sabato 19 settembre 2020

[Recensione] AGENTE 007 - L'UOMO DALLA PISTOLA D'ORO (1974)

Titolo originale
: The man with the golden gun
Anno: 1974
Regia: Guy Hamilton
Soggetto: Ian Fleming
Sceneggiatura: Richard Maibaum, Tom Mankiewicz
Cast: Roger Moore, Christopher Lee, Britt Ekland, Maud Adams, Hervé Villechaize

Premessa
Non giriamoci attorno: amare il Bond di Roger Moore è un atto di coraggio
Il suo 007 non è cupo e violento come un Connery, profondo come Lazenby e ha addirittura perso la nemesi più iconica, Ernst S. Blofeld, cosa che lo porta a vagare smarrito di film in film con piglio da Diogene di Sinope, "cercando l'uomo"; un Bond più attento a trovare l'inquadratura giusta affinché risalti l'occhio azzurro e la mascella virile che a dare un senso a una trama figlia di quei pazzi, drogati, violenti anni '70; che schiaccia a turbotrattore una sequela di inconsistenti fighini sciapiti pronti a gettarglisi tra le braccia come fossimo in Happy Days senza darci nemmeno il tempo di gustarci una di quelle belle seduzioni vecchio stile (un ceffone in amicizia, uno stupro in un pagliaio, una pacca sul culo...); che alla fine trionfa ma nemmeno lui sembra capire perché. Con quell'occhio azzurro e il piglio allampanato da Nino d'Angelo, più che spararti al cuore sembra sul punto di improvvisare un musicarello.
🎵 E ti ritrovi di nuovo qui
ancora sul' a parlà cu' tte
comm'a nu cane ca vo' murì
comm'a 'na stella ca vo' cadè 
🎵 
Eppure si continua a volergli bene, come al cugino speciale col vizio di ficcarsi i tuoi pastelli a cera nel naso: ti fa girare i coglioni perché una volta tanto vorresti colorare un cielo senza picchiettarlo di caccole come un dannato puntinista, ma non è mica colpa sua, porello.

Qualche dato noioso ma doveroso:
L'uomo dalla pistola d'oro è la seconda (di 7) fatica dell'epoca Moore, quarta e grazie al cielo foderato di caccole ultima fatica di Guy Hamilton, nona e ultima fatica del produttore Saltzman, che venderà alla United Artists la sua quota azionaria sulla saga di Bond per problemi economici. Alla sceneggiatura torna nel ruolo di co-sceneggiatore Maibaum a causa di violenti dissapori tra Hamilton e Mankiewicz. 
Questo ci dà un'idea del clima di serenità generale.
Nella solita brama tutta 70ies di seguire pigramente le mode del periodo invece di fare la fatica di proporre idee originali, se nel precedente capitolo della saga si era andati a bussare alla porta del Blaxpoitation armati di manganello e tuta anti-sommossa, qui è l'altrettanto popolare genere Gongfu* a venir impietosamente profanato senza nemmeno essere prima invitato a cena.
Il risultato è così confuso che neanche chi fa la locandina riesce a trovarci un senso, così ci rinuncia e ammucchia roba a cazzo in preda all'horror vacui. Un film talmente scemo che nemmeno sua altezza Sir Christopher Lee riesce a dargli dignità.
*Gongfu: Sottobranca dei film di arti marziali in cui si prediligono i combattimenti a mani nude. Da non confondersi con il wuxia (spade) o il ninja (stelline rotanti, arti illusorie e RASENGAN💙) 
Il momento più alto della pellicola.
Giusto per farci entrare nel mood.

DUE RIGHE DI TRAMA
James Bond viene convocato d'urgenza al quartier generale dell'MI6 a Londra dove viene informato da M (Bernard Lee) del ritrovamento di un proiettile dorato con su inciso 007, chiaramente destinato a lui. L'unico uomo che possa aver mandato un tale avvertimento per intimidire il nostro protagonista sembra essere il killer Francisco Saramanga (Christopher Lee), chiamato "L'uomo dalla pistola d'oro" proprio in quanto per uccidere le sue vittime usa solo proiettili di quel metallo. Bond non ha mai incrociato il suo cammino, ma ovviamente è una vecchia conoscenza dell'MI6 e il nostro protagonista ha letto tutti i rapporti a riguardo.
Bond: "Nessuna fotografia in archivio. Però ha una particolarità niente affatto comune: possiede una terza papilla."
M: "... Una che?"
Bond: "Una mammella, signore. Un terzo capezzolo."
... Cioè non sappiamo che faccia abbia 
ma conosciamo il numero dei suoi capezzoli? 
Ma chi minchia ce li fa i rapporti all'MI6?
Temendo per l'incolumità del suo miglior agente M solleva Bond dal suo attuale incarico, ovvero recuperare dal dottor Gibson informazioni cruciali per il recupero di una cellula solare in grado di risolvere la Crisi energetica che sta mettendo in ginocchio l'occidente, e lo manda in via non ufficiale in cerca di Scaramanga. Un vecchio omicidio mai confermato come lavoro di Scaramanga ai danni di un collega porterà Nino Bond a Beirut a recuperare un proiettile dorato dall'ombelico di una danzatrice del ventre...
🎵 Tu me parlave d'ammore e io sott'uocchie ridev
e un altra coppia finiva la gara del rock
io te vasav sultanto pecchè me piaceva
eri n'ammore 'e passaggio sultanto pe' mme 🎵
... al laboratorio MI6 dove il mio eroe e vero protagonista della serie, Q (Desmond Llewelyn), lo indirizzerà senza indugio da chi ha fabbricato quel particolare tipo di pallottola, l'armaiolo Lazar a Macau...
"Perché quel muro è esploso?"
"Perché qui lavoriamo sodo e ci divertiamo sodo..."

... al Casinò de Macau, dove gli si attiverà nuovamente il senso di Nino vedendo la fascinosa complice di Scaramanga, Andrea Anders (Maud Adams), recuperare in sua vece i proiettili d'oro commissionati al suddetto armaiolo prima di tornare a Honk Hong, all'Hotel Peninsula. Verrà pedinata con l'eleganza degna di un agente segreto professionista del calibro di Nino Bond, ovvero mimetizzandosi in mezzo a un mucchio di cinesi alti un metro e venti...
🎵 Viene astrigneme e' mane
E scrivimmelo 'nzieme
Stu romanzo d'ammore
M'e' fatte annammura'
Che colpa tengo si te voglio già 🎵
... Arrivando alla sua stanza d'hotel con eleganza e disinvoltura...
"Ciao, non mi hai mai visto prima ma ho in mano dello champagne, aprimi un po' 'sta porta che devo fare una sorpresa alla signorina..."
"Ok."
... E facendole cucù mentre si fa la doccia...
🎵 "Famme nu' surriso
comm''o saje fa' tu
e non ci pensare piu'
tu, mezza luna spioona
lassace sule, vatteeenneeee" 🎵
Una breve ma incisiva colluttazione darà a Bond le informazioni che gli servono per trovare l'uomo dalla pistola d'oro: pare che Scaramanga quella sera si recherà al Bottoms Up Club, e il regista in vena di finezze decide di regalarci uno stacco di regia che contiene una gag delicatissima.
Bottoms. Up. Club.
Io volo.

Qui Bond non incontrerà Scaramanga ma assisterà a un omicidio per sua mano, quello del dottor Gibson (ve lo ricordate? Dovreste. Era l'uomo che Bond aveva l'incarico di ritrovare a inizio film): l'uomo aveva deciso di collaborare coi servizi segreti britannici per consegnare loro il Solex, una potente cellula solare in grado di creare energia in modo pulito e senza ricorrere ai carboni fossili o all'energia atomica (che all'epoca aveva perso il suo fascino fosforescente), e a questo punto la missione di Bond si duplica inutilmente. Dovendo ora occuparsi sia di Saramanga che del recupero del Solex gli verrà affiancato un'agente operativo di stanza a Honk Hong, Mary Goodnight (Britt Ekland) che, incredibile a dirsi, riesce ad abbassare ulteriormente l'asticella delle Bond Girl: il suo momento clou sarà attivare un raggio della morte col culo.
Letteralmente.
Un altro tipo di Bottoms up club.
E tra terzi capezzoli finti sfoggiati con orgoglio a casa di ricchi industriali di Bangkok, strizzate di perizoma ai lottatori di sumo, maestri di arti marziali picchiati da due bambine, bambini poveri gettati dalle barche, Bond girl che minacciano di distruggere il mondo con il culo, Hamilton non ci risparmia nemmeno il ritorno di una nostra vecchia conoscenza: direttamente da Vivi e lascia morire lo sceriffo redneck razzista e sputacchione J.W.Pepper (Clifton James), qui in vacanza con la gentile consorte, una linea comica sudata, fuori forma e mediocre talmente fuori contesto in un franchise dove sono tutti belli, fuori dalle righe o esotici che nella testa di Hamilton deve aver fatto il giro ed essere sembrato geniale.
Un po' la mia reazione quando
mi sono accorta del ritorno di Pepper.
In tutto questo se ci va bene l'uomo dalla pistola d'oro che dà il titolo al film e il suo sgherro nano Nick Nack li vedremo per 20 minuti scarsi su 2 ore buone di film. Dove lo trovavi del resto il tempo di star dietro alla trama, a un buon cattivo e a un po' di suspense ben dosata con tutta questa locura sul fuoco?

*

IMPRESSIONI SPARSE
Questo film è una coltellata al cuore.
Se nei primi minuti avevi quasi idea che Hamilton volesse lasciare un ricordo dignitoso di sé e di far trovare lo spettatore di fronte a una pellicola sì divertente ma dignitosa (un cattivo fascinoso ed elegante col suo servitore nano, un'isola deserta con mega villone e bat-caverna futurista inclusa, sangue morte e ironia in un duello per la vita), si fa in fretta a capire che si passerà il tempo davanti alla solita cacata alla Hamilton. 
Ma se è sir Christopher Lee a venir sacrificato sull'altare della locura allora fa un po' incazzare.

Intendiamoci, Scaramanga è la cosa più bella creata dall'uomo dopo il latte al cioccolato, un cattivo bondiano di raro carisma anche e soprattutto grazie al suo interprete: inutile girarci attorno, Lee avrebbe potuto stare tutte e due le ore davanti allo schermo a rotearsi l'arnese in mano e ne sarebbe scaturito un capolavoro. Ogni volta che compare anche se non spiccica una parola domina la scena e trasforma il film in qualcosa in cui in un mondo ideale non dovrebbe coesistere la linea comica dello sceriffo Pepper.
E' sexy pur nel suo essere eccessivo: andare in giro per casa con la tuta dell'Adidas o sfoggiare un terzo capezzolo lo fa uscire dritto dritto da un film di Mario Merola ma in lui riesce comunque a non esserci nulla di ridicolo. Per i canoni del regista Lee non si applica, non fa le faccette, non fa ridere. Questo deve aver fatto uscire di testa quel duo da Bagaglino di Hamilton e Mankiewicz, che infatti hanno ridotto il suo minutaggio al minimo
Scaramanga ha un rapporto intrigante col suo servitore, segretario e tuttofare Nick Nack (Hervé Villechaize), che ovviamente non viene mai approfondito nel poco tempo che compaiono sulla pellicola (si è troppo impegnati a far menare a caso dei cinesi in un dojo della morte e a inserire le scene comiche col poliziotto redneck, capisco ci siano priorità da seguire): i due sono molto legati l'uno all'altro ma hanno anche in corso una scommessa perversa. Se Nick Nack riuscirà a trovare un uomo in grado di uccidere il suo datore di lavoro l'accordo è che erediterà tutto il suo patrimonio. E considerando che Scaramanga prende un milione di dollari a contratto, non parliamo di bruscolini.
Se Hamilton non fosse stato Hamilton avrebbe potuto addirittura trarne una bella riflessione su Bond costruendo la storia sull'interazione tra protagonista e quello che è un vero e proprio doppio speculare: Scaramanga infatti è una nemesi di Bond. Astuto ma non un genio del male come Blofeld, sposato col suo lavoro, elegante, atletico, un gentiluomo di bei modi, buongusto e ben vestito che a differenza di quanto non faccia il protagonista tratta con relativo garbo le donne (anche se prigioniere) ma non perdona il tradimento. Ma laddove Bond scopa tutto quello che incontra il suo perimetro visivo Scaramanga fa sesso con la sua donna solo prima di uccidere, in una sorta di rituale scaramantico; e laddove Bond (così dice) uccide per alti ideali Scaramanga uccide per denaro.
Come per Bond però uccidere è un lavoro.
E la motivazione degli "alti ideali" che muoverebbero Bond a differenza del cattivo (specie di questo Bond che a più riprese si comporta in modo esecrabile con Andrea e un povero bambino di Bangkok) lascia il tempo che trova, o almeno l'avrebbe lasciato ai tempi di Dalla Russia con amorema ormai questa è diventata una saga a misura di americani e anche se il Maccartismo è ufficialmente morto nel '55 agli americani piacciono ancora i comunisti cattivi-cattivi, gli occidentali buoni-buoni ed evidentemente pure gli sceriffi della Louisiana imbecilli-imbecilli. Come postilla interessante, ad accomunare eroe e villain a questo giro è anche la passione per i gadget: da segnalare la geniale pistola d'oro che si monta assemblando insieme un accendino, una penna e un portasigarette.
Ed è subito McGyver.
🎵 Pappappappa Pappappaaaa
Pa-pa Paaaaaaa 🎵
Insomma, se il film avesse mantenuto il tono dei primi minuti di pellicola e si fosse incentrato su questi due, senza relegare Scaramanga e Nick Nack a un paio di scene che paiono buttate lì per sbaglio (la maggior parte delle quali con Mary Goodnight che sta lì a caso a rompere i coglioni), io mi sarei ritrovata davanti al miglior film della saga.

Poi invece ci tocca parlare delle girls.
Ora, immagino che ai tempi, "coi russi da una parte e i cinesi dall'altra" si fosse poco pretenziosi e il colloquio di lavoro di Mary Goodnight per entrare nell'intelligence di Bangkok sia andato suppergiù così:
Seriamente, quanto erano disperati?
Esempio da manuale del cliché della bionda tettona stupida e arrapata contro cui pioniere del calibro di Elle Woods si sono battute con coraggio, non ha nemmeno quel minimo sindacale di dignità che Mankiewicz riservò un paio di film addietro a Tiffany Case prima di mandare tutto in merda. Mary supera la linea della Bond girl carina ma inutile in un mondo di uomini duri: varca (di culo) direttamente la soglia della vera villain della pellicola. Butta uno sgherro in una vasca di azoto liquido, cosa che rischia di far esplodere tutta l'isola, e han rischiato di fare più danni le sue chiappe di Scaramanga e la S.P.E.C.T.R.E.
🎵 Lui che l'abbandona senza una ragione,
comincia sempre così 
lei che soffre sempre come da copione,
chi legge e piange più
e tu pur chiagn p sta cos e nient, 
iamm nun fa accussì 🎵
E' un personaggio dalla profondità vanziniana: bella e scema, fa ridere perché vuole scopare con Bond ma per qualche motivo una serie di simpatiche gag rimandano l'agognato momento. Per farci capire il livello altissimo delle scene che la vedono protagonista, ricordiamo quella in cui Bond e Mary stanno per schiacciare ma poi arriva Andrea e Bond chiude la prima dentro l'armadio lì di fianco mentre lui conclude con la seconda: ci avessero messo anche un paio di peti e Skatman's world di sottofondo avrei sentito proprio quel profumo di qualità nostrana. 
Oltre che essere intelligente e vitale per la salvezza del mondo Mary possiede anche un incrollabile orgoglio di donna, e nonostante il trattamento ricevuto continua a voler entrare nelle mutande del suo collega, anche se non appena si rende conto che Scaramanga da gentiluomo qual è quando la tiene prigioniera non la rinchiude in un armadio ma la fa cazzeggiare tutto il giorno in bikini su un'isola tropicale come una signora, è lesta a lanciare in direzione del villain sorrisi languidi.
Per Bond, dal canto suo, non ce n'è.
Cioè ovviamente ce n'è ma alla fine, quando di papabili sono rimasti solo lei e Nick Nack e la saga non è ancora diventata così moderna e inclusiva: nel momento in cui risolta la situa e prima dei titoli di coda 007 per contratto deve stringere tra le braccia un corpo caldo e compiacente per stemperare la tensione, va bene persino Mary. 
E stiamo parlando del Bond di Moore, quello che a momenti si scopa anche i tubi di scappamento delle macchine.

Andrea Anders viaggia sui binari del solito fighino col passato triste di questi film: è l'amante di Scaramanga, la donna inizialmente irretita dal denaro e dal potere ora avvinta solo dalla paura che vede in Bond una via di fuga e un'ancora di salvezza (è stata lei infatti a mandare all'MI6 il proiettile doro con su il nome di 007, come richiesta di aiuto).
Cose nuove sotto il cielo d'estate.
Non è indimenticabile come una Domino, icona come una Honey Rider e di sicuro non regge il confronto con una Tracy De Vincenzo, ma a confronto della sua collega sembra Simone De Beauvoir. Pur comparendo molto meno in scena rispetto alla "collega" in quanto non fa parte della linea comica, resta un po' nel cuore.
Peculiare che nonostante Scaramanga sia l'amante cattivo e Bond il buono, è Bond quello che al loro primo incontro in Hotel le storce il braccio fin quasi a romperlo e la prende a ceffoni di dorso nonostante non sia sicuro che abbia le informazioni che cerca (infatti non le ha, visto che Scaramanga non la mette al corrente dei suoi progetti) e lei non gli abbia fatto niente di male se non cercare di difendersi da uno che le è entrato di nascosto in camera mentre faceva la doccia. A dimostrazione della confusione che regna sovrana in questi film di Bond, dove si vuole fare qualcosa di giovane e sbarazzino e limare le parti più controverse e violente dei primi film ma al tempo stesso Hamilton vuole tornare al Bond più fisico dei libro, quindi disarticolare una spalla a una donna, chiuderne un'altra in un armadio mentre lui si scopa la prima e rubare la barca a un bambino povero di Bangkok è ok.

▶ Anche a livello di TRAMA regna una confusione similare: c'è la voglia di prendersi sul serio e fare anche un qualcosa di riflessivo tirando in ballo lo spauracchio del momento, la Crisi energetica del '73 e le relative problematiche legate ai carburanti fossili e all'energia atomica (quindi ecco spuntare il Solex a caso, ogni volta che Hamilton si ricorda di non poter dar vita a un episodio di Benny Hill lungo due ore) ma poi tre quarti dello spazio del film è occupato da una linea comica che può rivaleggiare solo con la carta igienica fatta con le bende di una mummia vista in quel capolavoro senza tempo di Natale sul Nilo.
Ci si prende persino la briga di creare un villain che a differenza di Kananga era pure sensato come Scaramanga e poi gli si dà un minutaggio ridicolo perché nonostante il terzo capezzolo niente, Lee non vuole proprio adeguarsi alla linea comica, non fa le faccette, non fa ridere, teniamolo da parte ancora un po' mentre il perfido industriale coreano Hai Fat invece di ucciderlo gli mette un kimono, lo stende languidamente su un divano, lo fa strofinare da languide donne orientali che sembrano non avere problemi anche se il suo petto non è peloso come un orango e gli facciamo prendere due schiaffi prima di farsi salvare da due scolarette in divisa.
C'è infine la voglia di stupire lo spettatore con acrobazie indimenticabili, per poi buttare tutto in merda. La manovra a cavatappi "Astro spiral" inventata dallo stuntman Jay Milligan (un giro del mezzo di 270° sul fianco) eseguita nel film dallo stunt Loren "Bump" Willert a bordo dalla AMC Hornet X Hatchback rossa del 1974 è addirittura finita nel Guinness dei primati come primo film ad aver inserito un'acrobazia di tale difficoltà: ha richiesto un "buona la prima", sette test di prova e calcoli eseguiti dal Laboratorio Aeronautico di Cornell, modifiche apposite al mezzo, 8 camere che riprendessero la scena in simultanea dato che non avrebbero avuto altri tentativi, due sommozzatori e mezzi d'emergenza in caso di problemi.
E poi per qualche motivo ignoto Hamilton, la produzione, il rumorista o chi per loro hanno pensato fosse una grande idea far accompagnare un'impresa tanto straordinaria da questo effetto sonoro:
Protagonista assoluto della scena il flauto a coulisse (o slide-whistle), il miglior amico delle commedie scollacciate con Lino Banfi e Alvaro Vitali, che risulta essere solo la punta di questo iceberg di guano di piccione: ad aggiungere qualità su qualità l'immancabile sceriffo Pepper che a questo punto forse nelle intenzioni di Hamilton doveva trasformare la pellicola in un buddy movie demenziale, che accompagna l'intera manovra con le sue battute stronze, gli urletti striduli, risolini e l'ipnotico turnicare delle sue chiappe.
Posso solo immaginare cosa sia successo al tempo sul set di Hamilton: "Più faccette di Pepper, più battute!" La gente deve ridere, che la vita è brutta! Più faccette e inquadrategli il culo, che i grassoni che rotolano sono divertenti, e usate il cazzo di slide whistle! Si deve sentire chiaro, sonoro, accompagnare tutto il salto! Che questa roba la si deve mandare agli americani e agli americani si sa che piacciono le commedie scureggelle!" Che persino lui in fase di post produzione si sia pentito di questa trovata la dice lunga.

▶ Anche a questo giro mi piace il Bond gigione, ironico arrapato e stronzo di Moore, quello che si fa prendere a calci negli stinchi da Nick Nack prima di chiuderlo in una valigia e che dopo una scazzottata si fa portare in farmacia da un taxi perché gli sanguina il naso; quello a cui invece di belle fighe sassy appioppano colleghe dalle chiappe malvagie e poliziotti grassi e scemi, e a cui manca solo nu jeans e 'na maglietta per diventare protagonista di un musicarello; quello talmente stupido da molestare le chiappe di un lottatore di sumo, rischiare di sparare ai coglioni del suo unico testimone solo per fare il figo e che in chiusa si scopa Mary Goodnight mentre è al telefono col capo, tenendoci ad avvisarlo che "Mary sta venendo"...
Connery questo non l'avrebbe mai fatto, ma anche la totale perdita di dignità fa parte dei motivi per cui amo il Bond di Moore.

IN CONCLUSIONE...
... Ma alla fine questo film fa schifo? 
In realtà no. Cioè, brutto è brutto ma non riesco a odiarlo, forse perché grida Austin Powers da tutti i pori. A questo giro abbiamo persino le gemelle 'Ngu a Me e 'Ngu a Te...
... Mini me...
... e Ciccio Bastardo.
Alla prossima, gentaglia!

Giudizio finale:
Avventure vanziniane a Bangkok per Nino Bond.
Villain memorabile nonostante la sceneggiatura gli remi contro tutto il tempo.
Difficile anche rimuovere dalla mente le profondità fecali raggiunte da Mary Goodnight e dall'altra linea comica.

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