sabato 4 dicembre 2021

[Recensione] SCHOLOMANCE #1 - LEZIONI PERICOLOSE, di Naomi Novik

Recensione del romanzo di Naomi Novik Scholomance - Lezioni pericolose (A deadly education)
Titolo originale:
Scholomance #1 - A deadly education
Autore: Naomi Novik
Traduzione: S. Brogli
Ed. italiana: Mondadori, copertina rigida, 264 pagine
Anno (Italia): 2021
Euro: 19,00 | Ebook: 9,99


Premesse:
Naomi Novik è una vecchia conoscenza dell'autrice di questo blog, essendo già stati analizzati in passato su questi ameni lidi CUORE OSCURO e IL DRAGO DI SUA MAESTA', il primo volume della saga di Temeraire. 
Le mie impressioni generali su questa scrittrice non sono cambiate, ma le riassumo brevemente per chi si fosse collegato con noi solo in questo momento: anche se non mi annovero tra le persone appassionate del genere e non sono una sua fan ritengo la Novik una delle più interessanti scrittrici di fantasy contemporanee. La sua scrittura tutto fa fuorché entusiasmarmi dal momento che per mia indole ho dei grossi problemi a immergermi in un background fantasy, per quanto sia ben ponderato, quando questo diventa un interminabile tsunami di spiegoni, un problema che forse qui si è avvertito più che altrove.

Eppure eccoci qui a recensire col consueto garbo e la solita competenza il primo volume di Scholomance, la saga che va a scomodare il filone delle scuole di magia, portato da poco in Italia da Mondadori. Non è che lo faccia (solo) per masochismo o per il gusto di criticare: è che ho un’amica che è una mega fan e ad ogni libro della Novik che legge (rigorosamente in inglese lei, al contrario di me che sono pigra e me ne vanto) mi fa una testa così per settimane, quindi non è che sia obbligata a ciucciarmi quello che passa il convento italiano ma quasi.
Già che ci sono poi ci butto giù anche le consuete due righe, perché del proprio panierino di letture, come del maiale, non si butta via nulla.

*

DUE RIGHE DI TRAMA

Se si pensa alle scuole di magia in Inghilterra si corre d'istinto a Harry Potter che sul tema (piaccia o non piaccia) è entrato a martellate sulle parti basse nell’immaginario collettivo, compreso quello dei fruitori casual del genere. Questo ha portato nel corso degli ultimi 20 anni a una crescita esponenziale di opere in tema in cui tra le righe si avvertiva più o meno prepotentemente l'influenza di JK.
Anche in Scholomance siamo in Inghilterra, c’è una scuola di magia e studenti che studiano roba, c’è un protagonista presceltissimo ma tenuto fuori dal circolo che conta vincolato a una profezia brutta che rischia di morire una pagina sì e l’altra pure per motivi che spesso non dipendono dalla sua volontà.
Ma i parallelismi finiscono un po’ qui.

La storia è narrata dal punto di vista di Galadriel “El” Higgins, una strega di origini per metà gallesi e metà indiane che frequenta il terzo anno indirizzo linguistico della Scholomance, una scuola di magia fondata nel tardo Ottocento che più che un luogo di cultura sembra il campo di battaglia di Hunger Games. Nel corso della loro carriera scolastica infatti questi ragazzi oltre che studiare sodo, frequentare corsi e superare esami devono letteralmente sopravvivere.
La loro vita è messa costantemente in pericolo e ogni errore o semplice disattenzione può significare per il giovane mago morte violenta per mano dei mangia-anime/nefasti, orrende creature di varia forma e natura (ma da quel che si evince tra le righe principalmente frutto di esperimenti magici sfuggiti al controllo dei loro creatori) che infestano ogni meandro del castello e divorano i giovani maghi per nutrirsi del mana (il carburante magico dei maghi) di cui questi ragazzi in quanto adolescenti letteralmente traboccano. E perché questi genitori pazzi dovrebbero mandare i figli adolescenti in un posto pieno di roba che vuole ucciderli?
Perché, per farla breve, fuori è peggio.

In un mondo in cui stare da soli sarebbe praticamente una condanna a morte per chiunque El ovviamente è sola ai limiti del sociopatico e nemmeno si sforza di stringere alleanze: nata con un’indole virata alla stregoneria malvagia contro cui combatte quotidianamente e con il peso di una profezia (aridaje) oscura sulle spalle che la vorrebbe foriera di morte e distruzione, El non ha mai avuto amici e neppure simpatizzanti, con la sola eccezione della madre che per comodità chiameremo SupersantAs
Perché è un’insopportabile volemosebbene.
Compare poco ma basta quel poco a rendermela insopportabile.

Dramatization
Dentro la Scholomance poi, dove le alleanze sarebbero letteralmente la chiave per la sopravvivenza del giovane studente, le cose per El cambiano pochino, e giusto per non farsi mancare nulla la nostra protagonista compensa una natura che già di suo indurrebbe poco il prossimo ad instaurare rapporti un pelo pelo educati con lei con un carattere introverso, sarcastico, maleducato, ingrato, e più qualcuno fa parte di un gruppo di maghi forte, utile e influente più El fa di tutto per rendersi un’insostenibile incudine appesa alle palle. Ma siamo in un’opera fantasy quindi dobbiamo sospendere l’incredulità e accettare il fatto inevitabile quanto la morte che pure con questo carattere di merda riuscirà a farsi delle amicizie più solide di qualsiasi alleanza dettata dalla mera utilità.
E con persone leali e di talento.

E visto che El è pure la più dura dei duri e la più furba dei furbi non si limita a sopravvivere ai pericoli di questa scuola mortale ma a una certa arriva anche a distruggere dei mostri indistruttibili contro cui persino gruppi di maghi adulti col supporto delle cerchie e pienamente formati hanno avuto la peggio. E quando te sbagli... Intorno a lei invece le persone che non sono El, anche se su carta sono più grandi, più protetti, più preparati di lei, vengono fatti a pezzi o non reggono allo stress e al richiamo da sirena della magia oscura quindi impazziscono.

Dramatization 2
Però El per quanto ci provi e cerchi di convincerci per tutto il cazzo di tempo di quanto sia astuta, attenta, inarrivabile, invincibile, sveglia, scaltra, non riesce a diventare al 100% la survivor solitaria uscita dritta da Fallout a causa di Orion Lake, appartenente alla cerchia di New York: Orion si è autoproclamato principe Disney della scuola e passa le giornate a uccidere nefasti (di cui riesce ad assorbire il mana per indole naturale) e a salvare la vita degli innocenti compagni di studio della Scholomance. Salva anche la vita di El un discreto numero di volte, cosa che la riempie di fiera indignazione perché no, lei non ci sta, lei è la sole survivor presceltissima e non ha bisogno dell'aiuto di nessuno tantomeno di qualcuno che togliendo ai nefasti il loro spuntino sta creando un forte sbilanciamento nell'equilibrio della scuola!
Ma vai affanculo e ringrazia, stronza…

*

IMPRESSIONI SPARSE

La trama del primo volume ruota sostanzialmente attorno alla nascita di questa strana amicizia-rivalità-whatever tra El e Orion (il quale all'inizio sospetta di lei, la ragazza strana e ombrosa che sta sulle sue, quale assassina di una compagna di scuola "babbana" di nome Luisa) sullo sfondo di una scuola in cui gli studenti sono lasciati per la maggior parte del tempo a loro stessi, in cui il pericolo è perennemente (e non esagero, perennemente) dietro l’angolo, bisogna avere gli occhi anche dietro la schiena e non ci si può fidare di niente e di nessuno.
L'azione è pressoché inesistente perché c'è veramente troppa carne al fuoco da portare avanti. O meglio, la Novik che ha come marchio di fabbrica la solita incredibile attenzione al background ritiene che sia necessario spiegarci proprio TUTTO con dovizia di particolari e sforando a più riprese nel ridondante (perché ok, affascinante una scuola senza professori dove persino i progetti di scuola possono ucciderti se non li porti a termine al meglio, ma alla quarta volta che mi spiegano che al cesso ci si deve andare almeno in due perché se no qualche presenza oscura può papparti, giustificando in questo modo a più riprese il fatto che El non si lava sempre e puzza, anche basta), e quelle poche volte che succede qualcosa di succoso che potrebbe far avanzare la trama di un minino l'autrice ritiene che sia il momento giusto per ficcarci uno spiegone lungo tre o quattro pagine.
"Perché siccome il lettore dello YA
è vecchio tu la devi dire forte e chiara...
E quante cose ti sto spiegando."
Sia mai che nel mezzo di un attacco mortale in cui la protagonista rischia seriamente la vita ci sfugga il colore dei peli del culo di un grattatore.

Il risultato di tutto questo blabla di background, complice anche una traduzione pesante, farraginosa, inesatta, poco chiara laddove non si ritrovano direttamente orrori dettati da incuria e distrazione (ormai marchio di fabbrica del marchio Mondadori quando si occupa di YA, parrebbe) del calibro di "sacrificai IL tutto E il mana che avevo accumulato per eseguire un ripara-e-rifai sullo schienale della poltrona" è una lettura pesante, poco chiara, dove poco più di 250 pagine diventano 7000 e certi passaggi tocca rileggerli più volte per capire di che minchia stanno parlando i ragazzi quelle poche volte che la Novik accanna con gli spiegoni e decide di far andare avanti il libro di quei due, tre millimetri. Libro che culmina con una chiusa da telenovela argentina in cui dal nulla arriva un messaggio di Supersantas in cui si avvisa El di stare molto in guardia.
Perché finora si è rilassata, giusto.
Suspense a caso.

*

Come al solito, il punto di forza dei libri della Novik per quel che mi riguarda (visto che come ho già ribadito non sono un'estimatrice dei background complessi e anche nel caso di Scholomance mi sarei accontentata di molto meno per farmi un'idea della quotidianità scolastica dei protagonisti, ma capisco che poi il romanzo sarebbe durato massimo 20 pagine) sono i personaggi, se non fosse per il fatto che le sue protagoniste continuano a starmi discretamente sui coglioni per quanto l'autrice di sforzi di creare eroine realistiche nella loro antipatia.
El infatti è una persona guardinga.
Il che la rende di conseguenza poco amichevole.
A differenza delle tsunderine che
risultano adorabili solo perché carine
El risulta una vera stronza, ma realistica
E' anche la voce narrante del romanzo, un'interminabile stream of cosciounsness fatto di pipponi infiniti, momenti filosofici alla Fusaro in cui comprende i motivi per cui la gente delle caste sfrutta i poveri stronzi usandoli come carne da macello, vanterie su quanto lei sta attenta in ogni momento, occasionali momenti di vulnerabilità in cui salta fuori con prepotenza il fatto che la solitudine le pesi ma soprattutto di continui giudizi rabbiosi, cinici e amareggiati contro qualsiasi altro personaggio entri nel suo campo visivo, che non è mai descritto in modo obiettivo ma è sempre filtrato attraverso la lente di un personaggio che non è mai riuscito a formare un legame sincero con qualcuno neanche nella comune di fricchettoni in cui viveva con la madre santona.

E quindi finché non riesce a comprendere che persino quell'adorabile Golden Retriever di Orion (dopo i primi sospetti iniziali sulla sua natura maligna, rapidamente dissipati dall'inevitabile scena di salvataggio della bella indo-gallese) alla fine si è avvicinato a lei solo per esserle amico, perché condivide con lei il peso di una sostanziale solitudine, il grande eroe della scuola non è altro che un egocentrico cretino. Però poi le dà fastidio quando un altro gli dice le stesse identiche cose che lei pensa da inizio libro...
Dramatization 3
Nella mia testa Orion è lui sputato,
la stessa indole da Golden Retriever
Le amiche e alleate Liu e Aadhya (rispettivamente asiatica e africana, praticamente una squadra Benetton) che fanno scambi con lei e occasionalmente (più quando El lo consente, in soldoni) condividono pasti e uscite al cesso sono persone che la trovano semplicemente utile a fasi alterne perché lei (che è brava, guardinga, furba, la più dura dei duri, eccetera) riesce a correre dei rischi calcolati recuperando materiali utili dai laboratori infestati dai mangia-anime e scambia incantesimi di livello superiore in cambio di altri (per gli altri) più semplici.
I membri delle cerchie (nello specifico Magnus e Chloe), in particolare quelli che, mostrandosi davvero maligni e malpensanti perché è una cosa che non sarà mai successa nella storia della scuola, sospettano dell'ennesima "fuori casta" che per salvarsi il culo usa tutti i mezzi che ha per guadagnarsi un posto in una cerchia influente sono stronzi, sfruttatori, falsi. A El sfugge che questi ragazzi fanno quello che fanno tutti, lei compresa: sopravvivere, anche se con tutti i vantaggi derivati da uno status favorevole. Ma tanto a lei le caste fanno schifo e non ci andrà mai perché blablabla...
Verso la fine però, dipanato un poco il velo della cinica in lotta contro il mondo per tipo 5 minuti (finché il biglietto della Supersantas non mette in crisi così de botto senza senso la sua ritrovata fiducia nel prossimo), comincia a capire che le cose potrebbero farsi anche senza ricevere nulla in cambio per un amico e se non fosse costantemente una pigna in culo potrebbe essere anche una persona gradevole da frequentare. Dopo una chiacchierata illuminante con Chloe forse arriverà persino a concludere che magari non tutti i membri delle caste sono stronzi di default. Ma diamo tempo al tempo, per El è molta carne al fuoco da assimilare.

*

IN CONCLUSIONE

A Deadly education è un libro fin troppo solido, con personaggi intriganti.

C'è all'interno della Scholomance una incredibile
 diversità a livello non solo etnico ma anche linguistico, cosa che rende su più livelli difficoltosa la comunicazione tra gli studenti (come vediamo in alcune scene in cui El, che già di suo è antisociale, esplicita le sue difficoltà nel capire altri studenti che hanno deciso di studiare solo la loro lingua d'origine senza preoccuparsi di imparare l'inglese, che a dispetto dell'antipatia degli inglesi è una delle lingue più parlate al mondo, e non credo sia un caso dal punto di vista narrativo che El abbia scelto un indirizzo linguistico e sia di suo una meticcia, ovvero un ponte tra due etnie a cui però non sente di appartenere appieno (e anche graziarcazzo e non per colpa sua aggiungerei). 
Il mondo dei maghi della Novik infatti manca principalmente di comunicazione: sostanzialmente ogni nucleo familiare si fa i cazzi propri e cerca di sopravvivere a scapito degli altri nonostante il nemico, quello vero, sembra risiedere altrove (anche se il dubbio viene visto che circa l'80% dei nefasti sono esperimenti magici andati per il verso sbagliato). Presumo che proprio la comunicazione sarà alla base di un futuro cambiamento/ribaltamento dello status quo, ma si vedrà.

A proposito della storia d'amore appena abbozzata e sostanzialmente unidirezionale tra El e Orion non posso fare a meno di pensare che, proprio come accadeva in Cuore Oscuro, non sia una cosa voluta dall'autrice ma la solita mezza forzatura voluta dalla casa editrice perché senza romance uno YA non vende, e già uno YA come A deadly education fa fatica a farsi amare. Io personalmente stavo bene anche senza scena di limone a caso tra i due in punto di morte, visto che per una volta sarebbe carino vedere un ragazzo gentile con una ragazza per amicizia.

In generale per questo e altri motivi A deadly education è un libro che non mi fa impazzire come dovrebbe ma che a conti fatti mi incuriosisce quel tanto che basta da spingermi ad affrontare un secondo volume, se Mondadori dovesse decidersi a tradurre anche quello (cosa che non do per scontata visto che in 260 e rotte pagine non ho visto bad boy strapparsi la camicia e ringhiare in direzione della protagonista, quindi non credo che possa titillare la fantasia del lettore medio di YA nostrani).

Giudizio finale:

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