Autore: Hannah Rothschild
Genere: Satira, Romantico, Narrativa domestica
Traduzione: A. Zabini
Edizione: Neri Pozza, brossura
Pagine: 368
Anno: 2021
Euro: 19,00 | Ebook: 9,99
Premessa:
Tra i libri della Du Maurier che ho divorato golosamente nel corso degli anni e questo ormai la Cornovaglia nella mia testa è diventata la Sardegna inglese: una terra dura e inospitale che però è comunque casa (di merda ma casa, e dio non voglia che qualcuno a parte chi la abita possa dire che fa schifo): un posto che ti differenzia dagli "altri", ti forgia, ti rende quello che sei.
E quello che sei, nel caso di Casa Trelawney, non è lusinghiero.
DUE RIGHE DI TRAMA
"Trelawney Castle, dimora della famiglia omonima da ottocento anni sorge su una rupe che domina la costa meridionale del mare di Cornovaglia. Dopo aver ottenuto il titolo nobiliare, nel 1179, i conti di Trelawney usarono la ricchezza e l'astuzia per trovarsi sempre dalla parte dei vincitori, cambiando le loro alleanze spietatamente oppure ricorrendo alla corruzione per avere protezione e autorità. Il castello fu il loro biglietto da visita tridimensionale, l'incarnazione della loro ricchezza e della loro influenza. Ogni conte lo ampliò fino a quando fu dichiarato il più maestoso e il più sontuoso, se non il più bello, della contea di Cornovaglia."
Ricchi stronzi e opportunisti, insomma. Roba nuova.
Segue un lungo pamphlet della pro loco cornica che mira a far convenire il lettore su quanto il castello sia la cosa più golosa regalata al mondo dopo Tom Jones, alla fine del quale scopriamo che le cose per i Trelawney oggi non sono più così rosee.
"Con l'incespicante trascorrere dei secoli la mollezza delle abitudini smorzò la sensibilità e l'ambizione dei conti di Trelawney, che non riuscirono a sviluppare nuove capacità. Gli ultimi otto dei 24 conti si distinsero per la loro dissolutezza e per la totale mancanza di acume negli affari. La loro inettitudine finanziaria, due guerre mondiali, il crollo di Wall Street, tre divorzi e le tasse ereditarie dissiparono il patrimonio della famiglia."
Spiaze.
Dramatization |
Jane ha 41 anni e ne dimostra il doppio: è sciatta, servile, devota al marito assente (un nobile rincoglionito che non avendo particolari qualità, intuito o immaginazione si è riciclato nelle banche, dove poteva fare pochi danni) che l'ha sposata per il suo patrimonio, ai suoceri a cui fa da badante e a tre figli che non la rispettano.
I soldi di Jane sono stati dilapidati per mantenere i figli illegittimi con cui il vecchio Conte ha disseminato la Cornovaglia ai tempi della gioventù e per tenere in piedi una casa che non è la sua, e senza successo: il castello cade a pezzi, mancano il riscaldamento e l'acqua calda, Jane può permettersi di far mangiare alla sua famiglia solo pasticci di carne macinata cucinati male. Il suo migliore amico è Pooter, il labrador di famiglia, ma solo quando non è presente il marito perché a quel punto pure il cane la friendzona male.
Hannah, ti sei persa per strada la parte della commedia satirica in cui si dovrebbe perlomeno sorridere, a meno che la tua idea di comicità non sia quella di prendere in giro i clochard perché puzzano, cosa che comunque non escluderei.
Dramatization 2 |
La sua fortuna è stata un'incredibile attitudine coi numeri che l'ha portata a laurearsi in matematica e a diventare in poco tempo una maga della finanza di stanza alla City, che opera per conto della società di investimenti Kerkyra.
Tutto bello, su carta, potrei quasi sperare in una donna forte e sveglia dopo le vicissitudini quotidiane di Mrs. Fantozzi... Peccato che strigni strigni Blaze sia tutto fuorché forte e sveglia. Blaze ricorda più i memini della donna in carriera sui gruppi redpillati: vive sola in un appartamento anonimo, si veste in modo anonimo, è ossessionata dalla forma fisica, addirittura sterile, tremendamente insicura sul proprio aspetto e il proprio valore (come persona e professionale). Ne risulta una figurina incapace di affermarsi sul lavoro e nella vita nonostante ce la spaccino come una che ha avuto una carriera costellata di successi.
Come al solito, tocca fidarsi.
L'occasione per Jane e Blaze di riavvicinarsi si presenterà quando scriverà loro Anastasia, la terza inseparabile dei tempi della scuola che ora vive in India: uscita dritta dritta da un romanzo di Frances H. Burnett, Anastasia le implora di prendere con loro la figlia Ayesha perché lei sta per morire di febbre dengue (sic!), il suo ricco marito maharaja (sic!!) è morto e il suo erede che in quanto indiano è pure stronzo ha intenzione di occuparsi solo del fratellastro minore e non della bastarda slavata.
Aspettandosi di ritrovarsi davanti una Sara Crewe tal taglio esotico, magrolina e dolce, in lutto per la morte della dolce mammina, terrorizzata dalle macchine fotografiche che ti rubano l'anima e grata dell'opportunità di vivere nella Sardegna inglese (che è comunque meglio del cibo speziato e del colera), le due donne vanno all'aeroporto ad accoglierla gonfie di quel senso di sentirsi stocazzo aggratis tipicamente inglese.
Ayesha non solo si rivela più scaltra e calcolatrice delle 24 generazioni di conti di Trelawney messe insieme ma un tale fighino paura da gettare tutti nello scompiglio. Sono soprattutto i capelli castano ramati di Ayesha, la stessa sfumatura di generazioni di conti di Trelawney, a far scoprire a Jane qualcosa che mai avrebbe creduto di poter provare.
Le corna.
Nel resto del libro Jane fa finta di recuperare l'orgoglio perduto, Blaze piagne e si strugge per Wolfe, uno ricco ricco da far schifo che la ricambia ma la dobbiamo complicare aggratis per tutto il tempo, Ayesha essendo bella e giovane può solo correre da una parte all'altra per sposarsi il più schifoso riccone di Londra e fare la bella vita, e uno speculatore americano e un panzone volgare e ignorante di nome Sleet ordisce vendette su vendette contro Blaze e la famiglia Trelawney perché a scuola lo prendevano in giro perché era povero, ma la nobiltà la pieghi ma non la spezzi, come le infestazioni di blatte.
Sembra assurdo che questo ammasso di stronzate succeda sullo sfondo della crisi finanziaria del 2008, eppure è così.
IMPRESSIONI SPARSE
Casa Trelawney nelle intenzioni dell'autrice vorrebbe essere uno specchio ironico ed impietoso di un'Inghilterra al tramonto (in decadenza esattamente come il castello che dà il titolo alla storia): all'alba del turbolento 2008 vediamo il paese come un gigantesco e anacronistico mostro del passato, l'ombra di ciò che era, che resta stolidamente in piedi solo grazie all'ostinazione dei suoi abitanti, legati ad esso da un rapporto simbiontico, ma a cui basta un soffio di vento venuto dall'oriente (non a caso, secondo me, dall'ex colonia indiana) per buttare giù tutto.
Ne risulta giusto la quintessenza del punch down.
Per quanto infatti la Rothschild ci presenti continuamente i Trelawney come personaggi ridicoli, meschini, ipocriti, deboli, incapaci, inutilmente ancorati a luoghi in rovina e a tradizioni soffocanti da cui però non possono staccarsi (nemmeno la zia Tuffy, nonostante sia un'entomologa di fama internazionale, si salva dalla maledizione del castello di famiglia), questo accade solo a livello superficiale: sotto sotto l'autrice (da brava nobildonna inglese appartenente guardacaso a una ricca famiglia di banchieri) riserva sempre loro (e al capitalismo che li smuove) un occhio indulgente ed empatico, con la sola eccezione di Ambrose, il primogenito di Kitto, che tradisce le consuetudini e la famiglia e quindi non ha diritto né a qualcosa che ce lo faccia apparire diverso dal ragazzo viziato, arrogante e stupido che appare all'inizio né tantomeno ad uno straccio di conclusione nel suo arco narrativo.
Ambrose sparisce e chi se ne frega.
Magari è finito a dare il culo per una dose di crack, ma boh, è la vita.
Dal lato opposto rispetto ad Ambrose abbiamo Blaze, alla quale tutto deve andare a gonfie vele nel lungo periodo visto che è praticamente la Rothschild ficcata a martellate nel libro. Nella prima parte del libro Blaze passerà il tempo a predire una catastrofe finanziaria che metterà in ginocchio l'intera economia occidentale facendo la figura del gufo maledetto, poi quando le sue predizioni si avverano e lei potrebbe diventare la regina della finanza globale e mettergliela in culo a chi l'ha umiliata fino a quel momento (o una consulente governativa, o una speculatrice senza scrupoli, qualsiasi cosa riesca a dare sostanza e forza al personaggio) non sa come muoversi perché "Io ho previsto la crisi, mica cosa fare dopo".
Eh, magari era il caso di pensarci un pochino.
Finanzio donne del continente asiatico, e i comunisti puppa. |
A questo punto immagino la Rothschild che si masturba gioiosamente al pensiero di aver fatto vedere ai suoi lettori quanto il capitalismo sia bello ed etico, e quegli stronzi dei comunisti muti.
Blaze inoltre anche se maga della finanza è principalmente una donna, quindi non sa affermarsi davvero sul lavoro né in famiglia ma si fa fregare a più riprese dai colleghi e dai rivali (permettendo pure a uno che ha individuato come spia in tre secondi di fare le sue telefonate e sabotarla per l'ennesima volta); subisce continue recriminazioni e accuse sul suo essere sterile e il non volersi accasare con qualche vedovo facoltoso ma eccola pronta ad occuparsi della madre rincoglionita dopo che 11 badanti hanno preferito Ceaușescu alla vecchia Lady Clarissa.
Cionostante trionfa su tutta la linea.
Cavalca la crisi economica come una surfista, è sterile ma per intercessione miracolosa riesce persino a concepire con l'uomo del cuoricino il quale nonostante i ripetuti tentativi di auto-sabotarsi sentimentalmente di lei (e il fatto che figli non ne voglia, ma con lei si convince improvvisamente) torna sempre al momento giusto per riprovarci ancora.
E ancora, e ancora, roba che senza sti riempitivi il libro diventava 100 pagine.
Anche gli altri membri della famiglia a dispetto della loro disfunzionalità, dei loro difetti e delle loro debolezze trovano un loro posto nel mondo (anche se non tutto va a vele gonfie gonfie come accade a Blaze ovviamente, mica sono la Rothschild versione Mary Sue loro).
Restano comunque uniti per amore o per dovere, restano a galla come stronzi nel mare a dispetto di ogni bordata esterna, di ogni fallimento, a dispetto dei torti subiti, delle recriminazioni crudeli, delle umiliazioni, del mondo che cambia e non ha più posto per i residui di antichi privilegi, e ogni parola di Casa Trelawney mira a farceli trovare simpatici, compresa la vecchia pazza.
Tranne Ambrose il traditore del sangue, ovviamente.
Conseguentemente, gli unici che sembrano dei deficienti senza appello da deridere, agnelli sacrificali sull'altare della satira alta della Rothschild sono i nemici dei Trelawney o le loro vittime:
1) Sleet, che è americano quindi è una macchietta fuori forma, volgare, stupido, falso, vendicativo, collezionatore di figa giovane, traviatore di minorenni. Di origini umili, è partito dal niente ed è riuscito a frequentare scuole prestigiose diventando uno degli uomini più ricchi d'Inghilterra, è stato nominato Cavaliere del lavoro, i Ministri vanno a casa sua a godersi l'atmosfera kitsch e il caviale, ma risulta solo un ragazzino orribile e vendicativo che tira coca, fa le orge, colleziona mogli giovani e fighe e ancora si lega al dito di essere stato rifiutato dalla fighina del cuore.
Dramatization 4 Sleet è pura fuffa anche dal punto di vista finanziario dal momento che gran parte dei suoi affari migliori nel corso del romanzo li fa copiando le azioni di Blaze. Perché lei ha intuito e capacità per fare la finanziera dal cuore d'oro e avere anche gli scrupoli etici, lui che è un parvenue la copia, corrompe i suoi clienti migliori per danneggiarla e le manda dietro le spie.
Ovviamente non è un Trelawney, quindi è destinato a rimanere vittima dei suoi stessi piani di vendetta, finendo per diventare il marito banderuola della figlia della donna che lo ha friendzonato male al liceo.
2) Gordon Sparrow, il guardiacaccia dei Trelawney, è un uomo del popolo che ha sempre lavorato duramente perché questa è la vita per la maggior parte di noi poveri stronzi. Ha sempre saputo quale fosse il suo posto nel mondo, almeno fino al momento in cui gli scellerati investimenti di Kitto non mandano in rovina la banca Acorn a cui il buon Sparrow aveva affidato i risparmi di una vita. A differenza di quanto accade con Kitto, nessuno si preoccuperà di saldare i suoi di debiti (circa un 100k sterline, roba che Blaze tira su in due ore di investimenti etici).
Sparrow invece della figura tragica e commovente che potrebbe essere diventerà in breve tempo una banderuola iraconda che prima odia e vuole uccidere Kitto in quanto responsabile fisico delle sue sciagure, e subito dopo odia solo gli immigrati che gli rubano il lavoro col beneplacito dell'Europa. E per passare all'odio per gli immigrati gli basta scambiare qualche parola con la principessa Amelia, il cui dovere "era difendere fino all'ultimo la classe dominante. Tuttavia lo era anche offrire uno sguardo d'insieme a coloro che capivano poco di come funzionavano davvero le cose. Così si impegnò ad aiutare il poveretto a calmarsi e a comprendere la realtà della situazione.«La colpa è dell'Europa. Se non fossimo mai entrati nel mercato comune ce la saremmo cavata molto meglio. Questa crisi non ha fatto altro che smascherare gli immigrati, assolutamente egoisti e inutili»
3) Anastasia e Ayesha, due figure potenzialmente tragicissime che lo sguardo sprezzante e implacabile della Rothschild/Blaze alla fine riassume in una sola parola. "Puttane".Anastasia, che ha dovuto lasciare il paese e l'uomo che amava per non destare scandalo ai Trelawney; che per quanto la presenza di una figlia le avesse chiuso qualche porta in faccia è inspiegabilmente arrivata fino in India per trovare qualcuno di danaroso che se la sposasse (forse perché la Svezia suonava meno esotica, ottocentesca e sensuale degli elefanti e del colera...); che nonostante nella memoria di tutti appaia come una figura eterea e incantevole è vissuta nell'odio e nel rancore nei confronti di chi aveva causato la sua rovina, compresa sua figlia. E Ayesha, che nonostante tutto vive ancora per compiacere sua madre e portare a termine il suo piano, passa il tempo ad irretire gente ricca a puppe di fuori. Adoro il profumo di slutshaming nel 2021, davvero.
Se i personaggi sono inutili e insopportabili, tranne quelli che la Rothschild vorrebbe rendere tali (a parte Sleet), la trama è lenta, stronza, e priva di una direzione che non sia quella di mettere i Trelawney, la nobiltà e il capitalismo nella miglior luce possibile.
I Trelawney subiscono sfottò, non satira.
I colpi veri e i giudizi spietati la Rothschild li riserva a tutti gli altri stronzi.
Il libro dalla metà in poi si trascina anche in modo lento e ripetitivo; l'intreccio non appassiona e non fa ridere (neppure amaramente, dal momento che i dialoghi sono legnosi, forzati e stupidi - di nuovo, qualcuno avvisi l'autrice che l'impero è crollato), o forse fa ridere solo il nobile che arriva da una famiglia di bancheri come la Rothschild e i suoi compagni di polo.
Ma per fortuna Hannah non si dimentica dei lettori poveri.
Per tenere sveglio la persona semplice e ignorante tra una pippa sugli investimenti bancari e una sulla gestione dei siti storici infestati dai pipistrelli, la Rothschild prova a regalarci i patemi romantici di un paio di coppie di stronzi: al di là di Jane, che a un certo punto affermerà di non aver mai amato Kitto e di non vedere l'ora che i figli si levino di culo quindi risulta ancora più incomprensibile la sua decisione di restare con loro invece di rifarsi una vita altrove, a far volume nel libro sono principalmente le storie di Blaze e Wolfe e quella tra Ayesha e Mark Sparrow, il nipote di Gordon.
Blaze e Wolfe ti riportano ai tempi della Disney classica, dove lei e lui vivono una passione che li porterà ad essere per sempre felici e contenti anche se non si conoscono se non da lontano e con circospezione (sono pur sempre rivali nel lavoro).
Lui è una figurina di carta (ma ebrea e coi genitori scampati a un campo di sterminio quindi ha solo qualità positive, da bravo cliché), lei una Mary Sue. Non si scambiano che qualche parola di circostanza in 3 anni di corteggiamento tira e molla, non hanno un arco narrativo che li porti a crescere davvero insieme (se escludiamo lui che ora vuole i figli e lei che capisce che alla famiglia devi volere bene, ma solo se non ti chiami Ambrose), e i loro sviluppi vanno avanti a drammi a caso (lui manda in bancarotta il fratello di lei e scoppia una tragedia come se scoprissero solo in quel momento che le speculazioni finanziarie fanno vittime; lei riesce a rimanere incinta e lui scappa perché lei vuole incastrarlo, ecc...) e fraintendimenti da cinepanettone in cui lei viene a scoprire che lui osa avere persone di sesso femminile nella sua vita e pianta un casino perché già si immagina col suo gigantesco palco di corna da principe cervo della foresta (ma alla terza volta anche basta: Wolfe, schiva 'sto proiettile e trova la felicità con la tua ex).
Non ce la si può fare.
Per Mark e Ayesha le cose sarebbero più interessanti se Ayesha e sua madre non fossero dipinte semplicemente come puttane accecate dall'avidità e dalla vendetta, con la sola (parziale) consolazione per chi legge di un paio di dialoghi simil-introspettivi in cui Ayesha si copre le puppe e ci rivela mestamente di agire in un determinato modo solo per obbedire ai piani di rivalsa di una madre morta che l'ha sempre disprezzata.
Sensato...
Anastasia era una puttana quindi doveva essere anche intrigante e vendicativa, Ayesha è una puttana quindi ha sposato l'uomo orribile coi soldi ma il suo vero amore è un ragazzo che in futuro diventerà ricco con le intelligenze artificiali ma ora è solo mediamente benestante.
Quindi ci scopa durante i viaggetti a Londra.
In futuro finiranno sicuramente insieme, ci fa capire la Rothschild, ma a un certo punto chisenefrega pure di questo cretino e di questa arrampicatrice. Anche questa coppia soffre della sindrome del colpo di fulmine a caso: Mark e Ayesha si incontrano a una festa e scoppia la passione vera perché lei è una figa paura che chiede a tutti quelli che incontra l'ammontare del portafogli bancario e lui è uno bello e giovane che in futuro dovrà lanciarli dalla finestra i soldi.
*
IN CONCLUSIONE. . .
Casa Trelawney è un libro scritto da una ricca fuori dal mondo reale per farci capire quanto i ricchi fuori dal mondo reale come lei abbiano problemi, soffrono per mancanza d'amore e decadono dalla grazia divina esattamente come i comuni mortali (ma a loro qualcuno i debiti li paga e compra le case a loro insaputa), dietro le loro maschere razziste e arroganti sono buffi e meritevoli della nostra simpatia e compassione: però lo maschera furbescamente da satira quindi se non lo capisci sei stronzo te.
E' un continuo elogio del capitalismo in cui l'unica cosa veramente ipocrita e non etica da fare è la beneficienza per aiutare chi non ha il culo parato da titoli e amici ricchi che ti si vogliono fare la sorella, talmente anacronistico nel background e nel modo in cui i personaggi (tutti) agiscono e interagiscono tra loro che pur sapendo che la storia era ambientata nel 2008 la prima volta che ho visto Jane con in mano un cellulare ho provato un senso di straniamento.
Questa è stata la mia prima esperienza con Hannah Rothschild, probabilmente sarà anche l'ultima: mi era stato promesso un libro satirico, una commedia sofisticata, qualcuno aveva tirato in ballo persino Downton Abbey; mi sono ritrovata tra le mani una martellata ai coglioni di 368 pagine in cui dovrei ridere di povera gente che vede svanire i risparmi di una vita mentre rincoglioniti col titolo nobiliare o giovani fighine rimangono perennemente a galla.
Personalmente, non posso apprezzare né sorridere di tutto questo. Non sono l'erede di una nobile famiglia di banchieri.
Giudizio finale:
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