Paese: Stati Uniti
Anno: 2019
Distribuzione: CN-Titmouse
Ideatore: Parker Simmons
Regia: Michael Moloney
Stagioni: 1
Episodi: 40 (in corso)
Cast: Parker Simmons (Alessandro Budroni-Ivan Andreani), Griffith Kimmins (Gabriele Lopez), Lika Leong (Emanuela Ionica)
[Si ringrazia Cartoon Network per tutte le immagini]
Premesse:
Non so quanto sia normale farsi battere il cuoricino per un prodotto destinato su carta ai bambini dai sei anni in su che ha come protagonista un gatto ninja con evidenti turbe psichiche e il suo gruppo scalcagnato di amici, ma se il prodotto è made in Cartoon Network (casa di produzione che ci ha regalato nel corso degli anni perle come Over The Garden Wall, Lo straordinario mondo di Gumball, Adventure Time e mille altre) di sicuro il mio comincia a battere forte sulla fiducia.
Mao Mao è una serie animata che nasce dalla fantasia di Parker Simmons, il quale presta anche la voce al protagonista, nella forma di un corto indipendente dal titolo I love you Mao Mao (che andrà a diventare l'episodio pilota della prima stagione, composta nella sua interezza da episodi brevi che non sforano i 10 minuti) prodotto nel 2014 per la californiana Titmouse e poi acquisito e co-prodotto dalla succitata Cartoon Network.
Nonostante a questo giro, caso più unico che raro visto che di solito nelle serie destinate ai bambini abbondano le vocette fastidiose e le censure, abbia davvero adorato il doppiaggio (confessione vergognosa, ho cominciato a seguirlo con attenzione proprio perché trovavo davvero arrapante bellissima la voce del protagonista, doppiato da Alessandro Budroni), è il titolo italiano a mandare un pochino in vacca il senso generale dell'opera, come già accadeva per esempio con la serie marca Disney Star vs. the Forces of Evil che da noi diventa a caso Marco e Star contro le forze del male.
Se in Star v. FOE abbiamo sentito il bisogno impellente di inserire nel titolo il comprimario di sesso maschile (e lo inseriamo pure prima della protagonista nonostante l'intera saga sia costruita sul percorso di crescita e maturazione di lei), forse per par condicio, qui si tirano in ballo dei fantomatici eroi leggendari, al plurale, quando il senso della storia è proprio che l'unico eroe che deve essere leggendario e diventare per la valle del Cuore Puro la cosa più golosa mai inventata dopo la cobbler ripiena di marmellata è Mao Mao e gli altri possono accompagnare solo. Letteralmente.
Ma vabbè, è un puntiglio mio.
Penso sia dai tempi di Gravity Falls che non mi ritrovavo invasa con tanta possenza dallo spirito malefico dell'hype: ho visto gli episodi alla nausea ritrovandomi a ridere e commuovermi ogni volta come se fosse la prima, ho imparato a memoria interi dialoghi e mi sono arrovellata e scervellata all'infinito su tutto quello che vedevo su schermo, innamorandomi sempre più di quello che mi ritrovavo davanti. Presa dal sacro fuoco della passione ho anche rotto i coglioni a diverse mie conoscenze, molte amicizie sono state messe a dura prova perché, come il protagonista di questa serie, so essere una bella incudine appesa alle parti basse quando qualcosa mi prende.
Insomma, a questo giro si farà un notevole pelo e contropelo all'opera presa in esame, e di roba da dire ne avrò davvero parecchia. Sperando che questo non spaventi o annoi chi si accinge a leggere, andiamo a incominciare...
*
DUE RIGHE DI TRAMA
La storia ruota attorno alle avventure e alle evidenti turbe psichiche di Mao Mao (Parker Simmons), un gatto nero vestito da ninja con la voce cupa e profonda come un Batman di Nolan per farci capire fin dall'inizio quanto sia tosto e vada preso sul serio.
Mao Mao è un ex eroe vagabondo che si ritrova a ricoprire per caso la carica di sceriffo nella Valle del Cuore Puro abitata da una razza di esserini coccolosi di nome Pasticcini (Sweetypies) e governata dal re Rosacriniera/Snugglemane XXV (in inglese lett. Manto da coccolare, doppiato in originale, di nuovo, da Parker Simmons). Dopo aver sconfitto più con delle discrete botte di culo che con l'effettivo talento una pletora piuttosto ridicola di pirati del cielo capitanati dal perfido Cobrarango/Orangusnake (Christopher McCulloch), Mao Mao e il suo aiutante/co-eroe (dipende da chi la racconta) Cybertasso/Badgerclops (Griffith Kimmins) vanno a schiantarsi con la loro moto volante contro il Rubino del Cuore Puro.
Poi nel primo episodio è la spalla che deve prenderselo in braccio per scalare una parete con un rampino. Proprio come Batman. |
Sempre più Batman |
Il Rubino del Cuore Puro è un'enorme gemma (ed è subito Steven Universe) che sovrasta la valle omonima celandola al mondo con una barriera invisibile e difendendola dai pericoli: tipo la magia che nascondeva il villaggio dei Puffi a Gargamella. Senza il suo potere i Pasticcini sono completamente inermi e destinati a farsi divorare dal primo mostro della foresta che si ritrovi a passare di là.
Mao Mao a questo punto sembra non avere scelta: deve restare lì nel mezzo del nulla a fare il baby sitter e a scacciare mostriciattoli rinunciando al suo grande sogno di girovagare per il mondo e farsi una reputazione, dando un bacio d'addio al suo grande sogno di diventare un eroe leggendario e rendere orgogliosa un pelo meno delusa la sua famiglia.
"Perché un eroe fa la cosa giusta anche quando lo distrugge dentro!" (Poi magari dillo senza piangere) |
Per fortuna la valle del cuore puro sembra essere un luogo LEGGENDARIO, un posto in cui un gatto con la giusta dose di cocciutaggine e determinazione può sconfiggere nemici LEGGENDARI, proteggere re LEGGENDARI e diventare a sua volta LEGGENDARIO. Ad accompagnarlo nelle sue imprese ci saranno il compagno di scorribande Cybertasso e la piccola Adorabat (Lika Leong), una bambina del posto che vistolo in azione ha deciso che uccidere cose è fichissimo e di voler diventare un'avventuriera come lui da grande. Inizialmente scettico, Mao Mao arriva a notare in lei talento e potenziale simili ai suoi e a prenderla sotto la sua zampa protettrice. A questo punto l'avventura LEGGENDARIA dei nostri tre eroi può avere inizio.
Mao Mao e gli eroi leggendari è un prodotto che mi ricorda per molti aspetti Lego Batman, film che per quel che mi riguarda è una delle migliori pellicole mai dedicate alla figura dell'uomo pipistrello: questo perché a conti fatti anche Mao Mao si rivela una storia che va a dissacrare impietosamente la figura del vigilante cupo e tenebroso svelandone le ridicolaggini di fondo in maniera molto meno banale e superficiale di quanto sembri a una prima analisi (come se poi si dovesse svelare qualcosa per capire che uno stronzo vestito da topo volante o un gatto vestito da Elektra Natchios sono ridicoli).
In questo caso, naturalmente, l'eroe da dissacrare è Mao Mao.
Mao Mao è il centro focale della serie, non a caso il personaggio analizzato meglio e quello attorno al quale ruotano buona parte delle trame (brevi e incisive, racchiuse in episodi della durata di 10 minuti l'uno, un escamotage riportato in auge dalla stessa Cartoon Network con Teen Titans Go! e che funziona molto bene con le storie come questa, storie dal ritmo serrato che si mantengono principalmente sulle gag ma devono raggiungere vette emotive ed intimiste davvero alte senza martellare lo scroto a chi guarda), e non è il classico protagonista tutto di un pezzo.
Mao Mao è apparentemente un personaggio energico e dalla forte personalità. Sempre pronto all'azione e all'avventura e a lottare per la giustizia, ha un forte senso dell'onore e vive perché nella Valle del Cuore Puro regni la pace: latita parecchio sul fronte delle social skills tendendo ad essere brusco e poco empatico nei confronti del prossimo (soprattutto degli amici, con cui tende ad essere abbastanza prepotente) ma ha davvero a cuore il bene delle persone ed è un ottimo alleato se si ha la pazienza di sopportarlo.
In "Una nuova amica" (Meet Tanya Keys) è disposto a passare sopra il suo rigido codice morale da eroe che gli impone di non infrangere mai la legge, nemmeno la più assurda inventata sul momento dal volubile sovrano Rosacriniera, e mollare i suoi doveri di sceriffo per salvare un amico dalla galera (a questo riguardo, Mao Mao all'inizio dell'episodio non sembra stupito che ci sia una taglia sulla testa di Cybertasso, segno che sapeva già del suo passato criminale, e avere un ricercato come compagno di avventura non è esattamente una cosa da eroe leggendario).
In "Chi vuol essere vanitoso" (Baost in Show) rinuncia al suo desiderio di vendicarsi e tenere al gunzaglio in via esclusiva (letteralmente) il suo vecchio compagno di avventure Bao Bao che lo ha tradito e gli ha spezzato il cuore in più occasioni, comprendendo la sua natura di animale libero.
In più occasioni vediamo il forte istinto di protezione che nutre nei confronti della piccola Adorabat prendere il sopravvento sulla ragione ("Paura del dentista", "Allarme volpe", "Gara di pollici") e in "Un nuovo Mao" ("Popularity Conquest") è disposto a rinunciare all'affetto dei Pasticcini pur di continuare a svolgere con professionalità il suo lavoro di sceriffo e difendere la valle. Anche perché il Mao Mao simpatico che chiedeva gentilmente ai Pasticcini di non delinquere ha provocato un'escalation di crimini senza precedenti: graffiti, furti, incendi, incidenti d'auto, nubi tossiche e della gente è quasi morta.
Quindi forse fa bene Batman che gli mena.
"Questa città ha un disperato bisogno di pompieri..." |
Tra le caratteristiche della personalità istrionica infatti ritroviamo:
► Teatralità ed emotività
Mao Mao è un personaggio incredibilmente melodrammatico, facile al pianto e alla rabbia con continui e repentini sbalzi d'umore (spesso causati da minuzie) che in molti episodi finiscono per mettere nei guai lui ("Scambio d'identità", "La tazza paperotta", "Il divano nuovo", "La scalata") o l'intera città ("Avventura su due ruote", "Tutto a modo Mao", "Mega-Tasso").
Oltre che esagerato è anche un bugiardo patologico che tende a modificare particolari o ad alterare del tutto la sua storia delle origini e altri episodi più o meno eroici del suo passato perché sia lui che le sue imprese appaiano più leggendarie e valorose. In "La spada magica" (Weapon of Choice) ad esempio apprendiamo la storia della sua arma prediletta, Geraldine, "La spada della luce infinita", con qualche licenza poetica.
Ecco quello che Mao Mao racconta ad Adorabat:
"Anni fa mio padre tenne una gloriosa cerimonia dove donò a me e alle mie sorelle le nostre armi leggendarie: una lancia d'oro che può perforare tutto, una sciarpa d'oro che ti permette di superare qualunque raffica di vento, un cappello d'oro infinitamente spazioso, bracciali d'oro che garantiscono una difesa impenetrabile, lenti a contatto d'oro che donano una vista da falco..." ("sight over sight" in originale, quindi una sorta di visione mistica presumo)
Ed ecco quello che vediamo noi spettatori:
Shin Mao: "Beh, direi che abbiamo finito le armi forti!" Mao Mao: "E a me, papà?" |
Shin Mao: "Oh! ... Ehm... Mu Mu, non mi ero accorto che eri ancora qui! Ehm, vediamo... Oh, ecco!" Mao Mao: "Siiiiiiii!" |
Questa tendenza all'esagerazione/mistificazione si accentua quando si vanno a toccare tasti emotivamente sensibili per Mao Mao, come delusioni, fallimenti o traumi legati alla sfera affettiva ("Il ritorno di Bao Bao", "L'importanza dell'amicizia").
► Bisogno costante di essere al centro dell'attenzione e di eccitazione
Mao Mao è un egocentrico e un narcisista che vive letteralmente dell'ammirazione altrui e vuole diventare un eroe leggendario perché la gente sia libera... di amarlo ("L'importanza dell'amicizia"): nel corso della serie è principalmente Adorabat a sopperire a questa quota-venerazione dal momento che vede in Mao Mao un modello di coraggio e virtù laddove gli altri vedono principalmente un cacacazzi volitivo, sgarbato e violento oppure un fastidio.
Non a caso i momenti in cui Adorabat si allontana temporaneamente da lui perché ferita o delusa dal suo comportamento o per cause di forza maggiore, sono quelli che più lo gettano nella disperazione ("Il ritorno del Torbaclone", "Allarme volpe", "Il papà di Adorabat").
Penso che sia una presa per i fondelli a Steven Universe tra l'altro, visto che a un certo punto Mao Mao cercherà di rabbonire un mostro con una canzone e un ukulele. |
"Pare che nessuno voglia stare con me da quando ho cominciato a comportarmi da me stesso", conclude amaramente alla fine dell'episodio, quando ovviamente lo status quo deve essere ripristinato.
Tra parentesi, la personalità istrionica prevede che si ricerchi l'attenzione anche con comportamenti di natura seduttiva, cosa che qui per ovvi motivi non accade (ok che certe scene sono davvero ambigue ma parliamo comunque di un programma destinato ai bambini): per quel che mi riguarda finisce un po' troppo spesso a mostrare il culo alla gente per contarmela giusta! 👀
► Scarsa tolleranza a critiche e delusioni
Mao Mao è permaloso da morire, tiene il broncio per le cose più stupide e odia perdere al punto da non cominciare nemmeno una sfida in cui sa di non poter vincere ("Guerra dei pollici"); in più non sopporta di essere contraddetto o sfidato in nessuna occasione arrivando a negare l'evidenza con rara cocciutaggine.
In "Avventura su due ruote" (Mao Mao's Bike Adventure) pur di non ammettere di essersi sbagliato sul conto dei pirati del cielo, non avendoli ritenuti in grado di rubargli l'aerociclo parcheggiato davanti casa senza antifurto inserito, arriva prima ad accusare tutti i Pasticcini (re compreso) e poi a sospettare che i suoi stessi compagni di squadra abbiano ordito un complotto ai suoi danni nonostante abbia letteralmente davanti agli occhi le prove del fatto che si sia sbagliato.
Questo perché secondo lui: "Gli eroi non sbagliano mai" e se dovesse sbagliarsi vorrebbe dire che non è un eroe.
In "Mao Chef" sfida Cybertasso alla versione del Cuore Puro di Iron Chef (programma in cui però vince sempre il re, così) perché non gli riesce di ammettere che la cucina non è solo arte e improvvisazione (come ritiene lui) ma anche una scienza in cui si devono seguire attentamente le dosi.
Nell'episodio "Le origini di Cobrarango" (Orangusnake Begins) a furia di provocare il capo dei Pirati del cielo con prese in giro e umiliazioni per renderlo un nemico "meritevole" lo fa diventare un cazzo di Evangelion e nemmeno di fronte alle macerie fumanti della sua casa riesce ad ammettere di aver esagerato.
► Insicurezza e tendenza all'autosabotaggio
Mao Mao tende ad essere il peggior nemico di sè stesso e a complicarsi la vita in più occasioni: senza contare il succitato "Orangusnake Begins", in "Tutto a modo Mao" (All by Mao Self) per essere davvero leggendario arriva a bendarsi gli occhi, usare pesi di acciaio per le gambe e a chiedere ad Adorabat di gettargli addosso degli scorpioni velenosi, cosa che lo porta a subire diversi incidenti casalinghi e a venir (ovviamente) battuto dal nemico e gettato in un lago di liquami maleodoranti.In "Una nuova amica" apprendiamo che è stato Mao Mao a lasciare Tanya Keys per aver messo delle "stupide regole" alla loro amicizia. Quali siano queste stupide regole non è chiaro: potrebbe essere stata la loro divergenza di idee sulla giustizia - Mao Mao le venera, Tanya le infrange a convenienza - o uno strascico emotivo dettato dal tradimento di Bao Bao.
In "Il codice degli eroi" (Sugar Berry Fever) infine veniamo a sapere che Mao Mao adora la crostata (la cobbler ripiena in marmellata in inglese, una specie di crumble) al punto che se ne mangiasse "le farebbe delle cose per le quali i suoi antenati si vergognerebbero" (sic!) ma che non ne mangia mai perché "Il codice degli eroi" tramandato per generazioni nella sua famiglia, libricino che si porta sempre dietro a scopo di consultazione tipo Manuale delle Giovani Marmotte, le proibisce.
L'insicurezza di Mao Mao si manifesta anche con:
● Una certa avversione alle manifestazioni fisiche d'affetto: Mao Mao non solo è fortemente a disagio di fronte alle manifestazioni di dolore emotivo altrui ("Bobo chan") ma soprattutto non ama essere toccato né tantomeno abbracciato se non in occasioni particolari, di solito quando abbassa la guardia in prenda a un momento emozionale, e anche in quei casi non è mai il primo a cominciare.
Paradossalmente (ma non troppo visto che è un represso e a differenza di quanto accada ad esempio a una personalità introversa morirebbe dalla voglia di darsi alle manifestazioni fisiche d'affetto se non avesse la costante paura di abbassare la guardia e sembrare ridicolo) lui e Cybertasso hanno una cosa che si chiama Grande abbraccio dei piani.
● Il perseguimento di un rigidissimo codice di valori: Mao Mao vive nella costante convinzione di dover essere l'eroe perfetto (per compensare il fatto di non incarnare fisicamente la figura del marcantonio alto due metri e gonfio di muscoli che picchia i criminali nei vicoli bui, e chissà chi gli avrà messo in testa questa idea quando era piccolo, mhmm... Ci arriviamo dopo), quindi non deve avere debolezze di alcun tipo.
Nel succitato "Il codice degli eroi" si evince che la cosa è di famiglia dal momento che in uno dei suoi flashback racconta che il padre e le sorelle lo avrebbero costretto a distruggere una crostata che aveva comprato con la sua paghetta perché "l'unico modo per diventare un eroe era distruggere la cosa che più amavo". Sembra più il modo per diventare un supervillain, ma convinti loro...
Mao Mao deve essere perennemente fedele al codice, sempre ligio alle regole (imposte o autoimposte): la sua fissazione per la verità (nello specifico, il suo concetto di verità che inizia e termina con le sue convinzioni personali) lo porta a disprezzare apertamente sia i giochi di prestigio perché "La magia è l'arte dell'illusione, quindi è tutta una bugia, e gli eroi non mentono mai!" ("Attenti alla gelatina") che la fede dei Pasticcini in una creatura di fantasia che chiamano Torbaclone dal momento che ha il dovere di aprire loro gli occhi sulla falsità delle loro convinzioni per "scongiurare il caos e ripristinare l'ordine e la giustizia" ("La leggenda del Torbaclone"). Persino la sua incapacità di accettare le sconfitte rientra in questo fitto reticolo di convinzioni autolesioniste, dal momento che "gli eroi non perdono mai".
E' uno degli aspetti caratteriali del personaggio che più viene ridicolizzato nel corso della serie, che naturalmente vuole insegnarci a rispettare il prossimo, a prendercela un po' più comoda e a non rinunciare a ciò che amiamo (entro certi limiti), se non vogliamo diventare così:
Mao Mao, insomma, è un personaggio tragicomico, di cui è facile ridere ma con cui è ancor più facile empatizzare. Non si deve andare neanche tanto lontano o scavare particolarmente a fondo per trovare la causa di tutto questo disagio e delle insicurezze che si trascina dietro dall'infanzia, anzi, la serie è abbastanza esplicita in merito (e per quel che mi riguarda, sono gli episodi migliori della serie) e nemmeno particolarmente originale. Se nei gialli infatti il colpevole è il maggiordomo, in psichiatria è puntualmente un genitore.
In questo caso il padre di Mao Mao.
Shin Mao che fa quello che gli riesce meglio: il bullo passivo-aggressivo di merda. |
Mao Mao, che discende da una lunga e valorosa stirpe di eroi, ha 5 sorelle più grandi di lui (non casuale, probabilmente, che anche Parker Simmons sia l'ultimo di 8 figli) che fin da giovani sono state addestrate e guidate da Shin Mao per diventare eroine leggendarie, e se ne andavano a zonzo a folleggiare a suon di musica house sul loro minivan da missione mentre lui veniva al massimo sbolognato a una zia in campagna perché giocasse con gli spadini di legno e si facesse degli amici ("L'importanza dell'amicizia"). Questo desiderio di approvazione paterna frustrato dalla nascita è stato fatale per l'autostima di Mao Mao.
Mao Mao rappresentato come l'animale domestico/bebè nello sticker di famiglia. Volo. |
Ora, potrebbe anche venire il dubbio che Mao Mao molti di questi episodi-trauma se li stia inventando o stia comunque esagerando per "guadagnarsi la nostra simpatia" dal momento che sappiamo non essere un narratore sincero, se non fosse per due particolari:
1) Di solito Mao Mao mente per mettersi in buona luce2) Nell'episodio "Ciao Papà" (Small) vedremo in azione il vero Shin Mao (giunto in visita su richiesta della madre, con cui Mao Mao sembra avere un rapporto più sano, perché i due passino un po' di tempo insieme), ed è veramente lo stronzo che abbiamo visto nei flashback.
"E questo è l'incendio che ci siamo dimenticati di domare... Ma almeno questo non è piccolo!" "Sarò sincero, ragazzi, questo tour è stato un vero disastro!" |
Alla fine come da programma avremo una specie di happy ending con Shin Mao (che si rivelerà essere un ipocrita con grossi problemi di compensazione oltre che uno stronzo dal momento che scopriremo essere un piccolo gatto dentro un gigantesco esoscheletro) che finalmente riconoscerà il valore del figlio.Ma ecco il bello, che poi è una delle ragioni per cui io questo show mi sono ritrovata ad amarlo follemente: tutto questo commovente siparietto non è risolutivo di nulla all'interno dell'arco narrativo del protagonista. Nonostante abbia appena visto crollargli davanti agli occhi, letteralmente, l'immagine del padre forte e possente che dava a lui del microbo, Mao Mao non arriva a nessuna grande realizzazione su se stesso, così come non ci è arrivato alla fine di "Guardami", quando lo vediamo nello studio di uno psicologo intento ad elaborare il suo bisogno di approvazione.
Mao Mao nel corso degli episodi successivi non diventerà meno nevrotico e non si farà passare il complesso di inferiorità nei suoi confronti (in episodi successivi Shin Mao continuerà ad apparire anche a livello visivo come quella figura senza volto opprimente e castrante di sempre). In "La scalata" (Mao's Nakey) continuerà ad avere un'ossessione malsana verso i suoi vestiti da eroe, che ha indossato per la prima volta il giorno in cui il padre lo ha chiamato Moa Moa ("Non si è mai avvicinato tanto al mio vero nome!") e in un episodio lo vedremo addirittura terrorizzato a morte dai pupazzi da ventriloquo per colpa sua, con l'incapacità di ammetterlo dal momento che, ci stupiamo?, gli eroi non hanno paura di nulla. E aridaje.
Lo vediamo anche qui: invece di restare sbalordito come Adorabat o pisciarsi addosso dal ridere come Cybertasso Mao Mao non fa una piega di fronte a suo padre tremante e in lacrime, lo rimette nella sua armatura e nonostante gli abbia appena salvato la vita tranciando a metà un gigantesco drago bianco occhi bluⒸcon "il bastoncino luminoso" e senza super-doping cibernetici, se ne sta lì a spalle curve a dispiacersi per averlo deluso, biasimando solo se stesso per il modo lento e pasticciato con cui ha gestito la situazione.
"Tu avresti sconfitto quel mostro nella metà del tempo e senza una goccia di sudore. Ogni colpo sarebbe stato potente e preciso. Io invece... Io invece credevo di poterti dimostrare ciò che so fare! So che dici sempre che non è un problema essere piccoli (sic!), ma..."
Questo è un messaggio profondamente amaro ma niente affatto banale: un profondo trauma infantile come quello di Mao Mao non si risolve con qualche parola, con qualche seduta dallo psicologo e nemmeno se la causa di quel trauma ti si sgretola letteralmente davanti agli occhi. Gli strascichi ce li si porta dietro a vita, influenza a livello profondo la nostra gestione emozionale e il nostro rapporto con gli altri e ci si può solo convivere e venirne a patti con un duro lavoro.
E ci voleva un prodotto demenziale per bambini...
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Mao Mao e gli Eroi Leggendari riesce a gestire comicità demenziale e momenti grevi in maniera molto più efficace di quanto accada in altri show (per esempio il succitato Steven Universe che ha dei momenti davvero troppo didascalici in cui l'azione letteralmente si stoppa per mettere lo spettatore davanti a un problema emotivo o alla forza dell'amore uniti a una comicità troppo volemosebbene per riuscire a colpire duro), diventando una perlina imperdibile anche in mezzo a quelle serie per bambini che si rivelano più profonde di quanto non appaiano di primo acchito man mano che s'avanza.
Non penso sia casuale una vaga somiglianza di fondo tra Mao Mao e un altro famoso prodotto Cartoon Network, Adventure Time: nonostante Mao Mao e gli eroi leggendari abbia spiccate tendenze orientaleggianti (con rappresentazioni grafiche e la regia di intere scene, specie nelle scene di combattimento, rubate agli anime: la famosa goccia di sudore o un nemico che viene sparato in cielo brillando come una stellina) Dolcelandia e la Valle del cuore Puro hanno molto in comune: un aspetto medievaleggiante ma coloratissimo e dalle linee molto morbide, oscuri segreti dietro una facciata rassicurante e tenerella, gli abitanti (Pasticcini v. Dolcibotti, entrambe creaturine coccolose, ingenue e inconsapevoli del mondo) e i i rispettivi sovrani.
Gommarosa e Rosacriniera XXV condividono, al di là del colore dei capelli (che nel caso del re è una parrucca), il fatto di essere due sovrani molto meno affabili di quanto appaiano, sovrani che si ritrovano a nascondere ai rispettivi popoli oscuri segreti (che la prima stagione di Mao Mao ha toccato in maniera solo superficiale).
Ma mentre Gommarosa è pacata, intelligente e con un forte senso della responsabilità Rosacriniera, pur tenendo molto ai suoi sudditi, è un despota spocchioso, capriccioso, vanesio, superficiale, volitivo e pigro che non disdegna la corruzione ("Guerra dei Pollici"), l'imbroglio ("Chef Mao"), l'abuso di potere ("Chi comanda qui"), la tortura ("Chi vuol essere vanitoso?") e i sotterfugi ("L'avventura perfetta").
E' particolarmente spassoso che in originale sia Parker Simmons a prestargli la voce con un falsetto forzato, falsetto che va a perdersi nei momenti di maggior collera e frustrazione a dimostrazione di quanto sia costruito artificialmente il suo personaggio. Re Rosacriniera infatti, proprio come Mao Mao (ma forte del fatto di essere il re e di non dover dimostrare niente a nessuno), tiene in conto l'opinione altrui al punto che nell'episodio "Una parrucca spaventosa" (Fright Wig) ammetterà che la sua paura più grande è farsi prendere per i fondelli dai tre protagonisti.
I momenti umoristici in Mao Mao e gli eroi leggendari (sempre molto frenetici e scoppiettanti grazie alla breve durata degli episodi che non lascia spazio ai tempi morti) virano dallo slapstick alla parodia (una scena di "Tasso in trappola" prende in giro la canzone Reflection di Mulan, in "Chi vuol essere vanitoso?" l'intero stacchetto musicale è un richiamo a Don't stop me now dei Queen) passando per botte e risposte argute, con discrete punte di volgarità e cattiveria che ai bambini ovviamente sfuggono ma che a me fanno cadere dalla sedia.
Qualche esempio:
Cybertasso che limona (letteralmente) un bombolone ripieno |
Cybertasso convinto di essere stato coinvolto NUOVAMENTE in un omicidio cerca di far incolpare Adorabat e fuggire dalla città |
Adorabat pronta a farsi segare un braccio con entusiasmo perché Cybertasso glielo sostituisca con una protesi robotica che le consenta di diventare un eroe in tempi brevi |
Questa manco la commento |
Insomma, strigni strigni pare non ci credano nemmeno loro a questi lieti fine.
Se alla fine di "Guerra dei Pollici" (Thumb War) Mao Mao impara a lottare anche se sa che non ci sono speranze di vittoria per il solo gusto di divertirsi (più per non dare un cattivo esempio ad Adorabat che per effettiva realizzazione personale, ovviamente) in chiusa ci ritroviamo Cybertasso che senza allenamento e macinando vittorie per abbandono si porta a casa il primo premio.
Interrogato su come abbia fatto Cybertasso ammetterà di aver corrotto tutti (compreso il re, che "non ne aveva bisogno ma ha apprezzato il gesto"). La puntata quindi ci insegna che se da un lato non bisogna arrendersi (moraletta classica) dall'altro nella vita reale ci sarà sempre chi è naturalmente portato per una determinata disciplina (in questo caso un pasticcino di nome Pitt Pollicione) o addirittura imbroglierà per vincere.
In "Allarme volpe" (Outfoxed) Mao Mao deve vedersela con due truffatori: se da un lato si insegna ai giovani spettatori che non bisogna fidarsi degli sconosciuti (moraletta classica) dall'altra parte si va molto oltre con Mao Mao che insegna ad Adorabat a non fidarsi di nessuno che sia gentile con lei perché sicuramente te lo sta mettendo in quel posto (morale in linea con la stitichezza emotiva del personaggio del resto), e per non farsi mancare nulla pesta di brutto e traumatizza psicologicamente i due malfattori (è l'episodio in cui si avverte più forte il suo legame con l'uomo pipistrello, tra l'altro).
In "Un nuovo Mao Mao" se da un lato si insegna l'importanza dell'essere se stessi, perché alla fine si troverà sempre qualcuno a cui piacciamo per come siamo davvero (cosa che comunque Mao Mao ha trovato da adulto, dopo infinite delusioni e tramvate nei denti, non viene scodellata in maniera stronza come una cosa facile e immediata) dall'altro insegna che se sei troppo gentile e condiscendente la gente se ne approfitta.
In "La sai l'ultima?" (Zing your heart out), infine, si insegna sì che un umorismo votato a ferire il prossimo è sbagliato perché è meglio ridere con la gente che a loro spese, ma si sconfigge il suddetto bullo grazie all'odio verso se stessi, che renderebbe insensibili alle critiche e alle battute crudeli visto che non puoi farti abbattere da quello che pensa uno stronzo a caso se tu pensi cose peggiori di te stesso (relativamente vero ma comunque triste).
In molti episodi nemmeno interessa che i personaggi imparino effettivamente qualcosa. In "La verità puzza" (The Truth Stinks) Cybertasso compra dei cristalli depurativi, smette di farsi la doccia e comincia a puzzare di morte e ad appestare tutta la valle, ma Mao Mao e Adorabat non riescono a dirglielo perché pur essendo un tanto caro ragazzo ("la luce della mia vita, il vento delle mie vele" dirà Mao Mao, e il fandom impazzisce) prende malissimo le critiche personali (quando in passato lo hanno deriso per un brutto taglio di capelli ha raso al suolo un villaggio). In teoria l'episodio dovrebbe portare Cybertasso a imparare che non bisogna arrabbiarsi per le critiche personali (quando valide), ma l'episodio non va in quella direzione: Cybertasso snocciola la lezioncina a misura di piccolo spettatore che ci aspetteremmo mentre sfoga comunque la propria collera su un mostro (quindi non ha imparato un piffero) e butta via i cristalli ammettendo che li usava solo come scusa per non lavarsi.
"Perché non avete cercato di fermarmi?" "Perché era davvero esilarante!" |
Un po' troppa autoironia visto che finisce col mostrare entusiasticamente il culo a tutta la valle diventando lo zimbello del regno.
La sua performance finisce su internet e il video diventa virale, ma per fortuna Mao Mao ci dice di aver tratto molto da questa disavventura: "Nonostante tutta la sofferenza e l'umiliazione almeno posso imparare da questa brutta esperienza. Vedi [Adorabat], avevo già imparato la lezione ma a volte essere un vero eroe significa viverla per capirla veramente... Ragazzi, uhm, chi l'ha ripreso? La qualità è ottima, voglio andare a congratularmi personalmente a casa sua!"
Tutto bellissimo, peccato che:
1) Non dice manco cosa avrebbe imparato2) Due secondi dopo va a casa di chi ha girato il video e gli mena
Ridendo e sherzando Mao Mao e gli eroi leggendari a livello di tematiche mette in mezzo questioni mica da ridere. Al di là dei traumi psicologici di cui si è già abbondantemente discusso (traumi psicologici che vengono affrontati anche con un supporto psicologico costante, senza che si venga considerati matti o si venga presi in giro per questo), un altro tema affrontato da questa serie è quella degli handicap fisici. La questione è trattata con una tale delicatezza, senza porvi insistentemente l'accento sopra per mostrare agli spettatori quanto si sia moderni e inclusivi cioè, che mi sono accorta quasi per caso in corso di visione che i tre protagonisti sono accomunati dal fatto di essere fisicamente menomati.
A Mao Mao manca la coda (che nei felini oltre a essere un indicatore degli umori dell'animale dà anche stabilità ed equilibrio nei movimenti - cose discretamente importanti se di mestiere fai quello che salta e vola per mazzulare i mostri); a Cybertasso un occhio e il braccio (nonostante in "Scambio di identità" Mao Mao riesca a indossare la protesi di riserva di Cybertasso come una sorta di Guanto dell'infinito, in "Avventura su due ruote" Cobrarango gli trancia di netto il braccio, rivelando che dentro è cavo); ad Adorabat, una bambina di 5 anni, manca una zampa (la cosa non viene esplicitata ma in "Il papà di Adorabat" si può intuire il perché).
Non è che ci sia da dire molto sull'argomento dal momento che sono gli stessi personaggi a non porre mai l'accento sulla loro diversità (a parte Mao Mao che ne fa una vera e propria ossessione, ma questo rientra nel quadro da manuale di una personalità narcisista come abbiamo già visto): nessuno se ne fa un cruccio, nessuno ne è limitato (semmai rafforzato da momento che il braccio di Cybertasso è fichissimo) ma soprattutto nessuno viene mai trattato in modo diverso o con condiscendenza per via del proprio handicap.
Un'altra tematica che ho apprezzato all'interno della serie è stato il modo molto spontaneo in cui i personaggi gestiscono i sentimenti: considerando che i protagonisti sono due uomini adulti che si occupano di una bambina (ho pensato in questo preciso istante alle implicazioni queer di questa cosa e ho volato altissimo, ma in realtà tutto è strapieno di vibrazioni queer a volte sfacciate ma mai noiose, offensive o didascaliche) ci ritroviamo personaggi di sesso maschile che piangono in continuazione, si abbracciano, arrossiscono, e prendono il té con tanto di leziosi cappellini rosa e poi il secondo dopo prendono a ceffoni un pirata e lo sparaflashano sul sole.
Ed è tutto perfettamente normale.
Se Mao Mao ancora una volta si distingue in quanto represso ed emozionalmente stitico, al punto da provare disagio non solo di fronte ai momenti di debolezza altrui ma soprattutto dei propri, lo stesso non si può dire dei Pasticcini in generale (sempre pronti a regalare torte e darsi bacini) o di personaggi come Cybertasso o re Rosacriniera che sono molto fisici nelle loro manifestazioni d'affetto. Persino ai cattivi ogni tanto è riservato qualche momento tenero.
Sul fronte personaggi secondari, pur non ritrovandoci davanti la complessità a tutto tondo che abbiamo ritrovato in Mao Mao troviamo caratteri di fondo complessi e ben definiti, o comunque interessanti e con del potenziale anche se appena accennati e inseriti nel background come spunto comico. Si è particolarmente impietosi nei confronti del Pasticcino Pinky, che è "rosa è disgustoso" per sua stessa ammissione, ha una strana predilezione per la maionese e il burro, di cui ama ingozzarsi per poi incastrarsi giornalmente negli steccati; emette gas pestilenziali quando è nervoso e delinque con frequenza imbarazzante. Nonostante Pinky appaia come la mela marcia del villaggio in realtà tutti i Pasticcini dietro la loro facciata tenera e infantile sembrano avere un "lato oscuro", essendo quasi tutti molto votati al bullismo e ai crimini violenti.
Questa attenzione ai personaggi di contorno è riservata anche e soprattutto agli antagonisti: un episodio della prima serie è persino dedicato alle origini di Cobrarango, che si rivela essere una nemesi più che adatta per Mao Mao dal momento che anche lui, parrebbe, ha nel cuore il sogno di diventare un pirata leggendario e quando si arrabbia per davvero, spesso provocato proprio dal protagonista perennemente in cerca di un avversario alla sua altezza, sono cazzi.
Cybertasso è forse il personaggio più sfuggente tra i tre protagonisti, quello di cui alla fine della prima stagione abbiamo imparato meno.
D'altronde il migliore amico di una personalità istrionica può essere solo qualcuno che non ha tutta questa voglia di mettersi in mostra e raccontarsi (nei flashback è molto vago e di solito si limita a correggere il tiro sui voli pindarici di Mao Mao quando questo esagera per farsi bello con Adorabat).
Caratterialmente Cybertasso è l'esatto opposto di Mao Mao per molti aspetti: è goloso, incredibilmente pigro e svogliato, riservando più energie alle sessioni notturne di co op videoludiche che alle missioni da eroe; rilassato e accomodante (tranne quando gli muovono critiche personali, a quel punto sbrocca di brutto ed è in grado di radere al suolo interi villaggi), di solito incoraggia Adorabat a divertirsi e godersi la vita e mette una pezza ai cattivi insegnamenti di Mao Mao per non farla diventare esattamente come lui. E' un ingegnere eccezionale, molto portato per le scienze, e a giudicare dall'enorme numero di attrezzi da cucina che ha implementato nel suo braccio robotico sembra avere anche una grande passione per la cucina, passione che condivide con Mao Mao, anche se i due hanno idee diverse in merito al modo di preparare le pietanze ("Chef Mao"): i due hanno sperimentato molte ricette insieme e adorano fare i dolci con la gelatina di mostro ("L'importanza dell'amicizia").
Sembra avere una passione per il bon-ton e i modi da gentiluomo ("Attenti alla gelatina") ed è generalmente un buon amico ma in più occasioni si è dimostrato incredibilmente meschino, sarcastico e dispettoso, specie nei confronti di Mao Mao (che, a sua difesa, è un bersaglio incredibilmente facile da irritare). Spesso però lo fa a fin di bene, per spronarlo a reagire e metterlo di fronte alle sue cazzate autodistruttive.
Si sa poco del suo passato.
Proviene da una famiglia di scienziati/ingegneri (? forse dei villain?) che hanno castrato il suo spirito creativo e giocoso ("Cyber Boom") e ha un fratello di nome Gerald che con la scusa di fargli vedere trucchi di magia gli rubava i soldi del gelato (cosa che lo ha reso molto ostile nei confronti della pratica della prestidigitazione). A un certo punto ha perso un braccio e un occhio e ha frequentato una banda di criminali cyborg, non è chiaro in che ruolo, finché non hanno tentato di rapinare Mao Mao che ha preso tutti a ceffoni ("L'importanza dell'amicizia").
Adorabat invece è una yanderina adorabile.
"Credi che non siamo niente di che? 💙 Beh, lascia che ti dica una cosa... TU AMI LA TUA MAMMINA?!" |
"Una volta esploravo sempre le caverne con la mamma. Lei non aveva paura di niente!" |
In più (siamo alla fine della prima stagione, episodio 37, quindi non stupisce più di tanto) ci viene mostrato forse il primo effettivo passo in avanti che Mao Mao fa con i propri sentimenti, arrivando da un lato a mostrarsi apertamente e sinceramente depresso alla prospettiva di perdere Adorabat (a differenza degli scoppi di pianto per i ripetuti abbandoni di Bao Bao che sembrano più i capricci di un bambino) ma dall'altro lato in maniera molto matura è lui a mettersi da parte per una volta e a pensare solo a cosa sia meglio per lei.
A questo proposito, finalmente, parliamo della trama.
Togliamoci il dente, Mao Mao e gli eroi leggendari, proprio come accadeva nel succitato Adventure Time, alla narrazione lineare proprio non ci tiene, quindi chi si aspetta che tutte le cose apparse in questa recensione siano mostrate in maniera esplicita, chiara e sequenziale rimarrà deluso. Gli episodi sono sostanzialmente autoconclusivi, non seguono un ordine preciso e a volte sembrano semplicemente dei filler comici.
Sembra però che con gli ultimi episodi di questa prima serie qualcosa si stia smuovendo in tal senso, che i caratteri si stiano pian piano evolvendo e che stia nascendo una sorta di trama orizzontale di fondo.
Adorabat ha avuto il suo momento di arricchimento del personaggio e da mascotte è diventata parte integrante di questo trio scalcagnato ("Il papà di Adorabat"); il passato di Cybertasso assume tinte ancora molto vaghe ma decisamente più fosche (in "Cyber-Boom" è sinceramente convinto di aver costruito un ordigno esplosivo in grado di distruggere la valle durante uno dei suoi momenti di ultra-concentrazione); il Rubino del Cuore Puro diventa molto di più di una pietra che celava la valle ai mostri che abbiamo visto all'inizio ("La sai l'ultima?"); persino il rapporto tra Mao Mao e la sua nemesi Cobrarango sembra giungere a un punto di svolta ("L'ultima battaglia").
Cosa ci aspetta nella seconda stagione?
Non vedo l'ora di scoprirlo.
*
IN CONCLUSIONE. . .
A questo punto penso ci sia rimasto poco da dire.
Mao Mao e gli eroi leggendari è un prodotto che, sorpresa sorpresa, è riuscito ad entrarmi prepotentemente nel cuore, che diverte, emoziona e non tratta da stupido il suo piccolo (e meno piccolo) spettatore con caratterizzazioni superficiali o morali spicciole e all'acqua di rose. Affianca sapientemente puntate intense ed emozionali con l'umorismo gretto, di pancia. Le animazioni, complice un adorabile character design ridotto all'osso, sono fluidissime (con una particolare attenzione ai combattimenti, che a più riprese citano famosi shonen come Dragon Ball, Naruto e One Punch Man), con le espressioni dei personaggi in continua trasformazione a coglierne il più piccolo moto d'animo. Sul finale qualcosa sembra smuoversi nel senso di un approfondimento della trama orizzontale, ma ne sapremo di più all'arrivo della seconda stagione. In fondo, abbiamo appena cominciato a grattare la superficie.
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