Autore: Neil Gaiman
Traduttore: M. Bartocci
Edizione: Mondadori, copertina flessibile, 182 pagine
Anno: 2004
Euro: 10,50 | Ebook: 6,99
Premesse:
In un momento nostalgico a caso rispolvero un classico della mia adolescenza, Coraline di Neil Gaiman, riscoprendomi con mia somma gioia innamorata quanto ricordavo di questo libricino piccolo ma intelligente, divertente e con la giusta dose di cupezza.
Coraline è sì un libro per bambini, ma di quelli fatti bene, che colpisce e affascina ad ogni età, dai toni abbastanza cupi e grotteschi che si possono far risalire alle fiabe classiche e non all'horror come sembrano essere convinte alcune persone forse traumatizzate ai loro tempi dal Biancaneve disneyano e che oggi vedono in Frozen il punto più alto della cupezza a misura di bambino.
Per decenza mi taccio.
Come al solito anche a questo giro mi faccio violenza ed eviterò paragoni con il film (che pure ho gradito moltissimo), preferendo concentrarmi sulla sola versione cartacea.
*
DUE RIGHE DI TRAMA
Coraline Jones e i suoi genitori si sono trasferiti da poco in un'enorme villa fuori mano: una casa talmente grande da aver necessitato la divisione in tanti appartamenti in cui vivono personaggi piuttosto peculiari come un anziano signore proveniente forse dall'Est Europa, Mr. Bobo, che alleva topi per farne un circo e due attempate ex attrici, Miss Spink e Miss Forcible, coi loro vecchi Scottish Terrier.
Curiosa e intelligente, alla piccola Coraline piace passare quello che resta della sua estate (prima dell'inizio della scuola, che avverrà la settimana successiva) esplorando i dintorni della villa, col suo enorme giardino e il pozzo senza fondo di cui studia immediatamente l'ubicazione per meglio tenersene alla larga, come le hanno detto di fare i grandi.
E Coraline agli adulti dà sempre ascolto.
Le cose cambiano all'arrivo della pioggia, che mette fine al suo girovagare.
"Era il tipo di pioggia che fa sul serio, e ciò che stava facendo in quel momento era trasformare il giardino in una specie di zuppa umida e fangosa.Coraline aveva guardato tutti i video. Si era stufata dei giocattoli e aveva letto tutti i libri che possedeva. Accese la televisione. Passò da un canale all'altro ma c'erano solo uomini in giacca e cravatta che parlavano del marcato azionario, e programmi sportivi."
Insomma, Coraline si annoia, e neanche i genitori sembrano intenzionati a venirle in soccorso. Mamma e Papà Jones infatti, pur lavorando entrambi con il computer e passando quindi molto tempo in casa, non le dedicano le attenzioni che vorrebbe per strapparla al tedio.
E' il padre a suggerirle di esplorare la casa.
E Coraline, sempre obbediente, esplora la vecchia villa in ogni anfratto, fino a trovare una porta che non si apre se non con una vecchia chiave nera arrugginita: ma anche aprirla (nonché richiuderla a chiave) è inutile dal momento che la porta dà su un muro di mattoni. Da quel momento cose strane cominciano ad accadere intorno a Coraline: strane presenze si acquattano nell'ombra sussurrando canti inquietanti, i topi dello strano vecchio che abita di sopra la mettono in guardia contro un non meglio specificato pericolo, persino le anziane signore leggono un pericolo nel futuro di Coraline, e le regalano un sassolino con un buco al centro che protegge dal male. E una notte, mentre scende in cucina allertata dai soliti rumori, trova la suddetta porta socchiusa.
Il mistero è troppo goloso perché non se ne occupi un'esploratrice.
Una volta rimasta sola a casa Coraline apre la porta misteriosa per scoprire che il muro di mattoni è scomparso e al suo posto c'è solo un corridoio buio, attraversato il quale la nostra giovane protagonista finisce in una casa che è quasi identica alla sua, e in cui abitano una copia praticamente identica dei suoi genitori, se non fosse per un paio di piccoli particolari: questi altri Mamma e Papà sono molto più divertenti e accomodanti dei suoi, e al posto degli occhi hanno degli inquietanti bottoni neri.
La stanno aspettando da tempo, le dicono.
"Me?""Sì", disse l'altra madre. "Senza di te, qui non era più la stessa cosa. Ma sapevamo che un giorno saresti arrivata, e che a quel punto saremmo diventati una vera famiglia."
Stranino, ma Coraline sembra non porsi il problema e si gode il bel momento familiare, con il suo Altro Papà che le sorride affabile e la sua Altra Mamma (che a ben guardare è più pallida, un po' più alta della sua vera mamma, con le unghie più aguzze di un rosso scarlatto) che non corre in fretta e furia al negozio di alimentari a comprare dei bastoncini di pesce surgelati o altra roba arrangiata alla buona perché a causa del lavoro non ha avuto modo di fare la spesa, ma le prepara pollo arrosto, patate, pisellini e tutti i suoi cibi preferiti cucinati nel modo in cui piacciono a lei. Ha anche una stanza tutta sua, con le pareti verdi e rosa, con un sacco di giocattoli meravigliosi che sembrano dotati di vita propria, topi neri come compagni di gioco, e persino i suoi altri vicini di casa hanno l'aria più strana e interessante.
C'è anche un gatto, che però non è un altro-gatto.
E' sarcastico, scostante, neanche ha un nome.
"I gatti non hanno nome."
"No?""No." disse il gatto. "Voi persone avete il nome. E questo perché non sapete chi siete. Noi sappiamo chi siamo perciò il nome non ci serve."
Più tempo Coraline trascorre in questo mondo più la fascinazione e la meraviglia lasciano il posto all'inquietudine: qualcosa decisamente non va, e tra spettacoli teatrali che durano "all'infinito", cani che adorano la cioccolata, cibo delizioso e soddisfazione di ogni capriccio il sospetto si fa certezza solo quando la sua Altra Madre le propone di restare lì per sempre, dove potrà essere amata e avere tutto quello che vuole.
In cambio dovrà solo cucirsi dei bottoni neri sugli occhi.
Guardi come accettato neh? |
Sarà quindi costretta, a dispetto del terrore che prova al pensiero di dover affrontare una presenza sovrannaturale che si nutre delle anime dei bambini e in grado di plasmare la realtà, a tornare nel mondo oltre la porta per salvare i suoi genitori, giacché: "Quando hai paura di qualcosa ma la fai comunque, quello è coraggio."
*
IMPRESSIONI SPARSE
Coraline è il romanzo di cui Gaiman afferma di essere più orgoglioso, e non a torto: è una storia per bambini che tanto per cambiare all'interno della letteratura rivolta ai giovani ha per protagonista una bambina vera, realistica nel bene e nel male: Coraline è curiosa e intelligente senza che abbia bisogno di dimostrarcelo hackerando sistemi informatici governativi, leggendo libri universitari o dimostrandosi più forte e possente dei genitori fin dalla culla; è educata con gli adulti, matura come ci si aspetta da una figlia unica abituata a interagire per la maggior parte del tempo con i grandi ma al tempo non lesina capricci e insofferenza quando qualcuno sbaglia a pronunciare il suo nome (E' Coraline, non Caroline, ma sembra non entrare in testa a nessuno in quella casa piena di gente strana), quando mamma e papà non le dedicano attenzione, o semplicemente quando la pioggia la tiene segregata in casa e non la fanno uscire nonostante poi non piova tantissimo.
Da brava figlia unica, Coraline è anche abbastanza egocentrica da ritenersi vittima della più grande ingiustizia del mondo: essere ignorata dai genitori.
Dal suo punto di vista (che è anche il punto di vista del piccolo lettore che si appresta ad affrontare questo romanzo nella maggior parte dei casi) i coniugi Jones sono persone ingiuste: stanno a casa davanti al computer praticamente tutto il giorno ma quando lei si annoia la mandano via perché devono lavorare; vogliono portarsela dietro al noiosissimo negozio di alimentari a prendere dei bastoncini di pesce; le ricordano che tra poco comincerà la nuova scuola e sembrano indifferento ai suoi timori in proposito; non cucinano mai quello che piace a lei perché la madre è la regina del precotto mentre il padre è un figlio di masterchef dedito a strani intingoli e peculiari mix di spezie.
In questo l'altra madre, la Beldam, è quello che su carta vorrebbe ogni bambino solo e annoiato. Una persona che ti protegga, che riempia il tuo mondo di divertimento e stranezze, la tua cameretta di giocattoli, che cucini solo quello che vuoi tu e che soprattutto ti prometta amore eterno e incondizionato. Ma di pagina in pagina è la stessa Coraline, e con essa il giovane lettore, ad accorgersi che non è questo l'amore.
Non il tipo giusto d'amore.
"Tu sai che ti voglio bene, Coraline."
E suo malgrado Coraline fece segno di sì con la testa.Era vero. L'altra madre le voleva bene. Però la amava come un avaro ama il denaro, o un drago ama l'oro. Negli occhi-bottone dell'altra madre, Coraline vide che lei era una sua proprietà, niente di più. Un animaletto il cui comportamento non la divertiva più."Non voglio il tuo amore." disse Coraline. "Da te non voglio proprio niente."
Il vero amore sta nel sacrificio: è la forza che anni prima ha spinto il papà di Coraline a restare fermo a farsi pungere dalle vespe per permettere alla figlia di scappare via, ed è la stessa forza che spingerà la piccola Coraline ad affrontare con tutti i mezzi a sua disposizione un demone mutaforma per salvare la vita ai propri genitori, nella consapevolezza che farebbero altrettanto per te, e alle altre piccole vittime della perfida entità.
L'amore è anche fiducia, quella che ti spinge a non credere neanche per un secondo (anche se forse un piccolo dubbio c'è) alle bugie del Bedlam quando nello specchio le mostrerà le immagini dei suoi veri genitori felici al pensiero di essersi liberati di lei e di poter fare finalmente quello che amano, senza bambine tra i piedi.
E Coraline impara una lezione preziosa, ovvero che i suoi genitori le vogliono bene tanto quanto lei ne vuole a loro: non saranno perfetti, ma la perfezione non è tutta questa gran figata, così come non lo è averle sempre tutte vinte.
"Io non voglio tutto ciò che desidero. Nessuno lo vuole. Non veramente. Che divertimento sarebbe, se potessi avere tutto ciò che desidero senza problemi? Non avrebbe nessun valore. E poi che succederebbe?"
Il mondo oltre la porta, quello plasmato dalla volontà dell'Altra madre (che con altrettanta facilità si accartoccia su se stesso perdendo consistenza man mano che la sua influenza su Coraline va a scemare e il desiderio di possesso che prova nei suoi confronti va trasformandosi in frustrazione), incarna questo desiderio infantile e superficiale di veder realizzato ogni desiderio da parte di una bambina sola e annoiata come Coraline: non solo i genitori di Coraline le prestano attenzione e ci sono ovunque bei vestiti e giocattoli magici, ma persino i suoi strambi vicini di casa risultano (solo a un livello superficiale, è quello il punto) più interessanti. Le due anziane signore organizzano tutto il tempo strambi spettacoli teatrali per i loro terrier che adorano mangiare cioccolata, l'uomo coi baffi del piano di sopra ha dei topi che cantano e ballano.
Una cosa che si rivelerà abbastanza inutile alla fine del libro dal momento che i nomi (a differenza di quanto accada nella maggior parte della letteratura fantastica classica) non sono fondamentali nel definire quello che siamo ma somigliano più a un'ancora che ci definisce solo in parte senza mai coglierci nell'interezza.
I gatti in fondo nemmeno ce l'hanno un nome.
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Coraline è anche un romanzo breve e leggero, dalla trama molto lineare, che non raggiunge chissà che vette di gore o splatter (alla fine anche se con l'avanzare del tempo le cose si fanno molto meno divertenti e Coraline rischia davvero la vita per mano (letteralmente!) della Beldam risulta più un grottesco alla Dahl che una favola nera tirata fuori da una raccolta dei fratelli Grimm) ma non manca di impressionare molto, più di quanto non accada ai piccoli, l'immaginario del lettore adulto al punto che alcune persone lo sconsiglierebbero ai lettori preadolescenti.
Decisamente esagerati.
Sulla questione dell'effetto angosciante che questo libro ha su molti adulti si è interrogato lo stesso Gaiman, che in un intervista ha ipotizzato che gli adulti trovino spaventoso Coraline perché portati istintivamente ad angosciarsi all'idea di un bambino che si trovi da solo in pericolo mortale.
Plausibile, anche se a questo io ci aggiungerei anche e soprattutto la prospettiva tutta adulta legata alla morte e del fallimento: ovvero al fatto che l'adulto razionale che si ritrova a leggere Coraline, a differenza di quanto non faccia il bambino, con l'andare avanti della storia arriva a temere seriamente che una bambina piccola, anche se sveglia, non possa cavarsela contro un'entità malevola tanto potente.
Gaiman è molto chiaro in merito fin dalla citazione iniziale di G.K. Chesterton (autore tra le altre cose della serie di libri dedicati a Padre Brown):
"Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere."
Più chiaro di così si muore: lettore, ci dice Gaiman letteralmente a pagina uno, non ti preoccupare perché questa è una fiaba, qualsiasi drago si ritroverà ad affrontare il nostro eroe ne uscirà bene. A questo punto il bambino si fida e si diverte a vedere Coraline affrontare sfide sempre più toste consapevole del fatto che tanto alla fine se la caverà, mentre all'adulto (che ha smesso da un pezzo di credere alle fiabe) rimane comunque sottopelle il tarlo che Coraline potrebbe anche non cavarsela a fronte di una tale disparità di forze. Insomma, ci ritroveremo davanti pure altri tre bambini morti per mano del Beldam.
Le possibilità di sopravvivere non sono altissime.
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IN CONCLUSIONE. . .
Coraline è una fiaba intelligente, divertente e un po' gotica, adatta a quasi tutte le età (come qualsiasi buon libro per bambini) e che per quel che mi riguarda ha superato abbondantemente la prova del tempo e della nostalgia. Una storia che richiama a quella voglia di follia, evasione e avventura un po' nonsense alla Carroll con quella punta di grottesco alla Dahl che certo non gusta, e che raggiunge il suo culmine nella figura affascinante e molto inquietante della Beldam, questa creatura mutaforma che plasma la realtà e si nutre delle anime, della gioia e dei ricordi dei bambini che irretisce.
Diciamola tutta, un protagonista per quanto ben scritto fa poco senza un buon cattivo. E l'altra madre è davvero un buon cattivo, di quelli che escono dritti dagli incubi: perfida, affascinante, crudele e manipolatrice; ti entra nel cuore e nella testa di pagina in pagina. La arriverei addirittura a disprezzare se non fossi una persona dal cuore nero che si innamora sempre perdutamente dei buoni villain, e se a fine lettura non fossi rimasta con un dubbio: se l'amore malato che va disperatamente cercando in Coraline sia solo un trucco per irretirla tra le sue spire o se sia davvero una creatura che sa amare solo in questo modo deviato e distruttivo.
Gaiman fortunatamente non ce lo spiega.
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