mercoledì 28 settembre 2022

[Recensione] I GOLDBAUM, di Natasha Solomons

Titolo originale:
 House of Gold
Autore: Natasha Solomons 
Traduzione: L. Prandino
Edizione: Neri Pozza
Pagine: 478
Anno: 2019
Euro: 18,00 | Ebook: 9,99 


Natasha Solomons, autrice ebrea di nazionalità inglese, ne I Goldbaum ci racconta le vicende di una ricca stirpe europea di banchieri di origine ebraica chiaramente ispirata ai Rothschild. Per chi non li conoscesse e fosse interessato alle solite due righe di contestualizzazione storica i Rothschild sono stati fin dal XIX secolo una famiglia dedita alla finanza internazionale, che si dice siano stati in possesso dei più ingenti capitali privati del mondo nonostante il clima di disprezzo e antisionismo che li circondava, e questo grazie alla collaborazione reciproca. Dei Rothschild cinque linee ereditarie austriache sono state elevate al rango nobiliare da Francesco II nel 1816, e una linea inglese deve i suoi titoli alla regina Vittoria.

A differenza dei normali ebrei ricchi che operavano a livello locale ed erano quindi soggetti ad atti violenti ed espropriazioni da parte del potere costituito, i Rothschild costruirono un impero finanziario internazionale su azioni, obbligazioni e debiti globalizzati, quindi intoccabile a livello nazionale, completamente in mano a membri della loro famiglia (cosa che contribuì a mantenere la totale segretezza circa l’ammontare effettivo delle loro fortune) che erano quindi educati dalla nascita a gestire grosse quantità di denaro e a mantenere complesse relazioni familiari e professionali mediante una rete di matrimoni tra parenti.

I Goldbaum sono la stessa cosa, la Solomons ha giusto cambiato il nome.
Forse per evitare denunziequerele globali.
 

DUE RIGHE DI TRAMA

Il romanzo si apre nell’aprile del 1911 e ci fa fare la conoscenza dei rampolli del ramo austriaco della famiglia Goldbaum, Otto e Greta, e delle loro burla fanciullesche. Ma la Solomons mette praticamente subito da parte Otto, che da bravo topo di biblioteca appassionato di scienza viene relegato in poche righe all’animaletto spalla delle principesse Disney, in favore della nostra protagonista specialissima.
Dramatization: Otto e Greta

🎵 Afferro un libro o due dalla mia libreria
e osservo un bel dipinto dalla galleria
tra equitazione, musica e astronomia
aspetto quel che succederà 🎵

E che deve succedere?
Succede che Greta deve sposare, come tutte le donne Goldbaum, un uomo Goldbaum che non ha mai conosciuto nè dal vivo nè in foto (nonostante più avanti nel libro si affermerà che un paio di volte l'anno i Goldbaum europei si incontrano portandosi dietro le famiglie perché i rapporti possano essere cementificati e i piccoli di casa comincino a respirare aria di affari - e non ti porti dietro le figlie perchè si comincino a intessere i rapporti matrimoniali? Ma su questo punto voglio dare per buono che la volontà delle ragazze conti talmente poco da non rendere necessaria la loro presenza per trovare un marito papabile). In questo caso il ramo austriaco della famiglia si legherà a quello inglese e Greta sposerà un tale di nome Albert.
Segue drama cliché della povera ragazza ricca costretta a sposare qualcuno che non ha mai conosciuto e non ama, con tanto di immancabile "sarò pure ricca ma non ho la libertà, magari potessi decidere della mia vita come le ragazze normali, maledetta questa antica genia di geni della finanza!"

Ma vai a pettinare le bambole di porcellana.

Dopo aver fatto il diavolo a quattro (ma solo come flusso di coscienza interiore, quindi l'unico a cui rompe le palle è il lettore a cui della parte romance frega il giusto) arriva persino a scrivere un biglietto al futuro marito (che non ha visto nemmeno alla festa di fidanzamento perché impossibilitato da un generico malore senza nome, che io ho personalmente interpretato come un attacco improvviso di cagotto), e la scena che segue si può riassumere grossomodo così:

Lei: "Mollami tu perché io sono inorridita da tutta questa faccenda del matrimonio forzato, ma sono solo una povera ragazza ricca del primo Novecento e se provo a dire qualcosa e a oppormi alla volontà genitoriale va a finire che mi diseredano senza rendita e a fare la ragazza qualunque tocca andarci davvero".
Lui: "Guarda, io una moglie a cui faccio così ribrezzo anche se non abbiamo scambiato due parole in croce non la voglio, se proprio non mi vuoi sposare posso prendermi io la responsabilità di rifiutare, non c'è problema, di Goldbaum ne trovo a mazzi in tutta Europa."
Lei: "... No ma forse ora invece voglio sposarti perché mi dai la possibilità di non farlo. Però sia messo agli atti che potrai avere il mio corpo ma non la mia anima, perché il nostro è un matrimonio combinato e non d'amore."
Lui: "... E ci accontenteremo..."

Cominciamo veramente bene.
Il romanzo verterà inizialmente sulle immancabili difficoltà incontrate da questa giovane sposa che ha dalla sua anche l'ulteriore ostacolo di essere straniera in terra d'Albione e (così ci dicono e da un certo punto in poi tocca veramente fidarsi) una certa dose di anticonformismo.
Grazie al cielo questa potenziale ladyoscarata si affloscia subito e invece di suocere malvage, invidie e malignità e incomprensioni culturali troviamo fin da subito una Greta perfettamente in grado di adempiere al suo ruolo pubblico di moglie (se escludiamo le iniziali difficoltà a consumare il matrimonio) e una suocera che invece di remarle contro più di tutti comprende le sue difficoltà (essendo lei stessa parte del ramo tedesco dei Goldbaum) e la indirizzerà verso una passione su cui riversare la propria infelicità e le frustrazioni di ricca signora, ovvero il giardinaggio.
Nel frattempo in Europa scoppia la guerra.

IMPRESSIONI SPARSE

Finché non si impantana nelle cacate romance di questa coppia di scemi I Goldbaum è un bel libro che offre un punto di vista interessante e non convenzionale sulle vicende europee del primo Novecento, quello di una famiglia che si ritrova a barcamenarsi tra la propria identità ebraica (un'identità che travalica i confini nazionali e non riguarda solo i vari rami della famiglia Goldbaum ma l'intero popolo ebraico) e quella europea, in un momento in cui l'Europa stessa va disgregandosi non solo sotto il peso della guerra ma anche dell'immenso potere finanziario d'oltreoceano (in questo la Solomons, da brava inglese, non lesina critiche anche piuttosto esplicite alla retorica stucchevole degli americani salvatori del mondo).
Inizialmente protetti dai titoli, dal denaro e dai privilegi (privilegi che portano con sé anche una serie di rigidi doveri, da buon cliché per renderci simpatici i poveri ricchi), con il passare degli anni e l'inizio delle ostilità i Goldbaum si ritroveranno a dover venire a patti con la loro diversità e a ridimensionare il proprio posto nel mondo. 
Perché nulla, nemmeno il denaro, salva dalla diversità.
Negli anni della guerra infatti Greta (da sempre guardata con bonaria simpatia a causa del suo anticonformismo, al più criticata per le difficoltà nel partorire un erede Goldbaum) diventerà una paria sociale per le sue origini tedesche; Otto si arruolerà nell'esercito in qualità di sottoufficiale a causa delle sue origini ebraiche e qui, lontano dagli obblighi di famiglia e dall'arido mondo della finanza che lo aveva strappato alla sua vera passione (l'astronomia) brillerà di luce propria; Albert verrà inviato in America in missione diplomatica per ottenere supporto e prestiti di denaro non ricevendo altro che vaghe simpatie per il suo aspetto sciupato, elemosine e la dolorosa realizzazione di quanto poco conti la ricchezza dei Goldbaum e dell'intera Europa a fronte dei magnati USA.

Interessante anche se virato un po' troppo sul retorico per i miei gusti il legame (qui riservato alle sole donne Goldbaum, quasi custodi ancestrali di saperi antichi) tra uomo e natura, un leit motiv che sembra accompagnare l'autrice fin dal suo esordio editoriale. Se in Un perfetto gentiluomo la Solomons rendeva impossibile per il suo protagonista costruire l'agognato campo da golf sul fianco di una collina finché non avesse imparato a rispettare, e non a forzare, la natura qui è Greta a incarnare quello spirito di farsi i seghini sui giardini tanto caro alle autrici inglesi dai tempi della Hodgson Burnett.
Sua suocera usa violenza sulla natura pretendendo con pratiche artificiose fiori e frutti anche non autoctoni per tutto l'anno, con l'ovvio risultato di far soffrire e morire piante costrette a un continuo superlavoro. Suo marito colleziona insetti, quindi caccia e uccide creature per sterile collezionismo tenendole poi al buio per non rovinarle invece di ammirarle in libertà.

Greta invece decide di plasmare il proprio giardino assecondando la natura.
Dramatization: Greta e il suo giardino
Seguendo i cicli stagionali e valorizzando la bellezza delle specie autoctone (con la Solomon che coerentemente non lesina lunghe e puntigliose descrizioni dell'ambiente naturale frutto di ricerche approfondite), avvalendosi dell'aiuto di giardiniere rigorosamente donne.
Questo stesso giardino in tempo di guerra da rifugio per se stessa diventerà una sorta di santuario per le donne, nello specifico per le madri (visto che Greta appena sgrava scopre che la maternità è l'unica ragione di vita di una donna), un luogo in cui poter partorire in sicurezza, assistite, nutrite e protette almeno per qualche settimana, magari reinserite con qualche programma di avviamento al lavoro.
Praticamente Greta vorrebbe insegnare alle prostitute a fare le giardiniere.
Giustamente non appena salta fuori l'idea le ridono tutte in faccia: ma quando una volta smesso di ridere le fanno notare che il giardinaggio per le donne all'epoca era vista al massimo come un'occupazione per le signore di buona famiglia (la stessa Greta rappresenta un'eccezione che fa alzare il sopracciglio della suocera) e non portava il pane in tavola a meno di non avere del terreno per farsi un orto, la cosa finisce a tarallucci e vino.
Peccato perché io l'avrei perculata ancora un po'.
D'altronde c'era da parlare di cose più serie, come la guerra, la morte e i modi in cui Albert potrebbe convincere Greta a trombare di nuovo dopo il secondo parto senza rischi di portare avanti un'altra gravidanza grazie all'ausilio delle nuove teorie scientifiche americane riguardanti la temperatura basale e il salto della quaglia.
Ma cosa memo a fare?

Di nuovo, arriviamo alla nota dolente, ovvero il romance.
Ma il problema prima che nelle interazioni romantiche improbabili tra questi due scemi (laddove Albert non è neanche male e ha dei momenti in cui si dimostra persino abbastanza ironico nonché molto paziente e permissivo con quei continui voltafaccia della moglie vista la mentalità dell'epoca e il suo ruolo nella società e nella famiglia), scemi che devono inseguire a tutti i costi l'amore romantico e uscirsene con scene pruriginosette ai limiti della fanfiction al solo scopo di titillare l'immaginazione della lettrice del 2000 sta proprio in Greta, che è un'immensa incudine appesa ai coglioni.

Greta parte come una teutonica del nuovo secolo piena di riccioli, frivolezze e idee sbarazzine che poi ovviamente mette la testa a posto e userà il suo spirito ribelle e il suo legame con la natura per diventare l'emblema di madre e moglie reazionaria migliore che c'è. Il rapporto tra i due nel corso del romanzo possiamo riassumerlo a grandi linee così:

"Non mi voglio sposare per imposizione con uno che si è fatto venire il cagotto alla nostra festa di fidanzamento. Maledetto questo mio retaggio Goldbaum, io sono libera con l'aria e indomita come la marea, non mi avrete mai, meglio fare la ragazza del popolo."
"Ok, se non vuoi sposarmi annullo tutto io."

"... No, ma io ora ora ti voglio sposare. Però le porcherie non le voglio fare se prima non ti amo. Sai l'amore è alla base di ogni matrimonio combinato."
"Ok, lo rispetto, alla fine nemmeno a me va di impormi con la forza su una a cui faccio schifo."

"Scusa, ma sei per caso deviato? Perché non mi vuoi? Io ora ti voglio, mi sono anche fatta trovare completamente nuda dentro il mio giardino e tu niente, ma io non lo so, ti serve l'invito?"
"Beh, sì..."
"No, ora non ti serve più, ora ti voglio, però per il momento niente bambini."
"Ok, vedremo più in là di ragionarci insieme."

"No, ora i bambini li voglio perché tutti smalignano di me perché non porto un erede alla casata, ma giusto per dovere, sia chiaro."
"Chiarissimo."

"Però ora che ho avuto un aborto spontaneo ho capito che la maternità è lo scopo ultimo di ogni donna, non ne sono più disgustata. Sarò la ribellina che vuole allattare al seno il suo figlio maschio finché non sarà pronto per il college, perché non c'è cosa più naturale del latte della mamma."
"Ah, bene."
"No, però ho avuto un parto difficile, non devi più toccarmi manco per sbaglio e non ci provare nemmeno a fare il salto della quaglia e altre cagate, gravidanze non ne voglio più."
Ma vaffanculo, ' a matta...
 
Risultano di contro molto più interessanti le storie d'amore dei personaggi di contorno rispetto a queste due banderuole, anche se non può mancare la scena pruriginosetta ogni tanto per tenere desto il lettore quando la guerra o le questioni economiche/politiche si fanno troppo noiose, come in un episodio di Game of Thrones.

*

IN CONCLUSIONE. . .

A livello razionale capisco che la storia di due deficienti ricchi ma che vivono nel giardino di 100 acri però umile e adibito alla coltivazione di cavoli e piselli e nel villone elegante pieno di arte e mobili costosi però umile e col tettuccio di paglia che finiti insieme per dovere finiscono con l'innamorarsi follemente (e di una ribellina che scopre che essere mamma è BLL) mentre infuria una guerra mondiale venda di più di un pippone sull'identità ebraica sullo sfondo delle ipocrisie europee del primo Novecento. Quindi capisco l'intelligenza della manovra della Solomons, che vive vendendo libri e non scrivendo saggi storici di sensibilizzazione sulla causa ebraica e sul marchio infamante della diversità a qualsiasi livello sociale.
Ma nel tentativo di ficcare tutto nello stesso calderone il libro non approfondisce niente e manca di un'identità chiara. E' un romanzo Harmony o un saggio storico? Vuoi parlarmi di economia e politica, di ecologia e astronomia, di guerra o vuoi concentrarti sulla storia d'amore forzata e stronza? E' un manifesto reazionario sulla maternità o un inno al femminismo? 
E' una saga familiare? 
Va' a sapere...

Giudizio finale:

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