Paese: Stati Uniti-Canada
Anno: 2019-2021
Studio: HMH Productions, DHX Media
Soggetto (videogioco): Gene Portwood, Mark Iscaro, Dane Bighman, Lauren Elliott
Ideatore: Duanne Capizzi
Regia: Jos Humphrey, Kenny Park
Stagioni: 4
Episodi: 33 (completa)
Cast: Gina Rodriguez (Lavinia Paladino), Finn Wolfhard (Luca De Ambrosis), Abby Trott (Ludovica Bebi), Michael Hawley (Marco Briglione), Paul Nakauchi (Carlo Petruccetti), Rafael Petardi (Gabriele Sabatini)
Premesse:
Carmen Sandiego nasce come serie di videogiochi appartenente al genere Edutainment (intrattenimento educativo) resi molto popolari negli anni '90 anche nel nostro paese da un cartone animato trasmesso sulle reti Rai che seguiva le gesta di Carmen Sandiego, una ladra internazionale capo dell'agenzia V.I.L.E.
Il nostro compito come era saltare da una parte all'altra del mondo e aiutare gli agenti A.C.M.E Zack e Ivy a catturarla, compito tutt'altro che semplice nonostante i potenti mezzi a nostra disposizione (e le nostre conoscenze storico-geografiche, ma anche linguistiche e matematiche, che si rivelavano puntualmente determinanti per la vittoria).
Notando che molte persone avevano ancora un bellissimo ricordo di quella serie, Netflix ha deciso che poteva prendere il franchise, cagarci sopra e farne un reboot che vuole strizzare sia l'occhio ai fan attempati che acquisire un nuovo pubblico di piccoli spettatori facilmente traumatizzabili. Incredibilmente, riesce a fare male entrambe le cose. Meno incredibilmente, la serie ha avuto un buon successo di pubblico e critica. Ancor meno incredibilmente, la sottoscritta non ne è rimasta entusiasta.
Ma andiamo a vedere il perché:
*
DUE RIGHE DI TRAMA
I primi due episodi sono dedicati alle origini di Carmen Sandiego (Gina Rodriguez, la star di Jane the Virgin), quando ancora si faceva chiamare Pecora Nera ed era solo un'orfana di origine sudamericana cresciuta in seno a un'associazione di nome V.I.L.E (che all'inizio della storia pensiamo stia per Valuable Imports Lavish Exports, ovvero Importazioni di valore, Esportazioni abbondanti), dove la giovane e talentuosa fanciulla tra uno scherzone coi gavettoni e l'altro insieme al suo gruppo di simpatici amici multietnici tirati fuori dalla brochure di un college americano, imparerà (tra le altre cose) discipline del tutto normali e assolutamente non sospette come furto, arti marziali, uso di armi letali.
Nonostante la si veda a più riprese decisamente portata nell'arte del furto viene bocciata proprio in quella materia dal maestro Shadow-san (Paul Nakauchi), e questo le impedisce di diplomarsi insieme agli altri. Ma Carmen ovviamente non si arrende, se no il cartone era finito: decide di seguire di nascosto gli altri compagni nel corso della loro prima missione ufficiale per farsi notare e guadagnarsi il tanto agognato diploma.
Qui assiste a una cosa davvero inaspettata.
Il suo bestie Crackle (Michael Goldsmith) per poco non secca con il suo letale bastone elettrico un povero vecchio custode che si era ritrovato per caso ad assistere al loro colpo. Carmen ovviamente, non essendo cresciuta per tutta la vita in seno a un'organizzazione criminale, è buona quindi si indigna e lo ferma, dopodiché va a denunciare il tutto al corpo docenti certa che a dispetto della sua insubordinazione loro faranno qualcosa in merito.
Il corpo docenti infatti ride in faccia a questa cretina, e io con loro.
Scopriamo, sorpresa sorpresa, che V.I.L.E in realtà sta per Villains' International League of Evil (Lega Malvagia Internazionale dei Cattivoni) e che come suggerisce il nome sono un'organizzazione di supercriminali votati al male che del povero vecchio custode innocente e di quelli come lui, per dirla con un francesismo, se ne sbattono i coglioni.
Pecora Nera ovviamente è sconvolta.
Forse pensava che all'accademia insegnassero furto e arti letali per sconfiggere le disparità di genere e il capitalismo. Sia come sia, Pecora Nera decide che la sua esperienza in seno alla V.I.L.E è giunta al termine. Trafugati gli iconici cappotto e fedora scarlatti alla bibliotecaria dell'accademia Cookie Booker (doppiata in originale da Rita Moreno, storica voce di Carmen Sandiego nel cartone animato degli anni 90. Un passaggio di consegne in piena regola che personalmente ho apprezzato), e un hard disk pieno di informazioni sulle attività criminali portate avanti dalla V.I.LE, la rossa Carmen Sandiego volta le spalle ai vecchi amici, fugge dall'isola e decide di dedicare la vita allo smantellamento della Lega dei Villain, dove il colore predominante guarda un po' il caso è il verde.
🎵 Sojùz nerušìmyj respùblik svobòdnych
Splotìla navéki velìkaja Rus'. 🎵
La storia si reggerà attorno a un intreccio di forze in opposizione inutilmente complicato: Carmen recluterà un gruppo di peones per il suo gruppo di ladri buoni (i fratelli Zack e Ivy, originari di Boston, e l'hacker canadese Player che ancora non si fa la barba ma già viola sistemi superprotetti) e andrà in giro a sventare i piani malvagi dei suoi ex mentori e a salvare opere d'arte, cimeli storici, ricette di famiglia (sic!) e preziosi tesori, ma visto che questo è uno di quei cartoni dove per allungare la broda la gente non si parla e regna sovrano il fraintendimento avrà contro sia la V.I.L.E che la A.C.M.E, un'organizzazione di superbuoni composta da gente raccattata letteralmente per strada che a volte vogliono catturarla, a volte no, dipende da come soffia il vento.
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IMPRESSIONI SPARSE
Carmen Sandiego nasce come villain in un prodotto videoludico destinato ai giovani che aveva uno scopo sostanzialmente nozionistico-educativo: non sorprende quindi che a livello di costruzione caratteriale o di trama sia nei videogiochi che nel cartone animato si latitasse e che di questa ladra sfuggente e geniale non si sia mai saputo nulla se non il suo aspetto fisico, il fatto che amasse rubare cimeli più per il loro valore storico e culturale che per quello monetario e che tenesse in gran conto l'intelligenza dei suoi antagonisti dal momento che lei stessa era una ladra geniale che operava da sola o con dei sottoposti che obbedivano ai suoi ordini, mentre contro aveva un'intera equipe di tutori della legge e dell'ordine.
In pratica in questa nuova serie si è partiti da zero.
C'è stato uno studio da parte di professionisti per far entrare il franchise nel XXI secolo, si è inventati la trama praticamente dal nulla, si è messo mano a caratterizzazioni caratteriali inesistenti, si è ripulito il design; si è plasmata la figura stessa della protagonista che da villain è diventata la protagonista (sensato considerando che il titolo della serie è Carmen Sandiego e non "stronzi a caccia di una ladra"). Infinite possibilità e non si è trovato di meglio di far diventare Carmen la solita orfanella dal passato tristanzuolo che sviluppa dal nulla empatia e morale (empatia che non può aver imparato all'interno di un'accademia gestita da criminali nonostante in diversi flashback la si veda un po' come la mascotte della scuola ma che paradossalmente può esserle portata via con un congegno di controllo mentale che le manipola i ricordi) e, da figlia illegittima di Indiana Jones e Robin Hood quale l'hanno resa per non turbare troppo i bambini moderni, ruba ai ricchi e cattivi per donare ai poveri e buoni, o ai musei.
Oppure restituisce il maltolto ai ricchi che magari da un punto di vista etico e umano sono cattivi lo stesso perché (non lo sappiamo, sono mie ipotesi aggratis) monopolizzano il mercato a scapito dei piccoli, o sfruttano e sottopagano la bassa manovalanza nei paesi in via di sviluppo per massimizzare i guadagni, ma non hanno scritto Evil nel logo quindi tutto ok, non ci interessa. In questa serie l'unico problema del sud est asiatico è la V.I.L.E che vuole vendergli il riso contraffatto dal sapore pessimo, e l'unico problema delle favelas brasiliane è la V.I.L.E che depreda e rivende di nascosto preziose pietre di Alexandrite (che sembrano spuntare da sole dal terreno), e alla settimana della moda di Milano qualunque stronza alta un metro e un turacciolo può sfilare con un completo tailleur . Intendiamoci, sono la prima a non pretendere un grosso impegno politico e sociale da parte di un prodotto destinato ai bambini, ma se è lo show stesso a voler portare avanti questa nuova Carmen come una ladra paladina degli oppressi o lo fai bene e metti sul fuoco anche della carne un pelo più sostanziosa (perlomeno tra le righe) o accantoni sta cacata vista e rivista della supereroina col potere dell'empatia e la rendi una ragazza che ha un senso della giustizia nella media ma principalmente vuole vendicarsi di persone che l'hanno ingannata, e magari dei poveri oppressi e della redistribuzione delle ricchezze se ne sbatte il giusto.
Ma lo show ne fa un'arte del complicarsi l'esistenza per sembrare profondo quando in realtà è una lunga e noiosa sequela di lungaggini e cazzate.
Quindi ci ritroviamo una Carmen che su carta è una criminale ma al tempo stesso è talmente buona che manco ha scelto la via della ladra (è "nata con un dono di famiglia", ovviamente, perché anche solo ipotizzare che questa Carmen sia una ladra perché le potrebbe piacere e potrebbe divertirla e stuzzicare la sua fame di rischio è brutto e diseducativo); che dovrebbe vivere d'aria ed è in odore di santità di stampo francescano visto che dà tutto quello che ruba a chi ha bisogno facendo donazioni per ospedali, musei, enti benefici o restituisce i cimeli storici a chi ne ha diritto ma al tempo stesso ha i soldi per permettersi l'acquisto di quartier generali, viaggi in giro per il mondo su jet privati e gadget avveniristici (come? boh, chi se ne frega); che sarebbe geniale, la migliore studentessa dell'accademia V.I.L.E e una ladra internazionale che riesce a mettere in scacco l'Interpol e la S.H.I.E.L.D dei poveri, ma nel corso della serie vediamo una tipa che non riesce a fare letteralmente due passi senza l'aiuto di Player (anni che sei in giro e ancora non sai prenotarti un volo aereo o farti un tablet su cui seguire i movimenti dei tuoi alleati? Sei quella che ha passato l'infanzia sui libri di archeologia e storia e senza le info-dump di Player non vivi?) e di due ragazzini pescati dalla strada.
Se già risulta difficile credere che per quanto Carmen sia brava riesca a mettere in scacco un'intera associazione criminale che da secoli sforna macchine di morte (vogliamo tenerci bassi coi numeri e ipotizzare che si diplomino una ventina di persone all'anno? Tenendo in conto solo i 20 anni di vita di Carmen fanno 400. Smezziamoli nel caso di ritiri/arresti e quant'altro e faranno comunque 200 che operano per conto di un'organizzazione criminale che agisce a livello mondiale contro un pugno di stronzi) con l'aiuto di un paio di ragazzini, lo scetticismo si trasforma in irritazione quando mi ritrovo davanti quelli che dovrebbero essere i buoni e che dovrebbero accompagnare (o ostacolare) Carmen nel suo percorso.
Spalle inutili che fanno ridere i bambini in età prescolare in a nutshell... |
Sono fratelli originari di Boston, presumibilmente di origini irlandesi, che hanno incontrato la nostra ladra dal cuore etico nel corso di una missione criminale a cui erano stati costretti a prender parte per problemi economici (mai nessuno in questo cartone con la protagonista ladra a cui fare il ladro piaccia, tutti costretti dalle avversità della vita o nati col dono).
Lei è la meccanica e ingegnera del gruppo, un po' brusca nei modi ma una valida alleata: esperta di motori, all'occorrenza crea e mette a punto i gadget di Carmen. Di lui si sa solo che dovrebbe essere un ottimo pilota (a quanto si fa capire dall'episodio flashback che li riguarda), ma passa il tempo ad avere fame, dire cazzate imbarazzanti, rovinare i piani altrui, irritare il prossimo e fare battute di merda buone per il pubblico dei piccoli spettatori che si esalta col tintinnio delle chiavi. Non gli sarebbe consentito avere un momento serio neanche se la posta in gioco fosse la vita. E' la versione più stupida di Ron Stoppable e ogni volta che compare sullo schermo mi sale il crimine.
Ironico, dato il contesto.
Faccio ridere perché sono disordinato e mi incazzo! |
Inizialmente agenti dell'Interpol sulle tracce della ladra imprendibile, vengono reclutati in seno alla A.C.M.E da Chief/Capo (Dawnn Lewis, il capitano Freeman del già recensito in questi lidi Star Trek - Lower Decks) in quanto esperti di Carmen Sandiego (l'hanno incontrata due volte in croce facendo figure da peracottari ma evidentemente tanto basta).
Argent è la voce della ragione, Devineaux la linea comica.
Lei è arrivata da due secondi ma è laureata in info-dumpologia quindi ha già capito tutto di Carmen, compreso il fatto che potrebbe non essere così malvagia come la ritengono. Lui ragiona coi pugni, non capisce letteralmente un cazzo di quanto gli accada intorno nemmeno se gli indizi vanno a martellargli le parti basse (in una scena arriva in una stanza piena di alti ranghi della V.I.L.E senza accorgersi che qualcosa non va e poi devo credere che nella seconda stagione solo e senza mezzi scovi il covo segreto dei cattivi quando la A.C.M.E non ci è riuscita in decenni di attività) e fa tante di quelle continue e inesorabili figure di merda che alla fine nonostante per buona parte del tempo sia pure arrogante, ignorante come una capra e antipatico ti viene da pregare che qualcuno ponga fine alla sua vita perché tra missioni mandate a passeggio in tangenziale, disattenzioni, stupidità criminale, degradazioni, licenziamenti, auto sfondate con una frequenza da far impallidire il vicedirettore Uchiyamada di GTO e pure il coma anche basta.
In tutte le quattro stagioni di Carmen Sandiego se c'è un personaggio pseudo-ricorrente da votare alla linea comica a misura di bambino o su cui accanirsi senza ritegno questo è puntualmente il maschio (con la sola eccezione di Player, il cui ruolo però strigni strigni è spippolare al pc e leggere informazioni da Wikipedia; se uno si ferma ad analizzare un pelo meglio quello che ha sotto agli occhi le informazioni a memoria le sa la studiatissima agente Argent e l'azione vera la fa Carmen). Dei giovani diplomati della V.I.L.E ex besties di Carmen quella da prendere più sul serio ovviamente è Tigress (ah, la cara vecchia rivalità femminile, che cosa nuova), gli altri si fanno i selfie in missione o fanno le smorfie buffe.
E' dagli anni '80 che si perculano i mimi, facciamo basta? |
Se Crackle, o Graham che dir si voglia, col passare del tempo acquisirà una qualche parvenza di dignità rispetto al mucchio degli antagonisti della V.I.L.E è solo perché diventerà un alleato di Carmen (percorso che segue anche il "buon" Devineaux, che acquisisce magicamente dignità a livello narrativo nel momento in cui smette di fare a gara a chi ha il cazzo più grosso con Argent), ma persino Shadow-san è così serio e votato all'etica del samurai che fa il giro e diventa una macchietta invece di un mentore saggio che sostiene Carmen nei momenti bui.
Questa cosa nel 2021 è irritante.
E' il classico espediente figlio di una sceneggiatura pigra e stronza che mira a fare del women power superficiale così che anche le donne che (giustamente) ci tengono ad essere rappresentate ogni tanto in modo diverso dalla donzella in difficoltà possano avere il loro momento-seghino di fronte a un prodotto fatto col culo. Questo espediente funziona piazzando un personaggio femminile costruito male accanto a dei cretini perché nel confronto spicchi comunque. Un buon personaggio femminile infatti brilla anche se accanto ha un uomo brillante, mentre uno costruito col buco del culo da persone che hanno l'unico interesse di portare a casa il compitino di femminismo 101 ha bisogno di avere attorno maschi imbecilli per sembrare molto più tosta e sveglia di quanto non sia.
Carmen poi è talmente sveglia che non becca un'informazione senza Player, al punto che deve rompergli i maroni persino a scuola. Ma forse questa cosa in sé mi darebbe meno fastidio se i personaggi intorno a Carmen non fossero, come già detto, un gigantesco dito nel culo.
A livello di trama ci ritroviamo di fronte a una telenovela argentina con tanto di gente che va in coma, perde la memoria e ritrova genitori scomparsi da 20 anni (ironico considerando le origini sudamericane di Carmen) tutta costruita su tizi che potrebbero risolvere un conflitto/fraintendimento in due minuti se solo facessero la fatica di parlarsi e colpi di scena sparati a caso ogni volta che l'intreccio arriva a un punto morto.
E, la cosa non sorprenderà, ci arriva spesso ai punti morti.
Ho perso il conto di quante volte Carmen Sandiego passi dall'essere nemica e poi alleata della A.C.M.E o scopra qualcosa di sconvolgente sul suo passato (che la sconvolge al punto che non ne parlerà mai più fino alla fine della storia o finché non le esplode in mano una bomba di merda più puzzolente dell'altra), o di quante volte Devineaux venga licenziato e reintegrato in servizio. E' un continuo cambiare le carte in tavola per dare l'impressione che qualcosa a livello di trama stia andando avanti.
Mentre si va avanti poco, e a scossoni.
Dopo i primi due episodi che ci introducono (giocoforza dal momento che abbiamo assistito come già detto a un vero e proprio reboot) alla backstory di questa nuova Carmen Sandiego, nella forma di lunghi flashback col presente in cui una Carmen già fuggita da tempo dalle grinfie dei suoi vecchi mentori è inseguita sia dall'ispettore Devineaux che da Crackle a fare da cornice, lo show assume la forma di episodi (o casi) praticamente autoconclusivi in cui Carmen veleggia con grazia da una parte all'altra del mondo per sventare i piani criminali della V.I.L.E e minarla alle fondamenta. Gli episodi finiscono con l'essere così fini a loro stessi laddove non addirittura allungabroda gratuiti che si potrebbe saltare l'intera stagione fino al finale-con-colpone-di-scena-telefonato senza perdere il filo, e arrivata all'episodio in cui l'oggetto della contesa tra Carmen e la V.I.L.E è la ricetta di un condimento per i gamberetti è sorto in me il sospetto che mi stessero prendendo un cicinin per il culo.
Non è proprio il modo migliore di costruire la suspense.
L'intera storia di Carmen Sandiego si sarebbe potuta condensare in una stagione da massimo 10 episodi invece di tirarla avanti all'infinito con pretesti, forzature e cambi di rotta a caso che servono solo ad aggiungere minutaggio come:
● Sono Argent, per due episodi faccio la super agente dall'intuito infallibile, per altri due faccio la professoressa universitaria di ruolo a 20 anni, poi torno agente ma alle mie condizioni (non devi dire che Carmen è cattiva o me ne cado) perché nei servizi segreti si può entrare e uscire come dal bar e le laureate in archeologia se le litigano.● Siamo la V.I.L.E, nella quarta stagione riveliamo dal nulla che in realtà siamo l'incarnazione moderna di un'alleanza di criminali multietnici risalenti al medioevo, abbiamo anche degli antichi manufatti che conducono a un favoloso tesoro nascosto protetto da trabocchetti mortali.Ci perdiamo puntate intere dietro 'sta brutta copia di Tomb Raider ma come al solito finisce tutto in merda.Nel frattempo ci sarebbero delle sottotrame anche abbastanza importanti da chiudere ma chi se ne frega, guarda come fa ridere Zack che fa le faccette!
● Siamo la A.C.M.E, visto che siamo i buoni e si deve capire che siamo i buoni (anche se il nostro futuro capo ha fatto carriera uccidendo un uomo disarmato) non usiamo metodi violenti per occuparci di criminali senza scrupoli ma dotiamo i nostri agenti di pistole a gas ad azione istantanea che si riveleranno a più riprese inutili laddove non proprio controproducenti (in un episodio, "Il caso della sindrome di Stoccolma", un'agente si manda letteralmente al tappeto da sola perché evidentemente al corso di orientamento non le hanno insegnato che i gas si propagano). Ma in fondo amiamo tenerci cara la roba inutile che fa perdere tempo, come l'ispettore Devineaux.
Si pensi anche al "mistero" che ruota attorno all'identità della madre di Carmen, che diventa una parte molto importante della seconda stagione, poi al primo vicolo cieco che non ha altro scopo se non quello di proporre l'ennesima puntata filler, stavolta a tema wrestling (che, come i mimi, viene perculato da almeno 40 anni), viene accantonato senza che Carmen gli dedichi un pensiero fino alla quarta stagione.
Qui improvvisamente la nostra protagonista rivuole sua madre perché la trama orizzontale cominciava a perdere colpi e ci si doveva preparare per la morale lacrima strappa storie finale vuole ritrovare ciò che resta della sua famiglia pikkola anciola, quindi la sua identità diventa informazione di scambio con il Capo della A.C.M.E: dimmi chi è mia madre e in cambio ti dirò tutto ciò che so sui vertici della V.I.L.E.
Nella mia testa:
1) Ma te non eri quella brava amica del popolo che voleva sgominarli a tutti i costi perché sono cattivi e rubano il riso ai filippini? Ora improvvisamente metti le condizioni all'unica persona che ha i mezzi per, letteralmente, arrestarli tutti in mezz'ora?2) Ma lei non era quella che odiavi perché aveva assassinato tuo padre? Non dovresti aver avuto almeno un piccolo moto di risentimento nei suoi confronti in corso di serie invece di accantonare tutto e sbrogliartela con un vago "Se fossi qui per vendicarmi l'avrei già fatto" in dirittura d'arrivo, quando allo sceneggiatore è venuto il pepe al culo di chiudere tutte le sottotrame?3) Perché hai bisogno di chiederlo alla A.C.M.E quando pochi episodi prima Player ha letteralmente hackerato i loro sistemi e dovrebbe avere accesso a tutta la loro documentazione?4) Perché alla A.C.M.E basta far spulciare per tipo due giorni della documentazione relativa al padre di Carmen all'infallibile Argent (che alla fine della serie non è più una ragazza in gamba ma proprio la dea Atena) per trovare un'emerita sconosciuta che non è collegata in alcun modo alla V.I.L.E e scomparsa da 20 anni e non riescono a trovare un'intera organizzazione criminale che opera su scala globale con covi in bella vista e accademie per ladri?
Se la storia con le sue numerose falle logiche e le sue corse in fretta e furia in dirittura d'arrivo (avessero deciso in corso d'opera che la quarta sarebbe stata l'ultima stagione non mi stupirebbe, anche se pure la terza stagione vede i protagonisti correre in giro per il globo nell'arco di pochi giorni quindi forse, non so, agli autori piace fare le corse) è una lunga e interminabile agonia, la morale conclusiva pur non essendo questo dono di dio all'originalità è un finale che tutto sommato tiene botta.
Se non l'avessi vista proposta altre ottocento volte, cioè.
Dopo una breve parentesi in cui Carmen sconfigge un Terminator, un'altra ancor più breve in cui viene privata artificialmente dell'empatia e diventa cattiva-cattiva (cosa che serve a.... boh, rendere canon le fanfiction con dark!Carmen presumo) e una microscopica che vede le simpatiche avventure di Player che va alla scuola pubblica per UN GIORNO (prima che i genitori diano di matto per un'infestazione di scarafaggi e lo rimandino a chiudersi in camera tra gli schermi del PC, come un ragazzo sano) la nostra protagonista riesce a informare finalmente la A.C.M.E sull'ubicazione e l'identità dei capi della V.I.L.E. così che i signori del crimine globale vengano arrestati tutti in mezz'ora.
Lo spettatore un pelo consapevole a cui non si sia ancora fuso il cazzatometro a questo punto potrebbe chiedersi persino come mai Carmen non ci abbia pensato prima: non conosceva ancora la A.C.M.E ma l'Interpol sì, per dire, e con l'aiuto di Player sarebbe stato uno scherzo fornire agli agenti prove per spingere a un'indagine contro un'associazione tanto pericolosa di cui al tempo della sua prima fuga conosceva l'ubicazione del quartier generale. Io no, io ho smesso di chiedermi cose e seguo il flusso della corrente.
Nonostante i capi e gli ex besties di Carmen tranne Graham che si è redento siano in prigione c'è tutto il resto dell'organizzazione da smantellare e numerosi agenti ancora in libertà da consegnare alla giustizia: un sacco di lavoro per la A.C.M.E, ma non per Carmen Sandiego, che con un colpone di scena inaspettato in chiusa decide di appendere il fedora al chiodo, abbandonare il suo nome da ladra e tornare ad essere semplicemente la figlia di Dexter Wolfe, magari insieme a sua madre, che ora gestisce un orfanotrofio in Sud America.
Una resa quella di Carmen quando c'è ancora tanto da fare?
Non proprio.
Nessuno deve essere obbligato a prendere il peso del mondo sulle proprie spalle da solo e in eterno, suggerisce la serie, quando non se ne ha più la forza si può anche fare un passo indietro. Se lei abbandona il campo, infatti, non significa che non resterà nessuno a combattere contro il male. Ci saranno non solo Argent e Devenaux ma anche Zack e Ivy, che vengono reclutati dalla A.C.M.E (quando dico che questa agenzia raccatta veramente la qualunque...), Player, ma anche tutte le persone che Carmen ha incontrato sul suo cammino nel corso dei vari filler, che ispirate dal suo esempio ne hanno ereditato il messaggio e i valori e lotteranno perché il bene trionfi.
Ne erediteranno presumibilmente anche il nome e il simbolo, proprio come lei ha ereditato il cappotto e il fedora scarlatto, nonché il nome, dalla "vecchia Carmen" Cookie Booker a inizio storia.
C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile. (e di inutile pistola a gas della A.C.M.E.) |
Questo nella speranza che la stronza che si vede in controluce sul finale davanti a degli agenti A.C.M.E in muta e inutile contemplazione del criminale che ha appena neutralizzato al posto loro non sia lei ma semplicemente qualcuno che ne ha ereditato il simbolo, perché se ha fatto tutta questa pugnetta martellacoglioni volemosebbene commovente e poi ogni tanto, quando ha tempo, torna in azione, giusto a fanculo possono andare gli autori.
E mi ci mando pure da sola per essere arrivata alla fine.
*
IN CONCLUSIONE. . .
Probabilmente a questo punto qualcuno penserà che sia ingiusto/cattivo/stronzo da parte mia essere tanto critica o pretendere cose impossibili come una trama sensata, un finale degno di questo nome o costruzioni caratteriali decenti e non irritanti visto che ci troviamo di fronte un prodotto destinato a un pubblico di bambini.
A queste persone non posso che replicare che:
1) I bambini non sono deficienti e non vanno trattati come tali se uno non vuole ritrovarsi in futuro degli adulti stupidi. Un bambino non sarà in grado di analizzare nel dettaglio quello che si ritroverà davanti (come me che faccio un papello chilometrico su Mao Mao e gli eroi leggendari) ma farà tesoro delle belle storie che gli vengono messe davanti (e magari riprendendole in mano da grande saprà comprenderle meglio). Poi se 'sti bambini li vogliamo parcheggiare davanti alla tv invece di pagare la baby sitter va bene anche Carmen Sandiego.2) Anche fossi convinta che ai bambini si possono proporre programmi che minano la loro intelligenza ci sono un po' troppe strizzate d'occhi alla vecchia serie e ai quarantenni nostalgici per ritenere questo prodotto destinato esclusivamente ai bambini. E' riservato anche ai vecchi rottami nostalgici come la sottoscritta, e in questo senso risulta l'ennesima operazione nostalgia uscita male, perché non bastano le citazioni (per quanto fini, come la ripresa in più punti della serie del brano di Mozart, tratto da Il ratto del serraglio, "Singt dem grössen Bassa Lieder" che faceva da sigla al cartone degli anni '90) a fare un buon prodotto nostalgia.
A proposito di finezze, nel corso della serie non mancano specie a livello visivo anche se non sono esattamente sottili dal momento che risulta chiaro fin dalle prime scene che il rosso è un colore associato a Carmen Sandiego e ai suoi sodali mentre il verde alla V.I.L.E (allo stesso modo le scene in cui Carmen se la vede brutta tendono al verde, quelle in cui trionfa o sta per vincere una battaglia al rosso). Ad una seconda visione infatti non sorprenderà notare che buona parte delle scene che coinvolgono Shadow-San all'interno dell'accademia per giovani criminali hanno spiccate tonalità scarlatte, a far intuire allo spettatore il grosso colpo di scena che lo aspetta alla fine della prima stagione, quando il burbero insegnante di furto da nemico si trasformerà in amico, salvatore e prezioso alleato per Carmen.
Allo stesso modo l'agente Argent, che è da praticamente subito un'accesa sostenitrice di Carmen, convinta della bontà di fondo del suo agire a dispetto dei metodi poco ortodossi, è solita indossare una maglia rossa sotto il blazer.
Sul fronte animazioni invece non posso dire di essere rimasta incantata neanche un po' dal momento che nonostante il character design e le ambientazioni siano ridotte all'osso questo non corrisponde, come succede normalmente nei prodotti di ultima generazione, a una fluidità generale dei movimenti.
Se nelle scene di dialogo si riducono quasi tutti a sagome saltellanti con la bocca in movimento le scene d'azione, persino quelle più al cardiopalma, risultano legnose tra quei trespoli rigidi che hanno per gambe e l'uso spropositato di fondali fissi o ripetuti all'infinito (davvero fastidioso considerando che stiamo parlando di una serie incentrata sull'azione, per quanto Carmen disdegni la violenza. Non ve l'ha ordinato il medico di farla così spumeggiante, se non avete i mezzi calate il tiro). Questo sorvolando su una scelta registica davvero memorabile e che mi resterà impressa a fuoco nel cuore, in cui durante un combattimento tra Carmen e delle modelle ninja di Milano si è pensato che sarebbe stato epico e di buon gusto inquadrarle per mezz'ora la patonza di fronte durante una scivolata.
Salvo la sigla sia per la musica (evocativa e orecchiabile, un netto distacco dal cartone degli anni '90, che poi era quello che volevano gli autori presumibilmente) che per le animazioni: anche a questo giro semplici ma davvero fluide, dinamiche ed eleganti. Non a caso è stata messa in mano alla Chromosphere di Los Angeles, che non sono proprio i primi stronzi che passavano.
In soldoni, Netflix ha preso un prodotto degli anni '90 e ha fatto quello che fa sempre, lo ha svecchiato (operazione che mi vede più che favorevole la maggior parte delle volte, vedi i nuovi Ducktales) e ha cercato di adattarlo per tutti, giovani generazioni di fan e vecchi nostalgici, finendo col fare qualcosa che risulta magari anche godibile se si hanno poche pretese e si amano i colpi di scena da soap opera, ma pigro e pasticciato per tutti gli altri. Se da parte degli autori traspare una conoscenza approfondita del franchise e anche, nei limiti, dell'amore per il principio stesso dell'Edutainment (anche se un canadese e una sudamericana cresciuta in un'isola delle Canarie che usano i gradi Fahrenheit mi fanno salire il crimine), questo viene annullato da una trama raffazzonata e sbrigativa fondata principalmente su filler del cazzo con colpi di scena finali che servono principalmente a tenere sveglio lo spettatore.
Le caratterizzazioni sono ridotte all'osso diventando in buona parte sollievi comici o semplici spalle, ma tutti, buoni cattivi o indecisi che siano, hanno l'unico scopo di mettere in buona luce la protagonista bella intelligente affascinante simpatica Ⓒ (anche se salvo la storia di background di Shadow-san e di suo fratello, molto carina).
Va comunque riconosciuto il tentativo lodevole di aver voluto provare a fare qualcosa di nuovo e completamente diverso da quello che era, in soldoni, un grosso videogiocone animato che serviva solo a far imparare ai bambini che in Africa non ci sono tigri e che la Gioconda l'ha dipinta Leonardo. Poi certo, sarebbe stato meglio fare quel passo in più e farlo bene.
Un Devereaux finale perché quest'uomo è stronzo, in originale parla pure con l'accento dell'ispettore Clouseau, ma a una certa fa pena pure ai villain. |
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