martedì 29 dicembre 2020

[Recensione] GLI ANNI D'ORO (LA CASA NELLA PRATERIA #6)

Recensione del libro "Gli anni d'oro" di Laura Elizabeth Ingalls Wilder (La casa nella prateria 6)
Titolo originale:
 These Happy Golden Years (Little House on the Prairie #8)
Autore: Laura Elizabeth Ingalls Wilder
Traduttore: P. Mazzarelli
Edizione: Gallucci, copertina flessibile, 214 pagine
Anno: 2018
Euro: 13,90 | Ebook: 8,99

Premesse:
La copertina come al solito non ci delude, tra i protagonisti che non proiettano ombra e Almanzo che è talmente uomo da non far avvedere alla sua leziosa compagna lo strano angolo in cui è piegato il suo ginocchio: forse è per il dolore che stringe nel pugno con nonchalance il rametto di un alberello che gli sta dietro di un buon paio di metri. E' tutto bellissimo.
Tranne il libro.
Quello è orrendo quanto gli altri.
Appuntamento finale delle avventure regular della famiglia Ingalls con questo volume che vede le stampe nel 1943, anni in cui il paese è in guerra, migliaia di giovani vanno a morire in Europa e forse c'è poca voglia di sentir parlare di contadini che muoiono di fame: qui infatti va tutto relativamente bene. Nessuno ha problemi economici, non ci sono debiti, Mary fa le vacanzuole fuori porta, Carrie non è più misteriosamente malata e debolina, Laura diventa donna e tutti fanno un sacco di giri in calesse. Giro in calesse is the new canzoncina folk.

*

DUE RIGHE DI TRAMA
Abbiamo lasciato Laura con la sua abilitazione illegale da insegnante: la nostra giovane protagonista ora può cominciare la sua fulgida carriera da maestra di paesini di frontiera, proprio come lo fu sua madre per la bellezza di 2 trimestri prima di sposarsi per intraprendere la carriera della moglie di contadino povera e razzista. 
Laura è entusiasta della sua nuova vita:
"E' così brutto fare la maestra?" chiese Carrie sotto voce.
"Sì, è orribile" rispose Laura in un bisbiglio. "Ma non devi dirlo a Pa e Ma."
Sprimacciarono i cuscini, li misero al loro posto e cominciarono a rifare il letto di Laura. "Non durerà molto" cercò di consolarla Carrie. Sbottonarono la fodera del pagliericcio e ci cacciarono dentro le braccia per smuovere bene la paglia. "Magari ti sposi. Come mamma."
"Non voglio sposarmi. La cosa che desidero di più è restare a casa."
"Per sempre?"
"Sì, per sempre." disse Laura. E lo pensava davvero. Stesero il lenzuolo. "Ma non è possibile. Dovrò continuare a fare la maestra."
Anche meno, Laura, non stai facendo la ballerina di saloon... A questo punto il libro ci rende partecipi nei dettagli della terribile sorte riservata alla giovane Ingalls:
● I bambini sono monellini ma basta un po' di dolcezza e i metodi giusti (ripassare qualche lezione insieme, non dare attenzione a chi la cerca disturbando tutti in classe e un altro paio di accorgimenti che tengano conto del fatto che anche i bambini americani sono nati liberi, come sentenzierà per l'ennesima volta suo padre nel caso in cui nel capitolo precedente, dopo la declamazione per intero della Dichiarazione d'Indipendenza, la lezione ci fosse sfuggita) per diventare l'insegnante più brava che esiste, ottenere un'ottima valutazione professionale dal responsabile scolastico e redimere anche i soggetti più svogliati.
● Ogni weekend Almanzo passa a prenderla in calesse per tornare a casa sua. Laura, che è sveglia e ha preso l'abilitazione da insegnante a 15 anni, non capisce che un tizio disposto a farsi tutte le settimane 24 miglia per il gusto di quello che Laura potrà provare solo dopo il matrimonio prova qualcosa per lei: è troppo impegnata ad arraparsi come sempre per i suoi cavalli.
I due a malapena scambiano due parole.
● La signora Brewster, presso cui è ospite e che non si è dimostrata proprio amichevole dal momento che la prateria fa schifo e vuole tornare a Est dove la gente si lava e ogni tanto legge un libro, cerca di accoltellarla nel sonno
Tutto regolare.
Finite le 8 settimane e guadagnati i suoi 40 dollari (da mettere come al solito nei fondi per gli utilissimi studi di Mary in quell'dell'università per ciechi più varie ed eventuali, in questo caso un biglietto ferroviario per farla tornare a casa una volta arrivato il bel tempo), Laura torna a scuola dove oltre ad essere riuscita a rimanere più che in pari con gli altri studiando un po' alla sera nella casa degli orrori di Non aprite quella portanegli ultimi 5 minuti di intervallo scrive tirando giù la metà della roba dal dizionario di classe il componimento sul tema dell'ambizione più bello che il maestro abbia mai visto in vita sua.
"L'ambizione è necessaria alla riuscita. Senza l'ambizione di conseguire una meta, nulla verrebbe fatto mai. Senza l'ambizione di fare meglio degli altri e di superare se stessi non ci sarebbe eccellenza. Per ottenere qualsiasi cosa, dobbiamo avere in noi l'ambizione di riuscire.
L'ambizione è una buona ancella ma una cattiva maestra. Se sappiamo tenerla a freno è buona cosa, ma se rischiamo di esserne dominati sarà meglio pensare a ciò che dice Shakespeare: "Cromwell, questo è il mio monito, allontana da te l'ambizione. E' il peccato per cui caddero gli angeli."
Pensa gli altri che erano...
In primavera arriva lo zio Tom, fratello minore di Caroline (la cui presenza in casa Ingalls fa ingelosire molto Almanzo: Laura, che è sveglia, ancora non capisce nulla ma i cavalli sono belli), che prima della fine della saga canonica ricorda ancora una volta agli Ingalls e ai lettori giovani e influenzabili di questi libri, nel caso in cui la lezione liberista dell'autrice (e della sua ghostwriter) non fosse ancora chiara, che razza di dito in culo siano i colletti bianchi di Washington: racconterà infatti delle sue disavventure nel territorio indiano, quando non solo ha dovuto lasciare la sua terra in mano ai selvaggi per arroccarsi con altri irriducibili in un fortino ma è stato l'esercito americano ad arrestarlo come un delinquente per aver contravvenuto all'ennesima legge ingiusta che non pensa ai poveri bianchi biondi protestanti.
Pa Ingalls ovviamente freme di sdegno:
"Io non l'avrei ingoiata! Non senza combattere quanto meno."
Dramatization:
Pa Ingalls contro l'esercito degli Stati Uniti
Segue qualche settimana in cui Laura farà da dama di compagnia alla signora McKee, che per colpa di un'altra legge stupida del governo è obbligata ad abitare da sola (visto che il marito resta in città a lavorare) sulla terra presa in concessione gratuita per un determinato numero di mesi all'anno, pena la perdita del diritto di acquisire la proprietà allo scadere del quinto anno. 
La signora Mc Kee ovviamente ci ricama sopra l'ennesimo comizio politico.
"Chi ha fatto quella legge dovrebbe sapere che chi ha i soldi per coltivare un lotto di terra ha i soldi anche per comperarsi una fattoria. Chi i soldi non li ha deve guadagnarseli, e allora che senso ha fare una legge che lo obbliga a stare sulla sua concessione, se è palese che non può starci? Alla fine significa che a stare lì senza far nulla per sette mesi all'anno è la moglie, con la famiglia. Se potessi restare in paese, invece di essere qui con le mani in mano potrei guadagnare qualche soldo anch'io facendo la sarta, e servirebbero a comprare attrezzi e sementi. No, devo dire che certe volte mi viene da credere ai diritti delle donne. Se fossero loro a votare e a fare le leggi, le cose andrebbero con molto più buon senso."
A questo punto, tra la combo liberismo, antifemminismo e banalità imbarazzanti
si è fatto talmente il pieno di cazzate che una persona meno masochista della sottoscritta la mollerebbe qui, ma sono quasi alla fine e stringo i denti.
Accadono poi molte cose interessantissime:
● Santa Mary torna a casa per l'estate
● Charles compra a credito tavole tagliate a macchina e vetro per costruire una casa senza spifferi
● Laura si compra un tessuto color castagna con cui farsi un vestito da figa e un cappellino nuovo, giusto in tempo per cominciare un'altra serie di scarrozzate con Almanzo e i suoi nuovi cavalli, due puledri riottosi di cui naturalmente Laura non ha paura perché lei è specialissima.
● Momento soap-drama a metà libro per tenerci svegli: per un paio di volte Almanzo si porta dietro pure Nellie Oleson: ma non preoccupiamoci troppo che questa cosa serva a molto all'interno della narrazione visto che Nellie verrà spaventata subito dalla riottosità dei due puledri, Almanzo l'ha invitata per pietà visto che è povera a merda e poi verso fine libro diranno che si è trasferita da certi parenti a Est.
Così de botto senza senso.
Tra una gitarella in carrozza e l'altra Santa Mary scrive una lettera in cui li avvisa che non tornerà a casa l'estate seguente perché preferisce andare a casa della sua nuova amica Blanche. Oh, noooooooouh... 
● Almanzo prende due cavalli ancora più selvaggi dei precedenti, Barnum e Skip, come succede in Dragon Ball quando arrivano nemici sempre più forti. Laura, che non ha paura nemmeno di questi due demoni dell'inferno, a furia di prendere la carrozza al volo come gli Intrepidi di Divergent (col beneplacito di quell'assassino di Pa Ingalls) col passare delle settimane diventa super guidatrice di cavalli di quarto livello.
In primavera Laura va a lezione di canto con Almanzo perché Pa Ingalls compare poco e pare che da contratto in questi libri si debba raggiungere una certa quota di canti folk, se no il governo ti ruba la terra e la dà agli indiani.
In estate Laura diventa super insegnante abilitata di secondo livello.
In autunno Laura si sposerà, quindi deve lasciare gli studi e, dopo una parentesi estiva nella scuola del signor Wilkins (che non cercano di accoltellarla, bontà loro), la sua fulgida carriera di maestra a cui teneva tantissimo (e dopo aver lavorato ben un trimestre più di sua madre). Il maestro, il signor Owen, è talmente sconvolto da balzare in piedi alla notizia:
"Mi dispiace" disse. "Non che tu ti sposi. Mi dispiace non averti diplomata questa primavera. Non l'ho fatto perché... per un mio stupido orgoglio: volevo diplomare tutta la classe insieme e qualcuno non era ancora pronto. E' stata un'ingiustizia nei tuoi confronti. Mi dispiace davvero."
A Laura non importa.
E nemmeno a me importa un piffero visto che tanto si deve sposare e diventare casalinga a vita quindi che cazzo gliene frega del diploma: era così importante per questo signor Owen che diventasse la più titolata zappaorto e cambiapannolini del South Dakota? Evidentemente sì.
 A fine estate arriva un tornado che spoglia nudo un colono. E devasta coltivazioni, case e uccide uomini e bestiame, ma il tipo nudo faceva più ridere i bambini quindi se ne parlerà per pagine intere. 
 A messa un cane e un gatto litigano mentre il reverendo Brown fa il sermone e Laura ride: Mary, che è cieca ma caga il cazzo come se ci vedesse grazie all'università in Iowa, la sgrida perché non imparerà mai a comportarsi come si conviene. Poi cerca di dissuaderla dal matrimonio con i sexy cavalli di Almanzo, perché non è meglio stare a casa per tutta la vita a fare un lavoro che odii per contribuire alle spese di casa, e poi se te ne vai chi mi descriverà le cose della prateria
"La prossima volta che torno tu non sarai più qui."
"No. Ma tu verrai a trovarmi" rispose Laura. "Avrai due case dove stare."
"Ma questi tramonti..."
"Il sole tramonterà anche a casa di Almanzo, immagino."
Alla fine Laura e Almanzo si sposano in fretta e furia, con due testimoni raccattati per strada e nemmeno i genitori di lei a presenziare, perché altrimenti se arrivano la sorella e la madre di lui vogliono organizzare tutto loro in grande stile e Almanzo non ha i soldi.
Proprio come nelle favole Disney! 💙
IMPRESSIONI SPARSE
Ne Gli anni d'oro Laura Ingalls è una giovane donna indipendente con uno stipendio proprio per la bellezza di tre trimestri (uno in più di sua madre, ci tiene a specificare con Mary a sottolineare il fatto che in vita sua ha lavorato troppo ed è ora di fare la moglie): ne consegue una storia in cui al lettore vengono offerte pagine e pagine di cose per ragazze come vestiti alla moda e cappellini con le piume, gite in carrozza con il filarino del cuore, amicizia e dispettucci con la rivale di sempre, dolcezza pazienza e temperanza, lezioni di canto e l'immancabile matrimonio finale con un tizio che per anni ha amato molto meno dei suoi cavalli e con cui ha spiccicato due parole in croce.
Due palle...

Immancabili il razzismo contro gli indiani (poco a sto giro, ce la si prende più con l'esercito cattivo che fa andare via i bianchi dalle terre su cui avevano edificato, e questo è brutto) le succitate lezioncine liberiste del piffero, cui a questo giro si va ad aggiungere un po' di antifemminismo spicciolo, perché in effetti si stava in pensiero.
 Si comincia con la ridicolizzazione di Mrs Brewster, una donna con evidenti problemi mentali, forse un esaurimento nervoso, forse una depressione post partum (non mi aspetto che in un libro del 1943 si faccia chiarezza sulla cosa o che ci sia una sensibilità di fondo sull'argomento): lei è una specie di macchietta isterica sullo sfondo, una donna che non fa che urlare, cucina male, rispondere male a tutti; rompe i piatti, maltratta il suo bambino, urla addosso a un marito che a sua volta passa le serate seduto sul divano in silenzio a fissare nel vuoto con in braccio il figlio.
Forse ha paura che la moglie possa fargli del male?
Ah boh, figurarsi se il libro mette sul fuoco qualcosa di vagamente interessante.
Il problema di fondo di Mrs. Brewster, a parte brandire un coltellaccio una notte con intenti poco gentili nei confronti della nostra protagonista, è che rende difficile per Laura vivere con serenità la sua prima esperienza da insegnante (un mestiere che già le starebbe sul cazzo alle condizioni migliori del mondo), lontana da casa e dai suoi cari esattamente come la signora Brewster è lontana dal suo amato Est.
L'intento è quello di mettere in buona luce, ancora una volta, Laura a scapito delle altre donne non Ingalls (perché tanto nemmeno Laura può competere con Caroline e Santa Mary, mentre Carrie ha la caratterizzazione di carta velina e a questo giro ci si è persino dimenticati che doveva essere cagionevole di salute) che tanto per cambiare sono cattive, maligne, piagnone, paurose e non amano i cavalli di Almanzo.
In fondo anche Laura soffre, ma mica rompe tanto i coglioni.
Perché passare 8 settimane a 12 miglia da casa tua con il filarino del cuore che ti riporta a casa ogni week end e fare un lavoro dignitoso pagato discretamente in cui sei pure brava e hai buoni risultati senza fare neppure troppa fatica (a differenza di quanto accadeva alla signorina Wilder, ovviamente) è esattamente la stessa cosa di essere presa di peso, allontanata di botto dal tuo paese (dalla tua vita, dalla tua famiglia, magari dai tuoi amici) e trascorrere le giornate in mezzo al nulla, in completo isolamento, con un bambino che non la smette di piangere e un'estranea tra i maroni. 
In Laura d'altro canto non c'è la minima traccia di empatia o di quella pietà cristiana con cui ci fracassano i coglioni per tre quarti del tempo per quella donna, visto che è antipatica e strilla sempre. Al più si lamenta del fatto che è difficile essere educate e sorridenti di fronte a una cafona isterica, o (giustamente) teme per la propria vita e si angoscia dopo l'episodio del coltello. D'altronde non ci stupisce questo doppiopesismo morale della narrazione, essere buoni con chi è buono con gli Ingalls e mettere in cattiva luce chi gli sta sui coglioni: son due libri che ce l'han su anche col reverendo Brown che non gli ha mai fatto niente di male ma semplicemente non li riempie di ninnoli e chicche come il buon padre Alden che non ha potuto servire messa a De Smet perché padre Brown, come gli indiani in Kansas, gli ha fregato il lavoro.
 Si continua con Nellie Oleson, l'inutile rivale di sempre e nostra vecchia conoscenza del telefilm, che è dallo scorso libro che voleva fare un giro sulla carrozza di Almanzo e finalmente ci riesce, e di cui a questo giro vediamo la concessione dei genitori durante uno degli infiniti giri in carrozza con Almanzo. 
Lo spettacolo è desolante.
L'erba è alta, il terreno non lavorato, la casa una catapecchia.
"Il signor Oleson non possedeva cavalli ma solo una coppia di buoi e tutto l'insieme pareva povero e rozzo." 
Insomma, un quadro decisamente molto diverso dalla bambina piena di giocattoli da ricchi di Plum Creek che le chiamava campagnole per cui la stessa Laura per un momento prova un po' di dispiacere. Ma basta che questa tipa per un paio di domeniche si metta tra lei e i cavalli di Almanzo (che la invita per dispiacere e non perché lei gli interessi in qualche modo) e si mostri per la solita falsa, chiacchierina e vanitosa che è e quindi va bene spaventarla a morte facendo svolazzare di nascosto un lembo della veste per far impazzire i due puledri selvatici del giovane Wilder. In fondo, avrà pensato, i suoi saranno poveri come la merda perché non hanno ambizione, e lei di ambizione ne sa a pacchi dopo quel tema belliXXimo di 3 righe copiate dal dizionario. 
Tanto poi dal punto di vista narrativo si risolve tutto facendola andare via verso Est da certi parenti ricchi, così Laura non può sentirsi in colpa per essere stata una meschina testa di cazzo che si è sentita anche molto scaltra e non essersi fatta beccare.
 Si chiude in bellezza con Eliza Wilder, una nostra vecchia conoscenza: la sorella di Almanzo, la maestra che era troppo buona e non sapeva mantenere l'ordine ma al tempo stesso era cattiva e puniva lei e la sorella perché il padre faceva parte del consiglio scolastico. La furbona. A questo giro diventa una volitiva rompicoglioni che vuole organizzare a tutti i costi un matrimonio in grande stile insieme alla madre (è stata lei a convincerla, spiegherà Almanzo a Laura, tutta colpa sua) e non accetta un no come risposta, quindi costringe i due piccioncini protagonisti a sposarsi in fretta e furia prima che arrivano le due arpie a tener fede al loro dispendioso proposito.
Ora, sono due libri che io non riuscivo a capacitarmi del motivo di tanto astio da parte della Ingalls (o chi per lei) verso la cognata, finché non sono arrivata a questo scambio di battute:
"Almanzo, ti devo chiedere una cosa. Vuoi che io prometta di obbedirti sempre?"
"No, certo che no. Sì, lo so, fa parte della cerimonia. Ma è solo una cosa che dice la donna. Non ho mai sentito che una donna lo faccia, né che un uomo perbene lo pretenda."
"Comunque, io non lo dirò, che prometto di obbedirti sempre."
Almanzo la guardò stupito: "Sei anche tu per i diritti delle donne come Eliza?"
"No. Non me ne importa, del voto. Ma non voglio fare una promessa che poi non mantengo."
Tutto chiaro.
Eliza è una brutta femminista cattiva.

*

IN CONCLUSIONE. . .
Con Gli anni d'oro si va a chiudere in bellezza la serie classica de La casa nella prateria: si possono quindi fare le dovute considerazioni finali alla fine di questa lunga, gigantesca e inesorabile sequela di martellate alle parti basse che ho finito per mio masochismo personale. 
Questi libri sono noiosi e ripetitivi, ipocriti, moralisti e stupidi, troppo infantili nello stile per essere apprezzati da un adulto con minime esigenze da adulto, aridi e figli del loro tempo (intesi come Gli anni del New Deal): a conti fatti non riesco nemmeno a considerarli una preziosa testimonianza di prima mano dell'epoca dei pionieri come pensano molti estimatori della saga dal momento che qui di prima mano o dei pionieri c'è poco o nulla. 
E' tutto così romanzato, manipolato ed edulcorato (e, con la crescita di Laura, fatto a misura di bambina leziosa amante dei vestitini e dei cappellini ma anche abbastanza accorta e beneducata da saper essere dignitosa senza vanità, sia mai...) che sarebbe come dire che le avventure di Zio Paperone nel Klondike sono una preziosa testimonianza storica di prima mano dei cercatori d'oro nel selvaggio West.

La protagonista è, l'abbiamo visto a più riprese e lo vedremo ancora meglio nel corso de I primi 4 anni, la versione riveduta e corretta di Laura Ingalls: costruita a tavolino per essere messa perennemente in buona luce rispetto alle altre donne della storia ma al tempo stesso sembrare una persona vera con sentimenti e rancori veri, è un personaggio irritante e stupido che passa la vita a studiare, a fare sacrifici per arrivare il prima possibile a fare un mestiere che odia per contribuire alle spese di casa e aiutare la sorella in difficoltà, e dopo tre fottuti trimestri molla tutto per sposarsi con uno con dei bei cavalli. 

Al tempo stesso tutta la sua famiglia lungi dall'essere qualcosa di tangibile interessante o ben costruito è un archetipo, nello specifico un noioso e stronzo archetipo liberista tanto caro agli States: i pionieri ambiziosi e coraggiosi che senza aiuto da nessuno, dovendosela vedere con la natura avversa, la sfiga, le tasse di Washington, i parenti femministi che vogliono il voto e i matrimoni costosi, tre trimestri di duro lavoro di scuola e i selvaggi scotennatori ce l'hanno fatta.
... Ma vaffanculo.

Giudizio finale:
Considerarla ancora oggi letteratura per bambini è quasi criminale.

Segue:

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