della testa di cazzo arrogante che tratta Laurence come un appestato e Temeraire come una bestia idiota) per tornare alla sua vita di sempre se non fosse che tra i due sembra essere già nato a tempo record un legame specialissimo: e passi per Temeraire che è piccolo e potrebbe tranquillamente aver sviluppato una sorta di imprinting dragonesco e poi un'amicizia particolare verso una persona gentile e rispettosa, ma che l'ultimo arrivato dalla marina inglese in pieno Ottocento mi diventi il paladino antispecista dei draghi oppressi va un po' oltre la mia sospensione di incredulità.
Qui, tra un addestramento e l'altro, insegneranno agli altri aviatori che i draghi ogni tanto sarebbe carino lavarli (il che spiega un motivo ulteriore per cui gli aviatori sono così malvisti in società, pensa l'aroma).
Così come sarebbe carino togliergli l'imbragatura di cuoio e trattarli da esseri pensanti invece che come donne americane degli Anni '50 a cui tieni il guinzaglio corto e a cui ogni tanto regali un brillocco per farle star zitte appena rompono troppo i coglioni.
Il momento di massima azione e sorpresa all'interno di questo romanzo di introduzione è la scoperta che l'unico personaggio francese lì presente, che si era inizialmente spacciato per disertore per giustificare la propria presenza tra le file britanniche, è in realtà una spia doppiogiochista infiltratasi a Loch Laggan per rapire Temerare, che è specialissimo tra gli specialissimi: non un Imperiale cinese qualunque, ma un dono dei Cinesi allo stesso Napoleone. E un drago che, si scoprirà alla fine del romanzo mentre la battaglia contro i francesi procede e arriviamo all'ottobre del 1805 (battaglia di Trafalgar), possiede nientemeno che il "vento divino", un ruggito di inaudita potenza distruttiva che è tipico di una specifica razza di draghi, indovinate quale...
Ma sì, proprio dei Celestiali! 💙
IMPRESSIONI SPARSEIl primo dei miei problemi è che "Il drago di sua maestà" sia in soldoni un tomo di 356 pagine di training militare e "vogliamo bene agli amici draghi perché sono come noi ma meglio".
Ora:
► La serie è composta da 9 libri.
Che il primo faccia praticamente solo da introduzione è lecito.
Non solo è lecito ma per gli amanti delle saghe fantasy lunghe e ben argomentate è un'occasione irripetibile di farsi un segone a due mani per migliaia di pagine in un mondo in cui non ci si limita solo a dire che i draghi esistono, sono fighi e ti buttano giù una nave con una palla di fuoco, ma in cui ci si premura di descrivere con dovizia di particolari quali siano pro e contro dell'esistenza di questi enormi rettili all'interno di un ben preciso contesto storico: quali conseguenze ci siano per gli uomini (e le donne, quindi dimentichiamoci la solita sagra della salsiccia: qui con le aviatrici non si scherza, i loro draghi sparano acido) che devono avere a che fare con queste bestie e per l'intera società, come vengano allevati, selezionati, come venga gestita la loro educazione da parte dei paesi che li impiegano, e in che modo i draghi plasmino le tattiche militari a livello globale. Il fantasy in fondo è anche e soprattutto questo.
A me invece del background frega il giusto.
In generale essendo una persona molto semplice mi basta sapere che i draghi esistono e sono fichi per essere a posto come lettrice (sul background politico e storico invece ci passerei l'esistenza). Mi piace avere davanti un mondo ben plasmato e non solo una scusa per far limonare due imbecilli, ma dall'altro lato non voglio che ogni due per tre l'azione subisca un arresto perché un secondo prima il libro deve diventarmi un trattato di sociologia vittoriana con pagine e pagine di patemi sul nuovo status di aviatore di Laurence e subito dopo un documentario del National Geographic sulle uova tenute in cattività, su come i draghi che sputano acido non si feriscano o su come imparino le lingue o vadano in calore. Da un lato è lodevole che l'autrice metta una tale cura per i particolari nella sua creatura, dall'altro io 30 pagine di draghi che turnicano intorno a una montagna non li reggo.
Anche meno, libro. Anche meno.
Il secondo dei miei problemi è che se da un lato l'autrice ci tiene a portare avanti una saga in cui tutto è plausibile anche se esistono i draghi (ed è una cosa non da poco, gli amanti del fantasy "razionale" si preparino alla solita scorta di kleenex e lubrificante di cui si parlava sopra), dall'altro scade nel cliché dei protagonisti specialissimi.
Perché Temeraire non può appartenere solo a una "normalissima" specie mai vista in Europa, e ancora ancora lo potevo accettare anche se già mi erano cominciati a girare i coglioni nel saperlo "solo" un Imperiale cinese, ma deve essere addirittura il più specialissimo dei draghi specialissimi, quello che impara subito le lingue, ha il superstrillo ed è pure un po' filosofo: un dono riservato a re e imperatori che per una serie di circostanze fortuite arriva tra le mani di un capitano di marina antispecista che dopo i primi 5 minuti di normalissima perplessità al pensiero di diventare aviatore (una posizione tutt'altro che rispettabile ed è normale che si ponga il problema) gli legge i libri, gli regala i brillocchi, ci tiene che sia ben lavato e ci manca solo che ci limoni, nonostante viva in una società come quella inglese in cui i draghi sono considerati animali da trattare con rispetto (visti anche il valore bellico ed economico) ma non proprio intelligenti.
Per quel che mi riguarda, seccante.
A una certa a Temeraire e Laurence mancava giusto un completo rosa e una borsetta per fare il remake coi rettili de La rivincita delle Bionde |
Se Temeraire l'ho poco tollerato per una mia poca simpatia per i personaggi "intelligentissimi" (anche se, lo so, è una specie che è stata proprio selezionata nei secoli per la sua intelligenza quindi cos'altro dovrebbe essere?) che imparano tutto subitissimo e sanno fare cose specialissime come volare da fermi e imparare le lingue, in generale ho trovato Laurence pregno di una sensibilità antispecista troppo 2000s nei confronti di quelle che per la gente dell'epoca sono considerati poco più di animali da guerra (e animali che di fatto gli hanno rovinato la vita, almeno questa è la sua percezione iniziale), e in particolare mi sa di forzatura il fatto di trovarmi davanti prima un uomo a dir poco angosciato al pensiero di dover abbandonare una carriera che si è faticosamente costruito da sé, la famiglia, la possibilità di ritirarsi a vita privata con una moglie e dei figli, nonché alla prospettiva di dover ricominciare tutto da zero tra gente che obbedisce a regole proprie e che lo tratterà sicuramente in modo ostile a causa della sua provenienza, e poi pochi capitoli dopo uno che ama da morire il suo drago, che si abitua praticamente da subito ai cambiamenti, qualche figura di merda con le colleghe aviatrici e le simpatie verso quello più stronzo a parte, che capisce meglio i draghi lui di gente che li addestra da una vita.
Vabbuò, è comunque meglio che tenercelo a frignare sul bel mondo perduto per tutto il resto del romanzo.
*
IN CONCLUSIONE...
Il drago di sua maestà nonostante le mie perplessità personali è il primo capitolo di una saga fantasy che un amante del genere che disprezza gli YA e ama i pipponi belli pregni di contenuto non può farsi sfuggire:
► Non c'è romance (se escludiamo quella platonica tra Laurence e Temeraire, che a un certo punto del libro vagheggia per un secondo di poter diventare umano o di far diventare drago Laurence per dar sfogo alla loro passione per poter leggere i libri 👀).
► Non ha bisogno di tenerti avvinto con drama aggratis ma con un'amicizia solida e positiva tra due spiriti naturalmente affini a dispetto delle diversità (il problema sorge quando come me nel drama aggratis da telenovela argentina ci si sguazza come i paperotti)
► C'è grande attenzione alla caratterizzazione dei personaggi e al contesto in cui i personaggi devono muoversi e interagire: viene dato spazio in special modo al lato bellico, essendo i nostri protagonisti impiegati in guerra per conto dell'Impero Britannico, quindi troverete pagine e pagine di solidi pipponi militari. Immagino che se si decidesse di farne un serial, visivamente sarebbe uno spettacolo.
► Gli elementi fantastici sono inseriti in un background storico plausibile: l'autrice analizza e approfondisce in modo originale ogni conseguenza socio-politica e bellica dell'esistenza di grossi bestioni incazzati che volano e sputano fuoco, acido o onde sonore devastanti in modo plausibile e originale.
Quindi, se vi piacciono i blabla chilometrici che danno forma a un mondo costruito nel dettaglio, i personaggi ben strutturati e i protagonisti nobili e positivi al posto del classico antieroe stronzo, la storia dell'epoca napoleonica o le tattiche militari di età moderna (ma coi i draghi) mandate giù il fatto che il libro l'ha scritto una donna e leggetevelo.
Giudizio Finale:
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