Autore: Koji Suzuki
Genere: Horror, Paranormale
Lingua: Inglese
Edizione: Harper (US)
Pagine: 400
Anno: 2010
Euro: 18,40 | Ebook: 6,19
Premesse:
Come buona parte dei lettori italiani che a un certo punto della loro vita hanno deciso di avvicinarsi alle fatiche di Koji Suzuki, ho conosciuto la saga di Ring dal suo remake americano il cui primo capitolo risale al 2002 (solo 4 anni dopo il corrispettivo giapponese, segno che la leggendaria mancanza di idee di Hollywood stava già superando i livelli dettati dalla decenza - almeno prima si copiavano film di almeno 15 anni prima), per la regia di Gore Verbinski con Naomi Watts protagonista.
Del film ricordo una buona idea di fondo con una serie di americanate pigre e stronze per contorno (la madre coraggio che si batte per la salvezza del suo pikkolo anciolo in primis; l'immancabile romance con un tizio che tanto muore male; cagate varie), nonché una serie di scene ansiogene a cavolo visto che prima di 7 giorni ci era stato detto che non sarebbe accaduto nulla. Da qui la mia decisione di tentare con tutte le buone intenzioni del mondo la via del romanzo originale, un po' perché di solito gli orientali sono piú bravi a creare la suspense e un po' al grido del sempreverde "Il libro è meglio del film".
Meh...
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DUE RIGHE DI TRAMA
Il giornalista Kazuyuki Asakawa si ritrova a indagare un po' per caso e un po' per noia sulla morte di alcuni giovani tra cui la nipote acquisita Tomoko, avvenuta solo qualche mese prima: i quattro ragazzi sono deceduti in luoghi diversi per cause riconducibili ad arresto cardiaco, quindi la polizia non ha mai pensato di cercare alcun nesso o di indagare più a fondo, ma c'è qualcosa di misterioso che unisce a doppio filo questi decessi, qualcosa che fa solleticare l'istinto di giornalista di Asakawa.
Tutti, come scoprirà, sono morti più o meno nello stesso istante, e tutti per lo stesso motivo (arresto cardiaco dovuto a qualcosa che apparentemente li ha terrorizzati a morte). Inoltre i quattro non solo si conoscevano ma all'insaputa dei genitori avevano trascorso una breve vacanza segreta insieme al cottage B-4 del Villa Log Cabin del Pacific Land Club, un resort fighino sperduto tra le montagne di Hakone-sud, appena una settimana prima di morire.
Per Asakawa è una pista troppo golosa per non seguirla.
La sua ricerca di verità e scoop lo guiderà a una misteriosa videocassetta senza nome contenente una serie di immagini inquietanti e apparentemente senza senso che riempiono l'atmosfera e il protagonista d'angoscia crescente. Al termine del breve capolavoro surrealista (che acquisirà un senso man mano che l'indagine avanza) è presente una maledizione: chiunque abbia visto la videocassetta è destinato a morire entro sette giorni (ti arriva anche la conferma telefonica, per sicurezza). Ci sarebbe un modo di evitare questo triste e doloroso destino, ma quel pezzo pare sia stato cancellato da quei simpatici burloni dei ragazzi morti...
Asakawa che è quello sveglio potrebbe anche pensare a uno scherzo e ignorare la cosa come un adulto normale se non fosse che gli ultimi che hanno visto la cassetta sono morti davvero nel tempo previsto, e in circostanze poco chiare e poi, oh, lui l'angoscia l'ha sentita. In preda al panico coinvolgerà l'amico di vecchia data Ryuji Takayama, medico re-improvvisatosi filosofo nonché quota scettica della storia.
In questa sorta di buddy movie paranormale i due avranno pochi giorni per dipanare il mistero della videocassetta e scoprire l'identità della persona che ha dato origine alla maledizione mortale, nella speranza che questo li porti a spezzare il cerchio funesto e aver salva la vita.
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IMPRESSIONI SPARSE
Ring non è un libro orribile al 100% e in linea generale ho trovato delle atmosfere cupe ma non morbose narrate in uno stile scarno e asciutto, tutte cose tipiche della narrativa horror orientale che personalmente adoro. Da persona abbastanza vintage poi apprezzo anche nel 2021 l'espediente di una vhs malvagia senza etichetta.
Di contro, la storia presenta diversi punti intollerabili a livello di costruzione dell'intreccio, dei personaggi e delle tematiche trattate.
🖭 Lo stile è fin troppo scarno.
Spesso e volentieri per creare l'atmosfera Suzuki si concentra sulle peggio cagate con buona pace della suspense. E se capisco che il video della morte è il centro nevralgico del mistero ed è quindi necessario che ad ogni scena si dedichi la giusta attenzione (specie nel momento della sua scoperta da parte di Asakawa), dall'altro lato è tutto così incredibilmente descrittivo nei dettagli infinitesimali e inframezzato da sensazioni che non vanno mai oltre il "sento i fantasmi nella stanza e mi pare di vedere le ombre" che l'orrore fa il giro e diventa prima una comica e poi una rottura di coglioni.
Si arriva al secondo problema dello stile.
In barba al principio dello show don't tell, praticamente tutte le impressioni e le scoperte di Asakawa e Ryuji in corso d'indagine si svolgono sul piano visivo per poi tradursi in maniera immediata e quasi schematica in impressioni e sensazioni interiori. Noi esseri umani abbiamo cinque sensi ma questi stronzi ne usano solo uno per quasi tutto il tempo, per poi farci sapere cosa scatena in loro a livello emotivo quello che vedono.
Spoiler: scatena angoscia e panico in Asakawa.
Ma, spoiler 2: sappiamo che prima di una settimana non accadrà assolutamente nulla, quindi tutto questo drama a caso risulta magari realistico visto che chiunque andrebbe fuori di testa e passerebbe il tempo a cagarsi addosso più che a fare lo Sherlock Holmes in giro, ma a livello narrativo fa schifo.
Dal punto di vista dell'intreccio Ring sembra più il compitino didascalico e stronzo di scrittura creativa della scuola che un mistero sovrannaturale da cui lasciarsi irretire. Ne consegue che finiamo per conoscere Asakawa, Ryuji e persino la stessa Sadako Yamamura, la donna che ha dato vita alla maledizione della cassetta, a livello poco più che superficiale, andando poco oltre al fatto che loro sono due squallide testine di cazzo e lei una scema rancorosa dal passato tragico.
🖭 La trama presenta momenti morti che vanno ad allungare inutilmente la broda nel corso di una settimana di indagini, forzature, incongruenze e cagate continue, e visto che già devo sospendere l'incredulità per credere a una donna nata coi poteri ESP e una rara malformazione genetica che si prende il vaiolo in punto di morte e mescola rancore, poteri e virus per dar vita a una maledizione su nastro magnetico, sarebbe carino che tutto il resto rimanga solido come il monte Fuji.
Questi problemi si presentano fin dalle prime pagine.
A inizio libro Tomoko e le sue amiche parlano per mezz'ora di una falena che è entrata dalla finestra aperta e che dopo una breve svolazzata viene accompagnata fuori. Qualche pagina dopo in casa svolazza una mosca (preludio dell'orrore che seguirà), e Tomoko si domanda come sia finita lì. A me verrebbe da ipotizzare che sia entrata dallo stesso posto da cui era entrata la falena 5 minuti prima, ma evidentemente in Giappone gli insetti sono educati e entrano nelle case uno per volta.
E' infatti un tassista a fargli saltare la mosca al naso sulle morti misteriose che hanno coinvolto anche la suddetta contemplatrice di insetti, parlando delle circostanze peculiari in cui è morto uno degli altri del gruppo, circostanze a cui l'uomo ha assistito in prima persona.
Peculiarità della morte traducasi in: 'sto ragazzo sta girando con la moto, a un certo punto cade dal mezzo, si mette le mani intorno al collo come se stesse soffocando e muore.
Asakawa, che prima di diventare un caghetta impanicato dovrebbe essere un giornalista esperto avvezzo al fatto che in una città come Tokyo la gente muore in continuazione, è già intrigatissimo come uno che pregusta il Pulitzer giapponese e incalza il tassista che solo ALLORA gli rivela che il ragazzo è morto lo stesso giorno e alla stessa ora in cui è morta sua nipote (che è l'informazione che avrebbe dovuto far pizzicare il suo fottuto senso di reporter nel mondo reale). Ma Asakawa in certi momenti ha l'istinto paranormale di Sadako, e in altri si dimentica di aver detto una pagina prima che sulla via per Hakone ha smesso di piovere. Suzuki, ti ci sei proprio impegnato nella parte mistery eh?
Le forzature si estendono ai rapporti che legano i personaggi, con Asakawa che inizialmente ritiene moglie e figlia (con tutto il parentame acquisito, compresa l'adolescente morta) un'enorme rottura di coglioni che va ad accumularsi alla grigia tediosità del suo lavoro e poi l'autore cerca di spacciarcelo a caso come un bravo capofamiglia.
Dramatization 2 |
Almeno finché le due non guardano la cassetta su cui si stavano segando da giorni lui e l'amico pervertito suo (e che il marito aveva lasciato dentro al lettore VHS): a quel punto Asakawa cambia ma non troppo. Dopo aver provato tanta pena per loro (ma lungi dal coinvolgere la moglie nelle sue pene o rivelarle il casino che ha combinato, meglio incazzarsi e sparire di casa per giorni. Tanto è solo una femmina), diventerà tutto un maledetta cassetta demoniaca, io vi salverò a costo dell'altrui mia incolumità tenere e preziose pulcine del mio guscio. E' tutto cosí japanese...
Cameratismo livello Naruto |
A una certa dice addirittura che una persona così, che "vorrebbe assistere all'estinzione del genere umano", non merita di vivere a lungo, quindi non è un problema se lo trascina con sé in questo casino. Ma va bene, perché tanto Ryuji è talmente pittoresco che con la maledizione ci si diverte.
L'episodio più pittoresco che lo riguarda è aver violentato una vicina di casa che frequentava l'università quando lui aveva circa 16 anni perché una sera sentendo nella testa una vocina che gli diceva che sarebbe stata la serata ideale per uno stupro (sic!) aveva provato a girare il pomello della maniglia dell'appartamento della ragazza e aveva trovato la porta miracolosamente aperta (sic!!). La ragazza non ha mai denunciato la cosa, e a Ryuji è piaciuto talmente tanto che ogni tanto continua a indulgere nel suo hobby e non si fa remore di confidare tutto ad Asakawa. Fortunatamente in questo romanzo stuprare una donna è come non aprirle la portiera dell'auto quando la inviti a cena quindi Asakawa non si pone tutti questi problemi morali. Anche perché Ryuji, da gran signore, gli ha promesso che non toccherà mai la moglie e la figlia.
Allora tutto ok, zi'.
A livello narrativo è chiaro che Ryuji serve a rappresentare la parte razionale del duo, quello che non passa il tempo a pisciarsi addosso e ha le intuizioni medico-fuffosofiche che portano avanti la trama. A livello logico invece non si capisce perché Asakawa abbia coltivato questo rapporto per 15 anni portandoselo pure a casa (la moglie lo conosce e ha espresso a più riprese la sua antipatia nei suoi confronti, ma ovviamente è una donna quindi la sua opinione non conta nulla), nemmeno facendo appello alla notoria ipocrisia giapponese dal momento che i due operano in ambiti totalmente diversi e non è che Ryuji sia una personalità così influente a livello accademico. E' così e basta, serve che siano amici e tu ci devi stare, così come ci devi stare se Asakawa ti dice che lui si dissocia moralmente dagli stupri di Ryuji perché è il poliziotto buono: non stupra, protegge quelle due minorate di moglie e figlia e non si fa guidare dall'arida logica.
🖭 La regola base del romanzo infatti è che bisogna credere acriticamente a tutto ciò che non è dimostrabile in modo empirico, ma soprattutto che se in Ring accade qualcosa di orribile è colpa della scienza e dei media. E fino a un certo punto ben venga la critica sociale legata al lato oscuro dell'informazione e del progresso scientifico, ma se nel romanzo si passa il tempo a discolpare imbecilli e stupratori per trasferire altrove tutto il biasimo anche vaffanculo.
I media (di cui farebbe parte anche Asakawa che a una certa se ne discosta, un po' come ha preso le distanze dall'hobby di Ryuji per 15 anni) fanno schifo perché prima hanno creato l'hype attorno ai poteri paranormali della madre di Sadako, Shizuko (acquisiti in gioventù da una statua di En no Ozunu recuperata dalle acque dell'isola salcazzo), poi dopo una conferenza stampa in cui non è riuscita a fare assolutamente nulla di vagamente paranormale l'hanno fatta inspiegabilmente passare per una cazzara e lei per la vergogna si è uccisa gettandosi in un vulcano (sic!).
Ricapitolando: secondo Suzuki e questi due scemi che portano avanti indagini e riflessioni i giornalisti e l'intera società giapponese avrebbero dovuto prendere per buoni studi che non hanno mai portato a "risultati abbastanza affidabili da consentirgli di formulare una teoria scientifica" portati avanti dal professor Miura, uno studioso che guardacaso era anche il compagno della tizia coi poteri. Perché la logica è sopravvalutata, la magia esiste e tu ci devi credere, stronzo, altrimenti muori.
Non fa una piega.
Al di là dell'esistenza dello sciacallaggio da parte dei media sfugge giusto il concetto del fottuto onere della prova. Forse perché è un pilastro della scienza brutta e cattiva. Scienza che è praticamente della filosofia con i numeri (se seguiamo il percorso accademico di Ryuji, che passa con successo dalla medicina alla filosofia come se fossero la stessa cosa) miope, arrogante e limitata dall'arida logica.
Non fa una piega 2.
🖭 Il sessismo, ma anche l'espediente dello stupro usato per portare avanti la trama aggratis, supera il livello The Boys (che pure era la sagra del fridging): lo sciovinismo presente all'interno di Ring è molto alto anche per la media di un prodotto scritto ai tempi delle VHS da un uomo del Sol Levante, paese che ancora oggi non è così sensibile sul fronte della parità di genere.
Le donne in questo romanzo hanno tre scelte: possono starsene zitte e non rompere i coglioni quando Asakawa pondera, essere belline, magre e con due bocce giganti o farsi stuprare quando qualcuno sente le vocine nella testa o ha la febbre.
Sadako le incarna un po' tutte e tre.
Asakawa invece, di cui Suzuki non ci lascia da parte nemmeno un'elucubrazione (che culo), si triggera ogni volta che una donna osa parlare e interrompe il suo profondo flusso di pensieri: la moglie non ha il diritto di preoccuparsi per la maledizione che grava su di loro, per lo strano comportamento di suo marito o per la presenza continua di una persona inquietante che non le piace nella casa dove c'è sua figlia piccola. La sorella di sua moglie (che ha perso da poco la figlia in circostanze violente e mai chiarite) che piange ed è triste è un male necessario da sopportare per arrivare alla verità, e quando telefona ai suoceri spera che risponda lui che è pratico e serio perché sua moglie è una donna quindi non la smetterebbe più di far chiacchiere stronze e fargli domande su dove si trovi e cosa stia facendo.
Lui non ha mica tempo da perdere.
La tipa che trova a casa di Ryuji invece è una bona che forse Ryuji si porta a letto (sapremo che non è così, sul finale, ma a quel punto un po' chi se ne frega), ma una fissatina alle curve non si nega a nessuno. Senza dimenticare il tratto saliente di Sadako, a parte i poteri: quello di essere un figone spaziale.
Lo stupro invece non è soltanto il simpatico hobby del migliore amico del protagonista ma anche un evento quasi inevitabile della vita che le donne possono o subire con gioviale buonumore o indurre coi loro poteri per non morire vergini (la prima preoccupazione di qualsiasi ragazza che odia il mondo e vuole solo morire, il cazzo). Soprattutto è l'espediente per smuovere la trama e tenere sveglio il lettore dopo un pippone sui vermi ermafroditi e uno sull'umanità che fa schifo.
Sadako ha la vita letteralmente scandita dagli stupri.
Dopo il suicidio della madre a seguito della brutta esperienza coi media brutti e cattivi (perché naturalmente non è colpa del suo compagno imbecille che per la fregola di divenire uno scienziate famoso l'ha costretta a dar sfoggio dei suoi poteri in un clima ostile mentre lei lo aveva supplicato di non farglielo fare proprio perché sapeva che il suo dono sarebbe sparito in quelle circostanze), intorno ai 18 anni la giovane Sadako decide di abbandonare l'isola di salcazzo e tornare a Tokyo per inseguire il sogno di diventare attrice, un sogno che non si realizzerà perché pare che Sadako abbia una lieve difficoltà a mostrare le emozioni, che è un problema da niente per un attore: qui si unisce alla compagnia teatrale Soaring, dove uno dei membri una sera si ubriaca e decide di dar retta alla solita vocina che colpisce i maschi di questo libro e di andare a trovare Sadako per abusare di lei. Qualcosa di non meglio precisato lo turba a tal punto da farlo non solo desistere dal proposito ma da condurlo alla morte il giorno successivo.
Qualche anno più tardi invece, durante una visita a suo padre al sanatorio dove era ricoverato, e dove in seguito costruiranno il resort dove i quattro ragazzi troveranno la vhs maledetta, un giovane dottore di nome Nagao che ha contratto il vaiolo a sua insaputa e sente la febbre e le vocine stupra Sadako e poi la uccide, ma non prima di aver fatto una scoperta sconvolgente:
"Dopo lei mi aveva fissato con uno sguardo implacabile. Ancora distesa sul dorso aveva sollevato le ginocchia e sfruttando con abilità l'appoggio dei gomiti, si era spostata all'indietro. Guardandola di nuovo, avevo pensato a uno scherzo della vista. La gonna grigia e stropicciata le era risalita intorno alla vita, e lei non aveva accennato neppure a coprirsi i seni mentre arretrava. Un raggio di sole era caduto sul punto in cui convergono le cosce, illuminando chiaramente una piccola sporgenza nerastra. Avevo riportato gli occhi sui seni splendidi... per poi abbassarli di nuovo. Sul pube, coperto di peli, aveva un paio di testicoli perfettamente sviluppati."
Sadako, insomma, è una creatura ermafrodita, cosa che Suzuki ci aveva suggerito tra le righe sia quando attraverso quella mente superiore che è Ryuji ci parla della figura mitica di Ermafrodito (e naturalmente nonostante il suo amico cerchi di fare un discorso serio al solo pensiero di una donna con il pisello quel super etero di Asakawa ci avverte che a lui 'sta cosa fa schifo) sia quando la si descrive come una donna bellissima ma in modo "inquietante" e priva di qualsiasi "qualità materna".
Tralasciamo il piglio morboso di una scena di stupro che ancora una volta vede chi lo subisce come un oggetto muto. Tralasciamo pure le profonde elucubrazioni del solito Asakawa che ci tiene a farci sapere che dal momento che "la distinzione biologica dipende dalla struttura delle gonadi" Sadako per quanto figa non può essere una femmina.
La rivelazione dell'ermafroditismo di Sadako spinge i due protagonisti a una serie di supposizioni a caso, nessuna delle quali supportata da prove o da conferme.
Devi crederci, stronzo.
Sadako, dicono i nostri eroi, ha ereditato i poteri di sua madre: poteri addirittura più potenti di quelli di Shizuko, che le hanno permesso di evitare il primo stupro ai suoi danni.
Quindi perché Nagao l'ha violentata?
E' presto detto: con un ribaltamento della situazione creato attraverso un complicato sistema di specchi e leve è quella cattivona di Sadako che spinta dall'odio contro il mondo, la società e i media che hanno distrutto la sua vita avrebbe COSTRETTO Nagao a trombarsela e a ucciderla, un po' perché voleva morire, un po' perché voleva vendicarsi dell'umanità, un po' perché nella miglior tradizione della letteratura for men non voleva morire vergine e un po' perché pare che volesse diventare madre (anche se come abbiamo detto prima Sadako non aveva nulla di materno), anche a costo di dar vita a una maledizione mortale legandosi al virus del vaiolo contratto da Nagao.
Non fa una piega 3.
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IN CONCLUSIONE. . .
Ring è una gigantesca occasione sprecata.
Il pessimismo è ovunque, cosa che in sé potrei anche apprezzare se non fosse tutto così bianco o nero e tagliato con l'accetta: la moglie e la figlia di Asakawa sono puri angeli del paradiso da salvare a ogni costo ma l'umanità fa schifo, la scienza fa schifo, i giornalisti fanno schifo, la logica fa schifo, pure i virus fanno schifo e Sadako che subisce tutto questo sembra quasi giustificata nelle sue azioni. Personalmente credo che la vita sia un po' più complicata di come la dipinge Suzuki tra una fusarata e l'altra.
Sadako, che riunisce in sé non solo un potere divino ma anche il maschile e il femminile ed inoltre è la tipa che è riuscita a legarsi al fottuto virus del vaiolo, diventa una banderuola spinta dal richiamo della maternità e dall'incazzo irrazionale contro ignoti (quando i responsabili delle sue sfortune ci sarebbero e avrebbero anche nome e cognome) perché Suzuki ha deciso di affidare la narrazione a un piagnone e a un sociopatico.
E tra i due il sociopatico è quello meglio.
Il piagnone è pur sempre quello che dopo averci imposto per tutto il tempo il suo punto di vista gretto, squallido e maschilista nel momento in cui scopre che la chiave per liberarsi della maledizione del video-vaiolo non è esorcizzare l'odio di Sadako provando pietà per lei e offrendole una degna sepoltura nell'isola salcazzo ma passare la maledizione ad altri copiando e diffondendo il morbo decide di salvare moglie e figlia facendo vedere la vhs ai suoceri, che tanto gli stanno pure un po' sul cazzo (cosa che potrebbe avere anche qualche conseguenza sulla moglie e sul loro matrimonio, ma chi se ne frega).
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