Anno: 2021
Regia: Byron Howard, Jared Bush
Produzione: Walt Disney Pictures
Genere: Musical, Fantastico
Cast: Stephanie Beatriz (Margherita De Risi); María Cecilia Botero (Franca D'Amato); Jessica Darrow (Alessia Amendola); Diane Guerrero (Diana del Bufalo); John Leguizamo (Luca Zingaretti)
Premesse:
Non sono più una grande fan della Disney.
Dai tempi di Moana (che mi era piaciuto, ma senza grossi entusiasmi) mi sono allontanata un po' dalle fatiche della casa del topo salvo avvicinarmici occasionalmente con circospezione. Di base sono film che non riescono più a riempirmi il cuore di meraviglia fanciullesca, vuoi per questioni anagrafiche (nonostante mi si riempia il cuoricino di meraviglia fanciullesca pure coi pony della Lauren Faust) vuoi per la scelta di casa Disney di pensare solo al sembrare il più superficialmente moderna e inclusiva possibile con buona pace di trama e sviluppo personaggi.
Tanto chi guarda vuole spegnere il cervello, tanto è fantasy, tanto i bambini sono idioti coi neuroni bruciati dagli smartphone e gli si può servire qualsiasi cagata avvolta nella stagnola: il risultato è che col minimo sforzo possibile la Disney sfonda ai botteghini perché è Disney, e se pure quel ciofecone del live action del Re Leone ha fatto guadagnare 1 miliardo e mezzo di dollari perché dovrebbe impegnarsi a fare roba decente?
Tengo in conto il fatto di non essere io il target di riferimento di questi film, ma resto una ferma sostenitrice del fatto che i buoni prodotti per ragazzi debbano rivolgersi anche ad adulti pensanti e che i bambini non sono degli stupidi, quindi persino la Disney ha il dovere di creare cose che vadano oltre una bella CGI glitterata e tanti balletti mentre fuori c'è la morte.
Encanto riesce nello scopo?
Vediamolo.
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DUE RIGHE DI TRAMA
A questo giro Disney ci regala un altro viaggio del magico Sud America dopo averci immerso nella cultura messicana con Coco (forse per compensare la creazione di I tre Caballeros e Saludos Amigos che non erano proprio un manifesto di rispetto per la diversità etnica dei latini) e ci fa scoprire la Colombia.
Che sappiamo essere la Colombia perché con una mossa molto delicata da parte di chi il film l'ha concepito nel villaggio hanno scritto COLOMBIA a lettere cubitali sulla facciata di una casa e c'è una gag molto divertente con un bambino di 5 anni drogato di caffè. Ci mancava giusto un riferimento ai narcos della coca, ma a questo punto ipotizzo che gli energumenos armati che hanno distrutto il villaggio di Abuela in un flashback potrebbero essere dei signori della droga. La Disney é sempre così sottile quando affronta le culture diverse da quella americana...
Facciamo subito la conoscenza della magica famiglia Madrigal attraverso la presentazione della giovane Mirabel (Stephanie Beatriz - Margherita De Risi), la nostra protagonista specialissima perché, boh, ha gli occhiali e forse è molto brava nel cucito ma quest'ultima informazione non servirà a nulla per tutto il film (peccato, perché sarebbe stato carino). Mirabel ha solo camera piena di gomitoli, il vestito più pacchiano di tutta la Colombia e cuce un pupazzino puccioso antistress per il cuginetto. Forse lo troveremo negli stores online insieme ai peluche dei Capibara.
Abbiamo Abuela, al secolo Alma Madrigal (Olga Merediz), la matriarca della famiglia e custode della casa e del meraviglioso Encanto che protegge la valle; i suoi tre figli Pepa (Carolina Gaitán - Renata Fusco), la quale controlla il tempo in base all'umore, il desaparecido Bruno (John Leguizamo - Luca Zingaretti) di cui non si parla mai tra i Madrigal e che è dotato di spaventosi poteri profetici, e Julieta (Angie Cepeda, che si doppia anche in un italiano dal forte accento spagnolos per motivi che non si capiscono dal momento che tutti gli altri parlano normalmente), la madre di Mirabel che ha il dono di curare le persone col cibo.
Pepa ha sposato Félix (Mauro Castillo - Fabrizio Vidale), un uomo accomodante e bonario che riesce a stemperare i suoi eccessi emotivi, mentre Julieta ha sposato Agustìn (Wilmer Valderrama - Nanni Baldini), una roba un po' inutile, un timido sempre prono agli incidenti con le api (una gag che non ha stufato alla seconda volta che lo vedi gonfio come una zampogna, no no).
Félix e Agustìn sono due persone comuni.
Il loro amore ha portato a una nuova generazione di Madrigal, ovvero le sorelle maggiori di Mirabel Luisa (Jessica Darrow - Alessia Amendola), una virago che palleggia asini per hobby, e Isabela (Diane Guerrero - Diana Del Bufalo) la principessina perfettina che spara fiori dalle mani e sta per convolare a nozze con l'unico bonone papabile del villaggio, Mariano Guzmàn.
Ci sono infine i suoi cugini Dolores (Adassa - Ilaria De Rosa), dotata del superudito, Camilo (Rhenzy Feliz - Alvaro Soler) l'adolescente trasformista e infine il piccolo Antonio (Ravi-Cabot Conyers - Francesco Infussi), che si scoprirà in corso di storia essere dotato del potere di parlare con gli animali.
Quel bel mix di pietà misto a imbarazzo perchè fai schifo come la gente del pueblo. |
Trovo meno buona la forzatura di Mirabel incitata a presentare la propria famiglia dietro insistenza di bambini del villaggio che la famiglia (e soprattutto la particolarità di Mirabel) dovrebbero conoscerla dal momento che i Madrigal passano il tempo a far sfoggio dei loro poteri e a condividere i loro doni con il prossimo per aiutare le persone, secondo il dogma spidermaniano secondo cui da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Non come in Frozen dove la tipa coi poteri finisce a fare i cazzi sua nel bosco.
Ma non divaghiamo.
E Mirabel che fa in mezzo a tutto questo marasma di personaggi?
Mirabel, ci viene rivelato, non ha poteri. Quindi ovviamente come da tradizione è trattata con un mix di pietà e fastidio da Abuela, dagli altri membri della famiglia (a parte la madre perché nei film Disney le madri biologiche non si toccano) e anche dagli abitanti del villaggio. Ce la spacciano continuamente come l'ultima delle stronze di tutta la valle per motivi abbastanza incomprensibili dal momento che:
1) In famiglia ci sono altri personaggi senza poteri con cui nessuno ha un problema che sia uno, compresa quella mazza di scopa in culo che è Abuela che in una scena vediamo ballare persino con Félix. Se venisse il dubbio che sotto la superficie ci sia un geniale sottotesto dove i Madrigal considerano i villageros e i parenti acquisiti membri della famiglia di serie B questo viene subito dissipato dal fatto che compaiono nell'arazzo di famiglia e sono molto amati dalle rispettive consorti e dai figli.
Te li ficco in culo i tricche tracche... |
Quindi la scena in cui questo baffuto coglione le smolla i bengala, due girandole e un paio di cappellini di carta per la festa al grido di "Ti ho portato il cesto speciale per chi speciale non è visto che tu non hai un talento" non è solo di un cringe avvilente ma anche forzata.
Ma cosa si sta festeggiando a casa Madrigal?
Si festeggia la cerimonia del dono del piccolo Antonio, ovvero quel momento speciale nella vita di ogni Madrigal in cui l'Encanto reca in dono un potere personalizzato e una stanza magica tutta per sè, una festa sulla cui riuscita grava non solo la comprensibile angoscia di un ragazzino timido e sensibile ma anche e soprattutto il fallimento della cerimonia precedente.
Quella di Mirabel.
Tutto va per il meglio, ma proprio sull'onda di quella gioia qualcosa nella protagonista si spezza. Se da un lato è sinceramente felice per il successo di suo cugino (e quando mai?), dall'altro avverte come mai prima la distanza che la separa dal resto della famiglia, distanza che il film decide di rappresentare anche fisicamente con una scena in cui tutti si mettono in posa in una foto di gruppo per commemorare Antonio dimenticandosi di Mirabel.
Scelta non solo didascalica ma pure poco plausibile se hai sfrantumato i coglioni allo spettatore fino a un secondo prima col rapporto complice con Antonio e quello volemosebbene con la madre, ma serve a portare avanti la trama.
E facciamocelo andare bene...
Mentre Mirabel si allontana dai festeggiamenti e dà sfogo al suo cuoricino con una serie di gorgheggi disperati sullo sfondo di gente freezata male (per nulla riciclato dal live action di Aladdin) e un paio di scene in cui lei batte il piede in terra irradiando magia prima di salire una scalinata di corsa (assolutamente non prese pari pari da Frozen), qualcosa accade e ci risveglia dal torpore in cui siamo caduti durante la scena precedente dove Antonio sperimenta il suo nuovo talento cavalcando per due ore un leopardo nella sua nuova cameretta magica, scena che serve a far fare OOOH ai bimbi e a far vedere ai più grandi, perlomeno quelli interessati al lato visivo, quanto è bella la CGI Disney.
Siamo solo a 26 minuti dall'inizio, con comodo...
Per farla breve, una tegola di casita si infrange proprio di fronte a Mirabel. Dopodiché pavimenti e muri si increpano e le spaccature vanno a convergere in direzione della fonte primaria della magia, la candela di Abuela.
Quando però Mirabel corre ad avvertire la famiglia del pericolo ovviamente si rispolvera il vecchio cliché in cui all'arrivo degli altri non c'è nulla fuori posto e lei passa per cazzara pure con la madre, che ricordiamolo, è quella che dovrebbe essere incoraggiante.
Altrimenti il film era già finito.
Ma Mirabel è sicura di quello che ha visto, è sicura che l'Encanto sia sull'orlo del collasso e soprattutto è sicura di dover essere proprio lei a risolvere la situa. La ricerca della verità la porterà a svelare rancori sopiti e ansie nascoste, a dare un senso a vecchie profezie ambigue, a ritrovare sé stessi nella piena tradizione disneyana, a svelare segreti che si perdono nel tempo e soprattutto a ritrovare il vero significato dell'Encanto.
Encanto è un film che a dispetto di tutto mi ha presa molto, anche se buona parte dei motivi sono da ricondurre ai ritmi catchy delle canzoni firmate da Lin-Manuel Miranda (ma io e la musica latina siamo un po' come il Joker e il Batman del film Lego, possiamo negarlo allo sfinimento ma siamo legati dal filo rosso del destino), e alla mia particolare sensibilità riguardo alle tematiche che ruotano attorno a nuclei familiari apparentemente uniti e pucciosi in cui serpeggia il malcontento e il rancore. Che poi alla fine essendo un film Disney queste naturalmente siano incomprensioni che si risolvono con un abbraccio e un giro di accordi armonici tocca mettersela via.
Mirabel è una protagonista emarginata dalla famiglia.
Carino, per carità, se non fosse che praticamente tutti i film Disney-Pixar da The Brave in poi tirano in ballo nuclei familiari che diventano il vero ostacolo da superare perché il protagonista realizzi i propri sogni: solo che Merida doveva difendere la madre trasformata in orso da guerrieri incazzati, Moana doveva affrontare un periglioso viaggio in mare e calmare una divinità incazzata e Miguel doveva farsi un giro nel mondo dei morti e far ragionare la bisnonna incazzata. Il viaggio di formazione di Mirabel per trovare il suo posto nel nucleo Madrigal e superare anni di costanti umiliazioni e solitudine consiste letteralmente nel farsi un giro tra le intercapedini di casita, un abbraccio con le sorelle e arrampicarsi su un muro per afferrare una candela.
Arriviamo al secondo problema con il tema dell'emarginazione, vale a dire le contraddizioni interne: è come se nelle varie parti del film a seconda delle esigenze di trama Mirabel debba essere più o meno emarginata dalla sua famiglia. Questo si nota ad esempio nel suo rapporto altalenante con la madre Julieta, che dice a Mirabel quanto sia specialissima così com'è nell'intimità della loro cucina ma poi si guarda bene dal dimostrarlo davanti agli altri (se non con dei timidi e occasionali "mamma forse non dovresti bullizzare continuamente tua nipote". Forse, eh.), e con Antonio che un secondo prima sembra che abbia in Mirabel l'unica amica e confidente e appena riceve i poteri balla con altri bambini e fanculo Mirabel. Di contro, è sorprendentemente semplice chiarirsi con Isabela dopo che ogni volta che le due si incontrano sembra che qualcuno abbia ficcato loro nel culo un limone e ogni parola che si sono scambiate fino all'immancabile momento volemosebbene è stata all'insegna di stizza, sarcasmo e disprezzo.
Praticamente il Sirius Black colombiano... |
Questo è particolarmente evidente con i due Madrigal che più di tutti hanno avvertito il peso del biasimo di Abuela, ovvero Mirabel e suo zio Bruno.
L'intero film è letteralmente costruito sulla cieca disperazione di Mirabel, che deve mostrarsi continuamente all'altezza del resto della famiglia a causa delle aspettative della nonna e sulla conseguente frustrazione causata dal fatto che tutti la trattano come una rompipalle o come una povera demente da rassicurare, manco avesse 5 anni. Questo sentimento, questo suo continuo "non stare bene" influenza la sua vita al punto che il desiderio di risolvere il mistero dell'Encanto non parte da lei ma dalla voglia di rendere fiera Abuela.
La risoluzione del conflitto che Mirabel ha da sempre con la perfetta Isabela è risolta letteralmente nel tempo di una canzone Let it Go fatta con i cactus e le piante velenose che sputano.
Con la nonna serve ancora meno: praticamente dopo anni di bullismo emozionale la vecchia capisce il suo errore, capisce che deve farsi da parte e diventa positiva e incoraggiante così de botto, senza senso. ... Ah no, è vero, prima le è stato ricordato l'importanza dell'amore.
Allora tutto ok.
Abbiamo infine Bruno, il mio personaggio preferito.
Un povero cristo che si è sentito in dovere di lasciare spontaneamente l'amata famiglia e vivere come un eremita tra polvere, ragnatele e merda di topo (in una scena i ratti si puliscono letteralmente il culo con il suo spazzolino da denti e la cosa fa molto ridere) tra le intercapedini di casita per anni al punto da sviluppare delle personalità alternative che compariranno solo in una scena e come gaggina cringe comica (n'altro po' e da Encanto diventava Split), solo perché secondo la madre il suo potere di preveggenza portava solo guai e non era utile per la famiglia. Un ottimo lieto fine a mio avviso sarebbe stato rendersi conto che l'unica presenza inutile della famiglia era proprio la stronza della nonna.
Bruno è lo spauracchio del film, quello di cui nessuno parla ma di cui alla fine tutti si riempiono la bocca. Nella canzone che porta il suo nome (We don't talk about Bruno), che non a caso è il mio brano preferito, le informazioni che Mirabel riesce ad avere su di lui da alcuni membri della famiglia diventano un coro armonico ma incoerente nel ritmo e nei contenuti in cui l'unica costante è che Bruno è una presenza sfuggente e angosciante persino nei ricordi della gente del villaggio, un menagramo che ha previsto la morte di pesci rossi, la buzza da birra del coglione coi baffi di inizio pellicola e la calvizie di un prete (sic! ... Tra l'altro, intrigante che i cattolici non riescano a togliersi dai maroni i preti nemmeno in una valle magica.).
In famiglia le cose non vanno meglio.
Abuela proprio non parla del figlio scomparso, core de mamma. Per zia Pepa e Félix è una persona dal ghigno malizioso che ha rovinato il giorno del loro matrimonio (in realtà dicono che è stato comunque un giorno molto gioioso, ha solo scatenato un acquazzone causando una crisi d'ansia alla sorella per una battuta recepita male - anche te, fare una battuta a Pepa). Per Dolores è una presenza costante i cui bisbigli di notte si mischiano agli squittii dei topi e al suono della sabbia che cade. Per Camilo, che all'epoca degli eventi era troppo piccolo per ricordare lo zio e non ha informazioni di prima mano su di lui come la sorella, la persona di cui gli adulti non parlano mai è diventato addirittura l'equivalente dell'Uomo Nero; alto più di due metri, circondato da ratti, un mostro dagli occhi verdi che gode della sfortuna altrui.
Solo una cosa è chiara: di Bruno non si deve parlare.
Peccato che Bruno non se ne sia mai andato quindi è possibile che sia al corrente non solo di quello che dicono ora di lui i Madrigal, ma anche di quello che dicevano prima: altrimenti non avrebbe avuto sentito il bisogno di sparire come un povero stronzo e non sarebbe diventato un ometto timido e superstizioso sull'orlo di una crisi psicotica che non muove passo senza fare scongiuri apotropaici. E soprattutto peccato che alla fine di tutto questo non parlare di Bruno basti un abbraccio con la nonna e le sorelle per risolvere la situa nell'ennesimo modo pacione. Fossi stata in Bruno gli menavo a tutta questa masnada di stronzi e poi alla casita davo fuoco.
Tra parentesi l'intero drama attorno a Bruno raggiunge vette di stupidità rara quando si scopre che per fare una predizione deve inscenare tutta una cerimonia con la sabbia, le foglioline e il fuoco. E che minchia di bisogno c'era di andarsene? Non sei Dolores che ha un potere che non può controllare ed è costretta ad ascoltare tutto quello che si dice la gente (in questo è il personaggio più tragico del film, ovviamente lasciato in sordina in favore di una storia d'amore stronza), non fare più profezie e hai risolto.
Un'altra tematica che il film vuole portare avanti è quella del peso delle pressioni esercitate su di noi da parte di chi ci vuole bene, anche con tutte le buone intenzioni del mondo.
Abuela infatti esercita un controllo totale sulla famiglia. Si assicura che nulla cambi, che i doni concessi ai Madrigal dall'Encanto abbiano un'utilità pratica, che non vadano sprecati in cose futili e siano soprattutto un mezzo per portare pace e prosperità nella valle, e questo a dispetto della felicità o dei desideri altrui.
Il potere (ricevuto attraverso il sacrificio del marito che si è parato davanti a quattro energumenos a cavallo che stavano inseguendo la moglie e i figli pensando di fare non si capisce cosa, di sicuro non rallentarli) è responsabilità, e occorre più potere per dare un senso al miracolo ricevuto quindi più Madrigal (da qui la fregola di maritare Isabela, oltre alla proverbiale smania dei latini di sfornare figli come roditori). Peccato che anche qui la tematica vada avanti a singhiozzo: questa pressione la vediamo schiacciare non solo Bruno e Mirabel ma anche la fortissima Luisa, e in più condiziona da sempre la vita della non tanto perfettissima Isabela.
Peccato finisca lì dal momento che Dolores, Camilo, Antonio (a cui la sia abbuona perché è piccolo), Pepa e Julieta (compresi i rispettivi mariti privi di dono) se ne sbattono abbastanza i coglioni delle pressioni della nonna (semmai Pepa deve fare i conti col modo in cui lei gestisce la propria ansia, e Dolores avrebbe teoricamente un altro tipo di pressione derivato dalla natura dei suoi poteri che più di tutti la avvicina allo sfuggevole e odiatissimo Bruno, ma a chi frega quando devi usare il minutaggio rimanente per trovarle l'amore?), cosa che fa venire il dubbio a chi guarda che non sia tanto la nonna a rompere i coglioni ai Madrigal e ad aver creato un punto di rottura tale da mettere in crisi l'esistenza stessa dell'Encanto, ma alcuni Madrigal ad essere ipersensibili.
*
Il film vorrebbe poi essere una sorta di mistery ambientato in casa, stile Cluedo magico (cosa difficile da rendere interessante quando hai le soluzioni del mistero letteralmente a 10 metri di distanza), ma lo svelamento del segreto dell'Encanto è costruito male e ha tutti i ritmi sballati dando più l'idea di una Mirabel stupida come una zappa circondata da gente sveglia quanto lei che fa la pallina impazzita e scopre le cose a caso che di un giallo per ragazzi in cui le cose ci si disvelano un po' alla volta sotto agli occhi.
Per esempio:
All'inizio abbiamo Mirabel che chiede informazioni a Dolores che a causa del suo potere sa sempre tutto di tutti. Dolores la manda da Luisa perché la notte successiva alla cerimonia del dono di Antonio era agitata, e forse lei qualcosa da dire ce l'ha.
Segue conversazione core a core con Luisa che dopo aver palleggiato come da consueta gag in giro degli asini le confida i suoi timori legati al fatto di aver perso temporaneamente i poteri la sera prima, e le pressioni che subisce per il fatto di dover essere sempre forte. Le due si abbracciano (scena che è quasi la copia in carta carbone del chiarimento che avrà molto dopo con Isabela - ma piazzata prima di quella della profezia di Bruno).
Seguono commozione e sorellanza.
Luisa a questo punto le consiglia di andare a indagare nella torre delle profezie di Bruno, e il mio senso di riempimento a cazzo del minutaggio pizzica dal momento che:
1) Tipo due scene dopo Dolores ammette di sentire da sempre la voce di Bruno in casa (che sia metaforico o meno, avverte costantemente la presenza di Bruno e sarebbe logico fare presente più quello rispetto al tremore dell'occhio della sorella).2) Sappiamo da inizio film che Bruno è sparito e aveva il dono della profezia, e ce lo dice la stessa Mirabel. Magari fare uno più uno e partire direttamente da lì senza passare da cugina e sorella l'avrebbe fatta apparire un po' più sveglia, la nostra protagonista specialissima con gli occhiali...
La risoluzione del mistero passa per cliché (immancabile profezia in cui la presceltissima Mirabel sembra colei che porterà alla distruzione dell'Encanto mentre ovviamente no), forzature (come fa Bruno a controllare i topi al punto da mandarli a recuperare i frammenti di profezia entrati in possesso di Mirabel? Non è il suo potere, è quello di Antonio comunicare con loro) e cagate varie (Volemosebbene Isabela che non è più così perfetta e ora vuole creare piante carnivore, rampicanti che strangolano e fiori velenosi. Perché fosse la perfettina che sembra sarebbe brutto, le perfettine alla nuova Disney fanno schifo, Poison Ivy invece è ok).
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Immancabile la sottotrama romance.
Invece di approfittare della presenza di una persona costretta a portare il peso di conoscere e custodire qualsiasi segreto per parlare di roba valida (visto che sarebbe anche una delle tematiche portanti della pellicola e farebbe il paio col peso fisico che è costretta a portare Luisa), Dolores serve sostanzialmente a due cose all'interno del film:
1) Ad ascoltare Mirabel e suo padre che parlano della profezia che la riguarda di modo che possa parlarne a cena con gli altri parenti e portare avanti la trama. E' l'unica scena in cui Dolores risulta una pettegola visto che di solito tutto quello che sente (compreso il fatto di sentire la voce di Bruno) se lo tiene per sé.
Sequenza molto fine a una seconda visione: Isabela che si volta dall'altra parte davanti a quello che sarebbe il suo innamorato. Lui pare Eric della sirenetta che ha perso il rasoio, è pure scemo uguale. |
Isabela infatti non è innamorata dell'unico bonone dell'età giusta del paese (e fin qui legittimo, Poison Ivy non ha tempo per le questioni di cuore) ma lo avrebbe sposato solo per il bene della famiglia; a lui invece (grazie Disney per le morali educative che di nuovo ci concedi) va sostanzialmente bene qualsiasi buco Madrigal dal momento che la sua unica preoccupazione alla fine della storia con Isabela è avere tanto amore da donare, amore che rivolge senza problemi verso Dolores non appena gli rivela che lo ama perché è buono con sua madre e si scrive poesie da solo.
Dolores, non ci vuole Bruno per dirtelo: scappa.
In chiusa, è sempre bello e per nulla irritante che ancora nel 2021 non si pensi neanche per sbaglio a una sottotrama romantica per le persone come Luisa. Nemmeno la volitiva nonna sogna uno straccio di pretendente per lei (e pure lo avesse non sarebbe certo Mariano il bonone del villaggio): Luisa fa ridere perché tira in giro i somari, le si concede anche una certa fragilità emotiva a dispetto della forza fisica e del fisico pompato, ma dio non voglia che qualcuno dei personaggi del film possa trovarla interessante dal punto di vista sentimentale.
IN CONCLUSIONE. . .
A dispetto dei vistosi problemi analizzati fin qui, dei cliché, delle forzature e delle derive decisamente trashotte che riesce a raggiungere a più riprese (come la morte del marito di Abuela che diventa una comedy), Encanto è un film carino che alla fine della prima visione mi ha fatta un po' affezionare a una manciata di personaggi.
E' un peccato che non si sia riusciti ad andare più a fondo o a costruire meglio i rapporti che legano tutti i membri della famiglia (per esempio, non si sa nulla del rapporto tra la parte di famiglia legata a Julieta e Bruno, e non si avverte il legame speciale tra Mirabel e Antonio se non come pretesto per far avanzare la trama e dare in prestito a Bruno una stanza spaziosa per fare la sua magia).
Quello che ci viene messo davanti agli occhi è comunque qualcosa di sfizioso e parzialmente affidato a giochi di sguardi e non detti anche fini (cosa che adoro): a parte quel povero stronzo di Bruno a farmi battere il cuoricino ci sono Pepa e Félix che insieme sono fantastici, quella grossa occasione sprecata di Dolores (che compare per tipo 4 minuti all'interno del film ma riesce a risultare comunque memorabile) e Camilo.
Camilo è geniale.
Al di là del fare delle espressioni da far morire dal ridere sembra la versione disneyana di un adolescente in piena fregola ormonale: non dico che lo farebbero cittadino onorario di Shelbyville ma per tutta la pellicola risulta essere una persona molto fisica nei confronti delle cugine: a più riprese si trasforma in Mariano per mandare baci a Isabela (e dai e dai lo scherzo mira sempre lì), e in un paio di numeri musicali si mostra molto fisico anche con Mirabel, stringendola tra le braccia a più riprese. Adoro questo modo innocente e tra le righe di renderlo ragazzino che è entrato nel periodo ingrato del risveglio puberale.
Non male anche la conclusione dell'arco narrativo di Mirabel che lungi dall'essere una persona specialissima proprio perché priva di poteri come diceva sua madre (una conclusione retorica e stronza che avrei detestato col cuore) risulta una Madrigal perfettamente inserita che ha sempre avuto il suo ruolo all'interno della famiglia, ovvero quello di nuova custode dell'Encanto. Perché non so, forse Abuela si aspettava di vivere in eterno.
Prima o poi avrebbe dovuto passare il testimone, presumibilmente, e la prescelta si rivelerà essere proprio la bistrattata Mirabel, che non ha mai perso di vista la vera natura del miracolo di famiglia: amore ma anche cambiamento. Col senno di poi era una cosa abbastanza telefonata dal momento che per tutto il film Casita obbedisce solo alle richieste di Abuela e Mirabel, ma meno male che sono poco sveglia e mi sono goduta il colpone di scena.
Il film insomma è bellino a dispetto di tutto.
Mi ha divertita, lasciata con un po' di commozione e con la voglia di rivederlo per cogliere qualche ulteriore sfumatura e imparare a memoria le canzoni. Magari quelle inglesi però, visto che in quelle italiane si perdono parecchie finezze per strada anche se non arriviamo ai livelli tragici delle precedenti fatiche della Brancucci junior.
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