Anno: 1936
Regia: Frank Capra
Soggetto: Clarence Budington Kelland
Sceneggiatura: Robert Riskin
Cast: Gary Cooper, Jean Arthur
Premesse:
Abbiamo già analizzato in breve il background socioeconomico dell'America in seguito alla Grande Depressione e alle politiche di New Deal durante l'analisi del film L'Impareggiabile Godfrey, che tra l'altro è dello stesso anno, ma si offre comunque un ripasso per i meno attenti o per chi si fosse sintonizzato su questi lidi solo in questo momento: c'èccrisi, la gente muore di fame, Franklin D. Roosevelt attua un piano di ripresa economica che prevede il sostegno non solo economico ma anche morale della gente stremata dalla miseria: il popolo americano deve riacquistare la fiducia nel suo paese e fare la propria parte per il bene della comunità, ma come singoli, senza abbracciare quelle sporche idee comuniste. Hollywood si fa attiva ed entusiasta portavoce di questo pensiero: La vita in fondo è bella e la gente è buona se dai il buon esempio. Impegnati, lavora sodo, consuma e produci, sviluppa caparbietà e ambizione e sarai premiato.
Inserire altri cliché.
Il Paperon De Paperoni di Don Rosa, che incarna appieno lo spirito del self-made duck: partito come povero immigrato scozzese, sale la vetta onestamente. |
Capra va oltre e fa quel passettino in più, nel pieno dello spirito del tempo: il suo eroe non pensa solo alla realizzazione personale ma lotta per il benessere della comunità.
In un mondo in cui l'egoismo di pochi ha portato fame e sofferenza per molti chi ne ha la possibilità deve alzare la testa e combattere per ciò che è giusto.
Ed eventualmente tirar su per il coppino Hitler e Hirohito, perché no? (Superman #17, 1942) |
DUE RIGHE DI TRAMA
Il magnate Martin W. Semple perde la vita in Italia in seguito a un tragico incidente d'auto. L'unico erede della sua enorme fortuna (20 milioni di dollari, ad oggi circa 370 milioni) è un lontano nipote di nome Longfellow Deeds (Gary Cooper), che si rivela essere fin da subito un tipo piuttosto singolare: persona molto amata all'interno della piccola comunità rurale di Mandrake Fall, è co-proprietario di una piccola fabbrica di candele di sego che non gli rende granché ma gli permette comunque di vivere agiatamente, arrotonda scrivendo poesie su commissione e si diletta suonando la tuba; non beve, non fuma, non è un donnaiolo.
Insomma, l'anima della festa.
John Cedar (Douglass Dumbrille), avvocato dello studio "Cedar, Cedar, Cedar e Budington" e curatore degli affari del defunto signor Semple, rintraccia il giovane e lo mette al corrente della bella notizia.
L'entusiasmo di Longfellow è incontenibile.
Cedar è accompagnato da Cornelius Cobb (Lionel Stander), un cinico collaboratore di lungo corso e ex giornalista che gli starà accanto una volta giunto a New York per occuparsi dei suoi affari: sarà incaricato di tenere alla larga i seccatori.
Si scoprirà quasi subito che New York non è abitata da brave persone oneste come quelle che Longfellow ha lasciato al paesino: il signor Cedar e i suoi illustri colleghi altro non vogliono che far firmare a quello che ritengono soltanto uno stupido campagnolo una delega per far amministrare loro il denaro ("gratis", quale generosità!) proprio come erano riusciti a fare con lo zio, che pensava solo alle donne, ai viaggi e alla bella vita; parenti e presunte amanti con prole vogliono una fetta della torta e sono disposti a ottenerla sguinzagliandogli addosso gli avvocati; i consiglieri del teatro dell'Opera vorrebbero importanti finanziamenti per rientrare nelle forti perdite della stagione precedente e cercano di lusingarlo offrendogli la carica di presidente-fantoccio.
Longfellow però dopo un primo momento di smarrimento non si rivelerà poi così fantoccio come lo credevano tutti. Egli è un vero americano di buonsensoⓒ: e tutto il blablabla di questi fighettini di città con gli abiti tagliati su misura e le loro idee astruse sulla cultura che non porta guadagno nulla possono contro l'onesta e sincera concretezza di campagna.
Cobb apprezza. |
Come se non bastasse contro il povero Longfellow ci si mettono pure i giornali, bramosi di dare il nuovo magnate venuto dalla campagna in pasto al loro pubblico goloso di pettegolezzi e scandali: un'astuta giornalista d'assalto, Louise "Babe" Bennett (Jean Arthur") riesce ad avvicinare il signor Deeds fingendosi stanca morta per "aver cercato lavoro per tutto il giorno" senza mettere nulla sotto ai denti.
Il nostro eroe, che da bravo americano non potrebbe mai dire di no a una donzella in difficoltà, la invita a cena in un bel ristorante chic dove ancora una volta ci dimostrerà che la gente di cultura fa schifo quando il suo cammino incrocerà quello di un gruppo di famosi letterati della città, uomini che lui in quanto poeta a cottimo ammira molto ma che si mostrano amichevoli solo per prenderlo per i fondelli.
L'unica cosa da fare ovviamente è prenderli a cazzotti.
Mentre "l'amicizia" tra Longfellow e la sua nuova amica, il cui padre come gli rivelerà a una certa gli somiglia molto (criiiinge), si approfondisce sui giornali appaiono una serie di articoli imbarazzanti sulle ridicole stravaganze di questo nuovo ricco venuto dalla campagna, che lo fanno diventare lo zimbello della città.
Mentre tutta New York ride di lui, il nostro protagonista sente di potersi fidare solo della sua nuova amica e comincia a sentire il forte desiderio di tornare al suo paesino dove la vita è semplice e la gente è amichevole.
Nel frattempo le cose si complicano ulteriormente: Cobb scopre la vera identità di Babe proprio nel momento in cui la ragazza, e quando te sbagli, in preda ai rimorsi aveva dato le dimissioni al giornale (dando un bacio d'addio a una carriera di successo e alla possibilità di riparare a tutto il male commesso con una serie di articoli lusinghieri) ed era pronta a confessare tutto a Longfellow, l'uomo che ha scoperto di amare...
... ma soprattutto Cedar cerca di ottenere la procura sul suo denaro appoggiando la causa di un presunto signor Semple, parente alla lontana del defunto, facendo dichiarare Longfellow incapace di intendere e volere. La prova della sua pazzia?Usare il suo denaro per fare del bene: ovvero, comprare 18 milioni di dollari di terra per dividerla in appezzamenti da 100 acri (circa 450 m2) da regalare a migliaia di disoccupati volenterosi a patto di lavorare la terra per 3 anni.
Disoccupati di cui comunque ha scoperto l'esistenza giusto perché un povero cristo armato di pistola con moglie e 5 figli a carico è andato a piangere a casa sua perché voleva vedere che faccia aveva una persona che andava a far lo scemo alle feste mentre la gente muore di fame.
... Io boh.
A questo punto il film si trasforma a caso in un dramma giudiziario: Longfellow rischia di finire in un ospedale psichiatrico, ma i ripetuti tradimenti ne hanno minato lo spirito.
A questo punto il film si trasforma a caso in un dramma giudiziario: Longfellow rischia di finire in un ospedale psichiatrico, ma i ripetuti tradimenti ne hanno minato lo spirito.
Ha perso la voglia di combattere, non spiccica nemmeno una parola, non si fida nemmeno più di quelli che ormai gli sono sinceramente amici come Cobb, Babe e migliaia di poveri cristi di New York; rifiuta di difendersi davanti ai giudici e replicare alle accuse che gli vengono rivolte dai testimoni delle sue piccole follie quotidiane, da sedicenti professionisti della psichiatria e persino da due sue affittuarie del paesello, che lo definiscono un "picchiatello" (pixilated in inglese, cioè parla con le fatine).
E' Babe alla fine a risolvere la situa:
"E' così perché da quando è arrivato non ha conosciuto che gente cattiva, cominciando da me. E' stato vittima di tutti i più grandi imbroglioni della città. I giornali lo hanno bersagliato, preso in giro col loro stupido umorismo. Io fui la più molesta, penetrai nella sua vita per conoscere tutto di lui. E sapete perché non parla più? Perché di ogni sua parola se ne è alterato il senso per farlo passare per un imbecille. Colpa mia anche questo: di ogni sua frase, di ogni suo gesto me ne servivo per far ridere il pubblico. Sì, quegli articoli li ho scritti io e lo confesso, per interesse, per un mese di licenza, ma non li scrissi più non appena potei conoscere il fondo dell'animo suo, quando potei capire chi è. Egli è un uomo che non può adattarsi al nostro cinico modo di vivere, perché è onesto, sincero e buono. Se lui è pazzo, eccellenza, per noi allora ci vuole una camicia di forza!"
Ma è quando alla fine di questa accorata difesa confessa sotto giuramento di provare qualcosa per lui che Longfellow spinto da ciò che di più vero e sincero esiste nell'universo (la figa l'amore) trova la forza di reagire, perché prima chi se ne fregava di tutti quei poveri cristi: risponde punto per punto grazie al suo ormai collaudato senso comune della brava gente di campagna alle accuse ingiuriose rivoltegli fino a quel momento e vince la causa come "uomo più sano che abbia mai messo piede in questo tribunale", anche se presumo che ci ritornerà il giorno dopo a rispondere alle accuse di aggressione visto che termina l'arringa tirando un papagno memorabile a Cedar.
Prima pellicola della "trilogia sociale" insieme a Mr Smith va a Washington (1939) e Arriva John Doe (1941), E' arrivata la felicità getta le basi di quello che sarà l'eroe del New Deal secondo Capra: il bravo e ingenuo ragazzo di campagna vs. la città brutta cattiva ipocrita e corrotta di New York che trionferà grazie ai suoi valori di altruismo, onestà e senso pratico. E' il trionfo dell'uomo comune sul male, anche quando il male è rappresentato dal ceto benestante, dalla giustizia e dall'informazione.
L'America che salta fuori da questo film è tutt'altro che quel Grande Paese di libertà e giustizia che vive solo nei sogni deliranti di qualche suprematista bianco: in questo, anche se ancorato giocoforza al lieto fine romantico attaccato con lo sputo (il famigerato codice Hays non perdonava in questo senso), Capra appare tutt'altro che il regista smielato e reazionario che forse può sembrare agli occhi di un cinico spettatore di oggi nutrito a pane e GoT. Non sorprende quindi che quando il regista tirò in ballo esplicitamente la politica nel successivo Mr. Smith (film apprezzato anche da quel bontempone di Hitler) per portare avanti il suo messaggio al Senato degli Stati Uniti un pochetto il cazzo è girato.
► L'AMERICA DI CAPRA E' UNA PLUTOCRAZIA
Non dimentichiamo che il Venerdì Nero del 1929 fu causato da speculazioni finanziarie senza controllo e il ricordo di queste responsabilità nel 1936 era ancora dolorosamente fresco nella mente e nel cuore delle masse disperate. Masse disperate che comunque affollavano i cinema.
A Capra, figlio di poveri immigrati analfabeti, questo non sfugge e ci mostra un paese messo sotto scacco dai ricchi e dai potenti; un paese in cui sono gli avidi, i falsi e gli arroganti a farla da padrone, in cui si gozzoviglia senza ritegno e si produce cultura per pochi (l'opera, che certo non è intrattenimento popolare) in perdita con la convinzione che qualcun altro pagherà il conto. Chi più ha più vuole, chi è furbo si rivale sullo sciocco e chi ha denaro se lo tiene e si guarda bene dal dare una mano ai meno fortunati.
Tutta questa apparente opulenza è tale che persino noi spettatori ci dimentichiamo dell'esistenza dei poveri finché questi non vengono direttamente a bussare alla porta di Longfellow con una pistola in mano (a quel punto le strade le affollano, sono migliaia, di tutte le età, e tutti vogliono un pezzo di terra da coltivare): perché nel paesino di Mandrake Fall c'è una realtà rurale sì molto semplice e umile ma poveri non ne vediamo, e dopo è tutto sarti, avvocati, parenti benestanti, donne che si fingono bisognose e ristoranti bazzicati da poeti fighettini.
Siamo ben lontani da quei ricchi teneri, ingenui e simpaticoni con cui ci si poteva sposare in Accadde una notte col benestare di papà, e da quella pellicola sono passati solo un paio d'anni: da questa prospettiva non sorprende che dilapidare un patrimonio di 20 milioni di dollari per aiutare i disperati sia considerato sintomo di pazzia.
Longfellow però ci rimetterà nella giusta prospettiva nella sua arringa finale, facendoci capire come non ci sia assolutamente nulla di folle nel suo agire: "Secondo me da che mondo e mondo ci sarà sempre quello che è forte e quello che è debole. Succede come sulla strada che è dirimpetto a casa mia. C'è una salita dove passano delle automobili: certe la fanno in quarta, altre devono ingranare per forza la seconda, sbuffano, smorzano e poi devono tornare indietro. Le stesse auto, la stessa benzina, ma qualcuna ce la fa e altre no. Ora io penso che quelle che possono fare la salita devono aiutare quelli che non riescono a farla. Ed ecco quello che voglio fare col mio denaro, aiutare chi non riesce a salire."
Fermo restando che a questo punto non dobbiamo cominciare a chiamare il buon Frank Compagno Capra: naturalmente il discorso di Longfellow ruota attorno all'aiutare della gente a lavorare per guadagnarsi la pagnotta col sudore della fronte contribuendo allo sforzo produttivo del paeseⓒ: non si parla di sussidi a sostegno di qualche povero o qualche vecchio che, dio non voglia, sia stato privato della capacità di lavorare a causa delle privazioni. Quelli si attaccano al cazzo.
Non esistono.
► LA GIUSTIZIA E' UNA FARSA
L'intero processo è montato ad arte dal nulla contro un povero cristo qualunque colpevole solo di avere qualche strana e innocua mania: manie che vengono spiattellate sistematicamente e con precisione chirurgica sui giornali e di cui tutta la città, giudici compresi, ha riso fino al momento in cui una di queste stranezze non è andata a intaccare gli interessi dei ricchi. Longfellow viene dichiarato pazzo solo nel momento in cui vuole utilizzare il suo denaro per fare del bene a chi ha più bisogno.
Il nemico principale del protagonista sono gli avvocati, che all'inizio sembrano interessati a fare solo il loro (ben remunerato) lavoro di difensori degli interessi economici e legali del protagonista.
Fanno la fatica di andare a recuperare il legittimo erede del loro ex cliente fino a un paesino in culo ai lupi, si assicurano che sia protetto dai seccatori offrendogli uno dei loro uomini più fidati e si offrono di aiutarlo a destreggiarsi nel complicato mondo della riccanza cittadina senza chiedere un dollaro extra in cambio. La realtà è ben diversa, ed è quella dei privilegiati di cultura che invece di agire per il bene di chi non ha avuto gli stessi vantaggi nella vita con il loro incessante blabla cercano di rivalersi legalmente sugli sprovveduti.
Il processo avrà luogo nonostante Longfellow sia nel suo momento più fragile e vulnerabile: tradito dalla donna che ama e dalle persone di cui si fidava non parla, non reagisce; si sta ponderando di metterlo in una casa di cura perché incapace di intendere ma al tempo stesso pare che sia talmente sano di mente da dover richiedere esplicitamente i servigi di un avvocato. Cobb, che si è sinceramente affezionato a lui ed è un uomo di mondo cerca di farlo ragionare: in quell'aula non troverà giustizia se non ci mette del suo.
"Che pensate di fare? Che vi caschi la manna dal cielo? Vi hanno combinato il più bell'imbroglio che si potesse immaginare... Lasciate almeno che chiami un avvocato! Non potete andare in tribunale senza essere preparato a difendervi. Cedar è una volpe: con le prove che sarà riuscito a scovar fuori lui siete fritto. Sapete quello che voglion fare? Vogliono provare che voi siete un pazzo, se vincono vi rinchiudono in manicomio e se possono far nascere un solo sospetto siete rovinato, dovete reagire!"
Insomma basta un sospetto, un avvocato abbastanza furbo da mettere insieme qualche prova, e un uomo perfettamente sano, onesto e altruista può passare legalmente per pazzo.
Ma nel mondo di Capra non tutto è perduto e questo pessimismo nei confronti delle istituzioni americane non può andare fino in fondo (un po' per convinzione personale e un po' perché altrimenti politici e dirigenti di Hollywood gli avrebbero fatto un culo del diametro della torcia della Statua della Libertà): siamo pur sempre nel periodo del New Deal.
Il bene deve trionfare grazie al coraggio di un eroe che lotta per la comunità, ma mai davvero da solo. Perché il mondo di per sé non è giusto ma le persone giuste possono far fronte comune e rimediare a qualche torto, ogni tanto.
La bontà e l'onesta di Deeds conquisterà il cuore di molti in corso di pellicola: non solo la cinica Babe e l'ancor più cinico Cobb, ma anche il redattore capo MacWade (George Bancroft), i poveri a cui ha cercato di fare del bene che affollano l'aula di tribunale per infondergli coraggio e i giudici della corte di New York, che sembrano gli unici davvero interessati a far funzionare ammodo la macchina della giustizia (cionondimeno vedono il male incarnato da Cider e non agiscono, e in questo diventano colpevoli quanto gli altri).
Fin dal primo momento in cui entrano in scena li vediamo sinceramente preoccupati del fatto che Longfellow abbia deciso di rinunciare a un avvocato, sono disposti a rimandare il processo se ha intenzione di cambiare idea e mentre Cedar elenca facendo il sympa le prove a sostegno della pazzia dell'imputato e molti in sala ridono, il presidente si volta con sincera apprensione in direzione di Longfellow, senza che ci sia l'ombra di un sorriso sul suo volto. In tutta questa situazione, sembra ricordarci Capra, nonostante io ve la stia buttando in merda c'è un uomo innocente che sta subendo un'ingiustizia e non c'è proprio un cazzo da ridere.
► L'INFORMAZIONE NON INFORMA
Il cosiddetto "quarto potere" è una presenza costante nella filmografia di Capra: per Capra il giornalismo ha, o dovrebbe avere, il compito di informare l'opinione pubblica, farsi portavoce della verità, tenere in riga i potenti, guidare le masse.
Ha insomma precise responsabilità politiche che qui (ma anche in Mr. Smith va a Washington dove rincarando la dose si affronterà il tema della corruzione dei media) vengono sistematicamente disattese.
I giornalisti di E' arrivata la felicità sono pettegoli che scrivono, o per meglio dire inventano articoli a uso e consumo di altri pettegoli con l'unico scopo di vendere copie (una sferzata neanche troppo sottile del regista a quel giornalismo scandalistico alla William Hearst che andava per la maggiore all'epoca), e persino la nostra eroina Louise comincerà a seguire il "caso Longfellow" per motivazioni tutt'altro che nobili: un mese di ferie pagate (e ha vinto un pulitzer, non è la responsabile della rubrica culinaria).
Le buffe imprese di Longfellow riempiranno i rotocalchi per SETTIMANE, e parliamo di una città come New York in cui qualcosa di più importante di sicuro dovrà accadere, ma a quanto pare no.
Sembra che alla fine anche la dura scorza di MacWade ceda sotto lo sguardo da cucciolo bastonato di Mr Deeds (lo ritroveremo al processo a tifare attivamente per il nostro eroe), ma è più un finale apparentemente moraleggiante quello che riguarda il burbero direttore editoriale: si ha più l'idea che, come al solito, tutto ruoti più intorno alla sottotrama romantica che ai temi sociali, e MacWade quando avrà il suo momento di umanità sembrerà maggiormente interessato a consolare una sua ex dipendente (la quale nonostante si sia ravveduta ha concluso che era meglio smettere col giornalismo e tornare al paesello con i 2 milioni rimasti che restare per fare la professionista seria) che a diventare un giornalista migliore.
Lieto fine fino al prossimo scandalo, insomma...
*
IN CONCLUSIONE...
E' arrivata la felicità è un "primo capitolo" con inevitabili limiti che getta le basi del mito dell'eroe americano del New Deal secondo Frank Capra, un uomo comune che crede nella bontà intrinseca della gente e lotta fino in fondo per gli ideali in cui crede e per il bene della comunità (specie di chi non sa difendersi, anche a causa di una classe politica debole e impotente quando va bene e avida e corrotta fino al midollo quando va male che non adempie al proprio compito di custode del popolo) ma ha un enorme problema di fondo: una trama romantica scontata e stronza si mangia praticamente tutto il resto, specie sul finale quando in teoria il messaggio sociale dovrebbe farsi più forte.
In più le loro scene pucci pucci sono proprio noiose.
Inserire cliché sulla gente che lavora troppo e dopo mezz'ora risolvere i problemi dei poveri facendo zappare la terra a tutti. |
Risulta difficile ritenere Mr. Deeds un paladino delle masse oppresse quando si accorge dell'esistenza dei poveri solo una volta che Louise esce temporaneamente di scena (e giusto perché entra in casa sua un povero scalciando e urlando), e a spingerlo a difendersi in tribunale e a lottare per ciò che ritiene giusto non è il pensiero di tutte quelle persone che dipendono da lui ma il fatto che Babe abbia confessato di amarlo; allo stesso modo risulta difficile credere al sincero ravvedimento di Louise o del suo capo se lei sempre per amore alla carriera ci rinuncia e perde l'occasione di diventare una vera giornalista.
In più, ultimo ma non ultimo, mi risulta onestamente indigesto che l'eroe a più riprese sminuisca un certo tipo di cultura che non porta con sé un guadagno economico (lui è un poeta che scrive roba su commissione, quindi è buono, e ammira altri scrittori che guadagnano con la loro arte ma non i responsabili del teatro dell'opera che vengono derisi perché lavorano in perdita): un tipo di pensiero squisitamente capitalista: la cultura non porta guadagno, quindi perché investirci? Son stronzi quelli che credono nel potere elevante della cultura e dell'arte, chiaramente.
Per inciso mi darebbe molto meno fastidio se potessi considerare questo messaggio come desueto, figlio del suo tempo, invece è un modo di pensare ributtante e squallido ancora dolorosamente attuale.
Insomma, il messaggio di fondo è buono ma per vari motivi si perde per strada e puzza un po' di stantio, con tutto il bene che si vuole sempre a Frank Capra.
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