Titolo: Speciale Violante: ovvero L'orfana di Merignac
Autore: Bianca Pitzorno
Edizione: Gaia Junior (Mondadori), copertina flessibile
Pagine: 190
Anno: 1989
Ricordo con affetto la serie Gaia Junior, che ha accompagnato le mie prime scorribande in biblioteca: probabilmente attratta da quelle costine lilla, una tinta leziosa ma non troppo (adatta quindi a una giovane fanciulla mediamente ribellina nell'età del rifiuto del rosa), ne ho divorati a decine in tempi non sospetti.
Ecco perché pur essendo decisamente fuori target, una volta che mi sono ritrovata casualmente davanti Speciale Violante ho dovuto prendere tra le mani questo piccolo pezzo d'infanzia e leggerlo tutto d'un fiato. Sarà riuscito nell'intento di farmi tornare bambina?
Scopriamolo.
*
DUE RIGHE DI TRAMA
Barbara ha 13 anni, è figlia di divorziati, e tutte le estati nel poco tempo che hanno per stare insieme non vede l'ora di tornare assieme al papà a Dorgo, borghetto collinare di poche anime situato al termine di una viuzza di 317 curve: qui può fare lunghe escursioni tra sentieri solitari, fare il bagno nei torrenti ghiacciati, vivere i primi amori e riabbracciare il nonno paterno ma soprattutto le migliori amiche di sempre Valentina e Vittoria.
Le giornate a Dorgo scorrono placide come sempre, tra la tv che riceve un solo canale che trasmette una cacata di telenovela in costume di cui tutti vanno pazzi (tranne Barbara, ça va sans dire), L'orfana di Merignac, che narra le vicissitudini della sfortunata Violante (interpretata da Scintilla Luz - anche se questo ovviamente non è il suo vero nome), orfana dal passato triste e dal presente ricco di intrighi, misteri, rapimenti di gitani e donne senza memoria. A ridestare il paesino di Dorgo dal torpore e a gettare scompiglio nelle vite dei suoi abitanti arriva proprio la troupe de l'Orfana di Merignac con tanto di star al seguito, che si stabilisce nella villa più bella della zona per girarne alcune scene in chiusa di stagione. Ne seguirà quello che è più o meno un episodio di Boris, ma privo di qualsivoglia carica satirica o battuta.
'Na crema, insomma...
IMPRESSIONI SPARSE
La trama di Speciale Violante al di là di queste poche righe di riassunto si dipana tra il niente con contorno di banalità (e quanto è provinciale ma sincero e pieno di vita il paesello, e quanto è falso il mondo della tv, e quanto fanno schifo e sono incostanti ed egocentriche le persone belle), il niente aggratis (ad esempio quello che si rivelerà essere solo un fugace rendez vous del padre arrapato di Barbara che nel corso di una festa si apparta con una delle attrici dello sceneggiato e scoperto per caso dalla figlia le molla un ceffone perché boh), e le cagate basic.
Il tutto contornato da citazioni ficcate ovunque (specie all'interno dello sceneggiato, perché della cultura letteraria come del maiale non si butta via niente quando devi scrivere uno sceneggiato tv), che servono più a far conoscere al lettore qualche romanzo per ragazzi bello come Il signore degli Anelli o Capitan Fracassa.
La notoria attenzione e sensibilità che la Pitzorno riserva alle sue eroine femminili dal piglio ribelle e poco lezioso, forse complice l'anno di pubblicazione del romanzo (che ha sulle spalle una trentina d'anni abbondante), qui si traduce solo in una voglia di prendere a randellate nei denti qualsiasi personaggio dotato di vagina compaia all'interno del romanzo.
Nessuno sembra salvarsi, a partire dalle tre protagoniste.
Queste tre rappresentano una tipologia di bambine che già mi stava sul cazzo ai tempi in cui ero io a essere bambina e che ora disprezzo direttamente senza mezzi termini, vale a dire le inseparabili moschettiere chiuse nel loro micromondo: noi contro il mondo, siamo le più sveglie, magari guardiamo pure lo sceneggiato per vecchie casalinghe frustrate e bigotte ma con la giusta dose di ironia e a differenza delle altre ragazze che sono stupide e superficiali noi facciamo le grandi discussioni intellettuali. Mhm. Peccato che poi alla resa dei conti queste poser abbiano passato tre quarti del tempo a decidere chi deve provarci col filarino tedesco Wolf, che sembra l'unica persona decente (dal punto di vista meramente fisico) in tutta la regione, o a non perdersi un minuto di questo Elisa di Rivombrosa dei poveri.
Dramatization |
Della signorina Pancaldi ci viene detto che:
"Nonostante in primavera avesse compiuto 56 anni, la signorina continuava a vestirsi come se ne avesse venti. O meglio, come si immaginava che vestissero le ventenni all'inizio del secolo, diceva con un po' di scherno la madre di Vittoria, che invece ci teneva a essere all'ultima moda. Gli abiti della signorina, tutti color pastello, erano disseminati di volants, pizzi, nastri svolazzanti che sul corpo rotondetto facevano l'impressione di uno sciame di farfalle su un grosso cavolo pallido."
Tanto per cominciare la madre di Vittoria potrebbe farsi un paiolo di cazzi propri, e per finire potrebbe farseli pure Barbara, che non ha molti elementi per fare l'Enzo Miccio tra le capre con i suoi pigiami coi pupazzetti e i bagni in mutande e canottiera.
Naturalmente il fatto che nel corso della storia questa signora riesca ad avere una breve e romantica (forse passionale?) storia con un giovane attore della troupe verrà passato allo scanner di tutta Dorgo e questa povera crista diventerà la barzelletta del paese:
"Barbara colse lo sguardo languido della signorina ed ebbe un moto di ribellione: 'Oh, no! E' innamorata di Luisito. Innamorata cotta. Alla sua età! Ma non ha paura del ridicolo?'Si vergognava per lei. La felicità così evidente della signorina aveva qualcosa di indecente, di impudico, come se si fosse spogliata nuda in mezzo alla folla."
Oh no, una vecchia felice, lapidatela.
Le amiche di Barbara ovviamente ci mettono del loro, da brave ragazze specialissime e intelligenti. Vediamo lo spessore di queste riflessioni:
"La storia con la signorina Pancaldi continuava e le tre amiche non riuscivano proprio a capire.- Ma cosa ci trova lui in quella vecchia? E lei, non si vergogna?La cosa più ridicola era che la signorina Pancaldi si comportava come una sedicenne al primo amore: arrossiva, cinguettava, faceva la vezzosa. Dopo cena, al bar di Lisetta, i due piccioncini sedevano da soli a un tavolo un po' in disparte e parlavano fitto fitto, con le teste vicine. Stefano li aveva sorpresi sulla strada per Alaria a guardare il tramonto mano nella mano. In pochi giorni erano diventati lo zimbello del paese."
Perché del resto non dovrebbero trovare ridicola e ingenua la signorina Pancaldi (come infatti sarà dal momento che Luisito, visto che è un maschio ed è un attore - categorie che in questo libro fanno schifo a prescindere - si rivelerà effettivamente molto meno coinvolto di quanto non fosse lei, alla fine della storia) quando loro che sono giovani e carine (ma non consapevoli di esserlo finché non stuccano loro la faccia col cerone di scena) devono cacciare i pretendenti con la scopa di saggina?
Ci si tiene a precisare infatti che:
"Da moltissimi anni ormai - almeno due - sia lei che Barbara avevano dozzine di corteggiatori, ad Alaria e su a Dorgo. Ma che fra tanti ce ne fosse uno degno di essere preso in considerazione!Tutti mocciosi della loro stessa età, pieni di foruncoli: alcuni ancora con la macchinetta per i denti, altri con la voce stridula, la forfora, grossi polsi nodosi e un grosso pomo d'adamo che andava su e giù quando erano imbarazzati.A tredici anni, è risaputo, una femmina è una ragazza in fiore, una giovane donna nel pieno dello splendore della maturità, mentre un maschio è un lattante goffo e ridicolo che deve soltanto girare alla larga. L'unica dote apprezzabile in lui è quella di saper stare al suo posto. Cioè fuori dai piedi."
Ma cala, ma vaffanculo....
Dramatization 2 |
Tanto, dice, c'è l'assicurazione.
Nemmeno i personaggi di contorno riescono a salvarsi da questo campionario di irritanti galline ovaiole: la zia Elvira (sorella del nonno) è la macchietta di una vecchia stronza ignorante e cacacazzi che si commuove con gli sceneggiati tv ma è sempre pronta a sparare giudizi sulla nipote e a mettere il naso ovunque fuorché nei propri cazzi. Le mamme di queste ragazzine sono più infantili delle tredicenni che vorrebbero mettere in riga e si fanno o rigirare come calzini o sono delle squallide manipolatrici che se si rompono una gamba mentre sono in vacanza col filarino nuovo in Costa Azzurra pretendono che la figlia faccia armi e bagagli e vadano a far loro da cameriera per il resto delle vacanze.
Ma tutti i genitori di questo romanzo fanno schifo al cazzo, in difesa delle mamme.
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La Pitzorno, forte della sua lunga esperienza di prima mano in tv e nel teatro, forse vuole anche darci tra le righe un ritratto realistico e impietoso, anche se a misura di ragazzo, del mondo degli sceneggiati tv (non quelli italiani con la luce smarmellata per non sembrare più belli della pubblicità ma quelli spagnoli o presunti tali che andavano tanto di moda al tempo in cui il libro ha visto la luce) fatto di produttori che badano a risparmiare il centesimo a spese della qualità, troupe italiane costrette a spagnolizzarsi i nomi per lavorare all'estero, attrici viziate e ingrate in mano ad agenti scaltri e più stronzi di loro, sceneggiatori cani scaltri che plagiano la qualunque forti del fatto che il pubblico che guarda quelle cagate è tanto se legge la rivista di pettegolezzi dal parrucchiere e così via. Risulta a conti fatti la cosa più interessante trovata nel romanzo per quel che mi riguarda, perché a paragonarlo col di molto successivo Boris (2007-2010) si nota con amarezza, ma senza stupore, che niente sembra essere cambiato.
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IN CONCLUSIONE. . .
Speciale Violante è un libro invecchiato malissimo.
Le protagoniste vorrebbero strizzare l'occhio con fare complice alla giovane lettrice, ma risultano solo delle squallide bitch che la topina di biblioteca in questione probabilmente l'hanno presa per il culo per tutti gli anni delle scuole perché loro si fanno i pipponi sull'universo e leggono Orazio e i classici della letteratura seri, mica i libri Gaia Junior.
I genitori di queste ragazze sono figure assenti e quasi estranee, figurine di cartapesta sullo sfondo: mai pronti a guidare ma sempre a puntare il dito, a tirarti ceffoni a caso (senza manco affrontare l'argomento a mente fredda, come farebbe un qualsiasi adulto normale) e fare la morale contro qualsiasi cosa esca dai binari dei benpensanti borghesi. Non paghi di ciò ti sbolognano i fratelli e i cugini piccoli rompicoglioni (come se fossero spuntati da soli dal campo di cavoli e non ci sia stata della volontà di partorirli da parte loro), ma nel momento del bisogno ti chiamano al capezzale come se stessero morendo.
Non si sa se fanno più schifo loro o i ragazzi con cui interagiscono. Capisco che sia l'età ingrata in cui tra maschi e femmine ci sia un po' di maretta e non si sa ancora bene come interagire con l'altro sesso ma anche meno, Bianca.
La morale è spicciola e stronza anche per la media di prodotti destinati a un target giovane fino a diventare quasi diseducativa: la nostalgia per i tempi più semplici (precedenti agli inevitabili cambiamenti del proprio corpo), la superiorità dell'amicizia, di un cervello attivo amante della cultura vera e dell'umiltà provinciale del paesello sulle moine affettate, i soldi e lo show-biz falZo, la vittoria dell'amore sull'invidia e sull'odio. Ma solo a patto che tu non sia una signora di mezza età che si innamora di uno più giovane, perché a quel punto sei ridicola e ti devi nascondere.
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