domenica 9 gennaio 2022

[Recensione] SHOGUN, di James Clavell

Recensione del romanzo Shogun di James Clavell
Titolo originale:
 Shogun
Autore: James Clavell
Genere: Storico, Avventura.
Traduzione: G. Lanzillo
Edizione: Bompiani, copertina flessibile
Pagine: 1504
Anno: 2018
Euro: 22,00 | Ebook: 8,99

Premesse
Cito da Wikipedia: "Shōgun è un romanzo d'avventura scritto da James Clavell nel 1975. Costituisce il primo capitolo in ordine cronologico della Saga Asiatica dell'autore. Il romanzo ha avuto grande popolarità e diffusione, arrivando nel 1990 a vendere 15 milioni di copie in tutto il mondo."
Mhm.
Cioè, parafrasando, 'sta cacata a spruzzo di 1500 e passa pagine che poteva essere già considerata vecchia quando è uscita è piaciuta a 15 milioni di persone in tutto il mondo e c'è gente che non paga di averlo comprato ha non solo il coraggio di dire, non ironicamente, che questo è un bel romanzo ma ci scrive sopra pure i saggi. Poi magari è la stessa gente che ritiene una cacatella 50 sfumature di grigio, che almeno lo ammette di essere mera letteratura d'evasione.

*

DUE RIGHE DI TRAMA

Dramatization
Un mercante anglo-olandese biondo dagli occhi azzurri e dal cazzo enorme riesce a trombarsi la più bella figa in miniatura dell'isola e a fare il giapponese meglio dei giapponesi. E potremmo pure finirla qui.
Ma l'autore vuole darsi arie da storico, e allora ufficialmente eccolo a ripercorrere le vicissitudini dell'ascesa al potere del daimyo Yoshi Toranaga (basato sul personaggio storico di Tokugawa Ieyasu) al ruolo di shogun tra gli shogun, il tutto raccontato dal punto di vista del navigatore europeo John Blackthorne (vagamente ispirato a William Adams), inglese che serve presso la nave olandese Erasmus, facente parte di una flotta che aveva il compito di arrivare in estremo Oriente per creare legami militari e commerciali per conto dei paesi eretici, allentando in questo modo la presa dei nemici portoghesi sul Giappone.
Purtroppo il tragitto dall'Olanda al Giappone è lungo.
Di decine di navi che erano è solo l'Erasmus ad arrivare sulle coste del Giappone, scampando per il rotto della cuffia a una terribile tempesta a cui il nostro protagonista minaccia di "pisciarci sopra" se non toglierà le sue luride mani dalla sua nave (sic!). Qui Blacktorne viene portato nella casa del capovillaggio Mura, accompagnato dal samurai locale, Kasigi Omi, e qui viene rifocillato, sfamato, e gli vengono pure offerte delle donne con cui intingere l'enorme pennacchione di cui l'ha dotato la natura. 
Peccato che il missionario e interprete locale, tal padre Sebastio, lo abbia già identificato come eretico e pirata, quindi lo avvisa dell'arrivo imminente del Daimyo della provincia per crocifiggerlo, com'è d'uso in quei luoghi. Blackthorne invece di ingraziarsi il prete inizia una filippica sugli usi superiori dei protestanti sui cattolici:
"Adesso abbiamo le nostre scuole, i nostri libri, la nostra Bibbia, la nostra chiesa. Voi spagnoli siete tutti uguali. Rifiuti! E voi monaci siete tutti uguali. Idolatri!"
Il prete oltre che essere gesuita è anche molto sportivo e per tutta risposta dopo aver agitato il crocifisso che ha al collo lo fa attaccare dai samurai posti di guardia allo straniero. Ma Blackthorne è un vero duro e ne prende pure un paio a cazzotti. A questo punto la confusione già regna sovrana:

1) Non si capisce perché di 11 sopravvissuti dell'Erasmus solo lui viene portato a casa di Omi (se ancora non sai se sono cattolici o meno dovrebbero ricevere tutti la stessa ospitalità per paura di ripercussioni con i tuoi attuali partner europei, se sai già che sono eretici cosa te ne frega se Lord Piselloni sta male?).
2) Non si capisce perché Blackthorne continui per tutto il tempo - ed è una costante del romanzo - a mancare di rispetto a Omi (uno che ha decapitato un sottoposto perché non si è inchinato in modo abbastanza ossequioso e da bravo giapponese ha pure un sottoposto che pratica il judo ante litteram) e a qualsiasi altra figura di autorità del Giappone, a disobbedire agli ordini di qualunque energumeno armato nelle vicinanze, a prendere a pugni la qualunque, a fare osservazioni poco educate facendola costantemente franca. In un romanzo serio avrebbero infilzato questo scemo come un kebab nelle prime pagine.

Ma questo è tutto fuorché un romanzo serio.
Scopriamo infatti che non solo i giapponesi sono molto affascinati dal fatto che Blackthorne, a differenza degli spagnoli, abbia capelli biondi e occhi azzurri, che non solo padre Sebastio sembra sentirsi perduto (così a caso) di fronte al carisma dello straniero che arriverà pure a spaccargli il crocifisso davanti a tutti dimostrando che è il gesuita il nemico quindi non deve essere messo a morte dal Daimyo, ma soprattutto che sia dotato di Impareggiabili Parti che fanno impressione (sic!), una tale impressione che un'erezione spontanea avuta durante un bagno fa applaudire per la meraviglia la madre di Mura e tutti i presenti alla scena.
"Con assurda gravità Mura aveva detto: 'Capitano-san, madre-san ringrazia, il meglio della sua vita, adesso muore felice!' e tutti si erano inchinati come un sol uomo e lui, Blackthorne, a un tratto si era reso conto della comicità della cosa ed era scoppiato a ridere."
La scena nella mia testa:
A questo punto sarebbe più logico pensare che sia la dimensione spropositata delle sue parti intime a renderlo così degno di rispetto tra i mangiasushi per tutto il resto del romanzo, cosa che renderebbe Shogun una geniale parodia porno degna della WoodRocket.
Invece no, Clavell vuole a tutti i costi buttarla sul serio.
Il consigliere del Daimyo Yabu, Omi, riesce a convincerlo che non è saggio uccidere gli eretici perché proprio Blackthorne, in quanto pilota di una nave che ha la bellezza di 20 cannoni e un sacco d'argento a bordo e in quanto non cattolico (quindi nemico degli odiati conversori cattolici) potrebbe essere la chiave di volta che potrebbe portare a loro vantaggio le sorti del conflitto civile che sta per scoppiare nell'isola tra i signori del paese.
Lo Shogun infatti è venuto a mancare, il suo legittimo erede è troppo giovane e gli alti feudatari del paese vogliono cogliere la palla al balzo per un cambio di dinastia. La notizia dell'arrivo di questo pirata eretico dall'enorme schwanstucka raggiunge Toranaga, signore del Kwanto e capo del Concilio dei reggenti, che manda il generale Toda "Pugno d'acciaio" Hiromatsu a prendere Yabu e Blackthorne (che ora chiameranno Anjin, pilota - pilota de che, dell'aviazione? - perché non riescono a pronunciare il suo nome inglese e Clavell ci tiene a mostrarcelo attraverso simpatiche gag in cui i samurai pronunciano suoni ridicoli) e a portarli a Osaka, di modo che lo straniero possa fare la sua magia contro il suo più acerrimo rivale, Ishido.
Dramatization 2
In maniera per nulla forzata, a questo punto l'unico interprete in grado di comunicare con Anjin in portoghese e latino in tutto il Kansai sembra essere il più delicato e cattolico fighino in miniatura dell'isola, tal Mariko Toda (nuora di Pugno d'acciaio), la quale, quando te sbagli, non può fare a meno di innamorarsi di questo splendido europeo che passa il tempo a stare a palle di fuori, scazzottarsi coi samurai, imprecare e vomitarsi l'anima dopo essersi ingozzato con troppa foga non appena riesce a mettere mano su qualche cibo e un po' di grog occidentale.
Signori, il salvatore del Giappone.

Dal momento che la signora risulta maritata, e il fatto che sia infelicemente maritata sembra essere una giustificazione più che sufficiente per passare oltre il fatto che questa povera crista se beccata rischia la vita, tra i due inizierà una storia proibita sullo sfondo dell'intrigo politico-religioso esotico. 
E tra incarcerazioni ingiuste, tradimenti e alleanze inaspettate, solide e virili amicizie rigorosamente etero, gag zoofile (sic!), salvataggi durante i terremoti (sic!!) ed esplosioni stile Die hard, quell'acuto stratega, formidabile navigatore e portatore di pipolone gigante di Blackthorne comincerà a imparare e persino a rispettare la lingua e i costumi giapponesi al punto da arrivare a disprezzare i suoi compagni di ventura europei (che ora sono volgari e ignoranti rispetto a lui) e a tentare pure lui la via del seppuku giocoso.
Questo e il salvataggio di Toragana gli varranno lo status di Samurai onorario.
Alla fine di questa martellata ai maroni di 1500 pagine Toranaga trionfa, Mariko muore facendo da scudo umano in un attentato esplosivo ai datti del suo amato fatto da un ninja, i cattivi fanno seppuku e Blackthorne decide di non lasciare più il Giappone.
Mi pare fosse pure sposato, ma sticazzi.

IMPRESSIONI SPARSE

Si può riassumere Shogun come Il sogno bagnato di un boomer bianco etero e conservatore. Se tutti i personaggi secondari sventolano sullo sfondo come banderuole, il protagonista è l'immancabile scimmia alfa che invade con precisione chirurgica questi romanzi. Nord-europeo, nobile e coraggioso maschio bianco-biondo-occhi azzurri super etero (guai a insinuare il contrario, ti sfascia casa) dal cazzo gigantesco. Questo è importante, è praticamente la prima cosa che salta fuori del personaggio e la questione salterà fuori molte più volte di quanto non fosse necessario scatenando ammirazione e tifi da stadio pure tra le pudiche signore orientali. 
Del 1600.
Dramatization 3
Questo ibrido Adone-Ercole dell'età Moderna che ti rapisce con lo sguardo, picchia come un fabbroferraio, beve come un nano, ama come un pornodivo e ha la sensibilità di un haiku dedicato ai petali di ciliegio salverà le sorti del paese ospite col suo ingegno europeo, u
n po' come la ricca bianca di The Help risolveva il problema del razzismo nella Bible Belt dando voce alle cameriere delle sue vicine di casa e amiche.

Se lui è una scimmia piacente dallo spirito indomito e incorruttibile quasi quanto la sua nerchia, lei non può che essere il più minuto, devoto, dolce e proporzionato fighino di tutto il Giappone, l'unica che parla la sua lingua, ovviamente legata a una bestia di marito in un matrimonio infelice (cosa che ha l'unico scopo di giustificare l'adulterio di lei anche da un punto di vista morale ad uso e consumo del lettore borghese e bigotto).
Per il resto, Mariko risulta profonda come una pozzanghera.
Qualsiasi caratteristica la riguardi non va mai ad arricchirla come personaggio ma è meramente funzionale al suo rendersi utile o degna dell'amore che l'eroe prova nei suoi confronti (persino la sua morte sarà un mero sacrificio per permettere a Blackthorne di sopravvivere). 
Parliamo poi di questo grande amore.
Se lei passa il tempo a sopravvivere agli abusi (mentali e fisici) del suo violento marito e a struggersi su quali potrebbero essere le conseguenze nefaste per il suo amato straniero nel caso in cui dovessero essere scoperti (anche se tecnicamente le conseguenze peggiori le subirebbe lei, che però è giapponese quindi ha il seppuku nell'animo), lui lo trascorre per il 99% del tempo a farsi i cazzi suoi e a pensare a come riavere la sua nave.
Nell'altro 1% si occupa anche del suo fiorellino di loto.
Il nostro eroe dal multiforme ingegno infatti ha una soluzione semplicissima e geniale anche per risolvere la situazione di Mariko e dare un lieto fine alla loro romance: ovvero andare da Toranaga una volta diventato samurai per chiedergli di far divorziare Mariko dal marito per darla a lui e permettere loro di partire insieme per l'Inghilterra (nonostante il fatto che non ci pervenga mai la volontà di lei in merito. Magari le fa schifo il fish and chips)
Peccato per l'attentato terroristico del ninja, se no non vedevo falle.
Dal punto di vista della ricostruzione storica non metto in dubbio che Clavell abbia fatto letto qualche libro di storia della figlia o un paio di equivalenti inglesi dei bignamini, ma finisce lì.
Se da un lato la parte prettamente fattuale del periodo storico che fa da cornice alla vicenda (il periodo della Guerra degli 80 anni) è trattata fin troppo nei dettagli con digressioni infinite che assumono tinte da spiegoni di serie tv, d'altronde se no come ci si arrivava a superare le 1000 pagine, Shogun diventa un guazzabuglio di eurocentrismo, razzismo benevolo, superficialità e troiate varie nel momento in cui il suo autore cerca di entrare più a fondo nel mondo nella mentalità dei giappopeople  che riescono a stregare anche il protagonista.
Innanzitutto il seppuku (il suicidio rituale) viene tirato in ballo anche se un personaggio casca in terra e si sbuccia il ginocchio. Lo praticano indistintamente samurai e contadini, donne e uomini, in continuazione. Si fa seppuku per salvare l'onore, come minaccia, come arma di ricatto, per noia, per far andare avanti la trama. Ogni tanto nei momenti morti trovi qualcuno sullo sfondo che fa seppuku per tenerci svegli e ricordarci che siamo in Giappone e qui la gente mangia pesce crudo, fa judo, si suicida e aspetta i marinai stranieri per risolvere le questioni politiche interne.
In una scena persino Blackthorne, col suo superiore acume europeo, arriva a far notare che forse è un po' esagerato che un tizio si attui a praticare seppuku per non aver adempiuto al meglio a un ordine basic quando a due metri di distanza ci sono i suoi compagni d'armi impiegati in una battaglia sanguinosa e disperata.
"Se proprio vuole morire con onore perché non lo fa in battaglia?"
"Perché siamo fatti così", è la risposta serafica di Mariko.
Non fa una piega.
Ora, per quanto non metta in dubbio che i samurai di quel periodo fossero legati al concetto di morte onorevole e si praticasse effettivamente il seppuku non penso che la vita gli puzzasse così tanto.
Così come non credo che si dovesse aspettare per forza un uomo bianco dall'enorme uccello per risolvere i conflitti politici del paese, o che all'epoca fosse così realistica una storia d'amore tra una donna del luogo (tra l'altro cattolica devota) e uno straniero.

L'intreccio è un lento e inesorabile coitus interruptus di intrighi, pippe mentali, apprezzamenti sui piselloni bianchi e situazioni pericolose da cui il nostro protagonista deve trarsi d'impaccio che però non arriva mai a un avvenimento conclusivo. E' una lunga preparazione a uno scontro decisivo tra signori feudali senza che questi arrivino mai a incrociare le lame. E' la storia dell'insediamento di Toranaga al ruolo di Shogun senza che si dia mai vero spazio o importanza alla cosa. 
In effetti 1500 pagine sono poche, mica si poteva mettere tutto.
Ed era molto più importante farci vedere come Blackthorne prende a cazzotti nel muso un ninja rispetto al dare un climax conclusivo a un patema di 1500 pagine.

Non contribuisce alla fruibilità del racconto (al di là della mole, le continue digressioni, il cringe imperante e l'uso di un giapponese ad mentula canis) l'uso di un punto di vista schizofrenico che passa in continuazione dagli europei ai giapponesi al solo scopo di farci sapere tutto, ma proprio tutto, quello che passa per la testa dei personaggi. 
Come ad esempio quanto è bello Blackthorne per i giapponesi.
O quanto trovino grosso il suo coso, o quanto sia fondamentale il suo apporto alla battaglia.
Regolare...

IN CONCLUSIONE. . .

Inauguriamo il 2022 riuscendo finalmente a leggere qualcosa di più irritante, ignorante, sessista e narrativamente campato per aria di Il principe dei Fulmini di Mark Lawrence?
Forse.
Da un lato Shogun si può parzialmente giustificare per il fatto di essere un libro figlio del suo tempo, scritto da un uomo maschio bianco etero nel 1975 quando non si andava troppo per il sottile nel parlare di culture diverse da quella occidentale, mentre Mark Lawrence fa schifo in modo anacronistico scrivendo negli anni 2000 una roba che pare uscita dagli scaffali della roba brutta degli anni '80; dall'altro Shogun si prende maledettamente sul serio e vuole darsi un tono da romanzo storico scritto da una persona che quei luoghi lontani non li ha solo studiati, ma vissuti. 
Vabbè, li ha vissuti nel XX secolo e il libro è ambientato nel 1600; vabbè, Clavell ha servito nell'esercito inglese in Malaysia per combatterli i giapponesi; vabbè, è stato fatto prigioniero a Singapore e il Giappone non l'ha visto manco in cartolina. Dettagli. In fondo non sono un po' tutti uguali 'sti mangiasushi?

Il risultato è un pot-pourri di machismo in cui il valore è determinato da quanto hai grosso l'uccello e quanto sei bravo a fare a pugni coi samurai, sessismo a spese di donne che applaudono davanti ai suddetti piselloni o risultano donnini di cartapesta che vivono in funzione del loro ruolo di oggetto d'amore, razzismo a spese di giapponesi che risultano bambini incapaci di risolvere le loro questioni personali senza l'aiuto dei bianchi.
Il sessismo e il machismo si fondono di conseguenza in omofobia in una scena talmente cringe che fa il giro e diventa la mia preferita del libro.
Mariko, nel suo ruolo di interprete, sta offrendo a Blackthorne compagnia femminile per sfogare le proprie energie virili in modo consono. 
"No grazie, ora no" replica il nostro protagonista, sempre umile.
"Forse preferiresti un ragazzo?" è l'errore tattico della nostra ingenua giapponesina, a cui segue uno sbrocco di livello Telenuovo in cui il nostro eroe salvatore del Giappone spacca roba, minaccia samurai armati e bestemmia pure gli spiriti della natura per l'affronto subito.
Perché MA CHE AOO MICA SO' FR*CIOOO.
Serio, non lo vedremo sbroccare mai più così.
A quel punto la conclusione a cui arriva, e come dargli torto, quello che è diventato automaticamente il best personaggio del romanzo è che questo fascinoso e dotatissimo straniero che non vuole le fighe e si incazza tanto al pensiero di un gigolò possa preferire, cito, trombarsi i cani o le papere come certa gente dalle parti della Corea, ma per essere sicuri di non offenderlo di nuovo sarebbe meglio lasciargli in camera una papera e vedere come va.
Ma poi sta papera gliel'avranno portata?
Mistero.

Giudizio finale:

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