Anno: 1965
Regia: Terence Young
Soggetto: Ian Fleming
Cast: Sean Connery,
Adolfo Celi, Claudine Auger, Luciana Paluzzi, Bernard Lee, Desmond Llewelyn
*Oscar migliori effetti
speciali visivi (1965)
Continua la mia avventura rigorosamente cronologica tra i film
della nostra amata superspia inglese, tra belle donne, gadget avveniristici e,
a questo giro, profondità marine, bollicine, fiocinate e pescecani che vivono
in due dita d’acqua.
Si spiega da dove abbiano tirato fuori le
bestie bidimensionali di Sharknado.
Agente
007 – Missione Thunderbolt è il terzo film ad alto budget in 3 anni, e la Marvel
muta. Costato 5 milioni e mezzo di dollari, ne incasserà 141 a livello globale.
E’ l’ultimo film del “Bond classico”,
e anche la storia che segna l’addio al franchise del mio amato Terence Young, l’uomo che ha forgiato
007 (anche Young ai tempi della WWII infatti militava nei servizi segreti
inglesi e ha conferito al Bond cinematografico molto del suo carattere, al punto
da aver praticamente diviso doccia e letto con Connery durante le riprese di Licenza di uccidere).
Grazie a lui abbiamo il Bond sofisticato che
tutti amiamo, qui giunto a piena maturazione: smargiasso e sicuro di sé, sempre
controllato di fronte al pericolo, per farsi piovere addosso figa manco deve
chiedere.
Prende, e devi pure ringraziare per l’onore.
Ma almeno niente pacche sul culo a ‘sto giro,
grazie agli dei.
TRAMA
Dopo aver assistito alla nostra iconicissima intro della barrelgun, la prima
interpretata da Sean Connery in persona (e la prima in modalità Panavision,
cioè a schermo lungo), la sequenza di apertura si apre in una chiesa dove si
stanno tenendo i funerali di un misterioso JB,
che scopriremo ben presto essere il colonnello Jacques Bouvar/Boitier (non
collimano credits e quanto si sente su schermo, in quanto credo che nel 1965
dovendo macinare un film di Bond ogni mezz’ora non ci fosse il tempo di
controllare i nomi delle comparse della intro, specie se francesi), agente
SPECTRE che ha ucciso diversi membri dell’MI6 e che Bond era sul punto di
assassinare per fare pari e patta.
Lo piange la vedova affranta, che dopo la cerimonia
si allontana sulla sua auto, ma qualcosa fa pizzicare il senso di ragno di
Bond, il fatto che si apra da sola la portiera. Nel 1965 questo può
significare solo una cosa, che Mrs.
Boitier è in realtà Jacques travestito!
James la segue a casa e dà vita a una delle
scene più divertenti della saga.
Pugno alla vedova... |
... La vedova non se le tiene anche se ti chiami 007 |
Da qui vedi l'attenzione al dettaglio della SPECTRE, Boitier si era truccato anche se avrebbe indossato uno scafandro nero al funerale. ... E meno male che Bond ci ha preso! |
Quanto piace a Young mettere gente che per picchiarti vola con un salto pazzerello |
Questa decontestualizzata è da PornHub. |
La tenzone da salotto termina col trionfo del
nostro eroe che dopo aver devastato mezza mobilia fatta di compensato lo
strangola con un attizzatoio. Inseguito dagli uomini di Boitier sale sul tetto
dove, non si sa bene quando né come, ha piazzato un Jet Pack: infilato il casco in nome della sicurezza (NB: il jet
pack era vero, guidato da un ingegnere di nome Bill Suitor; che volesse
indossare un casco in caso di problemi era il minimo e la scena ne guadagna due volte in comicità)
si catapulta nel cielo fino alla ormai iconica Aston Martin che sputa addosso
agli sgherri del piano terra quella che spero sia acqua.
E per me il film può anche finire qui.
Set. Punto. Partita.
A deliziarci con la canzone di apertura a
questo giro è Tom Jones, che come la
Bassey al giro precedente all’acuto finale ha rischiato la morte.
La canzone, ovviamente, è Thunderball
(termine che stava a indicare in gergo militare nel periodo dei test nucleari post-conflitto il fungo creato da un’esplosione
atomica, e proprio di ordigni atomici si andrà a parlare in questo capitolo
della saga. La finezza si perde nel titolo italiano, Operazione Tuono).
Il testo si riferisce ovviamente a Emilio Largo...
He
always runs while others walk
He acts
while other men just talk
He
looks at this world, and wants it all
So he
strikes, like thunderball
… e visto che si parla di un uomo avido che
vuole il mondo nelle proprie mani (a costo di distruggerlo come un’esplosione
atomica, il grande spauracchio di quegli anni), non a caso il film si
apre con un meeting nel quartier
generale della SPECTRE, che passa da studiolo Ikea ad antro internazionale del crimine.
Blofeld è ancora senza volto,
ancora interpretato da Anthony Dawson ma doppiato da Eric Pohlmann e ancora con
l’immancabile micio bianco disgustato dalla vita tra le braccia (perché gli uomini devono morire ma non toccategli i pikkoli ancioli pelosi), tiene un
summit globale di sgherri per fare il punto della situazione sui loro
traffici illeciti mentre la telecamera si posa con insistenza su Numero 2, alias il nostro Emilio Largo (Adolfo Celi, tanto per cambiare doppiato per via del suo orribile accento
siciliano).
Numero 9, si scopre, fa la cresta sui
guadagni della droga.
Blofeld la prende sportivamente.
A questo punto torniamo a Bond, che per
riprendersi dalla scazzottata da salotto con la vedova Boitier si trova in una
clinica privata a Shrublands: mentre aspetta che guariscano traumi cranici e costole incrinate, per
passare il tempo un po’ gioca a fare lo scherziere con l’agente SPECTRE
Lippe e un po’ molesta sessualmente una dottoressa.
Bond irrompe nella camera di Lippe per
snasargli nella valigia.
Lippe lo lega a un lettino vibrante per
strofinargli il pene a morte (altrimenti non si spiega come dopo un tentativo
di omicidio sia così arrapato da ficcarsi con la suddetta dottoressa nel bagno turco).
Uno non è che vuol per forza pensare male, però... |
Bond gli alza la temperatura della sauna per
farci il bollito, e vince la gara di simpatiche burle per abbandono dal momento
che Lippe di lì a poco, nel pieno di un attentato automobilistico, verrà ucciso
dai suoi allegri compari. Nello specifico verrà letteralmente silurato dalla bellissima Fiona Volpe (Luciana Paluzzi,
un’italiana che interpreta un’italiana! Miracolo!) a bordo di una moto dorata
(ed è subito Pussy Galore Flying Circus).
Comincia a farsi chiaro a questo punto il piano della SPECTRE.
Chiaro
per modo di dire,
ho dovuto guardare questo pezzo tre volte per capire cosa stessa accadendo.
Lippe non si trovava lì in vacanza ma insieme ad Angelo Palazzi, un tizio
che ha modificato chirurgicamente il proprio volto per prendere l’aspetto e l’identità del
pilota dell'aeronautica francese François Derval, che di lì a breve dovrà partecipare a una missione d'addestramento a bordo di un bombardiere Avro Vulcan armato di due ordigni nucleari. Ucciso il
vero Derval Angelo ne prende il posto, uccide gli altri piloti e fa in modo di far precipitare l’aereo in
mare perché gli agenti SPECTRE guidati da Numero 2 possano attuare un recupero
subacqueo (la prima delle lunghe e spettacolari sequenze sottomarine che
vedremo in questo film).
Il finto Derval viene lasciato morire da Numero 2 nell'abitacolo dell'aereo senza ossigeno in corso di missione, perché al momento di essere pagato ha provato a fare
la cresta con Fiona sul compenso.
E Lippe appresso a lui per farti capire che alla SPECTRE non scherzano.
A questo punto la SPECTRE intima il governo inglese di consegnar loro 100 milioni di sterline entro una settimana o faranno detonare le due bombe in punti strategici di America e Inghilterra mettendo in ginocchio l'occidente.
Mentre si cerca di recuperare il denaro si indice in fretta e furia una riunione d'emergenza di agenti "00" (9 in tutto, ma tutti a parte Bond ci verranno mostrati rigorosamente di spalle), perché battano in lungo e in largo il pianeta in cerca del Vulcan scomparso da radar e satelliti, ma soprattutto dei due dispositivi.
Caso vuole che 007 tra le foto del suo dossier noti una bella
figliola con due nei sulla coscia accanto a un uomo che ha già visto solo pochi giorni prima: la ragazza si chiama Dominique ed è la sorella di Durval, ovvero
un uomo di cui ha visto il cadavere alla clinica di Shrublands mentre giocava con Lippe a farsi le burle.
Visto che in questi film tira più un pelo di
figa che un cacciabombardiere e la bionda fisioterapista ha già dato più che abbastanza,
Bond decide di parlare con M, che vorrebbe mandarlo a indagare in Canada: gli chiede di seguire invece la pista di Nassau.
La foto dei fratelli Durval è stata scattata proprio lì, è lì l'istinto gli dice che proprio lì troverà la ragazza, e che proprio la ragazza risulterà essere la pista giusta verso la risoluzione del mistero delle bombe scomparse.
Avendo Bond più culo che anima, quest'intuizione casuale si rivelerà esatta.
Faccio giusto notare che a questo punto sono passati 42
minuti di film prima di arrivare all’immancabile meta esotica.
Il resto prosegue nella classica formula bondiana, tra curve
pericolose, partite non proprio al cardiopalma di Baccarà (che avevamo già
visto alla prima entrata in scena di Bond nel film Licenza di Uccidere, e che da ora in poi tornerà prepotentemente,
ad aggiungere fascino, carisma e una quantità fuori scala di bujodeculo al nostro agente 007),
paesaggi esotici straordinari, piani cervellotici per la conquista del mondo,
ironia smargiassa e l’immancabile trionfo finale di Bond.
Immagino che Blofeld, ancora una volta, non
se la legherà per nulla al dito.
Maledeeeeeeetto Bond!!! |
Operazione
Thunderball è un film che ha una posizione abbastanza sfigata nelle
classifiche bondiane: raramente mi è capitato di vederlo citato (se
escludiamo le parodie perculanti della sedia elettrificata o del cattivo con la
benda sull’occhio dell’ormai immancabile Austin Powers), non ha nel suo
arsenale frasi memorabili come “No signor
Bond, mi aspetto che lei muoia!” o epiche battaglie spaziali. Anzi, le
battaglie subacquee sono abbastanza noiose e deficienti a detta di molti, viste nel 2020.
Ma ci sono comunque
diversi elementi per cui il film rimarrà impresso a fuoco nel mio cuore.
1) La costruzione del background e della tensione
▶ Operazione
Thunderball dà sia alla SPECTRE che alla sezione 00 dell’MI6 un’aria davvero
internazionale: finalmente si avverte l’entità globale di questo scontro,
che non è una partita a dama tra l’immortale 007 e il cattivo stronzo di turno
ma qualcosa di molto più esteso che si gioca tra un'élite di agenti segreti inglesi e una pletora di
signori del crimine che agiscono in tutto il mondo.
Già in Goldfinger ci
veniva paventata (anche se come bluff) la possibilità che in caso di morte Bond potesse
essere sostituito da 008, ma ora finalmente lo vediamo in maniera davvero
esplicita: 007 magari è il migliore, ma uno dei tanti. Lo stesso dicasi per i cattivi,
che non sono una serie di stronzi scappati fuori dalle gabbie, ma parte di
qualcosa di enorme e coeso.
▶ A
differenza di quanto accade nei film che l’hanno finora preceduto, Operazione
Thunderball opta per una ricetta di tensione quasi hitchcockiana: In Licenza di Uccidere e Goldfinger seguiamo le indagini con Bond, manteniamo un alto livello di immedesimazione col protagonista perché è insieme a lui che scopriamo i piani del cattivo di turno.
In Dalla Russia con Amore c’è lo spiegone di Blofeld e Numero 5.
Qui
invece il piano non ci viene spiegato ma mostrato in diretta: come
accade in Dalla Russia con amore ne sappiamo molto più di Bond sui piani di
Largo, assistiamo in diretta a tutta la scena del recupero degli ordigni esplosivi e
sappiamo ogni cosa dell’inganno perpetrato ai danni del povero Durval (Bond lo
scoprirà praticamente a fine pellicola).
Questo accresce il nostro senso di tensione perché noi
sappiamo tutto dei pericoli attorno a Bond mentre lui ci gigioneggia
davanti da vero incosciente che non si
rende conto che tra 4 giorni due bombe atomiche potrebbero radere al
suolo l’Occidente.
Questo ci dà la stessa sensazione di angoscia e
nel mio caso blanda irritazione che proviamo negli Horror di fronte alla
ragazza che invece di scappare e chiamare la polizia va in cantina in mutande a
sentire cosa diamine è quel rumore inquietante.
2) I
rapporti tra i personaggi
Dico e ripeto quanto detto per Dalla Russia
con Amore a costo di diventare noiosa: amo i film diretti da Terence Young per le finezze psicologiche
che riesce a inserire in un film in cui un secondo prima ci si scazzotta con un
tizio travestito da vedova per poi volare via in Jet pack e il secondo dopo ci
si angoscia per la morte crudele subita da un assassino.
▶ Bond, M e Q
Siamo ben lontani dai lobotomizzati che ho avuto
la sfortuna di vedere in Missione Goldfinger, per fortuna.
M ha poche battute,
brevissime interazioni che però dicono molto del rapporto di profondo rispetto
e fiducia che lega lui e Bond a dispetto di eventuali divergenze e del loro
rapporto di capo e subalterno.
Quando Bond dice che vorrebbe andare a indagare a Nassau, M gli chiede il motivo buttando lì una battuta sulla sua
passione per gli sport acquatici (segno di grande confidenza tra i due). Bond
replica che vuole cercare indizi dalla sorella di Durval, uno dei piloti che
secondo la documentazione si trovava a bordo dell’aereo scomparso ma di cui lui ha visto il cadavere alla clinica in cui era ricoverato.
“Non è
possibile, è stato visto salire sul Vulcan che è decollato ieri sera.”
Replica M: “007
dice che ha visto Durval ieri sera a Shrublands, e che era morto. Questo mi
basta per promuovere un’indagine.”
Intendiamoci, M non è l’ultimo dei fessi,
conosce i suoi polli: il dubbio che James Bond voglia seguire, com’è sua abitudine,
solo un paio di belle gambotte paciarotte, viene istintivamente anche a lui,
come verrà in seguito a Moneypenny (che nel pratico darà del vecchio
rincoglionito a M il quale invece non c'è arrivato, beccandosi in
cambio un pacato rimbrotto dal vecchio rincoglionito che però le orecchie ce le
ha buone), ma questo Bond grazie al cielo è un Bond che pur amando molto le
belle donne, è prima di tutto una spia dall’incredibile intuito.
M conosce Bond e sa che se 007 dice che
questa ragazza è una pista da seguire per trovare le bombe glielo dice il suo
senso di spia, non il suo uccello magnetico.
Tu puoi restar, Moneypenny, ma io telo fingendo di cercare il mio cappello... |
Q fa la sua entrata in
scena direttamente a Nassau, con tanto di ciabatte, cappellino e camicia da
panzone buontempone.
L’interazione tra i due è ironica e
divertentissima.
Connery sembra un bambino in mezzo ai
giocattoli del fratello maggiore geloso delle sue cose.
Te le spezzo 'ste manine, James... |
▶ Bond, Domino e Largo
Forse il più complesso triangolo eroe-fighella-cattivo mai visto in 007.
Dominique
“Domino” Durval (Claudine Auger) è una Bond girl dal background interessante e dalla caratterizzazione solida,
anche se ovviamente, è il caso di specificarlo, non stiamo parlando di profonde finezze caratteriali
moderne o di un personaggio che oggi sarebbe considerato particolarmente femminista.
Non manca però di risultare adorabile.
Esteticamente graziosissima, sempre vestita
di bianco e nero per tener fede al suo nomignolo (Domino), ci viene presentata in
costume da bagno, mentre cerca stelle marine sul fondale di Nassau e resta
incastrata con la caviglia in una roccia dando modo a James "bujodeculo" Bond di salvarla e
entrare in contatto con lei.
Tra Dominique e Bond si instaurerà una sorta di
istintiva simpatia, ma non tanto a causa del suo pene ipnotico (anche se in
maniera praticamente obbligatoria i due si ritroveranno in maniera alquanto
bizzarra a consumare un coito sottomarino con addosso costumi da immersione e
bombole d’ossigeno sulle spalle) quanto piuttosto di reciproco interesse.
Domino è la “nipote” di Largo, o così te la spacciano.
“Suona
meglio di amante o mantenuta”, dirà lei stessa con amarezza.
Non è una sottoposta o una complice, non condivide nemmeno
lontanamente l'etica deviata del suo "tutore" come una Pussy Galore o una, nei limiti, Tanja Romanova. Dominique ha conosciuto Emilio anni fa a Capri (unico
retaggio rimasto del personaggio originale, che avrebbe dovuto essere italiano
e interpretato dalla Paluzzi), racconterà a Bond in vena di confidenze, e una volta addirittura lo amava.
Ora
è chiusa in una prigione dorata, libera di nuotare tutto il giorno sui fondali di Nassau ma controllata a vista dagli sgherri di Emilio, a cui è tenuta avvinta con la paura. Quasi certamente ha ancora rapporti sessuali con lui, rapporti che da parte sua tutto possono essere fuorché consenzienti.
E' sola, non vede suo fratello da anni.
Questo però non la rende debole o fragile, anzi, alla bisogna sa tirar fuori un coraggio da leoni.
Vede in Bond
inizialmente un’innocente via di fuga da una vita che la rende infelice e poi, quando verrà a conoscenza che Largo è responsabile
della morte di suo fratello François (il che spiega come facessero a sapere della sua missione sul Vulcan, probabilmente era stata una confidenza della stessa Dominique. Una vera crudeltà ai danni di questa ragazza, altra finezza degna del Bond di Young), uno
strumento di vendetta.
Cederà al fascino di Bond ma non in maniera romantica.
L’unico momento di sincera tenerezza se lo
concederà parlando del fratello.
Ma solo dopo averla buttata tutta in merda... |
A questo proposito è bene notare un paio di
cose.
Innanzitutto a questo giro James evita di
stuprare la gente, se escludiamo il cringissimo episodio alla
clinica (seriamente Bond, mi pare che la figa non ti manchi, hai davvero
bisogno di costringere le donne a dartela minacciandole di far perdere loro il
posto di lavoro?): il suo corteggiamento sarà aggressivo, figlio del suo tempo,
ma bontà sua, nonostante abbia le ore contate e sia in gioco il destino del mondo si prende la briga di convincere Domino a passare dalla sua parte rivelandole (con una delicatezza rara) con tanto di prove alla mano che Emilio ha ucciso suo
fratello. Non se la sbatte in un pagliaio
per convertirla al pene e renderla compiacente né lei nonostante ceda alle sue avances è sottomessa al bene superiore.
Della salvezza del mondo le fotte sega.
Ha motivi personali per odiare Largo e non ha paura di subire le conseguenze del suo tradimento perché a questo punto non c'è più nulla che possa farle per farla soffrire più di così. E' talmente motivata che alla fine sarà proprio lei a uccidere Largo fiocinandolo alla schiena ed ergendosi sul suo cadavere come un angelo
vendicatore.
Bond
salvato dalla Bond girl.
Come cazzo si fa a non amare questo film?
"Sono felice d'averlo ucciso..." |
Largo è un cattivo da
fumetto, un vecchio scorbutico con una piscina piena di squali, una gigantesca nave che sicuramente compensa un micropene e la benda da pirata sull’occhio.
Ha una brama di possesso e controllo
fuori scala: il rapporto tra lui e Domino è emblematico in questo senso. La
tiene avvinta a sé, forse ha irretito una giovane ingenua o forse in passato c’è stato non dico amore ma almeno
lussuria nei suoi confronti, ma l’idea che si ha ora del loro rapporto è dell'ennesimo gingillo
di lusso che va ad arricchire la sua collezione di belle case, yatch e pescecani.
Non c’è gelosia né paura che Bond la porti
via.
Non ha problemi che Bond la squadri da capo a
piedi mentre esce dalla piscina o che la porti via dal tavolo da gioco per prendere un drink e
danzare con lei, a patto che torni immediatamente da lui appena schiocca le dita.
Tra Largo e Bond scatta la classica
gara a chi piscia più lontano, e Domino diventa niente di più che il premio da
contendersi
per dimostrare chi è il migliore alla fine dei giochi e chi a conti fatti
esercita il miglior controllo su di lei, esattamente come può esserlo una
vittoria al tavolo da gioco o un’amichevole
sessione di tiro al piattello.
Eccheccevo'? |
Bond ha bisogno di Domino per avere
informazioni di prima mano sul luogo in cui sono tenuti gli ordigni nucleari,
Largo non vuole concederla perché è il suo giocattolo, e lo dimostrerà di
fronte al tradimento di lei quando non esiterà a torturarla “con precisione scientifica”, quindi non
in preda alla collera di un amante preso in giro.
Nota di merito sulla tortura, che è di un
sensuale che mai.
Domino infatti viene sbattuta con violenza sul letto e costretta a subire bruciature di sigaro alternato a ghiaccio gelato di modo da farle provare più
dolore possibile. Chiappette dipinte d’oro, potete accompagnare solo.
▶ Bond e Fiona
Seconda memorabile Bond girl di questo film.
Fiona Volpe (Luciana Paluzzi) è la femme fatale perfetta,
quella in grado di rubare persino la scena all’eroe, anche se ovviamente non sarà mai in grado di
superarlo davvero in astuzia, e quando te sbagli?
Altri delicatissimi sottotesti sessuali. 'Sto film è una miniera d'oro. |
Ci viene presentata come erotismo puro, nell’atto
di sedurre Durval per carpirne i segreti più intimi prima di farlo uccidere.
Ma ben presto scopriamo che non si tratta
solo di una bella bambolona con due occhioni a calamita ma di un sicario sadico e pieno di talento: si occupa in prima
persona dell’omicidio di Lippe sparandogli un missile contro la macchina mentre
guida una moto dorata a velocità folle, e non paga spaventerà a morte 007 con
la sua guida sportiva.
"Signor Bond, le farò avere il conto della pulizia del mio sedile che lei ha maleducatamente inzaccherato d'urina" |
E’ la diretta sottoposta di Largo ma non è
sottomessa ciecamente al suo volere, anzi, la sua opinione è tenuta in seria considerazione da lui: è lei a convincere il suo più sanguigno e
istintivo collega, ad esempio, a non uccidere Bond per non ritrovarsi tra i maroni tutti i servizi segreti occidentali. 007, gli farà notare, è qui solo per caso ma non ha prove in mano né tantomeno
sa dove si trovano le bombe o l’aereo Vulcan (poi due scene dopo cattura e fa fuori l'esotica Paula, ma tant’è, Paula è donna e ne*ra, checcefrega?).
Menzione di merito per non aver ceduto
al pene magnetico di Bond.
Finita nel suo letto come da copione, non
si redimerà né lobotomizzerà (né sembrerà particolarmente sorpresa o umiliata
dal fatto che Bond affermi di essersela smutandata per lavoro. Cala, James,
cala), trovando quindi la morte dal momento che negli anni ’60 una donna sicura di sé e padrona della propria vagina può solo finire malissimo.
Ciononostante resta
un personaggio che è riuscito a colpirmi in positivo, in barba a tutto il sessismo di
fondo che permea il suo personaggio (il vecchio adagio secondo cui sicura e sensuale = stronza maliarda). Sarebbe stato fico vederla sopravvivere per scalare i ranghi della SPECTRE alla morte di Numero 2.
▶ Bond e Paula.
Paula Caplan (Martine Beswick) è la collega "esotica" di Bond, che già aveva interpretato la zingara Zora che in Dalla Russia con amore si smutanda per conquistare il cuore del figlio del capo gitano. A questo giro diventa la vittima innocente di questa gara a chi ce l’ha più
lungo tra Bond, Emilio Largo e Fiona Volpe.
Si potrebbe in un primo momento cadere nell’errore
di paragonare il modo decisamente easy con cui Bond affronta la morte di Paula
a quanto accaduto nel precedente capitolo con Jill e Tilly Masterson, ma anche
in queste piccolezze sta la genialità del Bond di Young.
Bond ha a che fare con la morte tutto il
tempo, esattamente come i suoi colleghi: tutti conoscono i rischi del mestiere, e si addestrano tutti i giorni proprio per evitare che questo accada.
Jill e Tilly a differenza di Paula non erano colleghe di Bond, non
erano persone pronte a morire per la causa (da quel poco che vediamo arrivo a pensare che Tilly
ponderasse di uccidere Goldfinger e poi vivere una vita piena e felice),
cionondimeno nel caso di Paula Bond si prende anche il rischio di irrompere
nella villa di Largo per provare a salvarla.
Trovandola già morta a seguito
della prolungata tortura, si concede un breve momento di silenzio per poi
fuggire, ma di fatto ha rischiato molto per cercare di aiutarla. Perché il Bond
di Young è un infame, un maschilista, pure una merda, ma poi ha questi momenti
di umanità che riescono a renderlo simpatico anche nel 2020.
3)
Ironia ed eccessi
Arrivo a ripetermi, ma io sono seriamente
innamorata del Bond di Young.
Riesce ad essere tremendamente ironico e
sbruffone senza essere un cafone, il realismo non sa dove sta di casa ma non
c’è nulla di forzato o fuori luogo nel contesto caciaronissimo in cui ci
troviamo: tra le altre cose c’è un volo su un jetpack, sparatorie con le fiocine, e soprattutto un cattivo con un mega yatch di nome Disco Volante che tiene gli squali
nella piscina ma neanche per un secondo ci si prenderebbe la briga di trovarlo ridicolo.
Giusto Bond lo umilia e ironizza a sue spese,
ma è Bond.
In mano a Young Connery brillla, e mi fa
ridere di cuore.
Non deve fare tre ore di faccette dietro le
sbarre di una prigione come accadeva in Goldfinger (ormai per me quel film è il
metro di paragone per indicare tutto quello che di Bond non mi piace, statece)
per essere buffo e non deve comportarsi da spia imbecille (rendendo di fatto più
imbecilli tutti quelli che lo circondano facendoti tifare per il cattivo): gli basta un sopracciglio alzato, un
sorriso appena accennato, una battuta arguta (“Vedo uno SPETTRO dietro di lei” rivolto a Emilio Largo al tavolo da
gioco), o beccare il piattello con facilità per il
solo gusto di umiliare il suo nemico.
Persino la sua fuga dagli squali fa scappare
un sorriso.
Bond ha pochi giorni per salvare il suo paese
da un olocausto nucleare e sembra in vacanza: c’è sempre una donna da irretire (con le buone o con le cattive), sempre questo modo gigione di prendere
sottogamba il pericolo di un olocausto atomico o di una fiocinata nel culo che rende il tutto davvero irresistibile, al punto che le due ore buone di film scorrono lisce che è un piacere.
Appesi per ore a un elicottero e non sentirlo... |
4) La
bellezza delle riprese subacquee
So che oggigiorno sono considerate da molti fan della saga riprese da
documentario sulla natura che a molte persone non solo non dicono nulla ma
annoiano, un inutile orpello fatto per dare un senso al budget milionario e
portarsi a casa l’immancabile Oscar, come so che le scene di battaglia
subacquea a suon di arpionate sono ridicole e sopra le righe, ma niente da
fare, io le ho amate come tutto il resto.
Sono scene non solo di una nitidezza
straordinaria (parliamo degli anni ’60, aoh) e dall’indubbia bellezza estetica,
ma a livello di trama contribuiscono anche ad aumentare l’atmosfera
angosciosa e claustrofobica nel vedere le acque tingersi di scarlatto
mentre guardiamo tutto dalla prospettiva di un uomo che muore divorato dagli
squali, o Bond intrappolato in una gabbia d’acqua col solo ausilio di un
respiratore con 4 minuti di autonomia che si ritrova muso a muso con
uno squalo.
Tensione e angoscia, cosa chiedere di più?
Connery ha rischiato davvero di rimetterci le
penne, tra parentesi.
IN CONCLUSIONE
Che dire nelle note finali di questo mio
entusiastico e fin troppo graforroico contributo a Thunderball?
Ovviamente che l’ho adorato, ma si era
capito.
Escludendo le solite cose che al giorno d’oggi
fanno storcere il naso (ambientare l’azione in mete esotiche e poi metterci
dentro attori abbronzati o gente di colore che a malapena parla, la
conquista delle donne come premio o dovere...) è un film che diverte con le scene d’azione sopra le righe ed
emoziona per le sue finezze psicologiche, con delle figure femminili rimaste nel mio cuore.
Mi dispiace che non sia stato dato modo a
Fiona Volpe e Domino di ritornare al fianco di Bond in qualche pellicola
successiva, o che all’epoca non si sentisse il bisogno di analizzare un po’ più
a fondo i loro personaggi, specie Domino, che è una ragazza che ne ha subite
tante, che ha subito dei lutti e si è ritrovata invischiata in una relazione
tossica. Una sopravvissuta a cui il ruolo di damina in difficoltà salvata dal magico pene di Bond sta stretto.
Dispiace anche essermi imposta un’ordine
di visione rigorosamente cronologico per questo "Progetto Bond, James Bond", perché a questo punto sarebbe necessario
un confronto col film “Mai dire Mai”, remake non ufficiale del 1983.
Giudizio finale:
Rasentiamo la perfezione con azione, umorismo e Bond Girl da ricordare. |
Progetto Bond, James Bond: Licenza di recensire
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