Paese: Italia
Anno: 2017 e 2018
Distribuzione: Rai, Amazon Prime Video
Sceneggiatura: Maurizio de Giovanni, Dido Castelli
Soggetto: Maurizio De Giovanni
Regia: Carlo Carlei (Stagione 1), Alessandro D'Alatri (Stagione 2)
Episodi: 6+6
Cast: Alessandro Gassman, Carolina Crescentini, Massimiliano Gallo, Tosca D'Aquino, Gianfelice Imparato, Antonio Folletto, Simona Tabasco, Gennaro Silvestro, Serena Iansiti
Premesse:
Serie italiana che nasce dall'omonima saga edita Einaudi scritta da Maurizio De Giovanni, saga che conta all'attivo 11 romanzi l'ultimo dei quali, Fiore, ha visto la luce a dicembre 2020. A' facc ro cazz, per restare in tema con la consueta delicatezza...
Come sempre, optare per la serie tv invece di sciropparsi 11 libri si rivela la via preferenziale del pigro, una via in cui a questo giro non avrei svoltato vista la mia notoria mancanza di simpatia per i prodotti nostrani destinati alla tv, complice anche la visione del geniale Boris che mi ha resa molto cinica a riguardo del mondo della fiction italica.
A questo giro è toccato sacrificarsi dal momento che:
1) La genitrice si è appassionata ma avendo la soglia di attenzione di un colibrì ha preteso che le facessi compagnia per colmare numerose lacune in corso d'opera
2) Nel cast c'è Massimiliano Gallo, recentemente emerso dal mondo degli imbarazzanti sketch napulé del cazzo al fianco di Biagio Izzo per cominciare una carriera dignitosa su grande e piccolo schermo, e che a dispetto della barbetta da Furio di Viaggi di nozze che gli fanno sfoggiare qui resta la vita, lu core e l'aaaaaanema
Al termine della visione di questi 12 episodi della durata di un'ora e mezza l'uno (e le saghe epiche possono accompagnare solo) mi sento di raccogliere un po' le idee e trarre qualche riflessione personale.
Onestamente? Credevo peggio...
*
DUE RIGHE DI TRAMA
Le vicende della serie ruotano attorno ai casi e alle vicende personali di un gruppo di agenti di polizia che operano nel commissariato di Pizzofalcone (il cui nome deriva dal fatto che Carlo I d'Angiò ne avesse fatto anticamente zona di caccia col falco), zona di Napoli che fa parte del quartiere San Ferdinando e la cui giurisdizione va a battere sia i Quartieri Spagnoli che il Lungomare dei fighettini, cosa che dà modo alla serie di abbracciare una napoletanità più varia e sfaccettata.
Questo nella teoria.
La storia si apre con l'arrivo a Pizzofalcone dell'ispettore Giuseppe Lojacono (Alessandro Gassman), spedito per direttissima da Agrigento per voci mai confermate di aver passato informazioni riservate alla mafia permettendo in questo modo la fuga di un boss.
Il commissariato di Pizzofalcone però, scoprirà ben presto Lojacono, è allo sbando: quattro agenti sono appena rimasti invischiati in affari di droga e sono stati rimpiazzati alla buona con gli scarti dei commissariati vicini, tanto per far numero: della vecchia squadra sopravvivono solo Giorgio Pisanelli (Gianfelice Imparato), vedovo e disincantato ma integerrimo veterano del mestiere e Ottavia Calabrese (Tosca D'Aquino), quarantenne con un matrimonio in crisi e un figlio autistico.
I nuovi arrivi sono, oltre al succitato Lojacono, Francesco Romano (Gennaro Silvestro), Alessandra di Nardo (Simona Tabasco), entrambi trasferiti a Pizzofalcone per i loro modi troppo rudi (più manesco lui e più grilletto facile lei) e Marco Aragona (Antonio Folletto), il più giovane del gruppo, un raccomandato proveniente da una famiglia irpina molto influente molto inviso ai suoi ex colleghi a cui sono state promesse false prospettive di carriera.
La loro presenza in quel di Pizzofalcone è però solo temporanea: il commissariato deve chiudere a fine dicembre e loro sono lì solo per mettere a posto le scartoffie e nel frattempo occuparsi di casi noiosi. E' la caparbietà di Lojacono unita a quella di una squadra che a questo punto non ha nulla da perdere a permettere ai Bastardi di risolvere brillantemente il loro primo caso (la morte della moglie di un famoso notaio napoletano), cosa che porterà il nuovo vicequestore Luigi Palma (Massimiliano Gallo) e la PM Laura Piras (Carolina Crescentini) a dar fiducia a questa squadra scalcagnata permettendo loro di occuparsi anche di casi più complessi.
Ma, di puntata in puntata, lo spettro della chiusura incombe...
IMPRESSIONI SPARSE
I bastardi di Pizzofalcone è una serie che viene considerata innovativa e molto interessante nel panorama italiano dai suoi fan, oppure una brutta copia di Rocco Schiavone dai suoi detrattori, ché Rocco Schiavone sì che la mette davvero in culo a tutti.
Per quel che mi riguarda, da brava bastian contraria, non ritengo questo telefilm né un dono di dio alla televisione nostrana ma neanche lo valuto peggiore di Rocco Schiavone, di cui ho visto un paio di episodi e già m'ha rotto i coglioni sto fascio insopportabile in divisa.
Poi la tenerezza di pensare che una fiction Rai possa metterlo davvero in quel posto a qualcuno in qualsiasi modo, ma seri... L'unica che se la prende in culo sono io che me lo devo guardare per i motivi di cui sopra. Ma non è questo il momento né il luogo per parlare di Rocco Schiavone.
Parliamo dei Bastardi di Pizzofalcone con ordine, andando per punti:
Cominciamo coi NO NO, così ci leviamo il dente:
● La sigla: rubata a Criminal Minds con sti facciotti che galleggiano e si sfumano nel vuoto inframezzati a stronzi che corrono con la pistola in mano e di sottofondo la musica greve ma naturalmente napulé, che fa colore locale. Ci faremo dei coglioni infiniti con il colore locale, perché sembra che non si possa ambientare nulla a Napoli (o a Roma, o a Milano) senza che la gente si metta a sfoggiare dialetti e scorci del Vesuvio per far vedere che uè uè, siamo proprio a Napule.Leggo che le intenzioni del regista Carlo Carlei fossero dare ai Bastardi di Pizzofalcone un'impronta internazionale, americana nello specifico (e il pensiero corre immediatamente, è il caso di dirlo?, a Medical Dimension), ma se mi parti con 'sta lagnanza vecchia di almeno 10 anni mi fai giusto il cringe internazionale.Non sei in un cazzo di film di Snyder su Superman, non ti serve virare tutto al ciano e mettermi un Mario Merola con la raucedine a cantare il disagio napoletano per farmi sentire che c'è il drama, lo capisco lo stesso che questi personaggi stanno galleggiando nella cacca dell'ingiustizia e della violenza fino alle orecchie.
● Luci/Fotografia: specie nella prima serie ma non è che la seconda si salvi più di tanto con quegli sporadici movimenti turnicanti, gli zoom all'indietro e le riprese continue di balconi, una smarmellata continua, lucida e patinata senza vere zone buie (grave in un poliziesco) degna di Duccio Patané (Ninni Bruschetta, che ironicamente nella seconda stagione dei Bastardi interpreterà Giacomo Caruso, commercialista della malavita che si metterà in contatto con Lojacono creando suspense a caso visto che non ci crede nessuno che a Gassman fanno interpretare il poliziotto corrotto), a cui possiamo direttamente rubare le parole:
"La fotografia fa schifo! E lo sai perché fa schifo? [...] Perché lo vogliono loro! Lo vogliono loro! Nella fiction la fotografia non deve essere più bella di quella della pubblicità, se no la gente cambia canale: hanno pensato a tutto!"
● Recitazione: perdonami, René, ma molto italiana.Ci ritroviamo per la maggior parte fantocci che non recitano le loro battute ma le sospirano (come la Crescentini, che forse si crede ancora Corinna Cagna maledetta e non ha capito che un magistrato non deve vivere di primi piani intensi e battute recitate dopo una corsa di 5km) o le mugugnano (come Gassman, che forse vuole dare un piglio un po' nevrotico e più realistico al suo Lojacono ma io capivo metà di quello che diceva); macchiette esagerate come il burbero Francesco che mena le mani ma poi si scioglie con una neonata (arrivando a mettere le mani addosso a un operatore sanitario che non lo voleva far entrare fuori da orario di visita, beeeello), Alessandra la lesbica maschiaccia, l'ammazzavecchini Frate Leonardo (Giovanni Esposito che niente, il piglio da cabarettista proprio non glielo fanno togliere, rendendo il personaggio fuori contesto e sgamabilissimo).Ultimo ma non ultimo quel cretino imbarazzante del personaggio di Marco Aragona (la quota giovane, che quindi in questi prodotti destinati alla tv e a un pubblico di vecchi boomer va ridicolizzata ovviamente) che, per sottolineare ancora una volta il piglio internazionale che si voleva dare a questa, imita con battute forzatissime (sembra le legga al gobbo mentre le dice, secondo me ogni tanto si vergognava pure Folletto) i poliziottini freschi di distintivo dei buddy movie anni 80.
● Casi: Sgamabilissimi.Con tutto che metà episodio me lo dormivo o lo passavo a leggere non ho sbagliato una volta a indovinare il colpevole o perlomeno le motivazioni reali che si nascondevano dietro un omicidio/sparizione/vattelappesca (tanto 8 volte su 10 era passionale e le altre due c'entrava la delinquenza locale).Presumo che un po' derivi dal materiale originale, ma la trasposizione tv ci ha messo decisamente del suo tra i dialoghi didascalici e zeppi di spiegoni (sempre a misura di vecchio, il buon Stanis insegna), la musica da suspense ZAN ZAAAAAN che andava in crescendo proprio quando arrivava un personaggio sospetto o uno scambio di battute pregnante e tutte quelle cose che servono a far seguire la storia anche alla più distratta delle sciure intenta ad affaccendarsi tra i fornelli tra una pausa pubblicitaria e l'altra.
● Sottotrama romantica e fattore femminile: avete rotto il cazzo.E' svilente, all'alba della seconda decade del XXI secolo, ritrovarsi davanti per l'ennesima volta un prodotto con dentro un gruppo di stronzi dove gli uomini sono rudi, ombrosi e coi pugni nelle mani mentre le donne si limitano a gravitare loro intorno come satelliti, smarrite in problematiche che non vanno mai oltre la sfera sentimentale/famigliare.Perché pure se hanno una carriera, di cosa vuoi che si occupino?Quindi ci ritroviamo Ottavia Calabrese, la poliziotta col figlio autistico che dopo mesi di corteggiamento serrato da parte del vicequestore Palma (corteggiamento che può riassumersi con "riarredami l'appartamento": amore ai tempi dell'Ikea) decide di amarlo pure lei ma poi dopo due scene porno soft no no no, mo' basta, i miei doveri di mamma e moglie dove li mettiamo? Il secondo di sicuro nel culo te lo devi mettere, due stagioni che tuo marito è un coglione e ti poni pure il problema?Ma si sa che lo scopo di una donna è sempre il sacrificio personale, non la scampi nemmeno nelle fiction moderne e dal piglio internazionale...Abbiamo poi quell'altro capolavoro della PM Piras che deve sempre chiedere i favori ai maschi per risultare utile nel corso delle indagini e che si barcamena non tra i tribunali e i commissariati ma in una love story scontatissima vissuta con una convinzione da parte di lei che mammamia aiuto che deve restare segreta per ovvi motivi con l'ispettore Lojacono (infatti li sgamano subito, drama a caso per mezz'ora poi non frega più niente a nessuno), con successiva liason segreta con il collega dell'antimafia Diego Buffardi (Matteo Martari) visto che il personaggio interpretato dal Gassman figlio, schiacciato da false accuse di collusione con la mafia, un mutuo insolvente che rischia di lasciare in mezzo a una strada la ex moglie che non è tutta a posto con la testa e con una figlia adolescente a carico, la trascura. Una volta le dà buca a un weekend romantico addirittura perché deve andare a vedere il saggio di danza della figlia.Che mostro...A completare questa terna di donne su carta forti e in carriera ma nel pratico dei cliché del cazzo abbiamo la giovane maschiaccia Alessandra, di cui scopriremo presto le tendenze saffiche e niente, passerà per un po' tutta la seconda stagione da una donna all'altra non perché magari è una donna libera e le piace limonare con chi le pare senza che debba rendere conto a nessuno, ma perché ha paura di impegnarsi con la commissaria della scientifica Angela Rosaria Martone (Serena Iansiti), a causa anche di un ambiente famigliare oppressivo in cui ha sempre dovuto nascondere ciò che era.Senza contare poi il triangolo scemo tra Lojacono, la Piras e la cameriera Letizia. Che si fa esagono ancor più scemo se lo intrecciamo con quello Piras, Lojacono e Buffardi.Che suspense.E in chiusa, last but not least a proposito di donne, che bello all'alba della seconda decade del 2020 vedere l'ennesima fiction italiana in cui un buon padre del sud rompere il cazzo alla figlia adolescente Marinella (Alessia Lamoglia) perché si trucca e si mette le gonne corte per andare in giro con i coetanei la sera e vuole festeggiare capodanno con gli amici. C'è di buono che almeno a questo giro Marinella trova in Letizia un'alleata ma niente, Gassman non si smuove, ha ragione lui per forza, le figlie femmine con la tuta da astronauta devono girare.Che piglio internazionale.Ancora più bello vedere come alla fine della seconda stagione questa brutta debosciata sia punita per il suo comportarsi da ragazzina: il filarino del suo cuore infatti le verrà accoltellato davanti agli occhi in un locale dopo un alterco con due energumeni che avevano fatto delle avances poco gradite alla sua ragazza.
Passiamo ora alle cose che mi hanno convinta un po' di più, perché nonostante le forti pecche che si porta dietro questo prodotto, alcune figlie della nostra proverbiale sciatteria e paura di tirar fuori tematiche veramente scomode o una recitazione misurata nei prodotti ad ampio target che vanno in onda sulle reti ammiraglie, non tutto ne I bastardi di Pizzofalcone è da buttare:
● La napoletanità che traspare dai Bastardi manca di convincere del tutto e proprio non riesce a uscire dallo stereotipo del dialetto (che nei romanzi non è così marcato, mi dicono), de lu sole, o da quegli scorci continui del Vesuvio e dei balconi dei palazzi affacciati sul mare, ma se non altro tra un episodio e l'altro riesce a mostrare che il marcio di cui andranno ad occuparsi il gruppo dei Bastardi non è soltanto quello della povera gente dei quartieri e della piccola delinquenza ma anche i colletti bianchi. Lo stesso Aragona, uno dei protagonisti, viene da una famiglia di colletti bianchi che ha le mani in pasta ovunque ed è chiaramente entrato in polizia tramite raccomandazione.Certo sarebbe stato più bello e coraggioso mostrare qui e lì anche la connivenza e l'omertà di parte delle forze dell'ordine, una realtà tutt'altro che sporadica o limitata a poche mele marce, come testimoniano anche recenti casi di cronaca: i quattro colleghi invischiati nel giro di droga e allontanati a inizio storia dal commissariato di Pizzofalcone risultano come al solito quattro stronzi deviati in croce che operavano in un sistema in cui nessuno sapeva niente, tutto funziona bene e chi delinque viene punito e allontanato a tempo record. Chi è rimasto della vecchia squadra, ovviamente, è caduto dal pero.
● Nella pletora di casi umani qualche storia personale dei bastardi (che nella seconda stagione arriva ad assumere sempre maggiore importanza rispetto ai singoli casi di omicidio) non ha mancato di intrigarmi, ma parliamo ovviamente dei soli personaggi maschili, che sono quelli con cui in linea generale ci si è impegnati di più per creare qualcosa di vagamente tridimensionale.Non Lojacono che pare una fogliolina spersa nel vento che borbotta, si incazza, spesso distoglie lo sguardo pure davanti ai testimoni di un crimine, forse domandandosi cosa diamine ci faccia lì; non Francesco Romano che cade con tutte le scarpe nel cliché dell'vomo dvro che si scioglie come un budino per una bambina pescata nell'immondizia (immancabile sottotrama romantica con la dottoressa che se ne prende cura nonostante sia già sposato, ma in un rapporto complicato); nemmeno il sempre misurato Massimiliano Gallo nel ruolo del vicequestore Luigi Palma riesce a evitare certi atteggiamenti sopra le righe e a diventare alternativamente il cretino che si fa arredare casa dalla Calabrese e quello che a caso nel mezzo di un discorso ti spara un po' di dialetto che fa colore per rimettere in riga Aragona dopo una delle sue orribili e forzatissime battute (che non sono colpa dell'attore, porello!).Però gli si vuole bene comunque.
Poi ha sto piglio da commissario Gordon che niente, me fa simpatia... |
Lui rappresenta e rende contento il pubblico in fascia pensione.
Giorgio Pisanelli (61 anni) è uno dei due superstiti della vecchia squadra di Pizzofalcone: vicecommissario in odore di pensione, nel corso delle due serie sarà l'unico ad ossessionarsi su una serie di morti tra gli anziani della zona classificate frettolosamente come suicidi dai colleghi dal momento che questi anziani sono morti tutti in modalità diverse e lasciando dei bigliettini d'addio. Questa si rivelerà una sorta di macrotrama che abbraccia entrambe le stagioni della serie, e l'intuizione di Pisanelli si rivelerà, ovviamente, esatta. I suddetti vecchini non si uccidono per depressione o per solitudine ma sono eliminati da un pietoso angelo della morte che assumerà le sembianze di Frate Leonardo, confidente del buon Pisanelli per tutta la prima stagione (cosa che è davvero un grosso choc per lo spettatore dal momento che a interagire con questi vecchi ci sono Pisanelli, che non può essere il serial killer di vecchi per ovvi motivi, sto frate e il farmacista che compare in due scene in croce): il personaggio interpretato da Esposito con piglio da cabaret francamente irritante è, convenientemente, un frate e non un prete, quindi abbiamo l'impressione di una rottura di un tabù col religioso cattivo, ma il Vaticano è contento comunque.
Di Pisanelli mi piace il piglio laconico, l'essere così posato e poco macchiettistico, la razionalità di fondo a dispetto del fatto che, pur vedovo, spesso a casa si ritrovi a parlare con la moglie Carmen, defunta a causa di un tumore, come se fosse davvero lì con lui (sono scene anche molto tenere in cui una volta tanto si vede un uomo mostrarsi fragile e innamorato e non la classica scimmia che va in giro a cazzo di fuori).
Pisanelli è la memoria storica del gruppo essendo nato nel quartiere di Pizzofalcone, un uomo colto e un osservatore attento che riflette prima di parlare; un uomo che ne ha viste tante ma non ha mai perso l'amore per il suo lavoro (al punto da nascondere a tutti un tumore alla prostata per timore di essere spinto a dare le dimissioni) ma soprattutto l'integrità.
In questo è la nemesi di Aragona, il giovane scapestrato, raccomandato e rompicoglioni del gruppo, ma diventa anche la persona con cui forse legherà di più (dal momento che nonostante sia molto arguto raramente gli altri tengono in conto le sue intuizioni, quindi è un po' reietto del gruppo anche lui), che gli farà da mentore (e da padre nel momento in cui il suo vero padre lo ripudierà per aver deciso di restare onesto) e lo porterà alla fine della seconda stagione a decidere che fare della sua vita.
L'altro personaggio di cui ho apprezzato molto l'arco narrativo nel corso di queste due stagioni è proprio il succitato Marco Aragona: lui è la quota giovane, quindi la linea comica del gruppo. Ha 25 anni ed è già agente scelto grazie alle raccomandazioni di papino, cosa che lo ha inviso ai suoi ex colleghi al punto da sbatterlo a Pizzofalcone alla prima occasione.
E' sboccato, cafone, imbarazzante, fissato con le battutine del cazzo e l'idea di imitare i poliziotti americani dei telefilm, un bugiardo che afferma di avere una vita sessuale molto attiva quando passa le serate da solo a rincoglionirsi di televisione: è anche abbastanza classista e razzista (anche se quando non gli conviene sa tenere per sé le proprie idee, da bravo ipocrita), almeno finché non conosce e si innamora della cameriera Irina (Irina Monteanu), originaria del Montenegro.
A piacermi di questo personaggio è soprattutto il fatto che sia stato costruito per risultare antipatico al pubblico di boomer (quindi io per spirito di bastiancontrarietà devo per forza adorarlo), che con Pisanelli formino una bella coppia di stronzi che restano sullo sfondo nonostante anagraficamente e caratterialmente siano agli antipodi, e che il suo essere così scemo e pieno di pregiudizi (un po' meno nel corso della seconda stagione, grazie al cielo) lo porti occasionalmente ad avere intuizioni politicamente scorrette ma intelligenti che agli altri non verrebbero in mente, e che sia proprio questo a fargli risolvere la sua brava quota di casi e a farlo maturare come poliziotto.
Che alla fine della seconda stagione opti per la via dell'onestà rinnegando il padre onestamente mi tocca il giusto: anche se lodevole, anche se meglio tardi che mai, oltre ad essere un po' retorica da fiction è comodo farlo quando ormai grazie alle raccomandazioni di papà il posto sicuro lo hai già preso.
● Nella fiction nostrana bisogna attaccarsi a quello che si può e dire pure grazie, quindi grazie alla Rai che alle soglie del 2020 ci concede di vedere un po' di omosessualità in tv, anche se:
1) Le lesbiche sono già abbastanza sdoganate2) Alessandra strigni strigni è un cliché abbastanza avvilente3) Molte scene (se non ho capito male addirittura sfumate nella messa in onda televisiva ma non su Prime) mi danno l'aria di essere quel tipo di porno-soft a misura di sguardo languido del capofamiglia maschio bianco da canottiera e rutto libero: perché insomma, le lesbiche a che altro servono?
● Grazie anche per la succitata Letizia che finalmente nel XXI secolo ogni tanto prende le difese di un'adolescente che indossa solo un po' di trucco, una gonna corta (con le calze nere velate tra l'altro) e scopre le spalle e un po' di scollatura di fronte all'ennesimo padre difensore di virtù. Letizia, ti avranno dato due battute stronze in croce e sei lo scarto sentimentale di Lojacono, ma ti si vuole bene! 💙
IN CONCLUSIONE. . .
E' impossibile guardare I bastardi di Pizzofalcone senza pensare a tutto quello che 10 anni fa Boris metteva alla berlina con intelligenza e causticità: la luce smarmellata, la recitazione a cazzo di cane, gli spiegoni per i vecchi, le tematiche care al Vaticano o alle forze politiche influenti in quel determinato momento, e in generale il fatto che la tv italiana voglia solo dare l'idea di star cambiando quando in realtà viene riproposta sempre la solita minestra riscaldata.
Qui c'è tutto, e forse anche di più.
Burmini Libero!! |
Adoro queste pezzottate!
Con orgoglio le dovete far vedere in prima serata!
Non è un prodotto particolarmente innovativo ma trashotto quanto basta per conquistare il mio affetto, con un po' di cuore, qualcuno che non recita a cazzo di cane e qualche piccola cosa lodevole nel mezzo del solito mare di merda.
Visto che ho sempre molto culo con le mie simpatie rivolte ai personaggi fittizi che muoiono male (che è un po' il motivo per cui seguo praticamente solo prodotti destinati ai bambini, lì è difficile che muoia qualcuno) posso solo presumere che sicuramente nella terza stagione (che a questo punto seguirò) daremo un bacio d'addio alle chiappe di Massimiliano Gallo: posso solo sperare che non mi abbiano seccato Pisanelli dopo aver sopportato anche la rimozione di un cancro alla prostata (trattato come un'appendicectomia a momenti ma dettagli), perché in quel caso possono andarsene tutti a fanculo.
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