Autore: Glenway Wescott
Genere: Storico, slice of life
Traduzione: G. Arborio Mella
Edizione: Adelphi, copertina flessibile
Pagine: 510
Anno: 2019
Euro: 11,00 |
Glenway Wescott è una figura intellettuale di spicco nel periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, esponente della Generazione perduta.
Il termine Generazione Perduta viene resa popolare da Ernest Hemingway (che lo attribuisce a Gertrude Stein) e indica le persone nate negli ultimi due decenni del 1800, in particolare i nati del 1899 che hanno compiuto 18 anni sul fronte nella Prima Guerra Mondiale e che hanno vissuto appieno il profondo sconvolgimento economico e ideologico di quegli anni, cosa che ha determinato da parte della Lost Generation un profondo desiderio di troncare ogni legame con un passato in cui non ripongono alcuna fiducia.
Lo stesso Wescott per qualche tempo ha rifuggito l'America e ha vissuto per qualche anno in Europa nel periodo a cavallo tra le due guerre; dapprima in Germania (1921-22) e poi in Francia (1925-1933), dove ha frequentato la succitata Gertrude Stein e altri membri della comunità intellettuale americana di stanza a Parigi.
Fu anche omosessuale dichiarato (per quanto ci si potesse dichiarare apertamente a quei tempi), impegnato per quasi tutta la vita in una lunghissima e non sempre idilliaca relazione (poi tramutata per un certo periodo - 16 anni - in ménage à trois con il fotografo George Platt Lynes) con Monroe Wheeler.
Scrive Appartamento ad Atene nel 1945, quando la fine del conflitto e la disfatta tedesca dovrebbe aver dato a tutti un senso di speranza in un futuro migliore e soprattutto di pace, ma non a un cristo che di Guerre Mondiali se ne è viste passare due sul groppone.
E dagli torto.
*
DUE RIGHE DI TRAMA
Atene, 1943.
La storia ci racconta delle vicissitudini della famiglia Helianos sullo sfondo della Grecia occupata dai tedeschi. Il capofamiglia Nicola, che ricopriva il ruolo di direttore di una nota casa editrice di Atene prima della guerra, è un uomo mite, robusto a dispetto delle cattive annate, di aspetto più francese che greco e di cultura "forse eccessiva; avveduto e amante delle discussioni con una tendenza a considerare i vari lati delle questioni". La moglie Zoe, in gioventù donna straordinariamente bella e ora lamentosa, indolente e fragile, proviene da una famiglia agiata di ricchi commercianti ed è sempre stata viziata da famiglia e marito fino all'arrivo della guerra, quando le privazioni e la morte del primogenito Cimone (perito nel corso della Battaglia del Monte Olimpo) hanno aggravato dei problemi cardiaci congeniti aggravati da una certa ipocondria.
A completare il quadro i due bambini superstiti.
Alex, di 12 anni, sveglio ma strano, che la morte dell'adorato fratello ha trasformato in un paladino della causa greca, un fiero disprezzatore di tedeschi col sogno nel cuore di crescere in fretta per ucciderne almeno un soldato nemico prima della fine della guerra, ma troppo gracile e debole per mettere in atto i suoi propositi. E infine la piccola Leda, di 10 anni, in salute a differenza del fratello ma poco bella e tarda di mente.
Nella vita già complicata di questi infelici irrompe il capitano Kalter, un ufficiale tedesco che decide di diventare loro gradito ospite per un periodo di tempo imprecisato, e se possibile le cose vanno a peggiorare.
Il capitano occupa la loro camera migliore e il salotto appartenuto a Nicola costringendoli a ripiegare su una brandina lurida in cucina, fa licenziare la loro vecchia domestica in quanto a suo dire emana un odore poco gradevole (costringendo i coniugi Helianos a un carico di lavoro domestico doppio), mangia praticamente tutto il cibo che si riesce a recuperare in tempi di carestia con voracità rara decidendo non pago di ciò di donare generosamente i "suoi" avanzi al vecchio Bull Terrier che un ufficiale suo amico ha preso in simpatia. E tuttavia per un anno e più gli Helianos riescono comunque a trovare una certa routine e a sopravvivere nonostante la stanchezza, la fame, le continue impertinenze di Alex contro l'odiato nemico e la strana fascinazione che di contro sembra provare nei suoi confronti Leda.
Il capitano col passare del tempo si dimostra serio, rigoroso, persino tollerante a tratti, e questo finisce con l'esercitare sugli Helianos, specie su Nicola che da bravo intellettuale non manca mai di riflettere su quanto lo circonda nel tentativo di capirlo, un discreto fascino e forse persino simpatia. Sarà proprio questa simpatia, nella forma di un unico e intenso momento di empatia e perdono del vinto nei confronti di un essere umano che, benché nemico, sta aprendo il suo cuore e sta vivendo un dolore che il buon greco riesce a comprendere forse più di chiunque altro circondi il gerarca, a decretare la loro fine.
*
IMPRESSIONI SPARSE
Appartamento ad Atene è un pugno allo stomaco.
Claustrofobico sia dal punto di vista fisico, in quanto ha luogo nello spazio limitato in un piccolo appartamento di città che affaccia sulle rovine dell'Acropoli, a testimonianza di glorie passate e culla di quei principi democratici che ora non sono di giovamento a nessuna delle parti in gioco, che psicologico nel suo volersi concentrare non tanto sulla miseria e la violenza fisica la guerra porta con sé ma sulle dinamiche che vanno a costruirsi tra dominatori e dominati nel momento in cui a essere invaso senza possibilità di opporsi in alcun modo non è solo il proprio paese ma la propria intimità domestica.
Il nido degli Helianos viene violato dal nemico.
Si tratta però di un nido tutt'altro che sicuro o sereno quello in cui si insinua Kalter col suo piglio tedesco: gli Helianos vi si sono trasferiti solo da poco e come ripiego quindi non ci sono ricordi preziosi cui appoggiarsi; le privazioni o forse il mero trascorrere degli anni hanno raffreddato la passione tra marito e moglie a cui resta l'altro solo perché non hanno altro a cui aggrapparsi. Infine, la morte del figlio maggiore "riuscito meglio" nel tentativo inutile di difendere il paese dall'invasione straniera ha portato a uno scarso amore dei genitori nei confronti dei piccoli superstiti, scarso amore che si arriva a giustificare con una freddezza degna dei tedeschi.
"In quei gracili corpicini scarniti, in quelle piccole anime morbose, che cosa vi era dunque degno di essere amato? Anche se avessero raggiunto l'età matura non sarebbero stati esseri normali. Le loro deficienze erano irrimediabili e il loro avvenire così poco interessante; e l'irrimediabilità in un'esistenza infantile - quasi una contraddizione in termini e una cosa contro natura - sembra assai peggiore di quanto possa mai accadere ai genitori."
Una crudeltà che, non va dimenticato, è da contestualizzare in una cornice in cui non c'è spazio per la pietà e l'amore, dove neanche la Croce Rossa di stanza in Grecia ha cibo a sufficienza per sfamare tutti i bambini e le famiglie di Atene che non hanno la fortuna di avere in casa un ufficiale tedesco (avendo diritto quindi a razioni extra destinate agli invasori) devono scegliere il bambino più forte e sano e pregare che gli altri muoiano presto, soffrendo il meno possibile. E che sarà di questa generazione di bambini migliori, più forti e robusti, cresciuta sui cadaveri dei fratelli deboli, si domanda l'autore con amarezza attraverso gli occhi della signora Helianos?
Ma c'è poi un altro modo di sopravvivere?
Gli sviluppi successivi mostreranno poi che sono proprio l'umana pietà e la fiducia in un sorriso affabile e nei modi gentili le più insidiose di tutte le trappole. Di ritorno da una licenza di due settimane in Germania, infatti, il capitano (ora Maggiore) Kalter tornerà profondamente mutato.
" In quella prima settimana dopo il suo ritorno, essi lo videro poco, ed egli non parlò loro che assai raramente. Passava al suo ufficio ancora più tempo di prima, senza dubbio per sbrigare il lavoro arretrato, e a causa delle sue nuove responsabilità, come maggiore. Alla fine della giornata appariva stanco morto, e per due volte si stese sul letto prima di pranzo facendo un sonnellino, o rimanendo immobile a occhi chiusi, per un'ora."
Lo stupore raggiunge il culmine nel momento in cui comincia a trattare gli Helianos, nello specifico Nicola, da uomini al pari degli altri, mostrandosi almeno a parole persino simpatetico della loro sventura e interessato allo stato di salute della padrona di casa, apparentemente dimentico della rigidità mostrata fino a quel momento.
Comincia a fare lunghe chiacchierate col signor Helianos, che ingenuamente ritiene di poter finalmente penetrare poco a poco l'insondabile spirito di un tedesco di cultura, uno spirito che azzarda a ritenere persino affine nonostante le idee assurde che propugna sul mondo, sulla filosofia, sulla pace ma soprattutto su un grande disegno tedesco che forte dell'incessante propaganda dei loro intellettuali e dei loro gerarchi fa ormai parte dell'essere tedesco e proprio per questo non si fermerà neppure nel caso in cui la guerra dovesse vederli sconfitti. Questo anche a causa della debolezza comune dei paesi d'occidente.
La pietà nei confronti del vinto.
Pietà di cui i tedeschi si sono già avvalsi alla fine del precedente conflitto, cosa che ha permesso loro di tornare più uniti e più forti per mettere in atto il loro progetto. Ed è proprio quel momento di maggiore pietà, di più autentica compassione ed empatia di fronte agli occhi pieni di lacrime del mostro a determinare la rovina del signor Helianos, che "se avesse prestato attenzione più assidua alle parole del maggiore avrebbe potuto cogliere la piccola, costante minaccia che esse contenevano di continuo per lui, personalmente". Senza avvedersene infatti, e senza alcuna cattiva intenzione ma spinto solo da sincera simpatia, pronuncerà parole di condanna contro i responsabili di quel conflitto che ha portato tanto dolore a entrambi, scatenando la collera vendicativa e maligna del tedesco.
Personalmente in questo pessimismo generale non riesco a non vedere anche un parallelismo tra la vita personale di un autore che ha dovuto nascondere ipocritamente al mondo la propria omosessualità per quasi tutta la vita e la necessità di nascondere ciò che si ha davvero nel cuore, anche di fronte alla persona che ci sembra più fragile e che ci ispira la più grande simpatia, per non incorrere in tragiche conseguenze. Poi magari sono viaggi miei, ma tant'è.
*
Se è Nicola Helianos a dominare la scena fino a buona metà del romanzo con la sua intelligenza, la sua affascinante e assurda gentilezza, la sua fiducia nell'umanità e la voglia di dimenticare e perdonare, in seguito le redini vengono affidate alla nevrile e ottusa signora Helianos, che in qualche modo raccoglie il testimone del marito ma senza condividerne le ingenuità e senza subire il fascino intellettuale della vuota propaganda del nemico.
Ma subendo per un istante, ancora una volta, l'influenza di un sorriso affabile.
La signora Helianos rinascerà nel momento di massima disperazione, trasformandosi da ottusa e lamentosa ipocondriaca in un capofamiglia solido e affidabile, ritrovando l'orgoglio del vinto e la voglia di ribellarsi davvero al giogo del nemico. La sua crescita resta però troncata a mezzo, e noi la lasceremo nell'intimità della sua cucina, persa in un flusso di coscienza romantico e idealistico sul futuro incerto del suo paese, del mondo intero e del suo povero figlio Alex, unico sostegno rimastole, immaginato non più come una povera cosa dal futuro mediocre, debole e non amabile, ma in seno ai partigiani greci pronto a dare corpo ai suoi desideri di vendetta.
Non sappiamo se e come riuscirà a interagire con i tedeschi che ormai le stanno col fiato sul collo dopo l'arresto di suo marito, o se si lascerà ingannare dalle loro lusinghe e dalle minacce al punto da tradire i parenti del povero Nicola, noti partigiani della zona. Non sappiamo se riuscirà mai a mettere al corrente il cugino Petros delle sue intenzioni di affidargli il figlio di modo che prenda parte alla lotta clandestina, né se lui accetterà e si fiderà di una persona che ha i nazisti in casa. Non sappiamo nemmeno se Alex accetterà di lasciare indietro madre e sorella, di cui ora è unico responsabile, per inseguire sogni più grandi. Non c'è certezza in nulla, nemmeno nel futuro.
E anche se Wescott scrive nel 1945 e ha assistito in prima persona alla fine della Guerra e alla liberazione dell'Europa dal giogo tedesco, è tutto fuorché ottimista su ciò che intravede all'orizzone:
"Ma ecco quel che vi è di triste in tutto questo. Tutto sarà inutile a meno che le nazioni non sviluppino una maggiore intelligenza e cautela, di quanta ne abbiano mostrata fin qui, specialmente le grandi nazioni. Poiché ogni pochi anni i tedeschi intendono ritornare, e inchiodare la nostra nuova generazione in uno stupore folle, per iniziare il loro nuovo macello, per prosperare e ingrassare a nostre spese."
Col senno di poi, dagli torto.
Non specificatamente contro i soli tedeschi, ma insomma...
*
IN CONCLUSIONE. . .
Appartamento ad Atene si rivela la prima lettura soddisfacente di questo pazzo 2022, che una volta arrivata all'ultima pagina mi ha lasciata con un senso di profonda malinconia e angoscia.
E' la storia di un conflitto da cui nessuno dei personaggi incontra la nostra simpatia e in cui nessuno (nemmeno il carnefice) ha mai sollievo.
La guerra non è solo fuori a insanguinare le strade, a uccidere la gente, ad affamare i bambini, ma è dentro la propria casa e soprattutto è dentro i propri pensieri. La guerra trasforma, tormenta, sporca, umilia, imbestialisce, instupidisce e non risparmia nemmeno le menti più sensibili e i sentimenti più nobili, e proprio da chi ci tende una mano amica o un sorriso affabile tocca guardarsi con più attenzione.
E allora, contemplando le rovine dell'Acropoli (culla della democrazia occidentale), si può solo vagheggiare di un futuro in cui la storia, quella autentica, non sia dimenticata. Un futuro in cui si possa davvero imparare dal passato per capire il presente e non ripetere gli stessi errori nel futuro, ma come si fa a non dimenticare la storia quando proprio chi l'ha vissuta in tutte le sue complesse contraddizioni ha le remore più forti a condividerla col mondo?
"Decisero dunque che non avrebbero riferito granché di tutto ciò, una volta passato, se avessero visto tanto da vedere quel giorno. Era troppo al di sotto di quello che gli altri chiamano coraggio. Essere stati capaci di sopportarlo non era cosa da trarne vanto. E pensarono a tutto ciò ce accadeva loro come a qualche cosa che che facesse parte della loro stessa vita corporea, come una malattia che avesse colpito tutto il loro corpo, come degli insetti che li ricoprissero interamente. Questa sarebbe stata la storia, e loro avrebbero avuto quasi vergogna di raccontarla."
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