mercoledì 15 luglio 2020

[Recensione] ECHI IN TEMPESTA (L'ATTRAVERSASPECCHI #4)

Autore: Christelle Dabos
Traduzione: A. B. Testasecca
Ed. Italiana: E/O, copertina flessibile, 576 pagine,
Anno (Italia): 2020
Euro: 16,50


[NB: Essendo una recensione in cui farò il punto della situazione dell’intera saga, questa recensione sarà più infarcita di spoiler del normale, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa prima leggete il libro e poi fatemi una visitina in questi placidi lidi, che è sempre molto gradita.]

Premesse:
Visto che il mio poco apprezzamento per questa saga è storia vecchia e risale addirittura a Fidanzati dell'Inverno, quando era mia intenzione dare ancora il beneficio del dubbio ma già ci si ritrovava mio malgrado infarciti di cazzate, non sono rimasta particolarmente sorpresa né delusa dalla piega assolutamente votata alla locura che ha preso quest'ultimo capitolo de L’Attraversaspecchi.
Anzi, ritengo che le premesse per rendersi conto fin da subito che la Dabos altro non fosse che un’autrice troppo acerba che si era impantanata in una trama più grande di lei c’erano tutte.

E qui mi autocito dalla recensione del succitato Fidanzati dell'inverno:
"Creare una storia formata da una sequela di intrighi avvolti da misteri e foderati da vaiacapire senza andare mai a fondo delle cose non vuol dire creare un mondo complesso (quello riesce a farlo gente di ben altra levatura), ma scegliere la via più facile per far credere a un lettore di trovarsi davanti qualcosa di molto profondo, filosofico e diverso e non l'equivalente fantastico di una telenovela argentina."


DUE CONFUSE RIGHE DI TRAMA
(♬ Anche se questo libro la trama non c’è l’ha… ♪♫)

A inizio romanzo ci ricolleghiamo direttamente a La memoria di Babel, con Ofelia che contempla cogitabonda il vuoto che sta inglobando intere zolle di Babel e medita vendetta contro il responsabile di tutto questo, l’Altro o Dio che dir si voglia, mentre i pensieri vanno vagamente alla famiglia che non sente da parecchi mesi.
Preoccupazione che dura tipo due righe.

Insieme all’amato Thorn, alias Elsa, alias Er Frigido, alias sir Henry (col quale ormai forma la coppia di best pucci pucci ever , pronti ad aprire profili Fb di coppia e a mostrarsi l’un l’altra le reciproche debolezze quando fino a due minuti prima a malapena si rivolgevano la parola), ammantata della solita determinazione iniziale che finirà in fuffa tempo due capitoli come la Dabos ci ha abituati dal primo romanzo, e facendosi piovere indizi addosso come di consueto, dipanerà il legame che unisce Dio, l’Altro e il Mondo facendo luce sulla loro vera natura, scoprirà il senso della vita, l’universo e tutto quanto, e riporterà pace ed equilibrio nel mondo.
Ma forse sarebbe stato anche il caso di spiegare qualcosina nel volume precedente invece di ammassare tutto qui alla rinfusa

Prima di tutto questo però (con calma, Christelle, senza fretta) Ofelia dovrà cercare di non farsi cacciare da Babel per continuare a indagare nel luogo in cui tutto ha avuto inizio, e la cosa potrebbe non essere così facile visto che tanto per cambiare la Dabos ci mette di fronte l’ennesimo ostacolo inutile: sull’Arca infatti a seguito di questi crolli inspiegabili regna il caos, e improvvisamente sembra che gli stranieri siano il problema.
Questo porta a un censimento fatto in fretta e furia (ma compreso di visita medica che a livello narrativo serve solo a far sapere al lettore, dopo 4 libri, che Ofelia è invertita e questo le ha causato sterilità. *Momento drama*) dei non originari di Babel.
Poi li si fa uscire tranquillamente.
Però dopo mezz'ora li si re-invoca facendogli brillare un timbro che hanno sulla testa (ma che basta nascondere con un turbante, parrebbe) per spedirli in fretta e furia fuori da Babel, un viaggio spaziale letteralmente alla cieca visto che a causa degli echi divenuti ormai incontrollabili i sistemi di navigazione non funzionano più ed è impossibile viaggiare da un'Arca all'altra in sicurezza.


Ma perché sta accadendo tutto questo?
... Ah, boh.
Nei libri precedenti non c'è mai stato il sentore che a Babel ci fosse questo sentimento astioso nei confronti degli stranieri, quanto nei confronti di chi non rispettava le regole dell’Arca da una parte, e dall'altra nei confronti di chi invece voleva ribellarsi a regole opprimenti (sarebbe stato il caso di approfondire meglio questa tematica dal momento che si sarebbe collegata al topos principale della ribellione dell'uomo a un essere che vuole portare ordine nell'universo a spese del libero arbitrio. Ma di nuovo, parliamo della Dabos, una che non ha mai avuto idea di dove volesse andare a parare la sua storia), con una parentesi buttata lì riguardo a un vago sentimento anti-automa.
Perché gli automi ci rubano il lavoro.

Che il professor Wolf nel libro precedente fosse straniero non gli aveva impedito di accedere al Memoriale e condurre le sue ricerche, ma continuare a studiare manufatti di guerra (cosa proibita per legge sulle Arche, a Babel con particolare veemenza) sì. Che Ofelia non conosca le regole di quel mondo e non si vesta in modo appropriato non fa storcere il naso a nessuno in quanto straniera, la guardano male solo perché è vestita in modo non consono e questo su Babel è un reato. 
Nessuno la apostrofa per la sua provenienza geografica, né esiste un termine spregiativo per indicare chi non è originario di Babel, la quale si fregia anzi di essere un’arca cosmopolita e moderna.
Ora improvvisamente la gente sembra avercela con gli stranieri.
E se questo razzismo serpeggiava sotto la superficie, la Dabos ha avuto un libro intero per farcelo capire eppure è riuscita come al solito a non far trasparire un ciufolo di tutto ciò perché troppo impegnata a seguire i pensieri inutili di Ofelia.


Intendiamoci, che la massa in un momento di profonda crisi cerchi un capro espiatorio e che questo capro espiatorio finisca per essere un povero stronzo che se la passa peggio di lui per opera di propaganda di regime lo vediamo tutti i giorni nel mondo reale, senza scomodare la Dabos, quindi non è che la cosa non sia plausibile di per sé.
Ma instillare sentimenti di odio e diffidenza nella gente non è cosa che si fa in due secondi con un pugno di articoli di giornale opportunamente pilotati, cosa che ci vorrebbe far credere invece l’autrice con l’ennesima inutile scena che a questo giro vede protagonista Octavio, qui nel ruolo di reporter d'assalto che portandosi dietro Ofelia bussa a casa delle vecchie per controllare l'attendibilità delle loro testimonianze a riguardo di un accadimento che sta vedendo pure lui, vale a dire la scomparsa di interi brandelli di Babel.

Io pure sono confusa, tranquillo...
Se invece lo scopo non è distrarre i babeliani di sangue puro, perché hanno tutta questa fretta di mandare via gli stranieri? Si volevano forse creare le condizioni per costringere Ofelia a recarsi all'Osservatorio delle deviazioni (l'ennesimo luogo che cela, ça va sans dire, molti misteri e tutte le risposte) e dare il via a una serie di eventi?
Sensato, se non fosse che:
1) Lei aveva già intenzione di andarci in qualità di paziente non appena venuta a conoscenza della sua inversione a dispetto dei pericoli che vi avrebbe trovato e dei rischi che avrebbe corso (era andata apposta da Octavio a chiedere lumi dal momento che lui vi si recava spesso in visita perchè la sorella minore Seconda era ricoverata lì da anni)
2) Le avevano già confermato due pagine prima che aveva tutto il diritto di andarci perché detentrice di un'inversione specialissimaInsomma, bastava chiedere.

Ma evidentemente alla Dabos non bastava quello schifo di personaggio LGBTQ+ messo dentro a caso nel capitolo precedente, e anche a questo giro ha voluto ficcar dentro a martellate il tema sociale aggratis, vale a dire l'odio contro il diverso
Un diverso che messo alle strette non ci fa una bella figura.
Queste persone alla prospettiva di essere cacciate via da quella che ormai è la loro nuova casa subiscono passivamente il loro destino solo finché non seguono l'esempio di Ofelia (che grida chiedendo l'aiuto di Helena la quale, ma ci stupisce?, non servirà a un'emerita.), a quel punto l'orgoglio si risveglia nei loro cuori: gridano, minacciano, prendono a calci e pugni un automa al grido di "gli automi ci rubano il lavoro", infine scappano a destra e a manca per salvare la pelle a scapito degli altri (solo Ofelia e i suoi amici sembrano abbastanza evoluti da collaborare e far fronte comune per nascondersi, ovviamente).
Che dire, una bella immagine delle dignitose masse disperate. Brava Christelle.

Una volta giunta all'interno dell'Osservatorio (potremmo chiamarla una clinica psichiatrica, per capirci), con la collaborazione del suo amato Thorn che nel ruolo di Lord di LUX romperà i maroni alla direzione a suon di postille burocratiche, potrà non solo fare la Sherlock della situa insieme al suo Watson ma addirittura indulgere nell’amore fisico quando proprio non sarebbe il momento.
Lo scopo ora sembra essere diventato trovare il Corno dell'abbondanza, un oggetto la cui origine va perdendosi nel mito cercato e studiato per secoli (lo scopriamo ora) all'interno del progetto Cornucopiando. Questo Corno, come il corrispettivo legato al mito greco, è simbolo di fertilità e abbondanza e dovrebbe essere in grado fisicamente di creare qualsiasi cosa dal nulla.
Siamo a un quarto di romanzo e si continua a mettere altra carne al fuoco.

Quindi ricapitolando ora devono salvare le Arche, sconfiggere Dio e l'Altro per ristabilire il libero arbitrio, scoprire cosa sia questo progetto Cornucopiando e trovare il Corno dell'abbondanza, rompere i maroni alla direzione e chiavare nei ritagli di tempo.
Insomma, roba da niente.
Eppure stiamo continuando a perdere tempo in cazzate.



IMPRESSIONI SPARSE
In tutta onestà non trovo questo libro né migliore né peggiore di quelli che l'hanno preceduto.
In soldoni, trovo Echi in Tempesta brutto e inutile quanto gli altri.
D'altronde se in tre libri la Debos non era riuscita a darmi un'idea generale di coerenza, a farmi montare un minimo di curiosità o interesse dopo quegli spunti vagamente decenti trovati nel secondo romanzo, o a farmi provare empatia e affetto per i suoi volubili e superficiali personaggi, sarebbe stato difficile sbrogliare questa pachidermica matassa di cazzate e ritrovarsi improvvisamente davanti un dono del dio della letteratura.
Certo è che riuscire nell'impresa di deludere e confondere anche un discreto numero di fan della prima ora è un talento raro.


 Tutto è inutilmente complicato.
(Ma al tempo stesso non spiega una fava.)
Non sto parlando di una trama complessa in cui è un piacere perdersi, in cui passeresti le ore a leggere e rileggere certi passaggi per capire cose che di primo acchito sfuggono o concetti che vanno fatti sedimentare prima di apprezzarli.
Parlo di un guazzabuglio ad mentula di concetti di fuffa filosofica, metafisica o salcazzo che servono a nascondere sotto al tappeto dei paroloni difficili una quasi totale carenza di trama e di idee.
In pratica le spiegazioni lasciano più confusi di prima, e non perché chi non capisce cosa stia accadendo è stupido ma perché le risoluzioni trovate dalla Dabos per dare un senso al suo mondo fanno più danno che bene.

Intendiamoci, se si ha dimestichezza con Fullmetal Alchemist e il principio di scambio equivalente, la situa di fondo è abbastanza chiara: l’universo è composto da due facce della stessa medaglia, Dritto e Rovescio, che devono mantenersi in sostanziale equilibrio. Se qualcosa finisce nel Rovescio deve sparire dal Dritto e viceversa, e ogni azione che si compie che va a intaccare questo equilibrio universale ha un prezzo equivalente da pagare.
Dio, al tempo Eulalia Diyoh, desiderava la pace.
Ma il mondo era costellato dalla guerra (lei stessa era orfana cresciuta in un orfanotrofio militare, spinta a combattere a sua volta) e sembrava che questa non potesse avere mai fine almeno finché Eulalia non entra in contatto con l’Altro, una eco divenuta senziente grazie alla quale Eulalia comprende le leggi che governano l'universo.
Ma nemmeno questo sembra fermare la guerra.
Lei, che ha acquisito i poteri di un Dio e dato vita ai suoi bambini (gli spiriti di famiglia) nel palazzo che in seguito sarebbe divenuto il Memoriale grazie al Corno dell'abbondanza (un passaggio tra Dritto e Rovescio che le ha permesso non solo di comprendere ma di plasmare a suo piacere le regole dell'universo), non riesce comunque a fermare i conflitti: decide quindi di stipulare un patto con l'Altro, e di passare nel Rovescio insieme a tutte le zone in guerra del mondo, lasciando alle sue spalle solo pace, insieme all'Altro che farà le sue veci.
All'Altro prende giusto un pelo la mano, ed eccoci qui...

Bastava chiuderla a questo punto.
Invece no.

La Debos deve anche ficcarci dentro gli Eco, andando a complicare inutilmente la situazione perché rendere l'Altro un misterioso essere interdimensionale o un semplice doppio di Eulalia era troppo kitsch.
"E ricordatevi, ragazzi, quando qualcosa nella trama non vi quadra è opera di un'eco."
"Ma il cambio repentino di personalità di Els..."
"ECO!"
Ecco come spiegano più o meno la cosa a metà libro, e sarà la spiegazione più chiara che otterremo anche se sono solo ipotesi scambiate in un briefing tra Ofelia e Thorn in uno dei loro momenti alla Scooby gang:

“Tutti possediamo un’ombra che non possiamo vedere. Negli invertiti è sfasata, e più l’inversione si aggrava, più lo sfasamento aumenta. Per una qualche ragione questa peculiarità attira gli echi. Anche l’Altro è un eco, un eco molto raro*, capace di pensare da sé. Ergo, l’Osservatorio si serve degli invertiti per adescarlo e ottenere da lui il segreto del corno dell’abbondanza che un tempo ha rivelato a Eulalia Diyoh.”
*Postilla che vorrei non dover fare:
Eco è una parola che deriva dalla ninfa Eco, abile conversatrice costretta dalla dea Era a ripetere per l'eternità l'ultima parola delle frasi altrui. In italiano il singolare è femminile (un'eco) e il plurale è maschile (gli echi). Dal sito dell'Accademia della Crusca leggo che è accettato l'uso del maschile singolare (un eco) ma in ambiti informali.
Appurato che un romanzo regolarmente editato e pubblicato non può considerarsi un ambito informale, traete le vostre conclusioni.
Problemi:
1) La natura di questo invertimento/sfasamento è vagapuò comprendere letteralmente qualsiasi cosa, dalle deformità fisiche alla sfortuna nera, dalla goffagine alla follia passando per tutto quello che sta nel mezzo. Parliamo di esperimenti scientifici condotti con variabili potenzialmente infinite, con la probabilità di arrivare a una replica degli identici risultati ottenuti da Eulalia a suo tempo prossimi allo zero.
Sarebbe stato più fattibile da parte dell'Osservatorio sforzarsi di farsi uscire magia dal rubinetto del bidet e crearci da zero l'Altro.

2) Per una qualche ragione essere sfasati, cioè essere praticamente qualsiasi cosa appena un po' fuori dal normale attira gli echi (che sarebbero onde sonore che sbattono contro un ostacolo e tornano indietro, visto che nessuno si prenderà la briga di definirli qualcosa di diverso).
Non ci provi nemmeno più, Christelle...

3) L'Osservatorio grazie agli invertiti vuole attirare l'Altro per farsi dare informazioni sul Corno dell'abbondanza e far diventare l'uomo un'élite onnipotente come Dio: è paradossalmente la cosa più sensata di tutto il discorso dal momento che l'Altro è l'unico a possedere queste informazioni e di certo Dio non condividerà con altri ciò che sa.
Anche creare da zero un nuovo Altro per quanto assurdo (si veda punto 1) potrebbe essere un'idea valida: un Altro più collaborativo, meno pericoloso, che possa allearsi con loro.
Naturalmente entrambe le soluzioni vanno a puttane.
Andando avanti nel romanzo scopriremo che Ofelia darà effettivamente vita a un piccolo abbozzo di Eco senziente, intrappolandola in un registratore a forma di pappagallo (spero il volatile e non la cosa che serve a far fare la pipì in ospedale), ma agli Osservatori basta questo, parrebbe, visto che allontanano subito da lì l'unica persona in grado di replicare ciò che fece EulaliaIo boh.

Ma in generale tutto quello che ruota intorno agli Eco è molto confuso.
Chi li ha creati, cosa sono esattamente, come si propagano attraverso non solo lo spazio ma anche attraverso il tempo? E se esistono gli echi del passato a cosa serviva tutta la pappardella sulla Memoria?
E sulla madre di Thorn nello specifico?
Perché gli echi sono così potenti da rovesciare il mondo e far impazzire i sistemi di navigazione, così numerosi da invadere tutto lo spazio (e particolarmente numerosi in prossimità di Ofelia) ma al tempo stesso così irrisori da provocare solo qualche piccola eco che si avverte nei sistemi di comunicazione per tutto il resto del tempo?
E' un mistero...
Ma soprattutto...
Perché l’eco di Ofelia si unisce a lei per trovare unità e completezza ma l’Altro non si riunisce a Eulalia? 
Se l'eco e la persona che lo crea sono incompleti l'uno senza l'altro solo la riunione tra Dio e l'Altro avrebbe provocato vero equilibrio, se invece al contrario gli Echi appartengono al mondo Rovescio mentre chi li crea al mondo Dritto, perché al suo ritorno da quel mondo capovolto, dopo essersi unita alla sua eco, Ofelia deve lasciarsi dietro le sue doti di lettrice per pagare il prezzo equivalente invece di lasciare lì un essere che appartiene a quel mondo?
Non è come se riunirsi all'eco servirà a qualcosa in futuro, quindi non è fondamentale che Ofelia resti unita a lei a fini di trama.
E quando te sbagli...

Perché anche dopo la liberazione di Dio dal mondo Rovescio che si trova all'interno dello specchio (ovvero quando l'equilibrio del mondo galoppa verso il punto di non ritorno) Ofelia ha viaggiato per tre libri dietro ogni superficie riflettente in totale libertà senza che le venga chiesto di lasciarsi dietro nulla mentre solo una volta pagherà (caro) il suo ritorno a casa? 

E infine si riuscirà mai a capire in che modo sarebbero esattamente collegati Dritto, Rovescio e mondo degli specchi visto che Dio dovrebbe essere intrappolata nel Rovescio ma Ofelia la tira fuori da uno specchio, e alla fine il mondo del Rovescio sembra essere irrimediabilmente sbarrato ma Ofelia riesce a entrare senza problemi negli specchi per correre in cerca dell'unico vero grande amore della sua vita?
E' un mistero 2...
Ma non è ancora finita.
In un'impeto nei confronti di carta e penna che ho visto solo in certi deliri psicotici di Light Yagami, la Dabos a questo punto ci ficca dentro anche il Codice di Dio e l'Aerargyrum.

Forse reduce dalla lettura di Queste oscure materie, anche la Debos tira fuori una sorta di quinto elemento, particelle invisibili che permeano l'aria, essenziali ma invisibili agli occhi, che rimbalzando contro gli echi creano una sorta di copie deformi di persone che hanno attraversato il Corno dell'abbondanza (in realtà, si scoprirà, un passaggio che conduce nel Rovescio).
Questa materia è l'Aerargyrum.
Ma queste copie sono evanescenti, destinate a ritrasformarsi in pochi istanti in Aerargyrum senza l'ausilio di un Codice, un codice che un secondo prima sembra essere stato inventato dalla stessa Eulalia e mai decifrato o riprodotto, e quello dopo qualsiasi stronzo sembra essere in grado di creare dal nulla automi e homunculi senzienti.
E non si dica che il codice di Eulalia è perfetto mentre quello usato da Lazarus no dal momento che, come si intuisce a fine romanzo, gli Spiriti delle Arche altro non sarebbero che copie deformi degli orfani persi da Eulalia in gioventù a causa della guerra, un tentativo di crearsi da sé un'altra famiglia. Nemmeno lei riesce a plasmare copie perfette ma si limita a fissare ciò che viene riprodotto dagli echi.

A questo punto dovrei anche ficcarmi nell'ennesimo ginepraio cercando di capire come funzioni esattamente questo codice, che sarebbe una lingua segreta inventata da Eulalia, nel momento in cui la ritroviamo nei libri degli Spiriti di famiglia.
E' speciale il linguaggio, visto che scrivere in una lingua normale in quei libri  o incidendo la materia sembra non servire a niente (altrimenti Thorn o sua madre ci avrebbero almeno provato con quello di Faruk visto che erano i depositari della sua memoria)?
Sono speciali i libri dal momento che danneggiati quelli, come accade al Libro di Janus tagliato a metà o a quello di Helena spedito nel Rovescio, sembra che non ci sia più nulla da fare nemmeno per Dio?
E' speciale la fantasia di Eulalia che plasma a suo piacere il kitemmuort di Aerargyrum dal momento che fino al terzo libro sembrava essere fondamentale il fatto che scrivesse favole mentre ora no?

Ma lasciamo stare...
Come al solito capire è per le merde.

*

 Tutti i personaggi sono inutili ma alcuni sono più inutili di altri.

Ofelia è diventata il Dottor Zoidberg.
Quando di ritorno dal mondo Rovescio per pagar pegno ha perso le dita delle mani (perdendo anche le sue "grandi" doti di lettrice) ed è appena uscita dallo specchio di un cesso di Babel mentre la famiglia fa una comparsata random e la consola, doveva essere una scena tragica e invece ho rischiato di far pipì dal ridere. 
Condivide col buon dottore anche una certa sfortuna in ambito sentimentale, perché neanche lei sembra essere destinata ad accoppiarsi e generare prole. Ofelia infatti scopre in maniera random a inizio romanzo di essere sterile e la cosa improvvisamente sembra essere un problema.

Thorn è diventato Milord.
Dal personaggio cupo e tormentato che aveva il mondo sulle sue spalle e fuori dalle balle Ofelia, ghe pensi mi, che lottava e lavorava instancabilmente da tutta la vita alienandosi simpatie e alleanze per riabilitare il nome della sua famiglia e di sua madre, salvare Polo, che odiava Dio perché gli aveva portato via tutto in questo libro diventa di botto una puffola traumatizzata dalla vita che si calma solo se c'è Ofelia e si abbandona a crisi esistenziali perché Berenilde ora ha una figlia sua e non gli vuole più bene.
Improvvisamente odia i suoi poteri e fa da supporter a Ofelia perché boh, è l'ultima arrivata ma sembra più convinta. Arriverà al sacrificio supremo di tuffarsi a pesce nel mondo Rovescio tirandosi dietro l'Altro ma a nessuno sembra fottere sega a parte Ofelia.
Let it goo, let it gooo...

 Berenilde è diventata mammina pancina
L'abbiamo vista organizzare con piglio da Otto von Bismarck assieme alle Decane di Anima il matrimonio combinato di Thorn e Ofelia, ha protetto e nascosto la protagonista in un'arca piena di presenze ostili pronte a pugnalarsi alle spalle alla prima distrazione, è stata lei stessa presenza ostile verso Ofelia in quanto gelosa in maniera ambigua e inquietante delle attenzioni del nipote.
Ha mentito, ferito, tramato per lui.
Ma tira fuori un bebé dalla tua vagina e trasformerai una donna scaltra e forte dotata di un potere letale in una rincoglionita che si chiude in casa per timore di tutto e tutti, vive in funzione della figlia Vittoria e delle visite di papà Faruk e dimentica completamente di avere un nipote, da qualche parte.
Però chiede distrattamente al Dr. Zoidberg se Milord stia bene prima di tornare a dedicare ogni attenzione al pikkolo anciolo (manco commenta le mani senza dita di Ofelia), quindi è tutto ok.

⇒ Dio è diventato uno stronzo a caso.
Dio è Elizabeth.
La Dabos vorrebbe renderlo un colpone di scena inaspettato, ma la resa sembra il risultato di una conta fatta al cesso dopo che le si era scaricata la batteria dello smartphone.
C'è differenza tra inaspettato e inventato dal nulla.
Non solo non c'è un indizio che sia uno che col senno di poi possa farci intuire qualcosa sulla sua vera identità se non il fatto che Elizabeth, come Eulalia, era molto portata per la comprensione dei codici (che è come dire che io sono Reese Witherspoon perché a un certo punto della nostra vita abbiamo tenuto piccoli cani in una borsetta).
Ma la storia conduceva in tutt'altra direzione.
Ci hanno menato la fava da praticamente subito sul fatto che Ofelia nel mondo dello specchio sia entrata in contatto con un essere misterioso liberandolo dalla sua prigione e scatenando la distruzione del mondo, e questo essere misterioso poteva essere solo l'Altro oppure Dio. Ofelia ha fisicamente avuto un contatto con loro.
Con Dio, vedremo poi.
In questo libro si va addirittura oltre.
Tra una visione e l'altra in cui la sua storia e quella di Eulalia si intrecciano in maniera sempre più vivida (troppo vivida perché fosse solo effetto della Memoria ereditata da Thorn), la stessa Ofelia insinua che durante quell'incontro che le ha causato l'inversione qualcosa di Dio sia entrato in lei e viceversa, e nel mondo Rovescio guardandosi allo specchio vedrà il riflesso di Elizabeth.
Se non sei completamente rincoglionito la logica conclusione di tutto questo percorso è che Ofelia e Dio (pare tra l'altro che Eulalia e Ofelia, si dice a più riprese, si somiglino, mentre non si parla mai di una somiglianza tra Ofelia ed Elizabeth) siano se non la stessa persona perlomeno in connessione, come echi che si rimbalzano addosso a vicenda. Ipotizzo che il marito o un'amica della Dabos avesse intuito questo colpone di scena, alla Dabos sia venuto un ictus al pensiero di aver scritto qualcosa di scontato e abbia tirato fuori la prima cazzata che le è venuta in mente.
Ovvero un Dio privato della memoria che per anni lavora all'interno del più grande archivio del mondo (in cui erano presenti libri della stessa Eulalia fino a poche settimane prima), nel regno dei signori dei sensi, in quella che una volta era la sua casa, precettata poi per decifrare il codice da lei stessa creato. Elizabeth è letteralmente circondata da se stessa da sempre, davvero a fine libro le serviva che Ofelia le strillasse dietro aneddoti a caso recuperati nel corso dei suoi flashback per restituirle la memoria e l'identità?

⇒ L'altro è diventato un cretino.
Mentre leggevo con crescente disinteresse delle sue "mostruose" trasformazioni (tante bocche lì, tante braccia là, ti teletrasporto in luoghi a caso lì, me sento l'autentico stocazzo là...) mi veniva in mente solo qualcuno che è riuscito a diventare molto più affascinante prima e molto più pericoloso e mostruoso poi, ed era il cattivo di uno show demenziale per pre-adolescenti.


Christelle, scene come questa te le puoi solo sognare...
Vittoria serve a cadere in un pozzo
Letteralmente.
Per due libri ce la menano con la figlia di Faruk e Berenilde.
Un caso più unico che raro visto che Faruk, ci dicono, non ingravida qualcuno dalla notte dei tempi (questo ha messo in pericolo per interi volumi Berenilde), una bambina di due anni in grado di oltrepassare la barriera che separa Dritto e Rovescio fino a smarrirsi all'interno di quest'ultimo, non solo in grado di riconoscere Dio/L'Altro qualsiasi forma assuma ma anche di aprire una breccia nel cuore di Faruk e di liberarlo seppur temporaneamente dal consueto torpore. Ha interi capitoli costruiti intorno al suo punto di vista e questo va a indicare l'importanza rappresentata da quel personaggio.
Sono basi della narrativa.
Per la Dabos invece significa solo che aveva bisogno di scrivere le inutili scene in cui Archibald, Gaela e lo stronzo dai capelli rossi vanno a caccia di Janus e Terra d'Arco convinti che trovarlo prima di Dio risolverà tutti i loro problemi e darà un senso al sacrificio di Madre Ildegarla (spoiler: NO), scene in cui Ofelia non poteva fisicamente essere presente, così ha preso un personaggio a caso.

Trovato Janus, Vittoria non serve più quindi finirà in un pozzo melmoso di non meglio specificata natura per poi venir salvata da Thorn, che la trova per caso mentre va a passeggio nel Rovescio e la riporta dal suo corpo fisico e da sua madre. Ora Thorn non è più geloso delle attenzioni che Berenilde riserva al frutto dei suo lombi.
Sia lode in tutto il regno.

Octavio serve a morire.
Letteralmente. 
A un certo punto si dirà che la morte di Octavio (risucchiato all'interno del mondo Rovescio) deve essere compensata da Ofelia attraverso la creazione di una eco nel mondo Dritto, come la perdita della sua famiglia e degli orfani a causa della guerra ha dato ad Eulalia quella scintilla che serviva per dare vita all'Altro.
Ma Eulalia ha perso una famiglia.
Si è vista portare via tutto dalla guerra.
Ofelia ha ancora la sua famiglia viva, vegeta e chiocciante su Anime e Octavio se lo caca fino a un certo punto (come si caca a malapena chiunque non sia Thorn). Sarebbe stato molto più logico che alla perdita di Octavio fosse scattato qualcosa nella sorella Seconda, che si trova nello stesso osservatorio e si rivela essere una persona molto sensibile agli echi del futuro (vabbé...), o addirittura nella madre dei due, Lady Septima (anche Eulalia era una "madre", in fondo, quando ha deciso di sacrificare se stessa lasciando all'Altro il compito di portare la pace nel mondo). Ma come al solito la Dabos non riesce a fare pace col cervello.
UNA procedura chiara e coerente, ce la fai?


⇒ Archibald, Gaela, Renard, Mediana, gli Spiriti di Famiglia (Janus ed Helena nello specifico), il Cavaliere, i Decaduti, le Decane, i Genealogisti, i Bad Boys (mon dieu, i Bad Boys...) servono a...
Boh?
Ultimo ma non ultimo, menzione di merito per il nuovo personaggio introdotto in questo libro e che sembrava chissà che chiave di volta della situa per poi finire come al solito in fuffa, vale a dire Cosmos.
Empatico rinchiuso nell'osservatorio, dà indicazioni a Ofelia e i primi avvertimenti in un mondo ostile; a sua volta Ofelia corre da lui ogni volta che un nuovo indizio si appropinqua.

Approfittando del caos generale verso la fine del romanzo fugge dall'Osservatorio chiedendo a Ofelia di andare via con lui.
Ofelia: No, c'ho da fare qui.
Cosmos: Ok, allora io vo' da solo.
Ofelia: Vai, ma sappi che non è un addio. Amico, confidente, compagno di sventure: dovessi capitare su Anima troverai sempre una porta aperta e un piatto di zuppa in tavola.

E non ne sentiremo parlare mai più.
Addio Cosmos, insegna agli angeli a prendere a pugni in bocca Ofelia come avremmo voluto fare noi.

*

 Le tematiche sono poche ma confuse.
Tralasciando quelle più scomode e originali come "prendersela con gli stranieri solo perché stranieri è brutto" e "i gay non sono cattivi, vogliono solo amare chi vogliono" e "donne, basta ingioiellarvi la passera di diamanti" (sic!) di cui abbiamo parlato nel corso dei precedenti episodi, ci sono fondamentalmente tre cose che sembrano premere alla Dabos in questa saga al di là di tutta la fuffa ciocco-quantica di cui sopra. 

DISABILITA'
Compare spesso all'interno del romanzo, in tutte le forme. Disabilità psichiche, fisiche, mentali. Molti personaggi di questo romanzo sono fallati, deformi (i loro talenti spesso e volentieri li rendono tali, come i grandi nasi degli Olfattivi), la stessa protagonista è miope, fuori posto, in più subisce dei danni dai suoi viaggi negli specchi. Diventa goffa in modo imbarazzante per una sorta di inversione cellulare, perde o riacquista in continuazione i suoi talenti, cosa che dovrebbe farle fare i conti con un'identità fluida, in continuo divenire.
"Soprattutto" perde la capacità di avere figli.
Ma ci arriviamo dopo.

Facendo un po’ di ricerche veniamo a sapere che l’autrice al tempo in cui ha cominciato a scrivere Fidanzati dell'Inverno ha scoperto di soffrire di cancro alla mascella. Ha subito un’operazione e ora ha una protesi alla mandibola che le causa diversi problemi sia a livello fisico che psicologico.
Quindi penso fosse un tema a cui tenesse, e che non abbia inserito all'interno del romanzo la disabilità per fare la Cassandra Clare della situa e passare da moderna inclusiva.

Come al solito, pecca nella resa.
La Dabos, nonostante cerchi di convincerci per tutto il tempo del contrario dal momento che sulle Arche la disabilità/diversità sembra essere un valore aggiunto (gli spiriti di famiglia sono deformi, le famiglie che da essi derivano presentano mutazioni, personaggi la cui disabilità è più evidente - Ambroise e Seconda tra gli altri, si rivelano alleati preziosi), sembra identificare la disabilità col concetto di punizione e condanna, rendendo parecchio confuso il messaggio di fondo.

Seconda a causa della disabilità (nasce fisicamente asimmetrica) è rifiutata dalla madre alla nascita, rinchiusa in Osservatorio, sottoposta a esperimenti crudeli. Non riesce a comunicare col mondo esterno se non grazie a dei disegni che le vengono subito strappati via per essere studiati. Se alla fine recupera una specie di normalità grazie alla scomparsa degli echi del futuro (cioè erano un anomalia proveniente dal mondo Rovescio. Però niente all'interno del mondo Rovescio fa pensare a una compressione temporale che possa causare questi fenomeni), questo lo possiamo solo intuire vagamente perché nemmeno parla a Ofelia.
Lei e Octavio la guardano mentre gioca a carte.
Nonostante sia a dir poco la chiave di volta di tutta la situazione la Dabos relega uno dei due personaggi hce maggiormente rappresentano il tema della disabilità a mero strumento: finché serve alla trama ok, dopo resta sullo sfondo, inutile, un orpello che si diverte a giocare a carte sotto gli occhi del fratello e della protagonista (non traspare nemmeno amore tra i due fratelli nonostante lui non l'abbia mai abbandonata nei lunghi anni in cui era rinchiusa all'Osservatorio).

Ambroise dagli arti invertiti che nonostante tutto cerca senza posa il suo posto nel mondo, vuole diventare autista di tac-si perché non è che col corpo che si ritrova possa fare tante cose, nonostante la sua disabilità glielo renda quasi impossibile; sempre disponibile, coraggioso, empatico, generoso con tutti non ha nemmeno la consolazione di uno scialbo e inutile lieto fine.
Copia malriuscita di un omonimo, un amico di Lazarus "morto" 40 anni prima e finito nel Rovescio, si disfa in una nuvola di polvere senza aver mai avuto un arco di redenzione col proprio padre o senza essere mai stato davvero utile alla causa.
Ha offerto la sua casa, e fatto ogni tanto da autista.

E poi Ofelia.
Punita, sballottata, menomata, mai felice e mai libera.

⇒ MATERNITA'
Non so che problemi abbia la Dabos con sua madre, ma è il caso che li risolva prima che le due decidano di risolverla direttamente con un kal-if-fee, perché in questa saga non c'è un aspetto della maternità che sia un minimo positivo o equilibrato.
E se putacaso Christelle ha figli, qualcuno chiami i servizi sociali francesi a controllare che sia tutto a posto.

Vieni qui core de mamma...
La prima cosa che traspare sulla maternità in questa saga è che rincoglionisce le partorienti (le madri brave, perché quelle cattive i figli li abbandonano o ripudiano direttamente. Non a caso il personaggio più equilibrato è Ambroise, che la madre non ce l'ha): le prime mamme che vediamo sono la madre e la sorella maggiore di Ofelia. Insopportabili galline che pensano solo ai bambini e al matrimonio mentre Ofelia, che è specialissima, ripudia il matrimonio e l'idea di avere bambini (con Thorn sarà molto chiara fin da subito, io ti posso anche sposare visto che siamo costretti ma con te non voglio avere rapporti di sorta né figli) e non vuole essere come loro.
Cioè ipercritiche, maniache del controllo, superficiali.
In questo quarto libro poi il concetto è ribadito esplicitamente.
Ofelia libera l'essere rinchiuso nello specchio perché le aveva promesso il cambiamento, e lei non voleva diventare come sua madre. Di più, Ofelia non ha mai dato l'idea di voler diventare madre, mai dato l'idea che le pesasse il patto di collaborazione con Thorn (che pure non è un amante dei pikkoli ancioli) o il non avere una famiglia numerosa, anzi. Però scopre di non poter avere bambini e la cosa improvvisamente diventa un problema che la angoscia al punto da scoppiare in lacrime e scusarsi di fronte a Thorn.
Ora, io non dico che non sia una notizia che può sconvolgere.
Ma se i bambini non sono mai stati un tuo pensiero, non li hai mai voluti anzi hai rifuggito per una vita il cammino percorso da tua madre che ne ha scodellati una decina, al massimo ti potresti concedere qualche riflessione, ma st'angoscia esistenziale (che appare e scompare alla bisogna, ma quello è un problema di mancanza di capacità dell'autrice) è troppo. 
Tra l'altro i figli se proprio cambiasse idea e ne volesse potrebbe tranquillamente adottarli visto che sulle Arche non sembrano mancare gli orfani, ma l'ipotesi non è concepita nemmeno per sbaglio.

D'altronde per la Dabos una madre è tale solo se biologica.
Come Berenilde, la zia di Thorn, iperprotettiva ai limiti della malattia con il nipote quando questo resta solo finché non partorisce, poi chi se ne frega, conta solo Vittoria, che carina Vittoria, che batuffola Vittoria, che angoscia perché Vittoria non parla e mangia poco.
E Thorn gliela salva pure, pensa che stronzo.
Berenilde, come le altre madri brave di questo libro, è chioccia ma solo coi frutti dei suoi lombi (Dio, l'unica ad essere una madre adottiva, non la vediamo mai alle prese con i "suoi" bambini. E' distante, distaccata, laddove non addirittura crudele quando è l'Altro a prendere il suo posto): chi non è frutto dei propri lombi viene accantonato e ignorato. Si veda anche Lazarus con Ambroise.

⇒ LIBERO ARBITRIO
Non pervenuto.
Ofelia non fa che venir sballottata impotente da una parte all'altra, voltandosi e rivoltandosi come un calzino in lavatrice, subendo le scelte altrui e i capricci del destino, seguendo percorsi preimpostati e tutta una serie di cambiamenti su cui non ha il controllo che alla fine del viaggio, alla sconfitta di un essere che voleva portare ordine e pace a scapito della libertà individuale, la portano al punto di partenza
Sterile, goffa e Attraversaspecchi.
Ma senza le dita (immaginiamola d'ora in poi cercare di andare al gabinetto senza potersi pulire il popò, o mangiare tuffandosi di testa nelle ciotole come i cani. Dovrebbe essere una cosa tragica ma, lo ribadisco, io volo!) e con la consapevolezza di amare perdutamente Thorn e di vivere il resto della vita in sua funzione, ovvero cercandolo tra gli specchi.
Insomma, lo scopo di una donna specialissima e pawah finalmente libera e consapevole di sé alla fine di un lungo percorso di crescita è inseguire suo marito desaparecido (e non, la butto lì ma forse era troppo rivoluzionario per la Dabos, crescere insieme e imparare finalmente a superare il loro fottuto problema di comunicazione).

Tralasciando poi il grande paradosso di tutta la trama: riportare nel mondo il libero arbitrio grazie a degli echi profetici del futuro che pilotano ogni loro azione.


*

TIRANDO LE SOMME...
La saga de L'Attraversaspecchi è scritta male e realizzata peggio.
Uno dei problemi principali della storia è aver creato un mondo in cui la gente non comunica nemmeno se ne va della vita (letteralmente) e aver lasciato quindi spesso e volentieri Ofelia sola con i suoi pensieri. Primo, perché un punto di vista così (incentrato su un personaggio che non sa mai nulla) è limitativo, e se n'è accorta pure l'autrice visto che ha dovuto inserire a caso il personaggio di Vittoria, secondo perché Ofelia è sostanzialmente stupida e le sue riflessioni altrettanto.
Ha la struttura del giallo, ma come giallo è imbarazzante.
Non capiamo mai come la protagonista/detective arrivi a capire le cose, su cosa basi le sue conclusioni, come costruisca le sue ipotesi: di solito arriva qualcuno, le fa uno spiegone e lei annuisce come se non stessero dicendo nulla di nuovo.

"Ho capito tutto..."
Come romance peggio che peggio.
Si è voluto partire da due persone invischiate loro malgrado in un matrimonio riparatore. Ofelia e Thorn, che si saranno parlati in due scene in croce, nel corso della storia hanno deciso di collaborare per un fine comune e inspiegabilmente si sono scoperti anime gemelle.
Quando è successo e come, che 'sti due stronzi si parlano a malapena?
Non paga di ciò, dopo aver creato dal nulla un'intimità "profonda" tra questi due (anche se per tutto il libro continuano a parlare solo di lavoro e delle rispettive scoperte, poi ogni tanto scopano in momenti in cui avrebbero altro a cui pensare o si fanno un pianto), la  Dabos la distrugge separando aggratis questi due amanti del destino perché boh, non potendo seviziare gattini forse si sfoga sui suoi personaggi?

Non paga di ciò l'autrice butta sul finale un pippotto morale di stampo sette-ottocentesco (non ci bastava la madre di Ofelia che puntava il dito contro le cortigiane scollacciate di Polo), punendo con una malattia mortale saltata fuori dal nulla, guarda un po' il caso, il personaggio più dissoluto della storia (stile Les liasons dangereuses). Archibald infatti sta morendo.
Lo scopriamo ora.
Anche Ofelia lo scopre ora.
Ma, come per Octavio e Ambroise, in fondo le fotte sega.

*

In conclusione, Echi in Tempesta è la fiera della Supercazzola: racconta cose che hanno poco o nessun legame con i capitoli precedenti e le racconta in modo confuso; conclude poco e male, forse in virtù di successivi volumi che mireranno a strizzare la rapa fino in fondo, nascondendosi dietro pseudo-fuffa filosofica convinta che la gente sarà troppo confusa per accorgersi del vuoto siderale sotto la superficie; abbandona i suoi personaggi e le sue sottotrame come mutande slabbrate (Archibald, Gaela e Renard passano due libri a cercare Janus, l'imprendibile Janus, l'imprevedibile Janus, e poi muore in due righe come uno stronzo).
E' una saga scritta da una persona che non ha mai avuto la più pallida di dove volesse andare a parare la sua storia e non aveva le capacità di portare avanti una trama basata sulla fuffa.
Non a caso la stessa Dabos affermava ai tempi de La memoria di Babel di non aver neanche pronta la bozza del quarto volume.


Giudizio finale:
Una confusa sagra della supercazzola fino alla fine.
Coerente almeno in questo.

Previously on L'attraversaspecchi:

4 commenti:

  1. Geniale! Grazie perché mi hai fatto fare due risate e mi hai aiutata a razionalizzare l'enorme delusione che è stato questo libro.

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    1. Mi fa piacere, anche perché io pure ho razionalizzato la perdita di tempo buttandola un po' in caciara la recensione! <3

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  2. Ciao! Grazie per aver scritto quello che andrebbe gridato a squarciagola a tutte le fangirl di questa saga: l'Attraversaspecchi è una saga letteraria scritta coi piedi!

    Il problema fondamentale è che la Dabos è una scrittrice dilettante, nel senso che scrive per diletto, quindi commette tutta una serie di errori di scrittura e di pianificazione che si ripercorrono a catena per ben quattro romanzi, e che nessun editor serio si è preso la briga di sistemare. Cosa che in teoria in un mondo giusto avrebbe portato alla riscrittura totale della saga, e questo spiega come funzionino (male) le case editrici.

    Ti giuro, basterebbero cinque minuti di video che spiegano come funziona la narrativa, la scrittura creativa, e quali sono gli errori in cui incorrono maggiormente gli scrittori principianti, e ci si renderebbe conto che se esiste un errore, lei ci casca con tutte le scarpe.

    Insegnante di scrittura creativa: attenti che il primo personaggio che entra in scena è quasi sempre il protagonista, ed è il portatore del punto di vista.
    Dabos: inizia la saga col POV di un armadio, e poi fa uno switch su Ofelia, senza focalizzarsi su di lei.

    Insegnante: attenzione, quando raccontate delle azioni state attenti alla consequenzialità
    Dabos: Ofelia sbuca da uno specchio? Beh, prima si vede il naso, poi gli occhiali e la testa, poi il corpo.
    Persona normale che si sporge per vedere se in una stanza c'è qualcuno: sporge la fronte, e tutto il corpo resta indietro. Se prima si vede il naso direi che mi sono affacciata troppo!

    E questo è solo il prologo. In due pagine abbiamo già capito che all'autrice mancano le basi della focalizzazione, di come si gestiscono i punti di vista e della "regia" in una scena in movimento.

    Pensa cosa ha scritto in quattro romanzi da 500 pagine.

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    1. Ciao, innanzitutto grazie per il tuo feedback articolato. <3
      Da quel poco che so io la Dabos oltre che essere molto giovane (non vorrei dire una cappellata ma penso avesse una cosa come 17 anni al tempo della pubblicazione del suo primo romanzo) ha affrontato la saga più per una questione catartica, avendo sviluppato un tumore (credo alla gola). Con tutto che dal punto di vista umano provo molta compassione e sono contenta che, sempre da quello che so, è andato tutto bene, dal punto di vista di lettrice se possibile questa cosa mi fa incazzare ancora di più perché se scrivi così male come sfogo lascia il tuo lavoro nel diario segreto.

      Ma lì è colpa principalmente delle case editrici che fanno lavori di editing sciatto (non si salvano nemmeno i francesi) e nostra come lettori che foraggiamo e apprezziamo questi lavori pigri senza spirito critico. Io ammetto che non sono una fan degli young adult romance e dei suoi cliché ma qui, come notato in modo molto arguto anche da te, mancano le basi.

      Sulle regole della scrittura creativa mi trovo in una posizione ambivalente: secondo me sono regole che sono utili solo DOPO che l'autore ha letto molto. Nel senso, prima queste regole le si deve vedere in pratica, usate da scrittori validi, poi le si deve fissare come regola teorica in un corso. Se non leggi nulla e studi la lezioncina sulle regole di narrativa (e lo fai pure male come in questo caso) il risultato non può essere che questo.

      In 4 romanzi da 500 pagine arriva a dare importanza a personaggi che non servono a un piffero e a plagiare Pullman e la De Guin! XD

      PS: Adoro il tuo avatar!

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