domenica 9 agosto 2020

[Recensione] AGENTE 007 - AL SERVIZIO SEGRETO DI SUA MAESTA'

Agente 007 - Al servizio segreto di sua maestà (locandina)
Anno
: 1969
Regia: Peter Hunt
Soggetto: Ian Fleming
Sceneggiatura: Richard Maibaum, Simon Raven
CastGeorge Lazenby, Telly Savalas, Diana Rigg, Bernard Lee, Desmond Llewelyn,  Lois Maxwell, Ilse Steppat, Gabriele Ferzetti

Salutiamo in grande gli anni '60 del franchise con quello che rischia di diventare a pieno titolo il mio film preferito della saga ma che per qualche motivo sento nominare molto poco dai fan (compresi quelli che amano la svolta più matura delle pellicole con Daniel Craig e che potrebbero apprezzarlo più di altri, ma che spesso e volentieri questo film non lo conoscono proprio), nonostante nel sottobosco del web sia considerato uno dei migliori, se non il miglior capitolo di James Bond di sempre.
Non stupisce che non abbia brillato all'epoca, che sia generalmente incagato dal grande pubblico o che a molti appassionati pur non detestandolo non resti nel cuore né dia l'effetto galvanizzante di un Missione Goldfinger.

In questo film infatti:
 Sean Connery ci abbandona in favore dell'oggi sconosciuto George Lazenby, al tempo venditore di automobili, modello e testimonial pubblicitario di origini australiane con un passato di maestro di sci e sergente istruttore specializzato in tecniche di lotta corpo e corpo. Lazenby viene scelto tra oltre 400 candidati (tra cui Richard Burton, Dick van Dyke, del quale stranamente non venne apprezzato  quello che in Mary Poppins veniva definito con convinzione commovente accento inglese, e Michael Cane, che forse anche strizzando l'occhio a questa occasione mancata interpreterà il ruolo del padre di Austin Powers in Goldmember), ma ripetuti attriti con regia e produzione lo portano ad abbandonare immediatamente i panni di Bond.
E a differenza di Connery terrà fede alla parola data.
Solo che se per il pubblico ancora oggi Sean Connery è James Bond al tempo si dovette perdonare ancora meno a Lazenby di averne preso il posto, penalizzando il film ai botteghini e spingendo la critica a giudicarlo con più severità del necessario. Per quel che mi riguarda non sono così drastica. 
Personalmente pur riconoscendone l'importanza a livello iconico non ho nel cuore il Bond di Sean Connery: credo che l'attore riesca a brillare davvero solo se a dirigerlo è Young, che l'ha praticamente plasmato a sua immagine, e che il ruolo gli stesse pure abbastanza sui coglioni. Anche il Bond di Lazenby, strigni strigni, è il prodotto della visione di Broccoli e Hunt, ma un Bond coi piedi per terra, umanissimo, e con un interessante e tragico sviluppo caratteriale (come a dire, di nuovo, che i film di Bond con Daniel Craig non hanno inventato nulla).

 Come se non bastasse il suddetto George Lazenby è (dal punto di vista puramente british) un tamarro che puzza di Commonwealth, koala e birra lontano un chilometro.
Più Bud Spencer che gentiluomo di inizio secolo, questo Bond abbandona armi da fuoco e super-gadget fumettosi da spia per scazzottarsi coi suoi oppositori in tutto il mondo, dalla spiaggia esotica del Mesoamerica a una cantina piena di campanacci da vacca della Svizzera, fino ad arrivare ad ammucchiarsi con Blofeld in uno slittino.
Please, Blofeld-senpai, be gentle...
► Nonostante queste ed altre esagerazioni, il film non si abbandona alle tamarrate da fumetto che hanno raggiunto il culmine nel precedente Si vive solo due volte: nonostante le scazzottate e l'immancabile ironia smargiassa di fronte al pericolo, Al servizio segreto di sua maestà è greve, amaro, con un James Bond umanissimo e fallibile, una pellicola che vuole staccarsi di netto dal passato ma soprattutto evitare di trasformare la storia di una spia inglese in lotta contro il capo di una potente multinazionale del crimine in un live action di Capitan Bretagna.

Non a caso ai botteghini non raggiungerà i risultati delle pellicole precedenti: costato 7 milioni di dollari, ne incasserà "solo" 87.4 in tutto il mondo (Bondo-san, le donne amanti dei peli del petto e i ninja più rumorosi del Giappone ne avevano incassati 111, ricordiamolo). Questo perché anche nel 1969 la gente preferiva ritrovarsi davanti la solita minestra riscaldata: non diamo sempre la colpa ai Vanzina.

DUE RIGHE DI TRAMA
Fin dai primi secondi di pellicola nessuno si premura di nascondere che qualcosa (o qualcuno) di nuovo bolle in pentola, anzi ci si gioca senza ritegno: si parte in quarta con la intro della Barrelgun in cui il facciotto di Lazenby fa capolino in lontananza, seguita da una scena in cui M (Bernard Lee), Q (Desmond Llewelyn) e Moneypenny (Lois Maxwell) disquisiscono di lanugine radioattiva, gadget microscopici e si domandano che fine abbia fatto Bond, impegnato da settimane ma senza successo nell'operazione Bedlam, che mira a trovare e neutralizzare la temibile  S.P.E.C.T.R.E. 
Nessuno sembra avere sue notizie.
La scena si sposta a un'auto scura che sfreccia lungo le strade della Corsica sotto un cielo plumbeo, opprimente: una silhouette in ombra rivela il viso di un uomo alla guida, sorpassato da una Ford Cougar rosso fiammante. L'uomo porta una sigaretta alle labbra; la telecamera indugia sulle mani, la bocca, gli occhiali da sole poggiati con grazia sul sedile accanto a uno stradario, ma nulla di più.
Chi sarà mai questo individuo?
Che mistero..
.
L'auto nera segue la rossa fino a una spiaggia, dove l'uomo apre il portaoggetti rivelando un fucile assemblabile: dal mirino scruta l'avvenente pilota dell'auto rossa. 
Interessante a questo proposito la scelta di indugiare sui piedi della donna che si toglie la scarpe in riva al mare: oltre che un gesto che ci fa intuire le intenzioni di lei (avvicinarsi all'acqua senza rovinare delle calzature dall'aria costosa), è dai tempi di Dalla Russia con Amore che James non disdegna di dedicare attenzione alle gambe delle sue conquiste e personalmente ho apprezzato molto quello che ho interpretato come un rimando al passato, o una semplice predilezione di Bond per quella specifica parte del corpo femminile.
Improvvisamente, inaspettato il drama.
La ragazza non vuole rinfrescarsi, ma suicidarsi.
L'uomo, sempre ripreso di spalle, fa sgommare l'auto sulla sabbia (il solito rumorista ubriaco fa stridere a più riprese le ruote come se ci si trovasse su una strada normale, ma dopo il bambù di vetro del Giappone non mi stupisco più di nulla), le corre dietro e la salva: non si può fare a meno di notare come lei svenga al punto che lui deve risvegliarla a schiaffetti nonostante l'abbia afferrata quando l'acqua le arrivava a malapena alle scapole e addirittura abbia i capelli praticamente asciutti, ma al momento delle presentazioni già non ci pensiamo più. L'uomo infatti si rivela essere "Bond... James Bond". Anche se c'eravamo già arrivati...
... Ma non facciamo in tempo a renderci conto di non trovarci di fronte al faccino gigione di Connery o a sapere il nome della bella suicida, che due sgherri armati di coltello e pistola si avvicinano loro, cercando di rapire la ragazza e disfarsi del nostro protagonista. Bond li disarma entrambi con una scazzottata acquatica tutta rutti e fagioli.
Sul serio, anche meno James.
🎵I'll bet you anything now she's with me
There'll be no trouble
troubles around
Bet you'll never ever get away
Never ever get away
dune buggy.🎵
Mentre è impegnato a salvare la situa e la propria vita con la grazia di un rinoceronte la tipella misteriosa fugge a gambe levate e a questo punto il distacco col precedente Bond è totale: Lazenby guarda in camera sorridendo e dice: "Non era mai successo a quello di prima..."
Per me il film poteva anche finire qui.
Già volo.

SIGLA
Anche qui, stacco netto.
Restano le silhouette di fanciulle discinte ad accompagnare la musica, ma a questo giro niente canzone iconica durante i titoli di testa (questo ruolo sarà ricoperto dalla splendida "We have all the time of the world", cantata da Louis Armstrong, che accompagnerà in corso di pellicola i momenti romantici tra il nostro eroe e la sua bella): solo un ritmo cadenzato, incalzante e greve che ci dovrebbe già far capire il tono della pellicola, il suono di un ottone che si impone sui violini e accompagna immagini di Bond in fuga contro il tempo mentre da una clessidra scorrono immagini tratte dai film precedenti (in cui, furbescamente, non si vede mai Connery).
Non poteva mancare lui in questa carrellata-recap: il vero eroe della saga, il ninja Franco Franchi.
Si può volare più in alto di così?

NB: Personalmente noto una grande somiglianza tra questa sigla nello specifico e la opening di Archer, altro prodotto che vuole rompere con la tradizione bondiana, essendo una presa in giro del mondo delle superspie tutte alcool, lusso e belle donne.

Archer è inseguito da una palla.
In questo film Bond affermerà di avere quattro palle (sic!), e il cringe si impenna.
Ritorniamo agli albori della lore bondiana: vecchia Europa, alberghi di lusso, figa e una capatina al Casinò, ma non possiamo fare a meno di notare la Ford Cougar rossa all'ingresso: il concierge finalmente ci rivela che l'auto appartiene alla contessa Teresa De Vincenzo (Diana Rigg), la quale farà una capatina al tavolo da gioco, perdendo con un aplomb d'altri tempi 20.000 franchi senza avere però con sé il denaro per pagare la puntata.
E così so giocare d'azzardo pure io...
Bond cavallerescamente la tira fuori d'impaccio pagando per lei, ed è l'occasione per conoscersi davanti a un bicchiere di Dom Perignon del '57 in vista di una conclusione di serata molto più piacevole.
I bei vecchi tempi in cui per 20.000 franchi una te la dava.
Disagio figlio degli anni '60 a parte, posso dire di aver trovato già in questa breve interazione tra i due più costruzione caratteriale riservata alla Bond girl di quanto ce ne sia stata finora in tutto il franchise, compresa l'illuminata parentesi di Domino in Operazione Tuono.
"Non mi chiami Teresa, mi chiamo Tracy..."
"... La prossima volta giochi sul sicuro e con un 5 resti."
"Solo chi vuole restare in vita gioca sul sicuro..."
"La prego, resti in vita... Almeno per stasera."
In due battute abbiamo già inquadrato uno spirito selvaggio, irrequieto e malinconico che rifiuta le proprie radici, dalla spiccata propensione al rischio e dal fascino maliardo, a cui puzza la vita. Ed essendo anche una donna indomabile ed orgogliosa "che paga sempre i suoi debiti" si concederà a Bond per una notte d'amore ma lungi dall'essere irretita dal fascino di Lazenby al mattino sparirà, lasciando sul comodino i 20.000 franchi che gli doveva. Il che ci fa intuire non solo che non sentisse alcun obbligo a concedersi a Bond, ma che i soldi li avesse dall'inizio e volesse solo creare disordine.
Insomma, non aveva alcun bisogno di essere salvata.
Siamo un po' lontani dal Bond che convertiva le lesbiche stuprandole nei pagliai.

La trama però deve andare avanti e Bond viene scortato da un gruppo di gentiluomini armati (gli stessi incontrati in spiaggia) fino all'ufficio di Marc-Ange Draco (Gabriele Ferzetti), delle costruzioni Draco, capu della mafia corsa e padre di Teresa/Tracy. Ma le trattative tra uomini d'onore non possono cominciare prima che Bond abbia neutralizzato a cazzotti tutti gli sgherri armati in un ascensore.
Perché in questo film le armi sono un optional.
Quando un uomo con pistola incontra un uomo con i pugni, l'uomo con la pistola è un uomo morto.
Anche in questo caso si dà molta importanza al dialogo e alla costruzione caratteriale dei personaggi, in più la scena serve a rimarcare ancora una volta la profonda differenza tra il Bond di Connery e quello di Lazenby: nessun padre avrebbe mai lasciato sua figlia vicino al vecchio Bond. Piuttosto gliel'avrebbero cucita col filo di ferro.
Draco si offre addirittura di pagarlo (non solo soldi, che a Bond interessano il giusto visto che vive di lusso e figa, ma informazioni su Blofeld) se Bond arriverà a sedurre e sposare Tracy, convinto com'è che tutto quello che occorre a sua figlia per tornare all'ovile, calmarsi, e smetterla con tutta questa sciocca faccenda del suicidio sia trovare qualcuno che la domini.
Insomma, il Bond di Lazenby arriva ad essere "materiale da matrimonio", per quanto a parlare di futuri generi e unioni del destino sia un capomafia.
"Non posso curare la depressione di cui chiaramente soffre mia figlia facendole sposare un perfetto estraneo che ho intenzione di pagare a seduzione completata?"
"No."
"Ah, no?"

Il personaggio di Draco non compare molto ma si fa notare e personalmente al di là delle sue discutibili idee sul controllo femminile e la cura dei problemi psicologici lo trovo interessante: si apre con Bond, rivelandoci la natura del suo rapporto con Tracy, l'unica figlia avuta con una "romantica donna inglese andata in Corsica a cercare i banditi". Morta la madre quando Tracy aveva 12 anni, il loro rapporto si è deteriorato: "non le ha fatto mancare nulla" tra collegi e denaro, e lei l'ha ripagato con anni di irrequietezza e scelte di vita sbagliate.
Lui per tutta risposta le taglia i viveri.
Lei non si perde d'animo e sposa un conte, che muore in un incidente stradale insieme a una delle sue amanti (non viene mai esplicitato ma io ci sento puzza di suocerino).
In meno di un minuto capiamo quanto Draco tenga a sua figlia ma anche quanto siano sbagliati i suoi metodi paterni, giustificando al tempo stesso la "locura" della giovane Teresa, che arriva addirittura a rifiutare il nome "paterno" per sceglierne l'equivalente inglese.
Uno convinto che tu debba trovare un uomo che ti domini arrivando a pagare qualcuno perché ti seduca non è normale, tralasciando l'aspetto mafioso. Ma è interessante notare che per quanto le sue idee siano retrograde, Draco si circondi di donne intelligenti: non solo la figlia ma anche la segretaria/amante Olympe, che non è solo un bel donnino che sa preparare il Martini ammodo ma è anche molto brava negli scacchi (ci dobbiamo fidare, però).
James, intrigato dall'idea di poter finalmente andare avanti col suo lavoro dopo mesi a girare per l'Europa come un idiota, accetta ma con riserve. Poi bisogna vedere se a Tracy la cosa possa andar bene, e meno male che qualcuno si pone il problema.

L'occasione per rivedere Tracy è il compleanno di Draco, dove tra una battuta sagace e l'altra assistiamo a sistematiche violenze su un toro per farci vedere quanto siano esotiche queste location. 
Tracy, scoperte da Olympe le intenzioni del padre, gli impone di dare a Bond quanto pattuito, da bravo anfitrione, visto che non ha intenzione di passare da scema e diventare un trofeo da vincere, cionondimeno non appena Bond ottiene le tanto agognate informazioni scappa via in lacrime mostrando finalmente il suo fragile animo di donna.
Bond la segue e asciuga le sue lacrime rassicurandola sui suoi propositi onorevoli e sulla simpatia che prova nei suoi confronti, nonostante (e sarebbe molto più logico) possa sbattersene amabilmente la ciolla e passare alla prossima strappona compiacente ora che ha le informazioni che cerca. Che poi è quello che avrebbe fatto Connery.
Reazioni che hanno senso solo nella testa di uno sceneggiatore uomo che vuole far capire a spettatori uomini che assurdo e illogico mistero siano le donne innamorate
Per esigenze di sceneggiatura Bond ha ottenuto due settimane di licenza e M l'ha sollevato per motivi altrettanto inspiegabili dall'operazione Bedlam: perché non lasciare da parte per un po' il destino del mondo e non passare qualche giorno in leggerezza insieme a una bella donna dal carattere indomabile, conoscendosi e innamorandosi a tempo di record con il sottofondo di una dolce musica romantica a incorniciare i loro momenti speciali a cavallo, nei parchi, sulla spiaggia, tra i negozi di lusso? 
Si noterà che ancora ben poco di spionistico è avvenuto finora. 
Questo perché Al servizio segreto di sua maestà, e non ne fa un mistero, mette al centro i personaggi e la loro umanità (sfiorando rare vette di pezzottismo ma anche di incredibile delicatezza): questo accade anche nella seconda parte del film, quando l'azione comincia a ingranare e James si introdurrà con maestria rara (entrando dalla porta) nell'ufficio legale dei fratelli Gumbold di Berna in cerca di documenti che possano attestare l'ubicazione di Blofeld. Già che ci siamo lo vediamo dilettarsi con letture da gentiluomo mentre aspetta che l'aggeggino per aprire le casseforti faccia la sua magia...
Non pago di ciò si porta via anche
il paginone centrale per dopo.

Le sue indagini lo condurranno in Svizzera al Piz Gloria, una clinica privata molto esclusiva per la cura delle allergie alimentari che belle topone alla moda hanno verso i piatti tipici dei loro paesi gestita dal misterioso wannabe-conte De Bleuchamp (traduzione francese del nome Blofeld, perchè Ernst sarà pure un genio del male ma mi scade sui dettagli)...
Salve giovani pazienti, sono sir Hilary Blay, un credibile e rispettabile membro della società araldica inglese (notato il kilt e il soprabito rubato a Sherlock Holmes?): gradite che vi parli per ore di araldica mentre faccio allusioni ambigue al mio stemma di famiglia con QUATTRO PALLE?
... Venendo sgamato in circa tre secondi, dal momento che pare che i rispettabili membri della società araldica britannica non vadano a infiocinare di nascosto le pazienti, la notte.
Non te la si fa proprio, Ernst.
Di nuovo, Lazenby invoca lo spirito degli antichi berserker e cerca di venire alle mani provando a pestare a sangue Blofeld che intelligentemente vuole rinchiuderlo in un posto collegato direttamente con l'esterno, ovvero la sala macchine che ospita il cavo della funivia (perché in una clinica-laboratorio di montagna mancano le camere blindate o le celle).
Fun Fact: In realtà nella saga cinematografica a questo punto Blofeld ha visto in faccia Bond in più occasioni e sarebbe stato impossibile per il protagonista recarsi al Piz Gloria senza mettersi in faccia qualcosa di più estremo di quegli occhialetti alla Clark Kent.
Perché non è che se a Metropolis sono stronzi vale per tutti.
Nella sceneggiatura originale infatti era previsto che Bond cambiasse i connotati per giustificare l'arrivo di un nuovo interprete. Poi la cosa si è persa per strada in corso di riprese, lasciando questa incongruenza. Parliamo comunque di una saga in cui gli elicotteri si mettono in valigia, il realismo non sta proprio di casa.

L'ultima ora di film è una sequenza quasi ininterrotta d'azione brutale, in cui finalmente il Bond di Lazenby può scatenare la bestia, indossare una sexy tuta azzurra (che va bene se sei un membro della nazionale olimpica italiana, ma non è l'ideale per tenere un profilo basso e mimetizzarsi tra la folla), tirare sci in faccia agli sgherri di Blofeld, tirargli testate tra i campanacci per mucche o lanciarli sotto uno spazzaneve, vincere un derby automobilistico grazie alle doti di pilota della ritrovata Tracy, sopravvivere a una valanga e salvare la bella contessa da Blofeld a bordo di un finto elicottero della Croce Rossa su cui manco hanno montato delle fottute mitragliette perché cosa te ne fai quando è da inizio film che prendi tutti a schiaffoni?
Anche la Bond-girl si adegua al tono della pellicola e abbraccia la via dello "Spaco botilia, amazo familia"...
Infine, salvata la situa dopo un rocambolesco inseguimento nella neve a bordo di due bob durate il quale riesce a volare addirittura qualche proiettile, James può convolare a nozze con l'amata Tracy, ritrovandosi però pochi istanti dopo a disperarsi in silenzio sulle spoglie esanimi della novella sposa, uccisa da un colpo di arma da fuoco della sottoposta diretta di Blofeld, Irma Blunt (Ilse Steppat), indirizzato a lui, proprio quando la giovane aveva ritrovato finalmente la voglia di vivere.
E' una dura lezione per Bond, e per noi spettatori.
Certe persone non hanno tutto il tempo del mondo per amarsi e conoscersi, e per una spia internazionale del suo calibro non c'è posto per l'amore o la felicità.

IMPRESSIONI SPARSE
Al servizio segreto di sua maestà riesce ad essere il cinepanettone più commovente mai creato: nonostante abbia frignato duro per quel finale, una botta nei coglioni fatta e finita, per tutta la pellicola si raggiungono vette di grettezza degne di un film con Alvaro Vitali, come le scazzottate volanti in spiaggia o la delicatezza con cui la riccioluta Ruby, entrata in clinica per una grave allergia al pollame nonostante la famiglia gestisca un grosso allevamento, mostra il suo profondo interesse per l'araldica...
... il tutto mentre le sue affascinanti compagne di sventura a cui non pare vero di vedere un uomo con quattro palle sullo stemma di famiglia consumano i piatti tipici del loro paese d'origine.
La cinese con bacchette e ciotolina triste di riso in bianco...
...la piada focaccetta della ragazza indiana, rigorosamente in Sari se no potremmo scambiarla per romagnola...
... E infine voliamo nella ionosfera con la ragazza di colore che addenta una BANANA.
Al di là di questi meravigliosi momenti, che divertono e si perdonano in quanto figli del loro tempo (doveva apparire anzi molto moderno negli anni '60 mettere una bellezza esotica nel mucchio delle topone papabili di Bond), tra cui spiccano anche la palpata di culo a Moneypenny nel quartier generale dell'MI6, Ruby che in uno scatto di gioia sembra insinuare che i testicoli di Bond non siano del numero giusto, la strizzata d'occhio a Playboy e varie ed eventuali, cosa mi è entrato nel cuore di questo film?
Vediamo:

► IL RITMO
Al servizio segreto di Sua Maestà è un film che si prende i suoi tempi: predilige il dialogo, relegando l'azione vera all'ultima parte del film. Elimina i gadget roboanti e pirotecnici, elicotteri smontabili e penne esplosive in favore di azioni di basso profilo; le sparatorie al cardiopalma sono sostituite dalle scazzottate da bar, le seduzioni sono o lunghe ed eleganti, come nel caso del corteggiamento tra James e Tracy che ci accompagna nel corso di tutta la pellicola, o brevi e completamente ridicolizzate.
Il lato da seduttore di Bond diventa così eccessivo da diventare parodia di se stesso, offrendoci i momenti più comici e pecorecci della pellicola. Non stupisce quindi che l'unica conclusione logica per questo 007 sia appendere il suo piccolo Bond al chiodo.
A questo giro è la candida coscia di Bond a venir molestata dalla maliarda di turno.
► IL SANGUE
Il fatto che sia un film dal ritmo non particolarmente serrato non vuol dire che manchi la violenza. Credo anzi che finora sia uno dei film di Bond che colpisce di più la sensibilità dello spettatore. La regia di Hunt rasenta il morboso, indugiando quasi con lo stesso compiacimento di Blofeld sul cadavere dell'agente Shaun Campbell. Per pochi ma interminabili secondi lo spettatore lo vede immobile e pallido mentre dondola pigramente dalle rocce. Un incidente sulle montagne, come se ne vedono tanti...
... Si segue dall'inizio alla fine, con occhio immobile, cinico e indifferente, la traiettoria di uno sgherro di Blofeld che cade da un dirupo con piglio alla Tex Avery, fino all'inevitabile schianto...
... E addirittura si indulge nella neve che si tinge del rosso del sangue di un uomo finito sotto le lame di uno spazzaneve nel corso di un inseguimento sugli sci.
E' proprio il caso di dirlo:
"Nessuno pensa mai alle famiglie dei tirapiedi"
► I RAPPORTI TRA I PERSONAGGI
Pur non raggiungendo chissà che livello di finezza psicologica (stiamo comunque parlando di un film di James Bond, non di Bergman) a livello di costruzione caratteriale raggiungiamo e forse superiamo le alte vette di Thunderball. Questo perché i personaggi non si limitano ad essere marionette sullo sfondo della situa, ma hanno una loro costruzione, un loro spazio di manovra. Interagiscono con Bond alla pari, forse perché per la prima volta manca la sicura ma al tempo stesso ingombrante presenza di Connery.

Il film si apre proprio in assenza del nostro protagonista, con M, Q e MoneyPenny: lontani dall'essere meri interlocutori o sollievi comici per far risaltare la figaggine smargiassa di Bond, sono impegnati in una discussione molto seria esprimendo preoccupazione per la scomparsa di 007, sia a livello umano (nel caso di Moneypenny) che professionale, nel caso di M. 
Non ci abbiamo mai pensato nei precedenti film bond-centrici, ma è chiaro che se passi la vita girando per il mondo e rischiando la vita chi ti vuol bene si preoccupa per te; ed è altrettanto chiaro che se l'agente che si occupa di un'operazione in cui è in ballo il destino del mondo non fa progressi e non dà notizie di sé per settimane il governo si preoccupa, e se il governo si preoccupa è al capo che arrivano le rogne.
Il che spiega perché al ritorno di James sia così incazzato, e perché tra i due cominci una gara per determinare chi piscia più lontano: M toglie a James l'operazione Bedlam proprio ora che ha una pista valida grazie a Draco, James la prende sportivamente e una volta uscito dall'ufficio chiede a Moneypenny di redigere una lettera di dimissioni.
Contro ogni aspettativa M la accetta, ed è evidente la delusione e la collera sul viso di Bond, che credeva di avere in M non solo un capo ma anche non dico un amico ma perlomeno qualcuno che lo rispettasse come agente e come persona.
Mentre raccatta le sue cose (souvenir dai precedenti film come il coltello di Honey Rider, l'orologio di Grant e il respiratore portatile usato contro Largo), e già immaginiamo Bond reinventarsi come gigolò o pescatore di ostriche, il breve scambio di battute che segue con Moneypenny riporta tutto alla normalità: la solerte segretaria ha scambiato la richiesta di dimissioni con una licenza di due settimane, permettendo a James di occuparsi del caso in autonomia e a M di non fare marcia indietro, salvando in questo modo l'orgoglio di due scimmie alfa e ottenendo il riconoscimento e la gratitudine che merita.
Per questo strazia tanto il cuore ritrovarla alla fine al matrimonio di James e Tracy, in disparte, con le lacrime agli occhi e un sorriso triste. E non perché credesse di avere chissà che speranze, in fondo, ma perché mai come in questo film abbiamo toccato con mano a che livello di complicità e amicizia arrivi il loro rapporto.
Di nuovo, dovremo aspettare i film con Daniel Craig per veder dato tanto spazio ai membri dell'MI6, con menzione particolare a M.

Tracy/Bond/Draco
"Mi raccomando, Teresa, non dimenticare di obbedire sempre a tuo marito..."
"Ma certamente papà... Come ho sempre obbedito a te!"
*Sipario*
⇒ 
Bond/Blofeld/Tracy
Qui superiamo di due lunghezze la terna Bond/Largo/Domino.
Quando un Bond meno imponente di Connery incontra una donna che a differenza della vittima orfana e sola di un uomo violento come Domino è ricca, tosta e orgogliosa che in più guida come Graham Hill e ti vince un rally su ghiaccio mentre sfugge a energumeni armati, il risultato non può che essere magnifico. Certo, ritroviamo le solite ingenuità figlie del loro tempo, e Tracy risulterà comunque una fragile donna dalla lacrima facile pronta a finire tra le braccia di Bond aprendosi all'amore in tempo record, ma questo non le toglie valore.
Rifiuta di essere l'oggetto di una contesa.
Ripaga i suoi debiti e aiuta attivamente Bond nella sua missione.
Vuole essere rispettata e va sedotta con eleganza, dedicandole tempo e amore.
Persino Blofeld, catturata la bella alleata di Bond e scortatala con tutti gli onori a Piz Gloria, cede al fascino della bella e colta Tracy, o forse è irretito solo dal suo titolo di contessa visto che sembra tenerci molto per ragioni ignote, al punto che i loro dialoghi Hunt li mette in mano a Simon Raven, un autore decisamente lontano dagli standard pecorecci dello stemma di famiglia con quattro palle. Non a caso risulta una delle scene più eleganti e alte dell'intero franchise, e vede protagonisti la bella e il cattivo.
Tracy è nell'ufficio di Blofeld, rifiutando le sue avances.
La sua mancanza di etica la ripugna, anche se come le ricorderà lo stesso Blofeld neanche suo padre è un angelo (ignora volutamente che Tracy si è allontanata dal padre e lo frequenta solo raramente, per obblighi di famiglia). Poi dalla radio arriva una comunicazione d'emergenza da un elicottero della Croce Rossa che chiede di sorvolare la zona in cerca di un disperso. Tracy riconosce la voce del padre, ma invece di diventare isterica o mostrare gioia e sollievo mandando a puttane tutto il salvataggio come una bondgirl qualunque, mantiene un sangue freddo invidiabile e decide di  distrarre Blofeld fingendo di prendere in considerazione la sua proposta bricconcella. 
Chiede però di vedere l'alba dall'attico.
"Quale poetico desiderio... Cos'erano tutte le attrattive del mondo per il possente Paride quando scoprì quella prima alba tra le braccia della sua Elena?"
"E per quando si aspetta la notizia che hanno accettato le sue condizioni?"
"In qualsiasi momento prima della mezzanotte"
"La tua alba, o padrone del mondo, la tua alba. Per te la luce del sole illumina la terra. Per te le navi solcano le onde. Per te i mercati pullulano di migliaia di schiavi. Per te il martello risuona sull'incudine. Per te il poeta canta le sue storie di seduzione"*

* Si cita qui non esattamente l'ultimo degli stronzi, ma nemmeno si è andato a scomodare i classici antichi come si penserebbe di primo acchito, visto che Blofeld tira in mezzo addirittura Paride (pfff, te piacerebbe): trattasi infatti della versione riveduta e corretta di un brano tratto dall'Hassan di James Elroy Flecker, un'opera teatrale del 1922.
La differenza con l'originale è sottile ma sostanziale:
La tua alba, O Signore del mondo, la tua alba;
È l'ora in cui i gigli si aprono sul prato,
È l'ora in cui le grigie ali oltrepassano le montagne,
È l'ora del silenzio, quando sentiamo le fontane,
È l'ora in cui i sogni sono più luminosi e i venti più freddi,
È l'ora in cui quel giovane amore si risveglia appoggiato su una bianca spalla,
 O Signore del mondo, l'Alba persiana.
Quest'ora, O Signore, dovrebbe essere per te più luminosa:
I tuoi mercanti inseguono la mattina sul mare,
I coraggiosi che combattono la tua guerra sfoderano la sciabola,
Gli schiavi che lavorano le tue miniere vengono incitati a lavorare,
Per te vengono tirati i carri del mondo -
L'ebano della notte, il rosso dell'alba!
Risulta improbabile che una donna di cultura come Tracy possa aver sbagliato la citazione: più logico pensare che sbagli di proposito, trasformando una dichiarazione d'amore in un'ode a un conquistatore: ci dice qualcosa in più anche su Blofeld, che se fosse davvero il fine esteta e amante della cultura per cui si spaccia se ne sarebbe accorto.
Bond-girl ingiustamente lasciata in disparte dal fandom, la nostra Tracy, in favore di bikini candidi e topone dai nomi improponibili. Eppure che sia la migliore è un dato di fatto.
James alla fine, in fondo, la sposa.
Anche se il pacioso San Bernardo da salvataggio senza botticella col brandy che alla fine della scazzottata senza esclusione di colpi sui bob a reazione soccorre il nostro eroe prendendolo a schiaffoni per un soffio non le ruba il podio.

Spendiamo infine due parole su Blofeld, purtroppo la parte più debole dell'intera impalcatura. A questo giro il caricaturale e fumettoso Donald Pleasence lascia il posto al sofisticato Telly Savalas, noto al grande pubblico per aver interpretato il ruolo del tenente Kojak nell'omonima serie televisiva.
Lungi dall
'essere ridicolo nonostante la pelata e i dolcevita da stronzo, questo Blofeld ci ammutolisce fin dal suo arrivo al cospetto di Bond, illuminato da un'inquietante luce viola mentre si spoglia del suo camice da laboratorio per accogliere con un sorriso appena accennato un gradito ospite.
A questo giro Blofeld è un'esteta.
Ha modi sofisticati, un sorriso amabile, ama circondarsi di oggetti lussuosi e di strappone provenienti da ogni parte del mondo per farne i suoi letali angeli della morte, in più ha una strana ossessione verso l'idea che gli venga riconosciuto ufficialmente il titolo di conte. Essendo Tracy una strappona che in più è una contessa non stupiscono le sue mire da vecchio zio ubriaco con la mano lunga.
Se non altro non ci hanno messo Pleasence a fare il piacione sofisticato, non ci avrei dormito la notte dal ridere.
Si noti che a Blofeld manca un dito, frutto di un incidente in moto. In realtà è l'attore, Savalas, ad essere nato con una lieve deformità all'indice della mano sinistra. 
A mio avviso aggiunge carattere al personaggio il fatto che un uomo "deforme" abbia questo bruciante desiderio di perfezione
Blofeld ha sintetizzato un composto in grado di rendere sterili intere specie di piante e animali (compreso l'uomo), e minaccia i governi mondiali di usarlo in tutto il mondo se non verranno accordate le sue richieste, ovvero: un riscatto (che abbassa sempre un po' il tono della minaccia, fa tanto piano della Banda Bassotti), l'amnistia retroattiva per tutti i suoi crimini e il riconoscimento del suo titolo di conte.
Un po' pochino per un uomo che nel film precedente voleva scatenare la terza guerra mondiale rubando dei razzi direttamente dallo spazio con l'appoggio di una dittatura asiatica... Ma dettagli.

► IL FINALE
Hunt, sei un adorabile sadico bastardo.
Un colpo allo stomaco inaspettato che i fan del franchise non riceveranno più fino a Casinò Royale, dove ancora si volerà al ribasso visto che nonostante la perdita di Vesper per Bond ci sarà comunque il trionfo professionale, la cattura di Mr. White. Qui nulla è certo e nulla ha il sapore della vittoria, c'è solo il dolore di un uomo che credeva di avere tutto il tempo del mondo per essere felice con la donna che amava. 
Ma noi masochistici amanti del drama vogliamo ricordarli comunque così, e soffrire come poveri stronzi.

CONCLUSIONI
Lazenby è un Bond inequivocabilmente diverso: più sensibile, più umano, meno 007 e più Hilary Bray, che si innamora, sbaglia, perde, soffre e picchia come un fabbroferraio, lasciando da parte i gadget avveniristici in favore di una costruzione caratteriale complessa e intrigante, e dialoghi deliziosi che lasciano spazio anche ai personaggi secondari.
Gli corre dietro il cattivo, anche lui un attore più fisico, umano e meno fumettoso. Il Blofeld di Savalas infatti crea i prima persona i suoi composti chimici, è a capo del gruppo di sgherri che schettinano dietro la sexy tuta di Bond armati di mitra, e non disdegna la figa di un certo livello.
A coronamento di questi due personaggi, la Bond girl migliore di sempre, interpretata da Diana Rigg, che non ha bisogno di mostrare le tette o avere un nome stronzo per restare impressa a fuoco nei nostri cuori.
Così come quel finale incredibilmente, meravigliosamente crudele.

Al servizio segreto di Sua Maestà colpisce dritto al cuore.
Privato della rete sicura rappresentata dal bel faccino smargiasso di Connery, a chi è rimasto tocca volare altissimo per dimostrare che nel franchise c'è molto più del volto del suo primo protagonista. 
E ci riesce.


Giudizio finale:
We have all the time in the world
Time enough for life to unfold
All the precious things love has in store
We have all the love in the world

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